
La Bellezza non è mai stata, nel corso dei secoli, un valore assoluto e atemporale: sia la Bellezza fisica, che la Bellezza divina hanno assunto forme diverse: è stata armonica o dionisiaca, si è associata alla mostruosità nel Medioevo e all'armonia delle sfere celesti nel Rinascimento; ha assunto le forme del "non so che" nel periodo romantico per poi farsi artificio, scherzo, citazione in tutto il Novecento. Partendo da questo presupposto, Umberto Eco ha curato un percorso che non è una semplice storia dell'arte, né una storia dell'estetica, ma si avvale della storia dell'arte e della storia dell'estetica per ripercorrere la storia di un'intera cultura dal punto di vista iconografico e letterario-filosofico.
Caravaggio è stato una stella luminosissima che ha messo in ombra tutti gli artisti della sua epoca, ma chi erano i suoi compagni di strada? Attraverso 200 opere provenienti da tutto il mondo, "Roma al tempo di Caravaggio" ricostruisce il tessuto connettivo della città eterna, in cui visse e operò il grande genio lombardo. Pubblicato in occasione della grande mostra romana, il volume prende in esame quello che può essere definito un periodo cruciale della pittura italiana, un irripetibile momento durato appena quarant'anni, dal 1595 al 1635 circa, dal quale è dipeso gran parte dello sviluppo delle correnti artistiche europee fino alla fine del XVII secolo. I primi anni sono segnati dal confronto serrato e diretto tra due giganti della pittura italiana: il bolognese Annibale Carracci, capo indiscusso della pittura classicista, e il lombardo Caravaggio, creatore di una rivoluzionaria rappresentazione della realtà. Dopo la morte dei due protagonisti (rispettivamante nel 1609 e nel 1610), nei due decenni successivi le stimolanti basi gettate dai due maestri furono raccolte e sviluppate sia da quanti seguirono il drammatico naturalismo di Caravaggio, sia dai pittori classicisti bolognesi che avevano seguito Annibale nella città papale. Di cruciale interesse è l'esuberante schiera di artisti europei attirati a Roma dalla fama della nuova maniera caravaggesca che, con fulminea rapidità, in pochi anni, si era diffusa in tutta Europa.
Una esaustiva monografia su quel felice periodo artistico che fu il XVII secolo nei Paesi Bassi presenta, oltre a tutte le opere di Johannes Vermeer, dipinti di artisti celebri del suo tempo, tra cui Carel Fabritius, Pieter de Hooch, Emanuel de Witte, Gerard ter Borch, Gerrit Dou, Nicolaes Maes, Gabriel Metsu, Frans van Mieris e Jacob Ochtervelt. Le oltre ottanta opere pubblicate mostrano un versante dell'arte europea poco noto in Italia e ricco di fascino. Esse svelano "il mondo raffigurato dagli artisti olandesi del Seicento che ha l'aspetto e l'immediatezza del reale. Guardando i loro dipinti si ha quasi l'impressione di girovagare per quei paesaggi piatti, scanditi da città e campanili le cui silhouette si stagliano contro la vastità del cielo; di incontrare, nelle strade e nei cortili delle case, i distinti cittadini che costituivano la spina dorsale della potenza economica della piccola nazione; di essere testimone degli incontri di varia umanità - come quello tra madre e figlia - che gli artisti fissavano sulla tela in modo tanto efficace nelle loro descrizioni della vita quotidiana. Malgrado ciò, quando ci si avvicina a queste immagini si comincia a capire che, se è facile entrare nel loro mondo, comprenderlo è molto più arduo" (Arthur K. Wheelock, Jr.). Il volume è anche il catalogo della prima grande esposizione mai realizzata in Italia dedicata al massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo. La mostra alle Scuderie del Quirinale di Roma accoglie un'accurata selezione di opere.
Una preziosa raccolta di canti liturgici, con testi tradotti dal Graduale Romanum e musiche originali, già sperimentati e utilizzati nella Parrocchia di Bonemerse, Diocesi di Cremona.
