
Parlare di filosofia ai bambini significa trasmettere la storia dei filosofi e delle loro idee o aiutarli a ragionare e a sviluppare un pensiero critico? Il libro racconta un'esperienza di insegnamento in cui le due opzioni non si escludono, ma sono complementari. I bambini possono riflettere sull'origine della vita, la responsabilità personale o il rapporto con gli altri mediante la conoscenza delle storie e delle idee di Pitagora, Platone, Confucio e Lao-tse. Attraverso una riflessione generale sull'insegnamento di questa disciplina e, in particolare, sulla sua didattica con i bambini, l'autore offre un esempio concreto e originale di pratica filosofica nella scuola elementare.
L'estetica di Sloterdijk non è semplicemente una filosofia dell'arte, ma anzitutto un modo eminente di fare filosofia. Al centro della riflessione che attraversa i saggi qui raccolti è la questione dell'aisthesis - la sensazione o sensibilità - nella sua più ampia declinazione. Da un lato si attribuisce all'arte "in senso stretto "uno spazio eccentrico rispetto alla norma, dall'altro si fa valere un modo alternativo di guardare all'esperienza estetica, riconoscendole un ruolo guida nelle scelte consapevoli e nelle condotte inconsapevoli dell'essere umano. Così concepita, l'estetica possiede un profondo potere euristico: ci aiuta a capire che tipo di mondo ci siamo costruiti, come ci "sentiamo" in questo mondo e in che modo potremmo cambiarlo, cominciando da noi stessi. Con lo stile incisivo e la profondità analitica che gli sono propri, Sloterdijk affronta un ampio spettro di questioni tradizionalmente assegnate alla dimensione estetica - dall'architettura alla musica, dal design alla pittura, dalla forma della città alla letteratura - inquadrandole nella sua originale e innovativa antropologia filosofica.
Sembra più facile appassionarsi alla lettura dell'Inferno di Dante che a quella del Paradiso, che può apparire come un nulla immacolato. Ma il Paradiso dantesco è più variato e violento dell'Inferno. Lì, Beatrice dichiara al poeta: "S'io ridessi tu ti faresti di cenere". Ecco perché mettiamo il Paradiso alla porta: temiamo la sua gioia esigente. E allora ci fabbrichiamo un piccolo paradiso artificiale, rassicurante: un inferno molto rispettabile. Certo, non si tratta di fuggire verso un altro mondo immaginario né di regredire verso il paradiso terrestre della Genesi, che, lo sappiamo, è definitivamente perduto. Alla nozione di un aldilà opponiamo a buon diritto l'esigenza di vivere hic et nunc. Ma non riusciamo mai a essere veramente qui, adesso. Ed è a questo punto che il vero paradiso rivela il suo paradosso e si difende dalle sue parodie: non è evasione verso un altrove, ma grazia lacerante di essere infine presenti a tutti e a ciascuno, in un'apertura sinfonica, una creatività corale. Questo libro è un invito a percorrere un itinerario attraverso la filosofia, la teologia e le arti - da Nietzsche a san Tommaso, da Baudelaire e Proust a Bernini, da Sade a Mozart - per accostarsi a ciò che il paradiso ha di più terribile e di più bello: la ferita della sua beatitudine. Non si tratta di una consolazione, ma di una convocazione a quella gioia che deve farci perdere ogni contegno - come un clown - e distruggere ogni contentamento - come un fiume...
La religione rappresenta oggi un argomento di sfida che unisce le comunità, le polarizza, così come le disgrega e le frammenta. Cercare di comprendere le ragioni della religione e di ciò che la lega alla comunità significa penetrare nel magma confuso delle società contemporanee per iniziare il difficile compito di una loro decifrazione. Il potenziale etico delle religioni, che sembrava scomparso tra le maglie della secolarizzazione, torna oggi drammaticamente attuale con l'insorgere, nel dibattito delle società civilizzate, di antiche culture e tradizioni religiose. Qual è il compito del pensiero democratico di fronte a tali fenomeni? Alcune delle principali voci internazionali della filosofia della religione (G. Vattimo, Ch. Taylor, P. Nemo, G.E. Rusconi, P. Stagi, G. Filoramo, il card. Leumann, P. Coda, C. Ciancio, M. Nicoletti) sono state chiamate a esprimersi su questi interrogativi, dando vita a un volume in cui la cultura occidentale si confronta con quanto di più antico torna a visitarla: l'Estraneo.
L'uomo è un animale come tutti gli altri, questa è la difficile eredità di Darwin, un'eredità che risulta ingombrante non solo per gli umanisti o i cristiani ma anche per tutti coloro che non rinunciano all'idea di poter governare razionalmente, consapevolmente il cammino evolutivo dell'umanità. Cadute le illusioni delle utopie politiche, svanita la fede in un aldilà ultraterreno, l'antico slancio prometeico alimenta oggi i sogni della tecnologia e della scienza. Scegliere il proprio patrimonio genetico, aspirare all'immortalità criogenica, rinunciare al corpo per entrare nella realtà virtuale: i miti sono in fondo gli stessi, segnati dall'inevitabile fede nella libertà e dall'aspirazione al controllo totale di sé e del mondo. Ma libertà e controllo sono per Gray due fatali illusioni, radicate nell'illusione più grande di essere noi umani diversi dagli animali, che non hanno bisogno di scopi, finalità, progetti per stare al mondo. In compagnia dei grandi maestri dello scetticismo e del pessimismo occidentali, il viaggio letterario di Gray attraverso le stazioni della cultura moderna e contemporanea approda all'antica sapienza taoista. che ci apre le porte dell'accettazione del limite come possibilità di godimento pieno, ci insegna la natura dell'agire morale come gesto esatto e distaccato, ci mostra l'inconsistenza della nostra idea di realtà. Uno sguardo poetico come unico antidoto all'illusione più pericolosa, quella di poterci mai liberare dalle illusioni: un invito a guardare, con quieta vertigine, allo spettacolo della vita e a sentire in questo il compiersi del suo unico scopo possibile.
