Don Camillo è una delle figure letterarie contemporanee più amate: il suo stile esuberante è ancora molto apprezzato ed è in grado di trasmettere un insegnamento a partire dai racconti del suo inventore Giovannino Guareschi. Gli spunti di riflessione tratti dagli episodi che vedono protagonisti il prete della Bassa, il sindaco comunista e il Crocifisso dell'altar maggiore sono molti e suggestivi. Tra tutti spicca, però, il tema dell'agire umano. Don Camillo e gli altri personaggi della brigata, in fondo, aiutano con le loro vicissitudini di paese a capire dove sta di casa il bene e come evitare il male. Si può così apprendere una "morale" (non moralista), che si fonda sull'insegnamento cristiano e il buonsenso umano a partire da storie che emozionano, fanno sorridere e lasciano un pensiero profondo. Di più: sono capaci di spiegare altisonanti concetti (persino filosofici e teologici) con parole semplici, adatte a tutti. Introduzione di Riserbato Davide.
"La Divina Commedia" rappresenta da sempre un punto d'incontro sublime tra Fede e Poesia. Ma la fecondità della penna poetica di Dante, la sua capacità di disegnare un universo onirico potente dalle mille sfaccettature non si possono comprendere se non si leggono alla luce del Catechismo e della dottrina Cattolica. In questo viaggio attraverso le terzine dantesche, l'autore mette in evidenza la perfetta corrispondenza tra verità cristiana e rielaborazione poetica, mostrando come il tesoro del Magistero cattolico si ritrovi interamente nella "Divina Commedia". Quasi un Compendio del Catechismo in versi, si potrebbe definire: prima ancora che poeta, Dante si rivela uomo di fede profonda, consapevole che la ricerca appassionata e sincera di Dio trova pieno compimento solo nel seno materno della Chiesa Cattolica.
Il volume raccoglie gli scritti editi e inediti di Romano Guardini su Dostoevskij. Le figure religiose nelle sue opere: il popolo, le donne devote, i miti e il sacro, gli uomini spirituali, il pellegrino Makàr, l'angelo, la ribellione, La Leggenda del Grande Inquisitore e Ivan Karamazov, Kirìllov, il simbolo di Cristo, la figura di M?skin, l'Idiota. I temi: il paganesimo, l'ateismo, l'espressione religiosa e il male, il tramonto dei valori cristiani. Come afferma Guardini emerge "l'intensità religiosa" e "il modo di esprimere il sacro" nella "creazione di Dostoevskij".
Un uomo del Medioevo, immerso nel suo tempo. Questo il Dante che ci racconta un grande storico in pagine di vivida bellezza. Dante è l’uomo su cui, per la fama che lo accompagnava già in vita, sappiamo forse più cose che su qualunque altro uomo di quell’epoca, e che ci ha lasciato la sua testimonianza personale su cosa significava, allora, essere un giovane uomo innamorato o cosa si provava quando si saliva a cavallo per andare in battaglia. Alessandro Barbero segue Dante nella sua adolescenza di figlio d’un usuraio che sogna di appartenere al mondo dei nobili e dei letterati; nei corridoi oscuri della politica, dove gli ideali si infrangono davanti alla realtà meschina degli odi di partito e della corruzione dilagante; nei vagabondaggi dell’esiliato che scopre l’incredibile varietà dell’Italia del Trecento, fra metropoli commerciali e corti cavalleresche. Il libro affronta anche le lacune e i silenzi che rendono incerta la ricostruzione di interi periodi della vita di Dante, presentando gli argomenti pro e contro le diverse ipotesi e permettendo a chi legge di farsi una propria idea, come quando il lettore di un romanzo giallo è invitato a gareggiare con il detective e arrivare per proprio conto a una conclusione.
Oltre a essere un capolavoro del Novecento e uno dei libri più letti di sempre, Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien è un'opera-mondo che al suo interno contiene di tutto, dalla filologia alla poesia, dalla filosofia all'etica. Ma per prima cosa parla a noi, uomini del XXI secolo, da destra a sinistra, dagli atei ai credenti, dai pagani ai cristiani, dai modernisti agli antimodernisti. Questo volume vuole essere un commento guidato al capolavoro di Tolkien, capitolo per capitolo, alla luce dei maggiori studi sull'argomento e lontano dalle solite letture manichee e allegoriche che ne hanno svilito l’importanza di “classico”. L'invito è quello di leggerlo sul serio, e magari rileggerlo, per scoprire sempre nuovi spunti, senza ridurlo a santino politico o religioso.
