
Questo agile libro spiega in termini semplici e comprensibili il vero funzionamento del sistema bancario tradizionale... L'autore disseziona il sistema bancario tradizionale e ne rivela l'irrisolvibile criticità a fronte della complessità della moderna finanza. Secondo McMillan e la rivoluzione digitale che ha definitivamente messo a nudo i limiti del sistema bancario la cui prossima fine e inevitabile. E infatti la rivoluzione digitale che ha rotto il delicato equilibrio delle garanzie e delle regolamentazioni governative che hanno tenuto sotto controllo il sistema bancario durante l'era industriale. Con l'avvento del digitale si è creato un sistema bancario ombra che ha scatenato il panico e di riflesso la crisi finanziaria del 2007-2008. Ma la tecnologia dell'informazione non solo ha minato l'efficacia della regolamentazione bancaria corrente, ma così facendo ha reso ridondante lo stesso sistema di cui sfruttava le limitazioni. Il libro si conclude poi con una proposta innovativa su come adattare il sistema finanziario alla nostra era digitale.
Avrò mai una pensione? L’Europa ci aiuta o ci danneggia? Chi paga il salvataggio delle banche?
Capire come funziona l’economia è fondamentale se vogliamo comprendere i meccanismi che regolano i rapporti tra noi e lo Stato e prendere le giuste decisioni per la nostra famiglia e per il nostro futuro. Dieci cose da sapere sull’economia italiana di Alan Friedman è un libro scritto con un linguaggio comprensibile, lontano da quello degli addetti ai lavori, indispensabile per tutti coloro che non vogliono essere più strumentalizzati dagli imbonitori della politica. Numeri, cifre e statistiche reali per rispondere con la verità dei fatti a chi promette facili soluzioni, per controbattere ai politici che lanciano proclami e mentono su questioni importantissime: perché l’Italia non cresce più? Perché non crea più posti di lavoro? Perché gli italiani sono i più tassati d’Europa? Di quale politico italiano ci si può fidare di più? Quale futuro dobbiamo veramente aspettarci per il nostro Paese?
Dopo Scacco alla superclass (Mimesis, 2016), Giorgio Galli e Francesco Bochicchio tornano in libreria con un saggio che intende fare chiarezza sul rapporto tra crisi e ruolo delle multinazionali. È corretto affermare che l'attuale situazione abbia coinvolto tutti i livelli della scala sociale, oppure qualcuno ne ha persino tratto vantaggio? La seconda parte, del giurista e esperto finanziario e di diritto bancario Francesco Bochicchio, certifica la natura endogena della crisi. Contrariamente da quanto sostenuto da Schmidt e Robbins, l'economia attuale si è alterata a tal punto da non poter essere più considerata una scienza dei mezzi. L'opera a quattro mani di Galli e Bochicchio si propone di descrivere i danni causati da questa preoccupante mutazione.
Il volume raccoglie scritti sulle politiche economiche italiane ed europee che derivano da nove anni di attività parlamentare dell'autore. Il filo conduttore è la drammatica crisi italiana a partire dal 2008, osservata e vissuta da un economista in Parlamento. In una prima parte vengono esaminate le imperfezioni della costruzione europea e la debolezza della crescita italiana, che dura ormai da quasi vent'anni. L'analisi si sofferma poi sulle recenti riforme tributarie, in particolare sulla fine del segreto bancario e sul tentativo di costruire nuove relazioni collaborative e non più repressive fra contribuenti e amministrazione fiscale. Altri argomenti trattati riguardano la crisi bancaria in Italia, la riforma delle banche popolari, la riforma della struttura azionaria della Banca d'Italia, la riforma del bilancio pubblico e i nuovi poteri dello Stato per la difesa degli interessi strategici (golden power). Si tratta del rendiconto ragionato del lavoro di un parlamentare, un esercizio di accountability democratica che fornisce elementi utili di informazione e riflessione su diverse questioni che hanno rilievo per la discussione pubblica del Paese.
Il volume offre un’analisi ampia e rigorosa della finanza pubblica, considerata luogo di indagine di saperi disciplinari che troppo spesso comunicano poco tra loro (economia pubblica, scienza delle finanze, diritto finanziario e tributario, ragioneria e contabilità pubblica).
Curatori e Autori hanno inteso orientare la propria indagine sul complesso degli atti economici e giuridici che lo Stato e gli altri enti territoriali politici pongono in essere in ordine all’acquisizione, all’amministrazione ed all’erogazione di mezzi finanziari ai fini del perseguimento dei loro fini ed obiettivi (sia sul versante dell’entrata che della spesa).
L’opera, per le riflessioni scientifiche contenute, appare particolarmente preziosa per studenti e studiosi, per l’esperienza professionale dei decisori politici e degli amministratori pubblici e per i dirigenti e funzionari di uffici finanziari, oltre che per coloro i quali si avvicinano alle diverse discipline coinvolte, in vista di prove concorsuali (magistratura contabile, amministrazioni finanziarie, enti locali).
