
Il volume è il catalogo della mostra di Roma (MAXXI, 24 febbraio - 30 aprile 2006). La mostra, a cura di Paolo Colombo, presenta una selezione di opere recenti di Francesco Clemente che affrontano la questione della spiritualità: dodici tele filosoficamente radicate nell'iconografia indiana (i quadri della serie Tandoori Satori), e quattordici pastelli inediti di sobri colori sanguigno e nero, Valentine's Keys, realizzati nel 2006, che fanno diretto riferimento all'iconografia cristiana.
Il volume è il catalogo della mostra di Roma (MAXXI, 24 febbraio - 30 aprile 2006) dedicata a Iran do Espirito Santo, l'artista di origine italiana che vive e lavora a San Paolo in Brasile. La mostra presenta una serie di installazioni e sculture che illustrano, in maniera completa, l'aspetto prettamente psicologico e visivo della ricerca sulla percezione della realtà compiuta dall'artista nell'oggi contemporaneo.
La nascita del Redentore e la sua Passione, morte e Risurrezione con gli occhi dei personaggi piu disparati della cultura, da Socrate a Ulisse, da Antigone al fra Cristoforo di Manzoni. C'erano oggi i Magi non e la favola bella del Natale, tanto bella perche tutta sogno e niente realta; e invece il dramma di tutti gli uomini che sono provocati dalla Sua venuta a prendere posizione: pro o contro Cristo, con superficialita, ma anche con passione, quella che sfocia nella gioia della fede, come per i Magi e la bella Ester, o nel doloroso rifiuto di Erode, che non perde per questo la sua grandezza". In Perche e giorno i "quadri" di un'impensata visione di Socrate sono scolpiti nella luce. Dal Natale alla Pasqua Lei (Maria? La Chiesa?) presenta a Socrate il Santo Felice e il Santo Angosciato, Antigone e Lodovico-Ulisse-Cristoforo... Il pane e il vino del dramma redentivo trovano il loro tragico avversario nella coppa della cicuta. "
Tutti ricordiamo l'immagine di Alan Kurdi, il bambino di tre anni annegato sul finire dell'estate 2015 nel Mar Egeo mentre con la famiglia cercava una nuova vita lontano dalla guerra in Siria. Anche oggi che l'onda emotiva si è calmata e in varie parti del mondo occidentale soffiano venti diversi, ci torna in mente con grande vivezza, fosse pure soltanto nel giorno dell'anniversario, dietro la sollecitazione dei media. Si è radicata saldamente nella nostra memoria. Perché proprio quella piccola foto? Si tratta di un caso di esaltazione mediatica collettiva o di una manifestazione singolarmente intensa dei nostri sentimenti più umani? È solo frutto della cultura della nostra epoca, che segna ogni cosa con lo stigma della velocità e della diffusione, o affonda le sue radici in una storia più antica, iniziata con le prime fotografie alla metà dell'Ottocento? Fausto Colombo, uno dei nostri più importanti sociologi della comunicazione, affronta queste domande non limitandosi a utilizzare gli strumenti scientifici dello studioso, ma mettendosi anche in ascolto delle proprie emozioni di spettatore tra gli altri e cercando l'origine della propria commozione di fronte all'immagine di quello sfortunato bambino. Ecco allora il suo 'diario di viaggio'. La ricostruzione delicata della storia della famiglia di Alan e quella della velocissima diffusione delle immagini attraverso i social, rilanciate e ridisegnate da utenti comuni e da grandi artisti. L'analisi della forza simbolica dell'immagine già agli albori della storia della fotografia, con il suo profondo legame con il tempo e la morte. Il racconto delle storie delle più famose immagini giornalistiche di guerra o sofferenza, diventate icone in grado di segnare la storia, e dei reporter a cui quello scatto spesso ha cambiato la vita. La riflessione sul discorso umanitario e sulla potenza del dolore infantile. Un'indagine nei meccanismi comunicativi e nel sentire umano fino all'ultima domanda: la nostra compassione vincerà la sfida dell'empatia? Sapremo riconoscere nell'immagine di Alan, e attraverso essa nelle altre vittime come lui, un nostro figlio, uno dei nostri piccoli fratelli nella famiglia umana che ci lega tutti in un'unica comunità di destino?
