
Creatore di immagini e autore capace di tradurre nella scrittura la prospettiva inedita della visione aerea che gli veniva dall'esperienza di pilota, Antoine de Saint-Exupéry ebbe un lungo rapporto con la scrittura cinematografica. Autore di soggetti e sceneggiature, fotografo, documentarista e prima ancora spettatore esigente, Saint-Exupery inseguiva nelle storie di celluloide la carica immaginaria della poesia e del mito. Nei testi che compose per il grande schermo, finora inediti i n Italia, tornano così molti dei temi e personaggi che illuminano il suo universo romanzesco, come annota Paule Bounin nell'introduzione: "l'Inventore fantasista, con il suo pianoforte e le sue rose, trionfa su tutti i tecnici specializzati, il diamante viene gettato in mare insieme ai sogni di ricchezza, le voci fraterne trasmesse dalle onde radio sono il miglior legame tra gli uomini. E il mondo, passo passo, si allarga immensamente, fino al pianeta del Piccolo Principe".
"Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry, pubblicato nel 1943 negli Stati Uniti, nel 1946 in Francia e nel 1949 in Italia da Valentino Bompiani, è uno dei libri più letti al mondo. Pubblicando il libro pochi mesi prima della sua scomparsa, Saint-Exupéry lasciò la testimonianza più eloquente di un amore per il disegno che coltivò in effetti per tutta la vita. Di questa sua passione e di tutte le prove, i tentativi, gli esercizi da cui nacque "II piccolo principe" questo libro dà conto, offrendo un eccezionale corpus di disegni inediti raccolti tra numerosi collezionisti. Accanto ai disegni, alcune pagine manoscritte dell'autore, fogli volanti regalati a parenti, amici e compagne, pagine di taccuino, lettere e dediche illustrate... Prefazione di Hayao Miyazaki.
Il linguaggio delle parole e quello delle immagini si intrecciano nei dialoghi che Tiziana Bonomo ha avuto, insieme a Domenico Quirico, con alcuni dei fotografi del panorama italiano. Personalità diverse, ma accomunate dall'attenzione verso alcune tematiche, la testimonianza in prima linea, la sensibilità, il dubbio, la ricerca. Il primo numero della collana "Intrecciare parole e immagini" ha come protagonista il celebre fotoreporter Ivo Saglietti con il quale è iniziato il racconto sulle "Rivoluzioni". Guardare le foto di Saglietti e leggere le parole di Quirico è fare un salto nell'umanità che combatte senza esitazione e affronta la fatica e il dolore di un destino avverso.
Il volume è una biografia critica, che riassume in un discorso unitario, insieme al lavoro dell'architetto Giuseppe Terragni (1904-1943), l'analisi della sua formazione culturale, dell'impegno intellettuale e politico e il rilievo tragico assunto dalla sua vita negli ultimi anni.
Tutti sappiamo dire qualcosa di fronte a un bellissimo tramonto, ma spesso siamo inibiti di fronte a un capolavoro conclamato. L'arte in realtà è più vicina di quanto sospettiamo, è legata alla vita vera molto più di quanto immaginiamo, addirittura potremmo dire che nasce con noi... Dal Guggenheim di Bilbao alle cattedrali gotiche, da Magritte a Picasso, da Duchamp a Warhol, Juanjo Sàez percorre un viaggio tra i fatti e i personaggi più importanti della storia dell'arte moderna: sfatando miti, rompendo tabù, mette a nudo e si mette a nudo, in un gioco stilistico che passa con leggerezza e humour dal saggio al fumetto all'autobiografia. Espressione della nuova Spagna creativa, con le sue tavole a colori, le vignette e le battute vivaci, lo stile colloquiale e la dolcezza di una conversazione casalinga, l'autore rende finalmente l'arte di oggi chiara, interessante, accessibile e soprattutto viva. Juanjo Sàez è nato a Barcellona nel 1972. Disegnatore e protagonista della scena underground della città, ha lavorato per importanti campagne pubblicitarie e collabora regolarmente con quotidiani e riviste.
