
La comunità globale deve affrontare le sfide tese da povertà, diseguaglianze crescenti all'interno dei paesi tra lavoratori più e meno qualificati, emergenza climatica, povertà di senso del vivere; sfide figlie di altrettanti guasti del vecchio paradigma economico «tolemaico». In questo manuale si confronta il vecchio paradigma, in corso di sostituzione, con il nuovo paradigma «copernicano» dell'economia civile in via di affermazione, offrendo così agli studenti uno strumento fondamentale per capire un mondo che sta cambiando rapidamente. Nel susseguirsi dei tradizionali capitoli di un manuale di economia gli autori spiegano, in modo chiaro e accessibile, che il confronto tra i due modelli si gioca su alcuni pilastri fondamentali: la visione della persona (dall'homo oeconomicus all'homo civilis reciprocans), la concezione dell'impresa (dalla massimizzazione del profitto all'impatto), la definizione di benessere, la concezione della politica economica e degli attori che la realizzano.
I temi trattati nei saggi qui raccolti, pubblicati tra i 2020 e il 2023, si riferiscono ad alcuni dei più rilevanti eventi accaduti in questo periodo tormentato, eppure ricco di spunti di riflessione anche in chiave prospettica. Unico è il filo conduttore che tiene uniti gli scritti: mostrare che la radice profonda delle gravi difficoltà con cui stanno facendo i conti le nostre società è costituita dall'assunto antropologico, ormai inadeguato, che ancora guida gran parte del pensiero economico. C'è, però, una via per uscire dall'attuale crisi: ripartire dai principi dell'Economia Civile.
Stefano Zamagni è stato professore di Economia Politica sia all'Università di Bologna, dove ha svolto anche il ruolo di preside della Facoltà di Economia, sia alla Johns Hopkins University. Ha ricoperto la carica di presidente della Pontificia Academia delle Scienze Sociali. È presidente della Fondazione Luma Human Academy e del Comitato scientifico della Scuola di Economia Civile (Sec).
Una mappa per orientarsi tra le grandi idee economiche di oggi e di ieri. Le coordinate sono quelle dell'Economia Civile, che oggi è diventata una prospettiva di studio sull'economia a partire da parole chiave come reciprocità, fraternità e pubblica felicità.
Un paradosso inquietante di questo nostro tempo è che, nonostante l'impressionante aumento delle ricchezze e della possibilità di progresso, le aree dell'esclusione, non solo economica ma anche sociale e culturale vanno accrescendosi in misura più che proporzionale. Muovendo dalla prospettiva di sguardo, cioè dal paradigma, dell'Economia Civile i saggi qui raccolti perseguono una duplice mira. Per un verso, indagare le cause remote del paradosso e le sue conseguenze; per l'altro verso, suggerire linee di azione e di intervento che valgano a realizzare le condizioni per la vera prosperità realmente inclusiva. Comprendere e spiegare perché ciò non sia un'utopia apre alla speranza e dunque alla messa in cantiere di una strategia trasformazionale.
Uno degli economisti di punta del panorama italiano e internazionale scende in campo per chiedere al mercato di essere non solamente un produttore di ricchezza, e di assicurare una crescita sostenibile, ma anche di porsi al servizio di uno sviluppo umano integrale, contro tutte le forme di disuguaglianza.
Sono trascorsi cinque anni da quando Papa Francesco ha promulgato l'enciclica Laudato si'. E undici anni da quando Papa Benedetto XVI ha emanato l'enciclica Caritas in veritate. Documenti che hanno influenzato in profondità la riflessione in corso nel mondo dell'economia e della finanza: sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sviluppo economico durevole sono divenuti parametri centrali delle politiche pubbliche (il New Green Deal dell'Unione Europea va in questa direzione) e riferimento per qualsiasi attività imprenditoriale. Tanto più a seguito della pandemia da Coronavirus.
Che cosa significa oggi «essere responsabili»? Se è relativamente facile rispondere quando è questione di comportamenti dei singoli, le difficoltà sorgono quando entrano in gioco azioni che riguardano la collettività. Chi è, ad esempio, responsabile delle disuguaglianze crescenti, della disoccupazione, della povertà, dei disastri climatici? E che cosa accadrà nella società dei big data e dei social network, dove le smart machine potranno «pensare» e decidere? Nel mondo iperconnesso e globalizzato ogni azione si carica di conseguenze non volute, e spesso neppure immaginate. Essere responsabili allora non è solo non fare il male - è questa la responsabilità come imputabilità - ma è agire per il bene e, nel mercato, adottare comportamenti che affermino la responsabilità come prendersi cura.
Contemporaneo di Adam Smith, secondo cui vi è una "mano invisibile" capace di equilibrare automaticamente il mercato trasformando i "vizi privati" in "pubbliche virtù" e giovando così all'interesse dell'intera società, Genovesi attinse agli insegnamenti dell'Umanesimo del Quattrocento e alla dottrina Francescana teorizzando che per il benessere sociale erano necessari ulteriori elementi come la reciprocità, la fraternità, la gratuità.