
Il Vaticano II ha avuto un'importanza decisiva per il rinnovamento del diritto canonico, presentando quest'ultimo in termini ecclesiologicamente nuovi. I principi ispiratori del concilio sono stati poi largamente recepiti nei Codici promulgati da Giovanni Paolo II nel 1983 (CIC) e nel 1990 (CCEO). Chi studia il diritto della Chiesa non può più quindi ignorare i fondamenti teologici generali del diritto canonico e quelli particolari dei singoli istituti giuridici. Si tratta di fondare la necessità e la specificità del diritto della Chiesa, a partire dalla natura misterica del popolo di Dio. Così non può trascurare lo spirito che anima il diritto della Chiesa e la sua funzione pastorale. In questo contesto il volume, vero e proprio manuale, si propone dapprima di far riflettere sul problema del diritto dal punto di vista antropologico ed ecclesiologico, tenendo conto anche della cultura giuridica contemporanea. In seguito illustra il diritto vigente nella Chiesa cattolica latina, con specifico riferimento alle norme generali e alla configurazione del popolo di Dio. Frequenti i collegamenti con il diritto delle Chiese cattoliche orientali e i richiami a questioni attinenti all'ecumenismo.
La globalizzazione fa sentire i suoi effetti anche nell'esperienza giuridica del più piccolo Stato del mondo: la Città del Vaticano. Lo dimostra il recente, consistente impegno del legislatore vaticano destinato a riformare, in vari casi profondamente, il sistema penale e processuale penale dello Stato. Infatti gli incisivi mutamenti che la società ha conosciuto negli ultimi decenni e l'affermarsi di nuove forme criminali hanno via via messo in luce l'esigenza di un intervento sostanzioso per mettere anche il Vaticano in linea con gli standard degli altri paesi e nella condizione di affrontare meglio - e, per certi aspetti, in maniera davvero esemplare - tali inediti fenomeni criminosi. Difficile dire in quale misura la giurisprudenza penale vaticana abbia non solo anticipato ma anche, in qualche modo, sollecitato e orientato l'attivarsi del legislatore. Certamente ciò è avvenuto, come bene può ricavarsi dall'indagine di Geraldina Boni, oltre che dalla lettura dei provvedimenti - sentenze, sentenze istruttorie, requisitorie - pubblicati nelle Appendici al volume e in molti casi inediti. Altrettanto indubbiamente da tale giurisprudenza emerge con evidenza il ruolo che il diritto canonico, base dell'ordinamento vaticano, svolge nell'animare di valori e principi giuridici i precetti contenuti nelle norme penali di questo minuscolo Stato: anche in quei codici penale e di procedura penale vigenti in Italia nel 1929 e recepiti all'atto della fondazione del medesimo.
Il diritto non comanda, non opprime, ma rende liberi. La responsabilità dell'uomo non serve per imputargli obblighi e punizioni, ma è un presidio per proteggerne la dignità e la nobiltà. Sembrano paradossi per il sentire comune, ma il lettore, alla fine del libro, potrà convincersi della fondatezza di queste affermazioni. Il diritto non sempre assicura la giustizia, il fine cui tutti aspirano. Millenni di storia, però, dimostrano che è la costruzione dell'umano ingegno che più si può avvicinare a questo traguardo. Il libro è un atto di amore e di fiducia per il diritto e per le istituzioni democratiche, in un'epoca in cui la logica del mercato e del profitto sta progressivamente spostando il potere dall'ordinamento giuridico ad altre aggregazioni, con rischi sempre più frequenti di ingiustizie e di svilimento dell'essere umano.
Luciano Violante sostiene che si deve tornare al concetto di "dovere" per far vivere pienamente la forza della democrazia. Senza doveri non esiste il concetto di nazione: i doveri specificano il senso complessivo della cittadinanza, come obbligo politico e come rete di rapporti civici. La continua rivendicazione di diritti senza alcun riferimento ai doveri, inoltre, aumenta l'egoismo sociale e allenta i legami di appartenenza alla comunità civile. I diritti senza doveri trasformano i desideri in pretese, sacrificano il merito e finiscono per legittimare gli egoismi individuali. Promettendo diritti senza richiedere l'adempimento di doveri si accresce il rancore sociale - perché si promette quello che non si può mantenere - e, in ambito pubblico, si conferiscono poteri di veto, lasciando campo libero alla demagogia e al populismo. Una tesi coraggiosa e attuale, per una nuova etica della cittadinanza.