Nel settembre del 2006 Benedetto XVI visitò il Santuario del Volto Santo di Manoppello (Pescara) dove è conservato un volto di Gesù impresso su di un sottilissimo velo. Da allora Manoppello è diventata meta di numerosi pellegrinaggi da tutti i continenti ma il Volto Santo resta ancora poco conosciuto e la devozione nata attorno ad esso attende di essere studiata a fondo. L'edizione della Relatione historica del teologo e predicatore cappuccino Donato da Bomba (morto nel 1649) vuole contribuire alla ricostruzione della storia del Volto di Manoppello e all'apertura di nuovi cantieri di ricerca.
Uscito per la prima volta nel 1997, questo volume non ha perso nulla della sua validità: rimane infatti lo strumento editoriale di riferimento per i collezionisti e i mercanti di cornici in Italia. Curato da tre specialisti, esaurisce il tema attraverso un repertorio di 120 esemplari significativi dal Cinquecento ai primi anni dell'Ottocento.
Ogni cornice è corredata da un'esauriente scheda critica.
Il catalogo della grande mostra monografica dedicata a Luigi Valadier, che segue e amplia quella tenutasi alla Frick Collection di New York nel 2018.
Esponente più illustre e dotato di una famiglia di argentieri proveniente dalla Francia, Luigi Valadier (1726-1785) lavorò per buona parte del Settecento per i papi, i principi e le più aristocratiche e ricche famiglie romane sinché la sua fama raggiunse tutta l'Europa, ricevendo rilevanti committenze da Francia, Inghilterra e Spagna.
La sua inarrivabile tecnica nel lavorare l'argento e il bronzo lo portò a sviluppare un gusto e uno stile - partendo da un rigoglioso e decorativo barocco di impronta soprattutto francese, rocaille o rococò, che si sviluppò poi in un linguaggio più contenuto e sofisticato, culminato nel neoclassicismo - assolutamente all'avanguardia, che ne ampliò la dimensione artistica da quella di grande artefice di arredi sorprendenti a realizzatore di imprese più ambiziose e monumentali.
I suoi lavori rendevano omaggio al grande insegnamento di Giovanni Battista Piranesi, alla devozione verso i monumenti della Roma antica e le venerate statue dell'antichità, ricomposte in creazioni solenni come i centrotavola (desers) concepiti quali veri e propri monumenti da tavola, candelabri, altari, orologi, arredi da mensa e arredi sacri.
Nessun luogo meglio della Galleria Borghese può assolvere l'impegnativo compito di celebrare Valadier, poiché egli fu una figura emblematica per l'aspetto che la Villa andava assumendo nella seconda metà del XVIII secolo grazie al rinnovamento voluto dal principe Marcantonio Borghese e affidato all'architetto Antonio Asprucci, e che attraverso la compresenza di pittori, scultori e artigiani condusse all'elaborazione di uno stile che sarà a sua volta determinante per la nuova cultura e la nuova immagine che da Roma si sarebbe irradiata in tutta l'Europa.
Per far emergere l'importanza determinante che Valadier ebbe nella cultura figurativa del Settecento europeo la mostra dà ampio spazio anche alle sue imprese più ambiziose e monumentali, sacre e profane, riunendo sia i bronzi di grandi dimensioni sia le sculture religiose che di Roma rappresentano il volto cristiano.
Nato dal desiderio di raccontare la tragicità della scultura moderna a confronto con la classicità del passato, il volume, a corredo dell’importante rassegna romana, racconta l’opera di uno dei più grandi artisti del ’900, Alberto Giacometti, in dialogo con i capolavori della Galleria Borghese, luogo per definizione della scultura.