Ciò che in quest'opera viene preso in esame, nonostante le difficoltà tematiche dei testi raccolti, costituisce un oggetto unico considerato da punti di vista diversi.
L'essere umano è fragile e vulnerabile, e vive in una relazione di cura in ogni momento della sua vita. In questo senso, la cura è il grado zero della nostra umanità, la possibilità stessa di esistere. Purtuttavia, essa è stata a lungo assente dal dibattito teorico politico o considerata per lo più nella sua dimensione assistenziale, come questione privata e impolitica. Di recente, però, si è aperto un canale nella riflessione filosofica che, da punti di vista anche molto diversi, la riporta al centro dell'attenzione. Il volume si inserisce in tale nuova tendenza, assumendo il tema in tutta la sua complessità: filosofica, antropologica e sociale. Focalizzandosi sulla vulnerabilità come dato ontologico dell'umanità, e partendo dall'esperienza della guerra, il testo ricostruisce una serie di passaggi teorici della modernità e della contemporaneità politica - da Hobbes a Foucault, da Weil a Tronto passando per Carlo Gnocchi e Rosanna Benzi - fondamentali per indagare la cura intesa come caregiving - cioè il prestare cura materiale e quotidiana - come pratica universale che investe una molteplicità di dimensioni, come dato esperienziale essenziale alla vita. In particolare, analizzando l'esperienza di genitori di bambini dichiarati inguaribili, l'autrice si sofferma sulla vulnerabilità nella sua versione radicale posta in relazione al contesto ospedaliero e alla pediatria territoriale.
Terry Eagleton in questo testo presenta una via alla speranza razionale e materiale, come impulso che contribuisce alla realizzazione dei nostri progetti e quindi alla nostra felicità: la speranza - che richiede, come nella tradizione cristiana delle virtù teologali, un grande impegno e una grande determinazione, e non è un sentimento passivo dunque ma fortemente attivo - è il carburante emotivo-volontario senza il quale realizzare i nostri desideri, i nostri progetti, i nostri sogni diventa impossibile.
Che ce ne rendiamo conto o meno, tutti abbiamo una filosofia. Ma siccome la nostra filosofia può avere conseguenze enormi sulla nostra vita e su quella delle persone che ci sono vicine, è bene sapersela costruire con cura. Il modo migliore consiste nel partire dall'alto, da quella che gli esperti chiamano metafisica. La metafisica è un'attività più semplice di quel che solitamente si crede: i bambini la praticano costantemente, sotto forma di domande. Metafisica è chiedersi: «Perché questa cosa è questa cosa?» Purtroppo, gli adulti hanno perso la capacità di farsi queste domande. Quasi sempre sono chiusi in un recinto mentale che li rende conformisti, impauriti, prigionieri. In questo libro troviamo le istruzioni avventurose per superare quel recinto e utilizzare la metafisica nella vita d'ogni giorno, nella scoperta di se stessi. Per accompagnarci in questo viaggio, Sibaldi riprende la più grande storia metafisica mai raccontata: l'Esodo di Mosè verso la Terra Promessa. Usciti, come Mosè, dalla prigionia d'Egitto, e passati al di là del deserto, possiamo riconquistare la possibilità di avere possibilità innumerevoli e il coraggio di lasciar avvenire ciò che desideriamo.
Che cos’è la legge naturale, concetto oggi molto dibattuto e addirittura messo in discussione? Non è di certo un dogma di fede, bensì un principio di ordine morale scritto nel cuore dell’uomo e riconoscibile dalla sola ragione. Oggi, cancellato l’orizzonte metafisico che trova in Dio la sua origine, tutto è lecito sotto il profilo morale e nella prospettiva giuridica: ecco quindi la promulgazione di leggi che sanciscono la liceità di aborto, contraccezione, matrimonio omosessuale ed eutanasia. L’unica cosa importante è perseguire la soddisfazione di carattere materiale, edonistico e utilitaristico, in nome della “civiltà”, della libertà e del sentire comune. Siamo di fronte a una nuova antropologia, al tentativo di costruire un uomo nuovo, diverso da quello disegnato dalla legge naturale e destinato alla dissoluzione del concetto di persona.
Saggio su Pico della Mirandola: analisi delle opere e alcuni temi significativi ricorrenti e caratteristici del suo pensiero.
A ottant'anni dalla pubblicazione de Le Réalisme méthodique (tradotto in italiano e commentato da Antonio Livi nel 2010 per la Casa Editrice Leonardo da Vinci, con il titolo: Il realismo, metodo della filosofia), questo volume di vari autori offre un'ampia disanima delle posizioni favorevoli e contrarie alla tesi del grande filosofo francese Étienne Gilson sull'essenza del realismo filosofico. Ecco gli argomenti trattati nei cinque contributi: Non è l'intenzione ma il metodo a rendere sostenibile il realismo. Gilson critico dell'idealismo (Antonio Livi); Il realismo critico di Jacques Maritain a confronto con Étienne Gilson (Samuele Pinna); Essenza e verità: per una rivalutazione epistemologica del metodo eidetico del filosofare (Francesco Arzillo); Il metodo della fenomenologia e l'impossibile realismo (Francesca Pannuti); Realismo critico ed empirismo logico: sul progetto di eliminare la metafisica (Umberto Galeazzi).