Le problematiche del " fine vita", quanto mai complesse ed attuali, hanno stimolato gli autori a redigere questa monografia con l'intento di sottolineare la necessità di un fondamentale e non semplice equilibrio tra il dovere pubblico di tutelare la vita e la sempre più prepotente affermazione di visioni "personali" che rivendicano scelte libere da ogni vincolo sociale e solidaristico. Se il progresso scientifico non può risolversi in una sostanziale negazione dei diritti della persona malata, è di tutta evidenza che occorre rispettare e tutelare al meglio il malato riconoscendogli la dovuta autonomia quando possibile, senza tuttavia dimenticare che anche in una condizione di totale dipendenza, egli conserva sempre una sua innegabile dignità. Alla luce di tale premesse, gli autori, un medico ed una giurista, muovendo dall'analisi dell'art. 5 c.c., progressivamente svuotato dal suo significato originario, analizzano le problematiche del "fine vita", riportando alcuni casi, oggetto di dibattute analisi giurisprudenziali, commentando le innovazioni introdotte dalla Legge n. 219/2017 e quelle prospettate dalla recente sentenza della Corte Costituzionale relativa alla non punibilità dell'aiuto al suicidio. L'opera si rivolge a medici e giuristi e rappresenta un invito ad un pacato confronto su di un tema quanto mai delicato su cui ognuno di noi è chiamato a riflettere.
Quello di territorio è concetto, dal punto di vista giuridico, mutevole nel tempo: patrimonio del sovrano, elemento costitutivo della persona giuridica statale e degli enti territoriali, garanzia della generalità rispetto agli interessi particolari, linea di confine amministrativo, criterio della sussidiarietà cosiddetta verticale, forma di rapporto fra l'individuo e l'ambiente circostante. Oggi, in un mondo globalizzato e senza confini, la terra riappare, nella sua fisicità, come 'madre', che genera, accoglie, nutre e protegge. È a questa idea di territorio, buona, più che a definire, a riferire di un orizzonte di vita, di un contesto di inclusione e identificazione, di un 'luogo' in cui le persone e le comunità possono convivere e crescere, che guarda questo libro e la materia che ne forma oggetto.
Corruzione, potere, legalità. Un appassionante dialogo sui vizi della nostra democrazia.
La legge in equilibrio è legame sociale. Se rompe l’equilibrio, ne è il disfacimento, la frattura, cioè corruzione.
La corruzione è una piaga che infetta gran parte della vita sociale e politica del nostro Paese, in misura non solo eticamente inaccettabile ma anche economicamente insostenibile. Proprio all’Italia sembra infatti spettare un non onorevole posto tra le nazioni più corrotte al mondo: ovunque si formino aggregati di potere, lì alligna il rischio del malaffare. Prendendo le mosse da questi presupposti drammatici che troppo spesso consideriamo immutabili e ai quali sembriamo quasi assuefatti, Gherardo Colombo e Gustavo Zagrebelsky si confrontano con schiettezza e reciproco rispetto discutendo da punti di vista diversi e complementari il senso ultimo del nostro vivere in comunità. Con la consapevolezza che la democrazia può rappresentare un ambiente favorevole alla diffusione della corruzione e scavando nella nostra natura e nel desiderio tipicamente umano di raggiungere fama, potere e ricchezza anche a costo di sopraffare il prossimo, i due autori discutono di letteratura e filosofia del diritto, spaziano dalla storia all’attualità più recente, in un dialogo che sarà motivo di riflessione per quanti ancora credono nell’onestà, nella correttezza e nei principi della nostra Costituzione.
