
Il capitano di lungo corso Luan Qylafku e il medico Roque de Silva viaggiano sulla stessa nave. Entrambi sono diretti verso luoghi misteriosi, gli approdi di due vite che sentono naufragare nel dolore. E mentre la nave solca le acque, si dipana davanti agli occhi del lettore il ricordo delle esistenze dei due protagonisti. Nella mente di Roque la sua infanzia a Lisbona e poi l'incontro con Pedra Mendez, donna bellissima e sensuale, che ha vissuto accanto a lui per sette anni e poi è fuggita. Nel racconto di Luan un altro volto femminile, quello di Edda. Cuore del romanzo, la malinconica storia della vita di Pedra, fino alla sua scomparsa. Roque la cerca, e alla fine la ritroverà in costanze misteriose che coinvolgeranno anche l'amico Luan.
«Non l'aspetto, non mi pare di averlo mai aspettato» dichiara Ceronetti, senza nascondersi tuttavia che il tema fluttua da sempre nel suo «mondo mentale», anzi è «centrale e sigillato come l'ombelico». Tant'è che soltanto lui poteva darci questo piccolo libro prezioso, in cui, armato solo delle sue domande appassionate e della sua immensa erudizione, egli parte alla ricerca di presenze e testimonianze messianiche nei testi degli autori che da sempre frequenta e ama: da Eraclito a Isaia, da Buber a Dostoevskij, da Rimbaud a Beckett, da Cechov a Kafka. E in tal modo ci indica una via, e ci spalanca orizzonti: perché, ci dice, «pensare messianicamente, sia pure con una forzatura malinconica, trattiene la mente dal precipitare nell'incretinimento generale», e perché nessuno quanto lui sa che, per quanto ignari, si vive tutti nell'attesa del Messia.
Luisito Bianchi scrive questo romanzo negli anni Settanta, rappresentando con i mezzi della letteratura un'esperienza per lui profonda e cruciale, seppur vissuta in giovanissima età: la Resistenza italiana. Nel 1989 - dopo una profonda revisione da parte dell'autore - gli stessi amici ne curano la prima pubblicazione, autofinanziata e ora esaurita. Il libro inizia così a diffondersi "da mano a mano, da amicizia ad amicizia", secondo le stesse parole dell'autore. L'editore Sironi, imbattutosi come tanti altri in quest'opera e convinto della sua forza, la propone ora al grande pubblico.
Sono delitti d'amore, d'interesse, mafiosi o d'ambizione, di esplosivo furore o di logorante quotidianità. Li commettono vecchi e giovani, uomini e donne, belli e brutti, lascivi e moralisti, ignoranti e colti. Perché nel delitto c'è un'equanimità assoluta. L'unico denominatore comune in tanta varia umanità è forse solo l'atteggiamento umano di Salvo Montalbano che alla ferocia della vita oppone, con il suo personalissimo tratto stilistico impastato di lingua e dialetto, con la sua morale fatalista ma non rassegnata, le logore eppure sempre acuminate armi dell'uomo: l'intelligenza, l'ironia, la pietà.
Dopo aver risolto brillantemente il caso della parruccaia (Stella o croce), Angela Mazzola, poliziotta dell’Antirapine a Palermo, viene convocata alla Sezione omicidi. C’è un lavoro per lei, si tratta di infiltrarsi in una delle zone più animate del centro storico e raccogliere informazioni su un omicidio avvenuto qualche giorno prima. Il morto è Ernesto Altavilla, rampollo di una famiglia dell’alta borghesia: nessuna pista, niente testimoni. Inizia così una indagine che porta Angela a Ballarò, quartiere composito: mercato storico di giorno, taverna di sera, luogo di spaccio e di riciclaggio di merce rubata la notte, locali di ogni tipo e tantissimi quelli etnici, grazie anche alla accoglienza che Ballarò ha riservato agli stranieri. È in questi vicoli che Angela si conquista la fiducia di Jamal, un ragazzo nigeriano che lavora nel locale dove Ernesto è stato freddato da un colpo di pistola, e di Shamira, la donna di cui la vittima si era innamorato. Angela viene così a conoscere la realtà della comunità nigeriana grazie proprio a Jamal, che le racconta le storie del suo paese, e quelle dell’Ascia nera, l’organizzazione composta di stranieri che è diventata a tutti gli effetti una mafia e pare avere contatti con la criminalità locale. Da Ballarò l’indagine si va spostando nelle zone della Palermo bene e anche nei salotti della famiglia della vittima, che qualche segreto nasconde. Qualche tempo prima infatti gli Altavilla hanno subito un furto di opere d’arte, ma si sono ben guardati dall’avvertire la polizia, preoccupandosi semmai di recuperare la merce rubata con metodi discutibili. Angela si sente messa alla prova, è la sua grande occasione per fare il salto di qualità all’interno della polizia e non trascura nulla, né si lascia intimidire dalla baronessa e dalla figlia. L’intuizione, i metodi non proprio ortodossi, una buona dose di sfacciataggine e di fantasia saranno le doti giuste per questa sbirra allegra e credibile, né eroina, né votata solo alla professione, che si è fatta da sé e alla sua autonomia ci tiene, come al bicchiere di vino nella sua terrazza all’Arenella, e all’inseparabile labrador Stella. Tutt’intorno la Palermo di oggi, multietnica e accogliente sì, ma anche violenta e dura.
