
Ben ventitré opere delle circa sessanta attribuibili alla mano di Caravaggio (Michelangelo Merisi, 1571-1610), oggi sparse in tutto il mondo, sono presenti a Roma. La guida offre un itinerario completo dei luoghi in cui sono conservate: musei (Galleria Borghese, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Galleria Doria Pamphilj, Pinacoteca Capitolina, Musei Vaticani), chiese (San Luigi dei Francesi, Santa Maria del Popolo, Sant'Agostino) e ville (Casino Ludovisi). Rossella Vodret, una delle più note studiose dell'opera di Caravaggio, presenta questi capolavori, capaci di far rivivere il genio assoluto e irripetibile del maestro agli occhi di chi, ancora oggi, si emoziona davanti alle sue tele.
Il volume ripercorre in senso tematico e cronologico il percorso professionale e la formazione artistica di Russell Page (1906-1985), tra i maggiori progettisti di giardini dei nostri tempi. Dal suo esordio in Inghilterra e in Europa - lavora anche in Italia - fino al Medio Oriente e alle Americhe, Page viene chiamato da una clientela raffinata e altolocata per ridisegnare e adornare gli esterni di sontuose dimore.
Nel libro il testo corre affiancato da splendide immagini dei giardini realizzati dal maestro: distese e giochi d'acqua, fiori e piante sapientemente abbinati, ampi spazi e raccolti pertugi nel verde.
Una grande varietà compositiva e uno stile che hanno fatto la fortuna dell'artista: al lavoro di Page si ispirano tuttora scuole internazionali di architettura del paesaggio, ma la sua fama arriva anche ad ammiratori ed estimatori tra il pubblico non specializzato.
La prefazione è scritta da Paolo Pejrone, famoso paesaggista italiano che fu allievo e collaboratore di Page, cui Mondadori Electa ha già pubblicato due volumi.
"Talvolta, quando al crepuscolo passeggio da solo, mentre il vento di ponente mi investe il volto, e soprattutto quando chiudo gli occhi, mi accade di udire interi concerti, da cima a fondo, con tutti gli strumenti, dal suono delicato del flauto a quello frusciante e profondo del contrabbasso." (H. von Kleist) Musica e pittura: le due arti sono legate da un rapporto di complicità da sempre, sin dalle origini della civiltà. È questo il filo conduttore di questo volume che Electa pubblica a firma di Quirino Principe. Musicologo d'eccezione oltre che scrittore, traduttore, poeta e attore teatrale di fama internazionale, ha scelto e selezionato testi e immagini per il libro. Il risultato è un itinerario figurativo della storia dell'arte affiancato da citazioni letterarie, liriche, aforismi e frasi celebri: Ateneo, Dante Alighieri, Gabriele D'Annunzio, Giovanni Pascoli, Tarquinio Tasso, Thomas Mann, James Joyce, Friedrich Schiller e molti altri ancora.
"Apparenza nuda" è formato da due saggi che Octavio Paz ha dedicato a Marcel Duchamp. Il primo è un'introduzione generale all'opera dell'artista francese: esso contiene una descrizione completa e un'interpretazione del Grande Vetro, lasciato "definitivamente incompiuto" nel 1923. Uno dei pittori più celebri del nostro secolo abbandona l'arte per dedicarsi agli scacchi ed entra, così, nella leggenda. Dopo la sua morte, si scoprirà con stupore che aveva lavorato in segreto per vent'anni... Per Paz, l'opera di Duchamp e il suo abbandono della pittura non derivano né dal patetismo né dall'orgoglio, ma da una folle saggezza: da quella "libertà d'indifferenza" che rimane dopo la conoscenza. Il secondo saggio è un'analisi dell'Assemblaggio di Filadelfia. Paz mostra come esso si ricolleghi al Grande Vetro e alle altre opere di Duchamp, perché un medesimo principio governa tutte le sue speculazioni plastiche: il principio della "cerniera" (le porte - e le idee - si aprono nelle sue opere senza peraltro cessare di essere chiuse, e viceversa). Questo saggio riesce dunque a mettere in luce le somiglianze profonde tra il percorso di Duchamp e il mito di Diana e Atteone: dal voyeurismo alla contemplazione mediante il sacrificio. Nell'ultima parte del saggio, Paz mostra come Duchamp sia l'erede del tema tradizionale e centrale del pensiero e dell'arte occidentali: l'amore e la conoscenza. La sua visione è il prolungamento inatteso della tradizione dell'amore cortese e dell'ermetismo neoplatonico.
Una guida ideale a tutti i musei. Mille anni di immagini di un lungo Medio-evo scorrono davanti ai tuoi occhi e assumono per la prima volta un senso di racconto altrimenti destinato a restare sepolto solo nelle biblioteche degli eruditi. Affreschi, sculture, mosaici e pale tornano ad essere, grazie a questo viaggio meraviglioso, quello che erano. Storie di incontri, emozioni, sentimenti. Immagini che trovano una parola che racconta.
A seconda di come siede, tiene le gambe o muove le mani e il volto, un condannato dice la sua superbia o la sua arroganza, Pilato è tormentato dal dubbio, Maria è sconvolta dal dolore, un peccatore rifiuta la tentazione del demonio. E il gesto famoso delle tre dita levate di Cristo non è solo per benedire, ma può significare anche semplicemente parlare o, se affidato ad altri personaggi e situazioni, legiferare, detenere il potere. E tu, in possesso di una nuova grammatica, molto precisa, molto efficace e molto memorabile, non hai piú davanti solo forme mute e bellissime, ma vere e proprie storie di vita. Robert Louis Stevenson, proprio lui, l'autore dell'Isola del tesoro, pensando alla grande letteratura, parlava della sua forza «plastica», quella capacità cioè di rappresentare i sentimenti interiori piú profondi descrivendo con le parole i piú semplici gesti quotidiani. Qui avviene in qualche modo un movimento contrario ma di uguale potenza conoscitiva. Immagini di grande efficacia plastica riacquistano potenza grazie a una ritrovata forza narrativa. La voce delle immagini, appunto. Dal Medioevo, ma non solo.