Questo volume prende in esame il contributo giuridico del ministero di Benedetto XVI, che durante il suo pontificato ha spesso esortato con i suoi discorsi a riscoprire il diritto naturale della giustizia e a promuovere quell'indispensabile armonia che deve sussistere tra natura e ragione. Il volume si compone di un'ampia parte iniziale che esamina l'attività e l'apporto di Benedetto XVI ai giuristi, seguita da una seconda parte contenente cinque suoi discorsi, sapientemente analizzati e commentati dall'autore . E' presente infine un'utile appendice che raccoglie i principali riferimenti al magistero del pontefice.
Finalizzato alla preparazione al concorso per Dirigente Scolastico, il manuale costituisce il più completo ed aggiornato compendio teorico su competenze giuridiche, amministrative, finanziarie e gestionali correlate a ruolo e funzioni del DS. La quinta edizione di questo testo, basata sul nuovo Regolamento sui concorsi per DS ed aggiornata agli ultimi provvedimenti rilevanti per il settore (in particolare, i decreti attuativi della L. 107/2015), costituisce lo strumento privilegiato per prepararsi ad affrontare le prove del concorso per Dirigente Scolastico. Il testo è articolato in tre Parti: 1 - Il sistema scolastico italiano ed il contesto europeo; 2 - La gestione dell'istituzione scolastica; 3 - Le competenze del dirigente scolastico in materia giuridica ed amministrativa. Ulteriori materiali didattici (test di verifica, approfondimenti, documentazioni, letture di interesse, un ampio glossario) sono disponibili nell'area riservata secondo la procedura indicata nel frontespizio del volume.
Rimasto sostanzialmente invariato nella struttura, Il manuale del parroco si presenta ampiamente rinnovato. L'opera ha infatti richiesto un notevole aggiornamento sia per i molteplici interventi innovativi del magistero a livello di Chiesa universale e di Conferenza Episcopale Italiana, sia soprattutto per gli aggiornamenti in ambito economico-amministrativo della parrocchia in quanto ente giuridico nell'ordinamento civile italiano. Un aspetto che caratterizza il manuale è quindi il continuo riferimento alle questioni che riguardano il parroco come amministratore di un ente che ha rilevanza nell'ordinamento canonico per diritto concordatario. I contenuti sono stati riformulati in un linguaggio più moderno e si presentano snelliti non solo per gli interventi di stile, ma anche per l'eliminazione di ripetizioni e di quanto non ritenuto più necessario in uno strumento di natura giuridico-pastorale. Particolarmente utile per i parroci, l'opera è destinata a un più vasto pubblico che insieme con il parroco, pastore proprio della comunità parrocchiale, condivide la responsabilità pastorale e vi partecipa attivamente collaborando a vario titolo con lui.
Anche la seconda edizione di questo manuale vuol essere, oltre che un contributo scientifico alla comprensione degli istituti portanti del lavoro "depubblicizzato" presso la p.a., un basilare e aggiornato strumento di lavoro, di approfondimento e di consultazione per studiosi, operatori giudiziari e funzionari pubblici per prevenire errori ed avere aggiornati referenti dottrinali e giurisprudenziali a supporto delle scelte gestionali o giudiziarie da effettuare. Alla luce dei contratti collettivi 2006-2009, della riforma Brunetta (d.lgs. n. 150/2009) del collegato al lavoro (l. n.183/2010) ed il milleproroghe (l. n. 10/2011), per ogni istituto si è cercato di offrire, con linguaggio chiaro e sfrondato dall'inutile "giuridichese", un aggiornato e ragionato panorama dei principali problemi emersi in sede applicativa, prospettando equilibrate soluzioni, talvolta anche in chiave dubitativa o critica, sulla scorta dei più consolidati indirizzi della Corte di Cassazione, della miglior giurisprudenza di merito e della più attenta dottrina. Il testo, oltre che a studiosi, magistrati e avvocati, si dirige inoltre ai numerosi studenti universitari che debbano sostenere l'esame di diritto del lavoro pubblico, insegnamento ormai istituito in molte Facoltà in considerazione del frequente sbocco professionale di molti studenti nelle molteplici pubbliche amministrazioni.