
Decoro è termine che viene utilizzato per significare cose diverse. Un comportamento è "decoroso" quando è adeguato al tipo di persona e al contesto in cui si dispiega: una casa è "decorosa" quando è pulita e in ordine. Il sostantivo "decoro" e l'aggettivo "decoroso" non si applicano a tutte le posizioni sociali: i ricchi e i potenti non hanno bisogno di imporsi regole di decoro. Anzi, il loro valore si manifesta nell'ostentazione non solo di beni costosi, ma di uno stile di vita che a sua volta esibisce l'assoluta noncuranza verso i limiti imposti a tutti gli altri. Dove l'"indecenza" è ciò che conviene ai molto ricchi, il decoro è ciò che viene proposto e imposto a un ceto medio impoverito e impaurito e a tutti coloro i cui desideri e passioni non sono facilmente incanalabili verso il consumo di merci. Il decoro giustifica politiche nazionali e locali volte a tenere a bada i giovani, le donne, i migranti, e a indirizzare paure e scontento. Il decoro distingue tra perbene e permale: mediante questa divisione il governo ottiene consenso nel contesto di una situazione in cui il ceto medio vede minate alle radici le sue basi economiche e culturali. Il richiamo al decoro ne è parte integrante.
Per interpretare il mondo c'è bisogno di ethos, logos e pathos. Per cambiarlo dobbiamo riscoprire un quadro di principi per cui valga la pena impegnarsi a costruire un altro mondo possibile.
Il volume definisce in modo sistematico il ruolo del difensore del vincolo nei processi di nullita del matrimonio. Qual e il ruolo del Difensore del Vincolo nei processi di nullita matrimoniale? E' lui il convenuto in tali processi? Oppure e il rappresentante in giudizio di quello che e vero convenuto, l'autorita amministrativa della Chiesa? Il presente lavoro cerca in modo sistematico un risposta a queste domanande che ritroviamo nel dibattito dottrinale, ripercorrendo la storia dell'istituto del difensore del vincolo, esamonando la normativa passata e presente che lo riguarda ed analizzando cio che viene offerto dagli autori.
L'opera nasce dall'intento di raccogliere una serie di contributi riguardanti alcune problematiche che possono caratterizzare la coppia matrimoniale e che sovente portano non solo alla dissoluzione della stessa ma anche all'introduzione di una causa di nullita'.
Nel volume vengono pubblicate le sentenze di Aurelio Sabattani emesse negli anni 1942-1954, periodo nel quale l'illustre Ponente rotale fu giudice presso il Tribunale Flaminio e il Tribunale di Appello di Bologna. Si tratta complessivamente di 56 decisioni, suddivise in decreti incidentali e sentenze, organizzate qui in due parti, tenendo conto dell'istanza in cui esse vennero pronunciate. Grazie a un accurato lavoro di trascrizione e di collazione è stato recuperato, a beneficio degli studiosi, un patrimonio rimasto sinora sconosciuto. Un articolato indice analitico ne facilita la consultazione.
Papa Francesco ha più volte ribadito che per la comunità ecclesiale l'attenzione per i poveri è prioritaria. In tale prospettiva la centralità della trasparenza nell'amministrazione dei beni della Chiesa, testimoniata nelle relazioni e nel governo dei processi economici e gestionali, è essenziale e imprescindibile. La trasparenza non è soltanto un obbligo per chi amministra i beni della Chiesa, ma oltre a essere una formidabile opportunità pastorale, può trasformarsi in una risorsa. Una gestione chiara, comprensibile, spiegata e verificabile, costituisce una testimonianza cristiana autentica e efficace, in grado di suscitare ulteriore generosità, per le esigenze della comunità. La strumentalità dei beni e di tutte le risorse della Chiesa, che ha nella salus animarum la finalità ultima dell'evangelizzazione e della missione, fa sì che tale sensibilità cresca e si sviluppi sempre più anche nelle comunità ecclesiali.
E così, dopo l’ennesimo rinvio della riforma dell’esame di avvocato, la riforma si è trasformata in farsa: ogni anno, infatti, puntuale come le sconfitte del piddì, interviene una manina che rimette sui banchi i codici annotati cancellati virtualmente dall’art. 46, comma 7, L. 247/2012 («Le prove scritte si svolgono con il solo ausilio dei testi di legge senza commenti e citazioni giurisprudenziali»). Anche il decreto milleproroghe 2018 ha mantenuto viva questa prassi, facendo slittare la riforma al 2020.
Nelle intenzioni del legislatore la proroga non è fine a sé stessa, ma risponde all’esigenza, da un lato, di non creare disparità di trattamento tra i giovani tirocinanti, in un momento in cui non vi è uniformità di preparazione tra gli stessi e, dall’altro, di non complicare ulteriormente l’ingresso nel mondo forense, già di per sé estremamente aleatorio, in attesa di ripensare l’intero sistema di accesso attraverso una riforma organica e meritocratica dell’intero percorso professionale.
E veniamo al Corso, completamente rinnovato nell’impostazione e nei contenuti.
I Pareri sono preceduti dall’indicazione delle norme di riferimento e delle massime più rilevanti, nonché da una breve esposizione teorica che indica gli aspetti principali degli istituti coinvolti dalla traccia. Lo svolgimento richiama e integra la parte teorica, tenendo conto delle pronunce più recenti e significative.
Gli Atti giudiziari hanno conservato, invece, la struttura tradizionale (traccia e svolgimento), con l’aggiunta, per gli atti più importanti, di note esplicative.
Ma quali sono le regole per scrivere elaborati dignitosi? Ecco le più importanti:
1) sembra banale dirlo, ma il primo aspetto da considerare è la correttezza formale dell’esposizione. Gli errori di grammatica, un’esposizione zoppicante, periodi lunghi e contorti, pieni di frasi subordinate, rischiano di pregiudicare l’esito della prova a prescindere dalla bontà dei contenuti. Lo stile retorico va di moda negli atti giudiziari e, ahimè, in molti manuali giuridici. Le prove d’esame, però, sono un’altra cosa. Occorre scrivere in maniera chiara, con periodi brevi, rendendo facilmente comprensibile ciò che si intende dire. I commissari sono costretti a leggere migliaia di elaborati e uno stile fluido e scorrevole è indubbiamente apprezzato;
2) non avvelenate i commissari con fiumi d’inchiostro: quattro/cinque pagine ben scritte sono sufficienti; perciò, a meno che si tratti dell’argomento che conoscete meglio, non esagerate;
3) evitate il «copia-incolla» delle massime: dovete elaborare qualcosa di personale e non limitarvi a copiare. La giurisprudenza non va presa di peso dai codici e messa su carta, ma occorre riformulare i principi inserendoli in un’esposizione personalizzata;
4) nel parere date conto delle tesi a voi favorevoli ma anche di quelle contrarie, perché si tratta di un’illustrazione ragionata di tutte le teorie sul tappeto, per consentire al cliente di decidere se iniziare o no la causa;
5) nell’atto giudiziario date spazio prevalentemente alla giurisprudenza utile alla vostra tesi: è un atto indirizzato al giudice e alla controparte e indicare la giurisprudenza a voi contraria sarebbe un assist per il vostro avversario.
Applicando queste poche e semplici regole eviterete gli errori più gravi e sarete in grado di sfruttare al meglio gli atti e i pareri di questo Corso, i quali, è bene sottolinearlo, sono aggiornati alla giurisprudenza più significativa degli ultimi anni.