
Di fronte ai grandi soggetti economici che sempre più governano il mondo, l'appello ai diritti individuali e collettivi è la via da seguire per impedire che tutto sia soggetto alla legge "naturale" del mercato. Nel 2000 l'Unione Europea si è data una Carta dei diritti fondamentali, la prima del nuovo millennio. Ma non bisogna fermarsi soltanto alle dichiarazioni formali. I fatti ci dicono altro: le donne e gli uomini dei paesi dell'Africa mediterranea e del Vicino Oriente si mobilitano attraverso le reti sociali, occupano le piazze, si rivoltano in nome di libertà e diritti, scardinano regimi politici oppressivi; lo studente iraniano e il monaco birmano, con il loro telefono cellulare, lanciano nell'universo di internet le immagini della repressione di libere manifestazioni, anche rischiando feroci punizioni; i dissidenti cinesi chiedono l'anonimato in rete come garanzia della libertà politica; le donne africane sfidano le frustate in nome del diritto di decidere liberamente come vestirsi; i lavoratori asiatici rifiutano la logica patriarcale e gerarchica dell'organizzazione dell'impresa e scioperano; gli abitanti del pianeta Facebook si rivoltano quando si pretende di espropriarli del diritto di gestire i loro dati personali. L'elenco potrebbe continuare a lungo perché la "rivoluzione dell'eguaglianza", mai davvero compiuta, è oggi accompagnata dalla "rivoluzione della dignità" e sta dando vita a una nuova antropologia, che mette al centro l'autodeterminazione delle persone...
È ancora possibile pensare la legge e il diritto secondo categorie cattoliche? C’è contrasto tra la Legge Antica e quella Nuova? E qual è, per il mondo contemporaneo, il concetto di legge giusta? Su queste domande si interrogano gli autori di questo volume. In un mondo che ha smarrito il senso della legittimità del diritto, per fare leggi solamente in risposta ai desideri degli uomini è necessario recuperare la migliore tradizione del pensiero cattolico, da San Tommaso a Cornelio Fabro. Serve un diritto che ritrovi la propria legittimazione dall’alto, nella regalità di Cristo e in Dio primo legislatore.
L'incontro fra diritto e psicologia non è semplice, né facile. Il diritto è una scienza prescrittiva, legata al mantenimento e ripristino dell'ordine e della sicurezza sociale, e basata su norme e procedure all'interno delle quali gli spazi per la soggettività sono ridotti e ben definiti. Invece, la psicologia è una scienza descrittivo-applicativa, che mira a comprendere i fenomeni e a programmarne i cambiamenti partendo proprio dalla soggettività degli attori sociali. Il diritto tende alla certezza della decisione e usa una logica di causalità lineare, la psicologia introduce la logica della probabilità e si basa su una epistemologia di multi-determinazione e di causalità circolare. Non sempre questi mondi si incontrano. Perché questa convivenza sia proficua, occorre anzitutto che ognuna delle due scienze conosca - almeno nelle linee essenziali - i principi e i meccanismi dell'altra. Il libro vuole essere una introduzione al complesso rapporto fra il diritto e la psicologia, che proprio delle menti in interazione sociale fa l'oggetto centrale di studio e di applicazione.
Quello del diritto è il campo in cui il mondo greco e quello romano si rivelano più lontani. Da una parte, la società greca, dove le città-stato organizzano la loro vita interna per lo più in base a leggi non scritte, tanto che si deve parlare di 'diritti' greci, piuttosto che di 'diritto' greco. Dall'altra parte, la società romana, con una legislazione e una scienza del diritto che hanno dato l'impronta alla cultura giuridica del nostro mondo. Le preziose ricostruzioni di Bretone e Talamanca restituiscono i due diversi modelli di interpretazione e regolamentazione dei rapporti tra individui e istituzioni.
“Per quanto pubblicato più di sessant’anni fa (ma pensato ed elaborato già da diversi decenni) “Il diritto internazionale e il problema della pace” non ha perso nulla in completezza di informazione, immediatezza e freschezza espositiva e lucidità di argomentazione. Quando venne per la prima volta dato alle stampe, questo libro apparve a molti come testo agile sì, gradevole certamente, ma essenzialmente destinato alla scuola e meritevole quindi di essere letto e meditato soltanto da studenti di giurisprudenza. Mai giudizio fu più grossolano di questo. I lettori più attenti, infatti, non esitarono a ritenerlo e ben a ragione un piccolo capolavoro: una di quelle opere che si possono anche scrivere in pochi giorni, ma che richiedono anni di letture e di studio per essere pensate e successivamente redatte” (dalla Prefazione di Francesco D’Agostino).
Nel tentativo di ricomporre la storica divisione tra Diritto e Liturgia e rendere la partecipazione ecclesiale al Mistero di Cristo anche personalmente efficace, l’autore si propone di dare nuovo slancio al Diritto liturgico con un cambiamento di prospettiva che trova nella Liturgia la logica (teologia), nel Diritto canonico il metodo e nell’actio l’oggetto. Il superamento dei tentativi finora risultati inefficaci porta a considerare il Diritto liturgico, in senso personalista, come un “fenomeno”e non come il sottoinsieme di una distinta “disciplina”.
