
Il Manuale affronta da un punto di vista storico e costituzionale - anche comparatistico - un passaggio nodale che caratterizza la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento: l'evoluzione dello Stato liberale verso uno Stato sociale.
I diritti umani parlano agli Stati. Ma solo a essi? E non anche agli individui in quanto soggetti di diritto internazionale? E se i diritti umani si rivolgono anche agli individui, qual è il loro scopo? La tesi di questo libro è che i diritti umani sono strumenti di lotta contro tutto ciò che impedisce di decidere autonomamente del proprio destino. Prima però di poter parlare di un 'universalismo degli oppressi', occorre chiedersi: coloro che vivono in condizione di subalternità sono in grado di appropriarsene? E desiderano farlo?
L'opera presenta, nel quadro delle relazioni internazionali, l'attuale situazione della protezione dei diritti umani. La trattazione prende spunto dai mutamenti avvenuti nella comunità internazionale negli anni seguenti il 1989 per studiarne le conseguenze sulla normativa e gli strumenti posti a tutela dei diritti fondamentali dell'uomo a livello dell'ONU e delle sue strutture.
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, il tramonto della stagione degli opposti totalitarismi ha visto il crescente affermarsi dei diritti umani come linguaggio universale e comune fondamento etico delle relazioni internazionali. Questo processo di affermazione è culminato nella Dichiarazione Universale del 1948. Come affermava Benedetto XVI nel suo Discorso alle Nazioni Unite del 2008, questi diritti "sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito" e mettere in discussione la loro universalità che "verrebbe negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti". Al giorno d'oggi quasi ogni rivendicazione sociale, etnica o tecnica è qualificata in termini di diritto fondamentale e viene invocata come diritto umano. Ne sono esempio i "diritti riproduttivi" e il "diritto a non nascere", ormai universalmente e mediaticamente sostenuti. Si tratta di istanze che hanno una radice profondamente ideologica, indebitamente affermate come diritto fondamentale e che finiscono per mettere in discussione l'universalità stessa dei diritti umani. Siffatta universalità, invece, non può che fondarsi sul rispetto e sulla salvaguardia della dignità fondamentale della persona umana e delle sue convinzioni prima, durante e dopo la sua vita...
Oggi la memoria collettiva di una società passa anche attraverso la Rete, che per molti di noi è divenuta la prima, per non dire l'esclusiva, fonte di conoscenza, il nostro luogo di archiviazione e lo spazio dove i dibattiti si formano, si alimentano e muoiono. La Rete è però priva dell'autorità propria di una fonte storica, cambia perennemente per sua stessa natura, è condizionata dalla curiosità di chi la compulsa ma anche dalle insidie dell'esercizio del diritto all'oblio. Quali implicazioni tutto ciò può comportare sulla memoria? Quale equilibrio può esistere oggi tra il diritto all'oblio, che è un diritto personale - quello di ogni essere umano a evolvere, a divenire una persona diversa e libera dai fatti di cui è stato protagonista - e il dovere della memoria, che è un'esigenza collettiva? L'oblio personale, di singoli pezzetti di una storia più alta e complessa, può sembrare poca cosa. Ma sono proprio le piccole storie individuali, nel bene come nel male, a fare da architrave all'edificio, che altrimenti diventa impenetrabile. Ebbene per capire la Storia - e non perdere la memoria - c'è bisogno di conoscere tutti i singoli ingranaggi, grandi e piccoli. Anche questo è un diritto. Il non oblio.
Il volume intende essere un ausilio didattico per la formazione universitaria di base e specialistica nel campo degli studi del diritto ambientale e concentra l'attenzione sui profili giuridici internazionali, europei e comparati relativi alla protezione, alla valorizzazione e alla promozione dell'ambiente.
Il volume affronta in maniera sistematica la materia relativa al diritto amministrativo canonico, a partire dai suoi fondamenti, posti nella Chiesa-corpo mistico e comunità eucaristica: ben al di là del principio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, a norma del diritto i fedeli, membri di una stessa comunione, cooperano infatti affinché nella Chiesa si prendano decisioni giuste ed eque.
Il trattato è suddiviso in tre parti. Nella prima, dopo un preambolo sui fondamenti teologici e un excursus storico sulla Chiesa e il suo diritto, l’autore si sofferma sul concilio Vaticano II, da cui è poi scaturito il nuovo Codice di diritto canonico del 1983. Nella seconda, dopo un’esposizione sulla sacra potestas conferita da Cristo alla Chiesa, viene affrontata la fondamentale questione della distinzione tra attività amministrativa e giudiziaria nei due codici per mettere poi in luce la tipicità degli atti amministrativi nello Stato e nella Chiesa.
La terza parte prende avvio con un excursus storico sull’evoluzione normativa del contenzioso amministrativo per poi soffermarsi sull’evoluzione normativa della Seconda sezione della Segnatura apostolica. Segue un’ampia disamina del Codice dei canoni delle Chiese orientali. Particolarmente ricco è il materiale presentato in appendice, largamente dedicato alla giurisprudenza della Seconda sezione del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, dove trovano spazio anche sussidi utili per il diritto amministrativo e un elenco delle fonti legislative di maggiore rilevanza.
Sommario
Presentazione (mons. V. De Paolis). Introduzione. Presentazione alla I edizione (mons. R. Funghini). Prefazione alla I edizione (card. M.F. Pompedda). I. La Chiesa: mistero e istituzione. 1. Fondamenti teologici. 2. La Chiesa e il suo diritto. 3. Il Vaticano II e il CIC ’83. 4. Persona e ordinamento nella Chiesa comunione-società. IIa. Funzione esecutiva. 1. La Chiesa e la Sacra Potestas conferitale da Cristo. 2. La Potestas Regiminis. 3. Il diritto amministrativo canonico e i principi generali. 4. Gli uffici ecclesiastici amministrativi. 5. I soggetti della potestà di governo. IIb. Attività amministrativa. 1. Distinzione tra attività amministrativa e attività giudiziaria. 2. L’atto amministrativo. 3. Tipologia degli atti amministrativi. 4. Qualità anomalie e vizi dell’atto amministrativo. 5. Il silenzio amministrativo. 6. I ricorsi amministrativi. III. La giustizia amministrativa. 1. Storia ed evoluzione normativa del contenzioso amministrativo. 2. L’evoluzione normativa della Seconda sezione della Segnatura apostolica. 3. L’evoluzione della norma codiciale. 4. La costituzione apostolica Pastor bonus. 5. Peculiarità e contraddizione nel Tit. XXII del CCEO. 6. Regolamento generale della curia romana. 7. La procedura presso la Seconda sezione del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. Appendici. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Pio Vito Pinto (Noci BA, 1941)è prelato uditore della Romana Rota, docente allo Studium Romanae Rotae e alla Facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Urbaniana; ha insegnato alla Facoltà teologica dell’Università di Strasburgo e all’Università St. Paul di Ottawa. Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo il poderoso Commento al Corpus Iuris Canonici, 3 voll.: CIC, CCEO, Leggi della Curia Romana, Città del Vaticano 2001-2003.