Di ogni domenica e solennità del tempo di Avvento e Natale vengono proposti il canto di ingresso e di comunione, più i salmi e i cantici (anno A, B e C) nella traduzione ufficiale CEI del 2008, opportunamente adattata per rendere il testo più cantabile.
Il progetto, che si avvale della presentazione di Daniele Piazzi (Rivista di Pastorale Liturgica) è nato con l’intento di valorizzare il repertorio della liturgia latina romano-franca, rendendo cantabile e spiritualmente fruibile anche a una normale assemblea domenicale questo gioiello della tradizione.
Nella stessa collana saranno pubblicati i fascicoli degli altri tempi dell’anno liturgico: Quaresima e Pasqua, Tempo Ordinario, Feste del Signore e Solennità dei Santi.
Contenuti dello spartito
Testi e partiture per Voci e Organo.
Titoli Canti
Tempo di Avvento: Prima Domenica - Seconda Domenica - Terza Domenica - Quarta Domenica.
Natale del Signore: Messa vespertina nella vigilia - Messa della notte - Messa dell’aurora - Messa del giorno.
Tempo di Natale: Santa Famiglia di Gesù. Giuseppe e Maria - Maria SS: Madre di Dio - Seconda Domenica dopo Natale - Epifania del Signore - Battesimo del Signore
Doc Ebersole vive con il fantasma di Hank Williams, non solo in senso figurato, non solo perché è stata una delle ultime persone a vedere ancora vivo il leggendario musicista country, e non solo perché circolano un sacco di voci secondo le quali sarebbe stato lui a fornire ad Hank la dose finale di morfina che lo ha ucciso. Nel 1963, dieci anni dopo la morte di Hank, lo stesso Doc è devastato dalla dipendenza. Da quando gli è stata levata la licenza di esercitare il mestiere di dottore, vive in una squallida camera d'affitto nel quartiere a luci rosse nella periferia di San Antonio, Texas, dove esegue aborti e ricuce ferite ora da armi da fuoco ora da lame di vario tipo. Ma quando Graciela, una giovane immigrante messicana, fa la sua comparsa per farsi aiutare dal dottore, cominciano a verificarsi cose che hanno del miracoloso. Graciela ha una ferita al polso che non si vuole rimarginare, eppure è proprio lei che è capace di curare gli altri semplicemente col tocco delle sue mani. Chiunque la incontri finisce per essere trasformato in meglio, eccezion fatta per il rabbioso fantasma di Hank, al quale proprio non piace vedere Doc cavarsela bene. "Non uscirò mai vivo da questo mondo" è una vera e propria ballata di rimorso e redenzione che racconta come ricreare noi stessi e il nostro mondo grazie al più insignificante dei miracoli.
Salvatore Accardo è uno dei più famosi violinisti al mondo, nonché direttore d'orchestra. Vero talento musicale (anche se non si considera tale), prende in mano il violino per la prima volta nel 1944, a tre anni, quando il padre, un miniaturista di Torre del Greco, gliene regala uno mignon, e d'istinto suona "Lili Marleen". Dopo aver imparato a leggere la musica, grazie a un amico di famiglia che suonava la fisarmonica ai matrimoni, viene affidato agli insegnamenti (privati) di Luigi D'Ambrosio e nel 1952 finalmente ammesso, a soli undici anni, al conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, dove si diploma suonando tutti e ventiquattro i "Capricci" di Paganini. Inizia così la sua folgorante carriera, che lo porterà in giro per il mondo, offrendogli l'opportunità di incontrare i maggiori musicisti di ogni Paese. I suoi amici si chiamano Riccardo Muti, Claudio Abbado, Zubin Mehta, David Oistrakh e Astor Piazzolla. Ma anche Renzo Piano, Roberto Benigni, Gianpiero Boniperti, Dino Zoff, Alex Del Piero e Fabrizio De André. Il suo repertorio è davvero vastissimo, anche se Paganini ha segnato - e, in qualche modo, persino condizionato - la sua intera vita professionale. Accardo si racconta per la prima volta in queste pagine, svelando episodi inediti, per esempio che da giovane è stato un promettente portiere di calcio e che giocava di nascosto dal padre che lo voleva, appunto, violinista. O passioni segrete, come quella per i film di un altro napoletano d'eccezione: Totò.
