
Accompagnati dalla viva voce dello stesso Fabrizio, ricavata da appunti personali, brani di interviste e da centinaia di fotografie e documenti in buona parte inediti, con questo volume si entra nella storia più intima di De André. La poetica, l'etica, il genio e le contraddizioni dell'artista genovese in un'antologia completa, nuda e sincera, rigorosa nei contenuti e nella cura del progetto realizzato in stretta collaborazione con la Fondazione De André.
Le migliori battute di "Tutti pazzi per amore" divise per argomenti: Amore, Amicizia, Sesso, Genitori e Figli, Essere Nonni, Omosessualità, Bambini, Sogni e Fantasie, La Dura Realtà, Uomini e Donne, Come trovare il partner sbagliato, Ex, Suocere, Adolescenti, Il peggio del sesso maschile, Il peggio del sesso femminile, il Primo Appuntamento, Come dirsi addio nel modo peggiore. Ma oltre a questo sillabario della commedia (sentimentale e non) contemporanea, anche un'antologia di battute organizzate per personaggi. A chiudere il volume, un'appendice con tutte le cinquantadue risposte date al pubblico televisivo dall'ormai mitico tuttologo, il dottor Freiss, l'espertone in tutto.
Queste "opere in raccolta" segnano un punto di svolta nelle nostre conoscenze dell'autore. Questa nuova edizione non solo integra significativamente, attingendo a una vastissima e pressoché ignota produzione dispersa, il cosiddetto "canone Ambroise" (cioè il gruppo di opere che Sciascia stesso volle includere nei due volumi apparsi fra il 1987 e il 1991 a cura di Claude Ambroise), ma soprattutto mira a ricostruire, sulla base di un rigoroso studio di manoscritti e dattiloscritti, la genesi e la storia dei testi. I due volumi saranno organizzati per tipologie testuali: narrativa, testi teatrali, poesie e traduzioni poetiche (vol. I); racconti-inchiesta, "inquisizioni", cronachette e memorie (vol. II, tomo I); saggi letterari, storici, d'arte e civili (vol. II, tomo II). Li correderanno rigorose note ai testi, una bibliografia esaustiva degli scritti di Sciascia e un indice dei nomi (autori e opere citati, personaggi letterari).
Per quattro secoli ha goduto il privilegio di essere lui il "vero" Matteo. Da quando Giovan Pietro Bellori, il biografo di Caravaggio, ne aveva accreditato l'identità, nessuno più ne aveva messo in dubbio le credenziali. Poi, a metà degli anni Ottanta del Novecento, alcuni storici manifestarono un dubbio amletico: chi è il "vero" Matteo che Caravaggio ha raffigurato nella Vocazione di San Luigi dei Francesi? Sarà l'uomo dall'aspetto ben curato, la folta barba, sontuosamente vestito, che sembra indicare se stesso rispondendo alla chiamata di Cristo; oppure è il giovane senza barba, la testa fìssa sul tavolo a contare i soldi, che sembra non accorgersi nemmeno dell'entrata di Gesù in scena? Questa seconda ipotesi è stata recentemente riproposta, e nonostante il dibattito svoltosi a metà degli anni Ottanta sia caduto ben presto nel dimenticatoio, l'idea che il "vero" Matteo sia il personaggio a capotavola, rimane suggestiva, ricca di spunti interpretativi e tutt'altro che peregrina. Si tratta di un caso di dissimulazione, non insolito per l'epoca di Caravaggio, oppure di un abbaglio critico? Questo libro raccoglie i testi principali del dibattito svoltosi negli ultimi trent'anni su questo caso, per lo più inediti in Italia. Presentazione di Maurizio Cecchetti.
Genere ambiguo e sfuggente, che lega desiderio e soggettività, discorso amoroso e pulsione di morte, il melodramma è presente nel cinema italiano fin dagli albori, seppure con modi e intensità differenti. Invasivo, magniloquente e a tratti silenzioso, si attesta in modo stabile nella produzione nazionale con riprese d'autore, infiltrazioni nel tessuto della modernità, recenti ritorni di maniera e riflessioni che consapevolmente guardano alla realtà contemporanea.
