
Umanesimo e digitalizzazione, due termini che fanno capo a realtà complesse e a prima vista discordanti: da un lato il millenario percorso di scoperta da parte dell'uomo delle proprie risorse spirituali e cognitive, consolidatosi nell'autoconsapevolezza della propria specificità, dall'altro una rivoluzione tecnologica - opera anch'essa umana - che incide a tal punto sulle coordinate spazio-temporali dell'esperienza naturale da sovvertire l'umana autocoscienza e la percezione della realtà nel suo complesso. Se pure così distanti, umanesimo e digitalizzazione sembrano oggi avanzare un'incalzante pretesa di complementarità. Il sintomo più evidente, ma non certo l'unico, di questo processo in atto sono i nuovi percorsi disciplinari compresi nelle Digital Humanities e addirittura il formarsi di una nuova disciplina, il cui nome - Informatica umanistica - non lascia dubbi circa l'ordine di priorità fra i due termini. Ma in base a quali criteri tale priorità andrebbe accertata? Se uno dei tratti distintivi dell'umanesimo consiste nel far precedere la prassi da adeguata riflessione, allora è molto importante riflettere sia sulle implicanze della nuova simbiosi sia sulle sue diverse applicazioni. I contributi raccolti nel presente volume, affidati a studiosi di fama internazionale, intendono offrire un agile strumento non solo per orientarsi fra le applicazioni più significative della digitalizzazione nell'ambito delle discipline umanistiche, ma anche per formarsi un'opinione più circostanziata su un fenomeno sociale già ampiamente diffuso ma dai contorni ancora vaghi.
DESCRIZIONE: Se il dialogo è luogo privilegiato per decriptare l’animo umano, tanto più questo vale quando l’interlocutore è un filosofo: scoprendo se stesso, nell’intreccio di domanda e risposta, ciò che lascia apparire sono le sue vette teoretiche. Così accade nel colloquio di Gabriel Marcel con Pierre Boutang registrato nel 1970 e qui per la prima volta tradotto: un ritratto a tutto tondo del filosofo che, raccontando se stesso, la propria vita e la ricerca della verità nei suoi modi – filosofico, spirituale, musicale –, mostra come questi convergano in un unico itinerario. Del mistero – come domanda sull’essere e tensione metafisica dell’umano – la musica, fra presenza e distanza, è assoluta protagonista e, nel ritmo dialogico di queste pagine, lascia le proprie orme. Un andamento in cui la verità della musica, rivelandosi, schiude il senso della stessa riflessione filosofica di Marcel, e il nucleo vitale di quest’ultima si traduce in “certezza musicale”.
COMMENTO: L'autobiografia inedita del celebre filosofo francese in forma di intervista, dove si ripercorrono i suoi grandi temi: il mistero, l'altro, la musica, Dio.
GABRIEL MARCEL (1889-1973) è stato uno dei maggiori pensatori cristiani del Novecento. Fra le sue opere in italiano: La dignità umana e le sue radici esistenziali (Studium, 2012); Presenza e immortalità (Bompiani, 2011); Fede e realtà. Osservazioni sull’irreligione contemporanea (Studium, 2008).
A livello personale e collettivo non si fa altro che parlare del male. Ma per quanto faccia sempre notizia e stia sempre sotto i riflettori, dirne qualcosa di serio è davvero difficile. Più il male è posto all'attenzione e più sembra perdere di peso e consistenza, tanto siamo abituati alle sue overdose mediatiche e alle sue giustificazioni più o meno spicciole sempre a portata di mano. Quando invece la realtà scandalosa del male è indubitabile - il fatto stesso che si voglia e che si faccia contro gli altri. Di fronte a malvagità quotidiane ed epocali, alle roboanti promesse sociopolitiche come alle veloci rassicurazioni religiose, Gabriel Marcel mette in luce i paradossi di questo incessante discorso. Nell'abisso del male bisogna piuttosto scendere e sostare.