Esiste un diritto muto che nessuno ha mai verbalizzato, cui ci assoggettiamo in modo inconsapevole. L'uomo dei primordi, privo di linguaggio articolato, non poteva avere altro sistema giuridico che questo. E oggi? Secondo la tesi esposta nel libro, quel diritto inarticolato ha fatto posto a un diritto autoritativo e a un diritto spontaneo ma cosciente; tuttavia non è mai scomparso e svolge un ruolo di rilievo nella nostra cultura e nella nostra società. Per illustrare questo tema nella sua complessità, l'autore ha interpellato non solo la storia, la filosofia, il cognitivismo, ma anche l'etologia, le neuroscienze, la biologia, secondo un approccio che si basa tanto sulla speculazione teorica quanto sui dati sperimentali.
Il volume riflette sulla tesi di un'origine "francescana" del giusnaturalismo moderno. Si apre con un excursus sull'equilibrio della sintesi tomista, sulla posizione di san Bonaventura e sulla crisi culminata con la condanna parigina del 1277. L'autore presenta quindi la concezione del diritto naturale di Giovanni Duns Scoto, la "disputa sulla povertà", il pensiero di Guglielmo di Ockham e le sorti del diritto naturale nel nominalismo, per mostrare infine come queste idee confluiscano nella prospettiva teologico-morale e giuridica dei riformatori. Una lettura attenta degli scritti di Lutero, Melantone, Calvino, Zanchi e Althusius consente una migliore ricostruzione della rottura tra il paradigma classico e quello moderno del diritto naturale.
Parte I: Il diritto nella realtà umana (A. Martini)Parte II: Il diritto nella realtà ecclesiale (A. Longhitano)Parte III: Il diritto nella storia della Chiesa: sintesi di storia delle fonti (A. Giacobbi)Parte IV: Le norme generali(V. De Paolis)
Nel 1986 il Gruppo Italiano Docenti di Diritto Canonico pubblicò il primo volume del manuale Il Diritto nel mistero della Chiesa rielaborato sulla base del Codice di diritto canonico promulgato da Giovanni Paolo II. Nel 1990 fu pubblicato il secondo volume che affrontava le tematiche del libro II e del libro III. Questa nuova edizione del secondo volume ripropone gli stessi argomenti in una trattazione aggiornata ai documenti e agli studi pubblicati nell’ultimo decennio. Gli autori, pur mantenendo una propria autonomia nella trattazione dei diversi temi, sono rimasti fedeli al principio metodologico indicato dal Vaticano II: «Nella esposizione del diritto canonico si tenga presente il mistero della Chiesa secondo la costituzione dogmatica De Ecclesia» (OT, 16) e da Giovanni Paolo II nella costituzione apostolica Sacrae disciplinae leges. Il manuale, anche se pensato principalmente per la scuola, intende offrire a tutti gli operatori del diritto uno strumento agile e aggiornato.
Sommario
Parte I: Il popolo di Dio (A. Longhitano) Parte II: Stati e funzioni del popolo di Dio (D. Mogavero, L. Navarro, A. Montan) Parte III: Chiesa particolare e Chiesa universale (A. Longhitano, P. Urso, A. Giacobbi, V. Mosca) Parte IV: La funzione di insegnare (A. Urru)
Biografia
Il Gruppo Italiano Docenti Di Diritto Canonico (G.I.D.D.C.) è un settore dell'Associazione Canonistica Italiana ed è nato per iniziativa di alcuni insegnanti che, alla chiusura del Concilio Vaticano II, trovatisi senza sussidi didattici per l'insegnamento, si sono riuniti per fronteggiare insieme la situazione. Si è sviluppata così un'opera di collegamento e di fraterno aiuto nel contatto con tanti docenti dei Seminari, degli Studentati Religiosi, delle Facoltà teologiche e degli Istituti di Scienze Religiose e di alcune Facoltà di Diritto Canonico delle Università Pontificie, che ha arricchito tutti in un proficuo lavoro di aggiornamento e di conoscenza. L'impegno si è concretizzato con la costituzione di un organo di collegamento (la Segreteria Nazionale), con l'organizzazione di incontri annuali di studio (privilegiando lo studio sistematico del Codice di diritto canonico) e con l'edizione di alcune pubblicazioni. Il G.I.D.D.C. fa parte del Coordinamento delle Associazioni Teologiche Italiane (CATI).
Il terzo volume del manuale di diritto canonico, curato dal Gruppo italiano docenti di diritto canonico, giunge alla terza edizione. Nella seconda si era reso necessario adattare i diversi contributi alle norme del Codice di diritto canonico promulgato nel 1983. In questa edizione i contributi sulla penitenza, l'unzione degli infermi, l'ordine sacro, i luoghi e i tempi sacri sono stati elaborati ex novo; gli altri sono stati aggiornati dagli autori. La struttura dell'opera e la sua revisione sono frutto del lavoro collegiale dei membri del Gruppo italiano docenti di diritto canonico.
Un grande compendio di diritto ecclesiale, frutto dello sforzo di un unico autore che in 15 anni di insegnamento ha maturato una profonda unità di pensiero.