Attraverso una serie di puntuali analisi filmiche, il volume offre una singolare cartografia del melodramma cinematografico italiano, tratteggiando un paesaggio franto e diseguale dove si alternano apici di alta e dirompente popolarità, e momenti di esistenza più discreta ed episodica.
Parlare di cinema viene proposto per la seconda stagione e raccoglie le schede di approfondimento dei migliori film dell’anno. Volume di interesse per gli spettatori più esigenti che non si accontentano della semplice visione del film, è anche un valido strumento rivolto agli operatori culturali, insegnanti ed educatori che utilizzano il cinema in contesti didattici ed educativi. Il Centro San Fedele fornisce così un vero e proprio vademecum per creare percorsi cinematografici tematici da sviluppare anche nei cineforum.
"I commenti ai migliori film dell'anno. Un valido strumento per vivere il cinema non solo da spettatori".
L'Autore
Andrea Lavagnini (1985), laureato in chimica industriale presso l’Università degli studi di Milano, ha trasformato in professione la sua passione per il cinema alla scuola di Ezio Alberione e del Cineforum San Fedele. Autore radiofonico e di fumetti, scrive di cinema per Duellanti e Aggiornamenti Sociali. Dal 2010 è responsabile dei progetti giovanili presso la Fondazione San Fedele.
Giuseppe Zito (1976), gesuita dal 1994, si è laureato in filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, in teologia presso la Facoltà teologica San Luigi di Napoli e in regia cinematografica presso la Loyola Marymount University di Los Angeles. Autore cinematografico vincitore di premi internazionali, ha scritto di cinema per La Civiltà Cattolica e Aggiornamenti Sociali. Dal 2010 è responsabile del settore cinema della Fondazione culturale San Fedele.
Nel processo e nella dinamica che impegna sul versante educativo, un’occasione è rappresentata dall’esperienza dell’attività teatrale che - se per le parrocchie si tratta di una storica esperienza da riprendere e rinnovare -, nella scuola fatica a essere assunta nel quadro globale della proposta formativa.
Proprio nella consapevolezza che il teatro è eminente forma d’espressione culturale, di trasmissione delle tradizioni e della dimensione religiosa della vita, l’Autore rilegge la proposta dell’attività teatrale inserita in ambito scolastico, ripercorrendo le origini del teatro sociale italiano e internazionale, e il suo ingresso nella dimensione scolastica come integrazione dell’offerta formativa.
Il libro vuole inoltre riflettere sul teatro come pratica pastorale, in grado di promuovere guadagni comunicativi e partecipativi per i giovani.
«... in un’epoca d’individualismo e di difficoltà a crescere [...] il teatro può fornire al mondo odierno importanti elementi di socializzazione, di riflessione, anche religiosa, contribuendo alla maturazione di una diffusa capacità
espressiva tra i giovani».
(CEI, Comunicazione e missione)
Autori
Tadeusz Lewicki, sacerdote salesiano, è nato in Polonia, dove ha completo gli studi filosofico-teologici con il master in teologia (specializzazione Storia della Chiesa alla Università Cattolica di Lublino, nel 1986). Successivamente ha studiato pedagogia all’Università Pontificia Salesiana, dove si è laureato in Scienze dell’Educazione specializzandosi, nel 1990, in Storia e Teoria dell’Educazione. Attualmente insegna alla Università Pontificia Salesiana e tiene corsi di storia e di teoria del teatro/spettacolo e di semiotica generale. È consulente per i gruppi di teatro in educazione e di diversi centri formativi di educazione teatrale in Polonia e in Italia. È inoltre membro di associazioni scientifiche e artistiche del teatro educativo e della comunicazione sociale.
Questo libro, scritto da una delle figure più note della teologia contemporanea, è qualcosa di simile a una piccola “sinfonia” che può aiutare il lettore a comprendere meglio tanto la musica quanto la religione – due fenomeni tipicamente umani fin dalla notte dei tempi –, per scorgervi le tracce del Trascendente.
Descrizione
«Il confine tra musica e religione è labile e sottilissimo. Ci sono momenti in cui è dato alla persona di aprirsi, al punto tale da avvertire nel suono infinitamente bello il suono dell’infinito» (Hans Küng).