In risposta ai tragici eventi della Seconda guerra mondiale, Gabriel Marcel si interroga sul ruolo del filosofo «chiamato a confrontarsi con l'ansia di un mondo in cui la possibilità di una distruzione totale non appare più come un'ipotesi remota». Questo scritto, presentato per la prima volta al lettore italiano, riconosce agli intellettuali il compito di "essere in situazione", di uscire dall'isolamento e riprendere contatto con la realtà, di indagare il mondo nella sua assurdità senza tentare di semplificarla. Il cuore della Filosofia non è l'astrazione dalla vita, ma il dialogo continuo con essa. Le riflessioni di Marcel si rivelano attuali di fronte alle sfide che oggi minacciano l'equilibrio globale, dal cambiamento climatico alla crisi delle democrazie, dalla disuguaglianza economica alle minacce dei nuovi conflitti. Si ripropone così la necessità, per il filosofo, di tornare a riflettere criticamente sulle radici della propria vocazione.
Il giardino è un libro che si sfoglia per pagine, non un progetto che si stabilizza in un piano finale e mai un miraggio che tenda a un punto di equilibrio.
Il giardino è un sogno più volte ruminato, un vortice dinamico steso nel cielo come una macchia di storni, fluttuante di piccole evoluzioni imprevedibili.
Il giardino è un laboratorio dove osservare l’atelier darwiniano. Il giardiniere passeggia sempre al suo interno con un misto di stupore e riverenza, incapace di non azzardare progetti a venire.
Il giardino è attesa e, al contempo, il saper cogliere il piacere della parzialità dell’istante, non solo perché si proietta in un futuro distonico rispetto all’immaginazione, ma anche per il suo svolgersi e dissolversi, quel mettere in gioco piani differenti del dialogo ideativo in tempi diversi. Così il prato erboso sarà lucente e forte quando ancora le siepi stentano e gli alberi altro non sono che fantasmi sorretti da rigidi tutori…
«Le radici affondate nel suolo, i rami che proteggono i giochi degli scoiattoli, i rivi e il cinguettio degli uccelli; l'ombra per gli animali e gli uomini; il capo pieno di cielo. Conosci un modo di esistere più saggio e foriero di buone azioni?». (Marguerite Yourcenar)
Ogni capitolo di questo libro può anche essere letto come un saggio, autonomo rispetto ai capitoli che lo precedono. Infatti, gli autori non intendono compiere una sistematica riflessione sulla scienza dal punto di vista filosofico, ma riflettere sul proprio lungo percorso di ricercatori confrontandosi con quanto vissuto e raccontato da alcuni illustri scienziati che li hanno preceduti. Con essi, infatti, sentono di aver condiviso un'esperienza, quella della ricerca scientifica, che è caratterizzata da fatiche, da momenti di dubbio e di incertezza, dalla continua scoperta dei limiti della ragione umana, ma anche da appaganti momenti di entusiasmo che è bello vivere e comunicare, soprattutto a chi si dispone ad iniziare questo stesso cammino.
Un'esposizione critica del pensiero di Wittgenstein può difficilmente essere organizzata 'per libri'. Egli pubblicò un solo libro e la produzione successiva al 1929 è un unico grande work in progress. Ma non è facile nemmeno organizzarla 'per temi', dato che non abbiamo a che fare con un pensatore sistematico o comunque orientato a disporre i suoi pensieri secondo partizioni tradizionali - logica, metafisica, etica, filosofia di questo e di quello. L'articolazione che si è scelta ha lo scopo di dare autonomia e unità ai singoli contributi, illuminando al tempo stesso la maggior parte degli argomenti della riflessione di Wittgenstein.
La filosofia è ormai un'attività praticata non da pochi saggi, ma da molte migliaia di professionisti in tutto il mondo. Come sempre avviene, la professionalizzazione ha portato con sé un'intensa specializzazione. Una prima conseguenza è che una buona parte di ciò che i filosofi scrivono è comprensibile a pochi. Una seconda conseguenza è che - come avviene nelle scienze naturali e in matematica, ma anche nelle scienze sociali - molti filosofi sembrano occuparsi di problemi minuti e questioni di dettaglio, del tutto interne a programmi di ricerca di cui il pubblico colto ha solo un'idea approssimativa. Ciò significa che la filosofia ha rinunciato a provare a rispondere alle Grandi Domande che, almeno in un'immagine molto diffusa, hanno costituito in passato la sua ragion d'essere? E ha inoltre rinunciato a rivolgersi alla generalità degli esseri umani, come sembra proprio della sua specifica vocazione? Lo specialismo e il tecnicismo non sono forse in contraddizione con la natura stessa della filosofia? In questo libro, un convinto sostenitore del professionismo filosofico prova a difenderne le motivazioni pur senza minimizzarne i rischi, e proponendo anche alcuni parziali rimedi.