
Ogni giorno, in Italia, centinaia di persone imparano a memoria un brano di teatro: lo fanno per entrare in un'accademia, per preparare un provino, per una qualsiasi audizione... E sempre, di fronte al testo da recitare (dopo aver letto la trama e ricavato le necessarie notizie sull'autore), devono controllare accenti, addolcimenti di alcune consonanti, passaggi sillabici insidiosi e foneticamente complicati. "Cento monologhi ben pronunciati" risponde a questa precisa esigenza: prendendo lo spunto da brani di varia natura ed epoca, accompagnati da specifici testi esplicativi, il volume evidenzia pronunce aperte e chiuse, raddoppiamenti fonosintattici, suoni dolci, aspri o intensi della lingua italiana. Nell'ampio saggio introduttivo l'autore spiega inoltre le ragioni che sottostanno alla particolare dizione che nel corso dei secoli abbiamo prescelto, con un'attenzione ulteriore verso problemi di prosodia, intonazione, cantilena. Per una pronuncia rigorosa ma allo stesso tempo serena, libera e sicura. Il volume contiene brani ed estratti richiesti nelle prove di ammissione delle più importanti accademie teatrali e cinematografiche italiane.
Quando le culture della Mesoamerica si svelarono in tutto il loro splendore agli occhi dei primi europei, suscitarono reazioni contrastanti. Da un lato c'erano l'orrore dei sacrifici umani e del cannibalismo rituale, dall'altro una vita urbana ricca e articolata in cui non mancava quasi nulla di ciò che, secondo i criteri del XVI secolo, doveva caratterizzare la civiltà: la scrittura, la matematica, l'arte, il calendario, l'architettura e organizzazioni socio-politiche basate sull'ordine, la coesione e la gerarchia. A partire dal XX secolo, tuttavia, questi atteggiamenti contrastanti hanno lasciato spazio a una sempre crescente ammirazione per le culture precolombiane. In questo clima, dunque, è abbastanza frequente leggere che i Maya erano grandi astronomi e grandi matematici, che i Toltechi erano grandi architetti ecc. A ben vedere, però, quest'esaltazione finisce per rimuovere la radicale diversità di queste culture. Scopo di questo volume è quello di documentare tale diversità.
Il volume presenta alcuni percorsi della storiografia artistica del Novecento raccogliendo i testi "in memoriam" dedicati da illustri studiosi a storici dell'arte europei che ne sono stati tra i maggiori protagonisti. La peculiarità del genere, che sull'antica radice umanistica ha visto fiorire la tradizione anglosassone degli "obituaries", sta nell'intreccio di dati biografici e riflessione critica sull'attività delle singole figure che emerge attraverso la lente di un confronto ravvicinato. Nella loro varietà cronologica e geografica questi epitaffi restituiscono il dialogo tra le generazioni e, nel rapporto tra destini individuali e sviluppi della disciplina, disegnano una mappa degli scambi di idee, dei temi di ricerca, dei problemi di metodo che hanno segnato la storia dell'arte sullo sfondo delle maggiori vicende politiche del XX secolo.
Le meraviglie del mondo, dall'antichità a oggi, sono molto aumentate di numero rispetto alle sette della tradizione classica: le scoperte nel Nuovo Mondo, per esempio, ci hanno svelato opere non meno colossali delle piramidi egizie. Nei secoli l'uomo non ha cessato di edificare in ogni parte del globo strutture sempre più alte, più vaste, più gloriose. Continente per continente, questo libro spazia dal Pantheon di Roma alla Grande Muraglia, dalla risorta Biblioteca di Alessandria alle splendide realizzazioni di geni dell'architettura quali Frank Lloyd Wright e Renzo Piano.