Fra le centinaia di immagini del libro ne compare una che sembra totalmente fuori contesto. È Aldo Moro che, parlando, unisce indice e pollice della mano destra nel gesto classico che esprime esattezza. Il libro ti fa capire come quel gesto nasca nell'iconografia medievale, a dimostrazione non solo del fatto che le immagini antiche parlino, ma che ancora ci parlano e ci fanno parlare.
Si esce dal libro di Chiara Frugoni con nuove chiavi per comprendere ciò che abbiamo a portata di sguardo.
«Nel Medioevo, diciamo per semplificare almeno fino a tutto il XII secolo, il viso dei personaggi non esprime i sentimenti e i moti interiori dell'animo, demandati al linguaggio dei gesti e delle mani, quasi il corpo parlasse. Come vedremo, quanto appena affermato rimane vero in molti casi anche nei secoli seguenti.
Chi ha potuto assistere agli spettacoli di Giorgio Strehler nei quali l'attore Ferruccio Soleri recitava la parte di Arlecchino con il volto completamente e sempre coperto da una maschera nera, comunicando però con la sua agilità espressiva svariatissime emozioni allo spettatore, può comprendere quale fosse il tipo di reazione dello spettatore medievale davanti, ad esempio, ad una figura che con una mano si afferra l'altra mano o ne stringe il polso».
Chi pensava che della figura teatrale di Ettore Petrolini si sapesse già tutto dovrà ricredersi. Ma soprattutto dovrà ricredersi chi continua a ritenere che Petrolini sia stato solo un grande attore-mimo interprete delle proprie macchiette più note. In questo volume, per la prima volta al lettore è offerta un'edizione critica di venti testi inediti, suddivisi in brevi scritti (poesiole, stornelli, macchiette), commedie in un atto e commedie in più atti. Ne emerge il ritratto di un autore versatile, che usa il romanesco ma non rinuncia ai suoi famosi giochi linguistici; un commediografo troppo a lungo relegato nel sottobosco indistinto del teatro dialettale di primo Novecento. Ciascuno dei testi che qui si presentano è stato trascritto secondo criteri scientifici, commentato, corredato da un'accurata analisi linguistica e da un nutrito apparato di note storiche, linguistiche e filologiche, a definizione di un ulteriore, ancor più approfondito livello di lettura. Oltre a restituire al grande artista romano il giusto tributo per l'originalità drammaturgica, questo volume (al quale seguirà un secondo relativo ai testi in lingua) porta alla luce alcuni aspetti centrali del suo estro, toccati solo tangenzialmente dalla critica: tra di essi, la stupefacente creatività linguistica e la spiccata sensibilità verso il dialetto della Roma di primo Novecento, di cui Petrolini lascia una preziosa testimonianza. Con la prefazione di Gigi Proietti.
Amelio racconta in soggettiva gli incontri con i maestri del cinema, gli attori, le dive e il mondo che ruota attorno alla settima arte e al movie business. Ma le curiosità piú rare nascono dai film, classici e moderni, visti con gli occhi di uno specialista acuto e appassionato.
Un libro che parla del desiderio di fare il cinema, ma anche del piacere che proviamo davanti allo schermo: una miniera di curiosità che ci coinvolge come se fossimo noi i veri protagonisti.
Il catalogo getta una luce su una produzione artistica ancora poco nota in Italia e si distingue per un raffinatissimo corredo fotografico.
Centro focale della mostra è un nucleo di opere ancora poco note al grande pubblico, risalenti ai primissimi anni dell'attività artistica di Cindy Sherman; insieme ai lavori dell'artista, fotografa, e regista statunitense vi è un consistente gruppo di fotografie di Francesca Woodman la quale, malgrado la sua brevissima esistenza, viene considerata una delle più influenti artiste fotografiche degli ultimi anni del ventesimo secolo.
Altri nomi sono Eleanor Antin, Hannah Wilke, Birgit Jürgenssen, e Valie Export.
Sebbene la maggior parte di loro non consideri o non abbia definito il proprio lavoro propriamente femminista, molte delle loro opere richiamano l'attenzione su tematiche indubitabilmente 'femministe': il corpo, spesso proprio quello dell'artista, e lo stereotipo della donna come appare nella cinematografia, nella televisione e sui giornali.
Una lettura per certi aspetti inedita dell'opera di tre maestri: interpretata , l'opera, alla luce delle consapevoli e inconsapevoli emergenze di un oltre che si profila allo sguardo naturale che caratterizza l'arte del XIX secolo.
La pittura di Michelangelo Merisi detto Caravaggio (Milano, 1571-Porto Ercole, 1610) ebbe una risonanza talmente vasta che determinò, nel giudizio della critica moderna, una vera e propria svolta epocale nella cultura artistica non solo italiana, ma anche europea. Il volume ripercorre la vita dell'artista tra luci e ombre, meraviglia e scandalo, proponendo le opere che la critica riconosce unanimemente come autografe, secondo scoperte documentarie emerse negli ultimi anni. Ne scaturisce sia un profilo eccezionalmente vivo e reale dell'"uomo" Caravaggio, del percorso che lo condusse dalla Lombardia a Roma, alla drammatica fuga da Napoli, a Malta, in Sicilia e di nuovo a Napoli, fino alla sua tragica morte, sia il racconto della sua capacità di innovazione nella pittura tra creatività e tecnica.