Appassionato uditore di musica, il teologo Hans Küng indaga esemplarmente, in questo libro, il rapporto tra la musica di Mozart, di Wagner, di Bruckner e la religione. L’aspetto religioso, infatti, gioca un ruolo importante sia nelle opere di Mozart, sia nei drammi musicali di Wagner e nelle sinfonie di Bruckner. Il libro di Küng non è un trattato di teoria musicale, ma si rivolge a tutti coloro che desiderano sapere qualcosa di più sul rapporto profondo tra religione e musica, scoprendo in quest’ultima tracce della trascendenza.
Che cosa lega i diavoli mostruosi del Medioevo - figure ibride che mescolano i "portenti" esotici, gli esseri fantastici dell'antichità e la Bestia cristiana che incarna il Male - alle "Teste grottesche" di Leonardo da Vinci e alla fisiognomica dei criminali classificati da Cesare Lombroso? Come si passa dall'iconografia ingenua delle "Artes moriendi" del '400 ai diavoli umanizzati di Signorelli, al Minosse di Michelangelo nella Cappella Sistina o agli studi sulle deformazioni delle proporzioni umane di Dürer? Attraverso le metamorfosi di un tema artistico diffusissimo, Daniel Arasse ci introduce nel cuore del rapporto tra simbolo e realtà che percorre l'immaginario visivo. E ci illustra la trasformazione del Diavolo da icona dell'Altro assoluto - il Disumano - a ritratto del lato oscuro, difforme, perturbante dell'uomo stesso, che l'attività artistica interiorizza nella figura di un "Diavolo dal volto umano".
Cinque brevi storie sul tema di Natale, perfette per il momento della buonanotte.
Dai 10 mesi.
Apparso sin dagli esordi come un innovatore assoluto al pubblico abituato alla tradizione operistica italiana del direttore nascosto nel buio della fossa orchestrale, misuratosi tanto col melodramma che col repertorio sinfonico, Muti accompagna il lettore in un itinerario entusiasmante fra conservatori, sale di prove e teatri, sul palco e fra le quinte, offrendo episodi noti e inediti con protagonisti straordinari della musica degli ultimi cinquant'anni: da von Karajan a Sviatoslav Richter, da Carlos Kleiber a Placido Domingo. Al tempo stesso il maestro si sofferma sulla musica amata e vissuta, rivela le sue predilezioni e i dilemmi che ha dovuto affrontare, si interroga sul ruolo del direttore: semplice guida per i professori d'orchestra o vero regista del melodramma? Così questo libro non solo regala ai tanti fan la storia di uno dei più amati direttori d'orchestra del mondo, ma svela il segreto di uno stile interpretativo di inaudita espressività. Uno stile che ha mutato nel grande pubblico la percezione della musica. Arricchisce il volume un inserto di fotografie inedite tirate fuori dai cassetti di casa Muti.
Alla vigilia del bicentenario della nascita, il maestro Riccardo Muti dedica a Verdi questo libro che è insieme un omaggio appassionato al compositore e un viaggio nelle sue opere. Ed è anche un tentativo - da parte del suo massimo interprete assieme a Toscanini - di fargli riconoscere nella storia della musica l'importanza che merita. Se infatti Mozart o Wagner sono indiscutibilmente considerati giganti nei loro Paesi d'origine e nel mondo intero, da noi Verdi è spesso stato presentato come il compositore dei motivetti facili e orecchiabili ed è stato in molti casi eseguito senza rispetto filologico, come se le sue partiture potessero essere modificate e adattate a piacimento. Ma Verdi - argomenta Muti - è un genio assoluto, è il patriarca della musica italiana e, se pure mette in scena le grandi passioni umane, lo fa sempre nella cornice di una straordinaria raffinatezza e nobiltà delle espressioni. Nelle pagine di "Verdi, l'italiano", i lettori vengono quindi accompagnati a scoprire il vero fascino di questo musicista, scandagliando il perfetto accordo tra parole e note che fa di ogni sua opera un capolavoro di teatro. Ma la grandezza di Verdi sta anche nella tragedia dell'uomo moderno davanti a Dio come resa nel Requiem, nell'interpretazione dello spirito italiano che lo fece addirittura assurgere a bandiera del Risorgimento e in opere assolute quali Otello e Falstaff, frutti di una finissima consapevolezza dell'incedere verso il tramonto della vita.