L'Islam, immaginato nelle immense vastità desertiche di luce abbagliante, immerso nei colori delle moschee e dei suoi palazzi, e nei profumi dei bazar, oggi, come pure avveniva cent'anni fa è in grado di sedurre i viaggiatori d'Occidente, che rimangono incantati dalla melodia salmodiata della lettura del Corano o dell'invito alla preghiera, e dalle storie meravigliose delle Mille e una notte. Questo volume vuole descrivere la storia della sua civiltà, a cominciare dalle origini, tracciando in primis un profilo della società beduina, che fu culla dell'Islam, cui ha lasciato in eredità molti caratteri che ancor oggi gli si riconoscono, tipici di una struttura sociale tribale. Nel secolo VII, dalle sconfinate vastità desertiche, gli arabi si mossero alla conquista delle due grandi potenze politiche e militari del tempo, l'impero bizantino nel Vicino Oriente e l'impero sasanide in Persia e Mesopotamia, "i due occhi cui Dio aveva affidato il compito di illuminare il mondo".
Il presente terzo volume conclude l’opera L’arte cristiana in Italia, l’originale tentativo di comprendere l’ingente patrimonio artistico del nostro Paese a partire dall’incontro di fede e arte. Del Barocco vengono sottolineate la ricerca di forme nuove e l’ardire della sperimentazione. Il Neoclassicismo è il movimento artistico che accompagna la diffusione delle idee illuministe. Negli anni dall’unità nazionale alla seconda guerra mondiale, l’arte cristiana è alla ricerca.
Nella seconda metà del Novecento si assiste a una fioritura sorprendente. Per la spinta del Concilio Vaticano II e la sensibilità di due pontefici, Paolo VI e Giovanni Paolo II, gli artisti tornano a guardare alla Chiesa come a un interlocutore, mentre la Conferenza Episcopale Italiana si propone come un committente affidabile. I frutti sono opere d’arte degne di attenzione.
Timothy Verdon, statunitense, è lo studioso di arte sacra più conosciuto nel nostro Paese. Sacerdote, vive da molti anni a Firenze. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo i precedenti due volumi, L’arte cristiana in Italia – Origini e Medioevo (2006; L’arte cristiana in Itala – Rinascimento (2006) e, per altri editori, Maria nell’arte europea (Electa, 2004), Vedere il mistero (Mondadori, 2003), Arte sacra in Italia(Mondadori, 2001).
Il volume raccoglie gli atti del Colloquio internazionale tenutosi alla Scuola Normale nel novembre 2003. Esso intende chiarire la figura e l'interpretazione del ruolo dell'artista sia nel mondo bizantino che in quello cristiano-orientale, mettendone a fuoco i vari aspetti e le complesse conformazioni. Il volume intende apportare un contributo innovatore alla conoscenza di un tema in genere poco conosciuto, o poco studiato, della nostra cultura.
Sarebbe facile immaginare una messa in scena di "Spettri" con i protagonisti in chitone, maschera e calzari. Come nei grandi miti della tragedia greca, qui si mescolano incesto, follia, verità terribili dopo anni di menzogna. L'ambientazione però è quella di un'allucinata campagna norvegese, resa grigia e stagnante, come l'animo dei personaggi, da una pioggia battente. Un luogo in cui il sole e il calore arrivano inutilmente e sempre troppo tardi. Quello di Ibsen è un realismo che svela l'ipocrisia della morale borghese, fondata sul perbenismo e sulla religiosità di facciata. E questa storia è una denuncia coraggiosa che, come raccontano Roberto Alonge e Franco Perrelli nell'introduzione, fece bandire la "pièce" per molti anni dai palcoscenici norvegesi.
Beato Angelico (1390/95-1455 ca) è uno dei più celebrati pittori del primo Rinascimento italiano. Una rassegna dell'intero percorso artistico del Beato Angelico che comprende i suoi primi affreschi a San Marco a Firenze, le sue prestigiose commissioni per il Vaticano e per il Duomo di Orvieto, nonché tutte le sue maggiori opere. Il volume dimostra come la spiritualità e la rarefatta bellezza dell'arte del Beato Angelico abbiano influenzato vari artisti moderni, tra i quali Mark Rothko e James Turrell.