Gli interventi tenuti da Carlo Azeglio Ciampi nell'arco di quasi due decenni (dal 1981 al 1992 e dal 1996 al 1998) all'Assemblea annuale dell'Associazione Bancaria Italiana in qualità di Governatore della Banca d'Italia e, successivamente, di Ministro del Tesoro raccontano l'evoluzione economica e sociale del nostro paese. I quindici contributi riuniti in questo volume approfondiscono i temi di specifico rilievo per le banche e fanno il punto sul cammino di un'Italia impegnata ad evolvere verso una nuova dimensione europea, all'interno di un quadro civile e politico caratterizzato da eventi drammatici (le strategie stragiste, anche di stampo mafioso) ed epocali (la caduta del muro di Berlino e la costruzione dell'Europa unita). Ciampi scandisce in modo chiaro, rigoroso e documentato, i tempi del definitivo riconoscimento della natura imprenditoriale dell'attività svolta dalle banche e della necessità che essa si svolga in un regime di concorrenza; più in generale, sancisce la necessità che Governo e Parti sociali convergano nell'attivazione di un circuito virtuoso volto alla sconfitta del fenomeno inflattivo e al contenimento del debito pubblico. In tale contesto Ciampi, nella sua veste di Ministro del Tesoro, afferma l'impegno a costruire un quadro economico compatibile con l'ingresso a pieno titolo fin dal primo momento dell'Italia nel gruppo costitutivo dei paesi europei che avrebbero avuto moneta unica. Postfazione di Pier Carlo Padoan.
Pur essendo asse portante della nostra economia, spesso restano alla periferia dei grandi progetti di politica industriale. Sono le piccole e medie imprese italiane, una galassia di oltre 4 milioni di aziende che generano un fatturato aggregato di più di 2 mila miliardi di euro dando lavoro a 16 milioni di persone, ma su cui la politica appare spesso distratta. Questo libro le inserisce al centro di un dialogo serrato tra due personaggi che le conoscono bene: un imprenditore Paolo Agnelli e un politico Matteo Richetti. Il risultato è una sorta di spontaneo manifesto delle piccole e medie imprese italiane. Leggendo fino in fondo questo libro si avrà l'impressione di aver attraversato velocemente uno spaccato sociologico del nostro Paese.
Siamo ciò che consumiamo. Dall'Italia del Rinascimento e la Cina dei Ming all'odierna economia globalizzata, questo libro racconta la straordinaria storia delle cose che nei secoli hanno sedotto, arricchito e trasformato le nostre vite; dimostrando come il consumismo sia un fenomeno davvero globale, con un passato molto piú lungo di quanto possiamo credere.
La riforma delle Banche Popolari ha colpito un sistema che per centocinquant’anni ha finanziato la crescita delle piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto connettivo del Paese. Perché questo sistema è stato colpito in Italia e mantenuto altrove? A chi faceva comodo – magari in Europa – indebolire il nostro apparato industriale già messo a dura prova da dieci anni di crisi economica e dalla moneta unica? Fino all’arrivo dell’Unione Bancaria le banche popolari non hanno mai pesato sui contribuenti visto che la categoria risolveva i problemi al suo interno. Diversamente da quanto accaduto con le banche commerciali a cominciare dalla nascita dell’Iri negli anni ‘30. La riforma delle banche popolari è stata fatta con un decreto. Una procedura certamente anomala già condannata da diversi giudici. La scelta del governo Renzi precede di poche settimane la svolta della Bce che avvia il programma di acquisto di titoli di Stato in Europa. Il piano mette in sicurezza il debito pubblico italiano e consente allo Stato di risparmiare circa venti miliardi di interessi. Può sembrare uno scambio. Il sistema delle popolari non era una foresta pietrificata ma un universo in evoluzione che stava già disegnando una proposta di riforma. Perché il governo non ha dato tempo e modo di confrontarsi su questo progetto? Ora che le principali banche popolari non sono più popolari, il credito al territorio – col giusto criterio – non sarà più assicurato. Le banche dei grandi fondi punteranno tutto sul risparmio gestito, senza rischi. E le imprese che vorranno finanziarsi dovranno ricorrere al capitale di rischio. Chi potrà lo farà ma ai piccoli imprenditori cosa resta?
In questo libro, Edward Luce affronta con chiarezza il progressivo indebolirsi dell'egemonia occidentale e la crisi del liberalismo, problemi di cui i populismi che proliferano in Europa e in America sono un sintomo, non la causa. Abbiamo imboccato, a detta di Luce, una traiettoria discendente. I motivi? L'arroganza delle élite nei confronti degli ultimi, dei dimenticati dal mercato, e l'errata convinzione che il sistema dovesse durare per sempre. Non si può guarire senza una diagnosi, per quanto severa possa apparire. E secondo Luce, a meno che l'Occidente non riesca a costruire un'economia capace e di cui possano beneficiare quante più persone possibile, la sua libertà corre seri pericoli. Unendo giornalismo ed esperienze di prima mano a una sintesi di alto livello della letteratura economica e sociologica più recente, Luce offre un ritratto del mondo contemporaneo e una ricetta per coloro che credono nei valori nati dall'Illuminismo e vogliono difenderli dagli attacchi cui sono sottoposti ogni giorno.
La competizione e la punizione, l'invidia sociale e la colpa, la vergogna e il ricatto, sono i nodi di un progetto divisivo in cui le membra del corpo sociale si elidono invece di sommarsi e tendono allo zero civile. La crisi produttiva, occupazionale e sociale del nostro paese non è che il capitolo di un arretramento più generale dei diritti e del benessere diffuso che sta investendo l'Occidente democratico. Le sue cause sono spesso raccontate con gli strumenti della politica e dell'economia. Con questa raccolta ragionata di saggi l'autore si propone di «raccontare quel racconto» per individuare nella rappresentazione del declino e, paradossalmente, delle ricette con cui si pretende di superarlo, la sua radice più profonda e tenace. Il «romanzo» dei capitali che occupano lo Stato reclamandone le prerogative con vincoli finanziari, privatizzazioni, deflazione competitiva e cessioni della sovranità popolare è tanto più pericoloso in quanto acclamato dalle sue stesse vittime e tollerato da chi vi si deve opporre. Prefazione di Alberto Bagnai.