L'abbiamo conosciuto con il vento tra i capelli, su una Lancia Aurelia guidata da Vittorio Gassman, nel "Sorpasso". Era bello, sorridente, felice e correva a tutta velocità verso il futuro. E invece la tragedia lo aspettava dietro l'angolo. In quel film e nella vita. Alcuni anni dopo, mentre Trintignant è sul set del "Conformista" di Bernardo Bertolucci, la scure del destino, impietosa, cala su di lui: la secondogenita Pauline muore in culla. Seguono anni duri, dolorosi, che però i grandi successi professionali in qualche modo addolciscono. Ma proprio quando la vita sembra aver compiuto il suo ciclo, l'anziano Trintignant, ormai nonno di quattro nipoti, viene colpito ancora una volta da una freccia avvelenata: sua figlia Marie muore, ammazzata di botte da suo marito, il cantante dei Noir Désir Bertrand Cantat. Un dolore così a settant'anni può essere fatale. Eppure Trintignant ancora una volta decide di vivere, di continuare a percorrere la sua strada che proprio quest'anno l'ha portato a vincere a 81 anni la palma d'oro a Cannes con il film "L'amour". In "Alla fine ho deciso di vivere" Trintignant ci racconta la sua storia, ripercorre la sua vita, quella vita che tanto gli ha dato e che forse troppo gli ha tolto.
Malgrado la distanza epocale che ci separa dagli scritti raccolti in questo volume, le parole di Morris appaiono oggi di una sorprendente attualità. Con una forte critica alla società moderna troviamo infatti la speranza in un'arte che riporti al centro l'individuo e la sua creatività. William Morris è considerato un precursore dei moderni designer, e ha avuto una notevole influenza sull'architettura del suo tempo. Sostenitore dell'artigianato nelle sue forme più tradizionali, come la pittura su vetro e su carta da parati, ha dato un importante contributo al rilancio delle arti tessili e ha fondato la Società per la protezione degli edifici antichi.
Si tratti di arti plastiche, musica, fotografia, cinema o letteratura, l'arte è un'attività eminentemente collettiva, una catena di cooperazione di cui l'artista è solo un anello. Egli si rifà ad altri artisti del passato o della propria epoca, chiama in causa artigiani e fabbricanti di materiali, collaboratori di vario tipo, intermediari che diffondono l'opera, critici che la discutono, pubblici contemporanei e futuri. Così concepita, l'opera si disvela nella sua genesi materiale e culturale, come un processo segnato da molteplici decisioni e interpretazioni che fanno del "mondo dell'arte" complessivamente inteso il suo vero "autore".
Questo volume riproduce alcune delle più interessanti e significative pagine del Codice e approfondisce l'interesse di Leonardo da Vinci per i campi più disparati, dalle fortificazioni militari all'anatomia, dalle macchine da guerra all'architettura civile, dagli studi sul volo all'ingegneria idraulica. Il Maestro toscano affronta queste tematiche seguendo la sua peculiare visione della realtà, alla ricerca di un equilibrio che unisce utile e bello, arte e scienza. Ecco allora che nascono dalla sua mente, e trovano forma sulle pagine del Codice, idee innovative per la realizzazione di strumenti, congegni e opere di ingegneria che sembrano anticipare i tempi. Sempre in bilico tra elaborazione teorica e intento pratico, il lavoro di Leonardo emerge dalle pagine di questo libro con tutta la sua forza visiva, offrendo al lettore un'ulteriore prova della modernità delle sue concezioni e fornendo il segno tangibile della grandezza di un genio senza tempo. L'alta qualità fotografica con cui sono state riprodotte le pagine del Codice permette di ammirare in questo libro dettagli fino a oggi accessibili ai soli studiosi. Nella sezione finale del volume, si trovano cinque codici QR che consentono di accedere a contenuti multimediali speciali, come ricostruzioni 3D delle macchine di Leonardo e disegni tecnici realizzati a partire dagli schizzi originali. Prefazione di Franco Buzzi.