Inizi del Cinquecento, un gruppo di ebrei in fuga cerca rifugio a Venezia. A condurli è Moses Conegliano, uomo saggio e carismatico, riflessivo e insieme votato all'ottimismo, pronto a fare da guida e consigliere, a consolare e spronare. La città che li accoglie è spregiudicata e tollerante, spensierata, cinica e mondana. Ma nel clima delle lotte di religione anche la Repubblica Serenissima deve prendere posizione e i patrizi veneziani decidono l'istituzione del Ghetto. Il dramma della storia si intreccia così indissolubilmente alla vita di Moses e della sua famiglia... Con lo sguardo lucido dello storico e la voce appassionata del romanziere, Riccardo Calimani ricostruisce un mondo fatto di agguati e tradimenti, raffinate attività commerciali e disinvolte alleanze. Un mondo che crede in un sentimento più forte di qualsiasi paura e compromesso: la fiducia nella libertà e nella speranza del futuro.
Il romanzo è ambientato nel 1200, in un paese delle Alpi, sotto il Monte Rosa. Gli abitanti appartengono a un gruppo etnico proveniente dalla Svizzera, quello dei walser e prosperano dedicandosi ai commerci e in particolare a quello della lana. Ma la prosperità li ha resi gretti e aridi, sordi ai bisogni dei più sfortunati. Tra loro spicca Hermann, assetato di denaro e potere, disposto a tutto pur di ottenere la nomina di vassallo dal signore del luogo. Ma un grave pericolo incombe sulla comunità. Lo sa frate Matthew che, partito dall'Inghilterra per un pellegrinaggio di purificazione, vede in sogno il destino che li minaccia e decide di modificare il suo viaggio per avvertirli.
Il romanzo è ambientato nel 1200, in un paese delle Alpi, sotto il Monte Rosa. Gli abitanti appartengono a un gruppo etnico proveniente dalla Svizzera, quello dei walser e prosperano dedicandosi ai commerci e in particolare a quello della lana. Ma la prosperità li ha resi gretti e aridi, sordi ai bisogni dei più sfortunati. Tra loro spicca Hermann, assetato di denaro e potere, disposto a tutto pur di ottenere la nomina di vassallo dal signore del luogo. Ma un grave pericolo incombe sulla comunità. Lo sa frate Matthew che, partito dall'Inghilterra per un pellegrinaggio di purificazione, vede in sogno il destino che li minaccia e decide di modificare il suo viaggio per avvertirli.
Frate Matthew è costretto a lasciare il convento di Saint Albans per aver dato ospitalità a una donna accusata di stregoneria. Lo attende un lungo viaggio attraverso l'Europa sino alla valle che oggi chiamiamo di Gressoney. Porta con sé una sinistra profezia che riguarda la piccola comunità walser di Felik. E quando giunge ai piedi delle montagne di ghiaccio, si accorge che una strana atmosfera regna su quel villaggio, dove il cuore di tutti sembra essersi inaridito... Milano, 1226. Lasciate alle spalle quelle aspre montagne, Matthew giunge sino a Milano, dove ritrova un po' di quiete a San Simpliciano. Ma sarà proprio l'abate di quel monastero ad affidargli un difficile incarico: investigare sul ritrovamento del cadavere di una giovane donna...
Un giovane, che gira il mondo zaino in spalla e si guadagna da vivere con piccoli lavori che gli consentono di continuare a viaggiare, si imbarca un giorno con dei pescatori di coralli e approda su un'isola semideserta. Lì decide di fermarsi. Sull'isola il giovane si trova di fronte una comunità a suo modo felice, che lo accoglie e lo integra velocemente. La vita prosegue serena fino a quando l'acqua nei pozzi comincia a scarseggiare e poi si esaurisce completamente. Nell'isola c'è anche un padrone, che vive in una villa al centro dell'isola. Il suo pozzo è l'unico ancora pieno. Per ottenere l'acqua della sopravvivenza, il villaggio decide di vendergli tutti i pozzi vuoti. Una storia che ricostruisce la parabola del "progresso".