Come scrive Anna Coliva: “Incontrando le forme sinuose e bianche della Femme couchée qui rêve attraverso le quali si scorgono quelle della Paolina di Canova, il cui volto è riflesso, sull’altro lato, nella Tête qui regarde; nel passo pesante dell’Homme qui marche, in cui risuona l’eco di quello affaticato di Enea sotto il peso di Anchise; nella Femme qui marche, nera e misteriosa come le sfingi di basalto della Sala egizia; nell’equilibrio instabile dell’Homme qui chavire, fuori asse e pronto a perdere l’equilibrio come il David di Bernini; ecco, di fronte a tutte queste opere il visitatore percepirà che le sculture di Giacometti creano attorno a sé l’alone volumetrico di una drammatica cornice immateriale, invisibile ma sensibile.”
Curato da Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese, e da Christian Klemm, illustre studioso dell’opera di Giacometti e realizzatore delle monografie più importanti sull’artista, il volume presenta circa quaranta opere (bronzi, gessi e disegni) dello scultore svizzero; dall’originale confronto con i capolavori antichi conservati nelle diverse sale della Galleria emerge tutta l’energia bruciante dell’arte di Giacometti, che indaga la profondità vitale dei soggetti, scavandone l’anima fino a “ridurre all’osso” la figura umana.
Giacometti. La scultura comprende i testi di Anna Coliva, Casimiro Di Crescenzo, Christian Klemm, Mariastella Margozzi, il catalogo e l’elenco delle opere, gli scritti di Alberto Giacometti, la cronologia di Alberto Giacometti e una selezione delle esposizioni e della bibliografia.
La presente pubblicazione è dedicata a Domenico Zampieri, detto il Domenichino (1581-1641). L'accettazione del "modello" ideale (si forma come allievo e collaboratore dei Carracci e osserva i grandi modelli rinascimentali) non gli impedisce di praticare un realismo certamente mediato da studi e teorizzazioni ma nutrito di sincera attenzione e sorretto da una straordinaria abilità tecnica, come dimostrano i suoi capolavori romani: le Storie di santa Cecilia, la Caccia di Diana, gli affreschi in Sant'Andrea della Valle.
L'arte sublime di Antonio Canova e la "villa più bella del mondo", come egli stesso amava definire la Galleria Borghese, per una monografica ambientata nel luogo tanto caro allo scultore nel 250° anniversario della sua nascita e nel bicentenario della "Paolina Borghese Bonaparte come Venere Vincitrice". La mostra intende illustrare da una parte le complesse relazioni tra Canova, il principe Camillo Borghese e la famiglia Bonaparte, per la quale egli elaborò la particolare tipologia del ritratto divinizzato in scultura, di cui si presentano altri esempi da confrontare con quello di Paolina come Venere Vincitrice. Dall'altra si vuole ripercorrerne la carriera seguendo, attraverso oltre cinquanta opere provenienti dai più grandi musei del mondo, la continua rielaborazione, dalla fine degli anni Ottanta del Settecento, del tema di Venere: oltre ai grandi marmi, disegni, tempere, monocromi, dipinti, bozzetti in creta e terracotta per un esempio eloquente del metodo di lavoro di Canova.
Anna Coliva e Mario Codognato, curatori della mostra e autori, tra gli altri, dei saggi in catalogo, esponendo Damien Hirst nella Galleria Borghese, hanno compiuto un'operazione culturale straordinaria. L'artista inglese, assoluta e controversa celebrità del mondo artistico contemporaneo, non ha realizzato un progetto site-specific per il museo, eppure le sculture prodotte nel corso degli anni e la nuova serie dei dipinti Color Space sembrano assolutamente e indubitabilmente concepiti per legarsi alle opere, ai colori, alla materia antica e moderna che la Galleria Borghese conserva, e di cui è integralmente tessuta.