La Nona Sinfonia, un simbolo di libertà e di gioia, è stato il tentativo più grandioso da parte di Beethoven di aiutare l'umanità a trovare la propria strada fuori dall'oscurità e verso la luce, dal caos alla pace. Eppure quell'opera era nata in un'epoca di dure repressioni: i Borboni, gli Asburgo e i Romanov usavano ogni mezzo per soffocare la sete di libertà e il malcontento popolare nato sulla scia della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche. Per colmo di ironia, questo inno alla fratellanza universale venne eseguito per la prima volta a Vienna, la capitale di una nazione che Metternich stava trasformando nel primo moderno stato di polizia. La prima della Nona, il 7 maggio 1824, fu l'evento artistico dell'anno. L'opera resta una deiie composizioni più innovative e influenti neila storia della musica un punto di riferimento e una fonte di ispirazione la cui risonanza dura ancora oggi. Con una scrittura sempre brillante e ricca di dettagli rivelatori, Sachs racconta quanto la Nona abbia stupito e disorientato i suoi primi ascoltatori. Ma ben presto, per le successive generazioni di artisti creativi, l'ultima sinfonia di Beethoven diventò un modello da cui trarre ispirazione e il suo autore finì per incarnare il culto romantico del genio. In una lettura anticonvenzionale e provocatoria, il capolavoro della musica occidentale diventa così una lente che permette di comprendere la politica, l'estetica e il clima complessivo di un'epoca.
La vicenda umana e artistica di Toscanini attraversa il Novecento, non solo musicale, con la forza di una leggenda d'altri tempi. Dall'accidentale esordio come direttore d'orchestra a Rio de Janeiro nel 1886, fino alla famosa aggressione dei fascisti durante un concerto a Bologna nel 1931, dall'esilio americano al centro della comunità antifascista al concerto di riapertura della Scala di Milano nel 1946.
In questo volume dedicato ai kilim, Taher Sabahi parte da un suggestivo ricordo personale che risale all'infanzia a Teheran, quando i venerdì di festa in gita con la famiglia, "sdraiati o seduti sui nostri due kilim, stesi sull'erba all'ombra dei gelsi, godevamo dell'aria meravigliosa che si respira alle pendici dei monti Alborz". Le più antiche testimonianze della tessitura kilim provengono dall'Anatolia, da dove la produzione si diffonde in tutto il Vicino e Medio Oriente, dall'Egitto all'Iran, in Asia Centrale, fino all'India e alla Cina. Diversamente dai tappeti annodati, i kilim sono tessuti piani e il loro minore spessore li destina a diverse funzioni: non solo complementi d'arredo come tappeti, ma anche divisori di dimore tribali, interni di tende, coperture, sacche da trasporto, tovaglie da mensa, gualdrappe e bande per fissare il carico sulle selle dei cavalli. Forse proprio questa destinazione più utilitaria ha fatto sì che fino a pochi anni fa i kilim non fossero particolarmente ricercati da collezionisti ed estimatori. Oggi, tuttavia, essi sono oggetto di studio, collezionismo e di un diffuso apprezzamento sia per le qualità artistiche, sia per il valore storico ed etnografico. L'autore raccoglie, organizzandole per aree di produzione, le testimonianze più significative di un'arte molto pregiata, risalendo dagli esemplari più antichi alla produzione attuale.
Rykwert si interroga sul modello di città che gli abitanti elaborano o sognano. E lo fa analizzando anzitutto la situazione che coincide con l'origine stessa della città in senso moderno, il "rito etrusco" che fondava la città romana. Rykwert dimostra come la configurazione dell'urbe, con le sue mura, le porte, il foro, i templi, costituisse anche e soprattutto una forma simbolica nella quale si rispecchiavano i miti, i rituali, le credenze di tutta una civiltà. E si tratta di credenze collegabili, con accostamenti illuminanti a fenomeni e testi di varie civiltà arcaiche: indiane, africane, amerindie.