Quale ricchezza apporta alle nostre vite e alla nostra «comune umanità» l'educarci alla lettura della poesia? Quale spazio di verità apre il testo poetico in ciascuno di noi e quale bisogno di utopia sollecita e soddisfa? E come leggere un testo poetico, entrando nella sua logica formale di «gioco normato», senza perciò perderne l'anima? Queste e altre domande costituiscono il filo conduttore del nuovo libro di Giusi Verbaro - quasi un testamento, a tre anni dalla sua scomparsa - dedicato all'esperienza della lettura poetica. Le tracce nel labirinto è un racconto della poesia, insieme suggestivo e rigoroso, rivolto a chiunque voglia avvicinarsi ad essa, e in particolare a quanti - docenti, critici, operatori culturali - siano tramite tra la poesia e il corpo sociale, tra la poesia e le giovani generazioni. Il libro nasce dalla profonda esperienza della scrittura poetica e dalla lunga militanza culturale di Giusi Verbaro, dai suoi laboratori nelle scuole e dalla sua ampia attività di comunicazione della poesia, di cui si sottolinea qui con forza la valenza sociale e la funzione integratrice. Per «educare alla poesia», il discorso è condotto in tre direttrici: una dedicata alle modalità e al senso della lettura e della «seduzione» poetica, una attenta alla tecnica del testo e ai suoi istituti ritmico-prosodici, e un'ultima alla complessa e affascinante vicenda della poesia novecentesca, di cui si delinea un quadro sintetico ed efficace, anche grazie a un prezioso repertorio di testi che compongono quasi un'antologia essenziale della poesia contemporanea. Una felice fluidità espressiva, priva delle asperità dell'approccio scientifico ma insieme rigorosamente ancorata al corpo testuale, fa di questo libro un esempio di alta divulgazione del discorso poetico e un irrinunciabile viatico all'incontro di tutti e di ciascuno con la poesia.
L'edizione, rivista e ampliata con l'aggiunta di 100 voci, del fortunato Dizionarietto che ricostruisce la "carta d'identità" della nostra cultura e permette di riscoprire la più formidabile macchina per pensare (e per sentire) mai elaborata: la lingua greca. Chi ha detto che il greco è marginale nel panorama delle lingue moderne o, peggio, che il greco antico è una lingua morta? Paolo Cesaretti e Edi Minguzzi propongono ai lettori una cavalcata interdisciplinare attraverso le parole (da "Abissale" a "Zoologia"), mostrando come l'universo linguistico greco sia il serbatoio concettuale di 3000 anni di cultura occidentale. Lo dimostrano anche i neologismi che hanno caratterizzato le scienze negli ultimi secoli (dalla fisica alla cibernetica, dall'economia alla psicoanalisi). Per ogni lemma si presentano l'etimologia, la fortuna culturale, gli esiti, spesso paradossali, nella lingua comune, le curiosità e l'uso, con brevi citazioni di passi greci proposti nell'originale, trascritti e tradotti.
"I promessi sposi. Dietro le quinte del grande romanzo" è una rilettura del capolavoro di Alessandro Manzoni al di là di schemi e interpretazioni cristallizzate dell'opera, nella prospettiva di cogliere il sugo della storia, episodio dopo episodio, alla ricerca di risposte su tante curiosità che sorgono al lettore e di quanto è nascosto dietro le quinte del palcoscenico. Tante sono le piste di ricerca e le domande che il saggio pone: se il manoscritto ritrovato fosse reale come Manzoni ha scritto all'amico Grossi in una lettera ora scomparsa? Quali sono le vere ragioni per cui il romanziere ambientò la storia proprio negli anni in cui vivevano due suoi parenti delinquenti: Bernardino Visconti (da parte di madre), meglio noto come l'Innominato, e Gian Giacomo Manzoni (da parte di padre), appaltatore di delitti, processato come untore nel 1630, al cui seguito erano molti bravi? Da quale prete contemporaneo ha tratto ispirazione Manzoni per don Abbondio? Come andò il processo alla monaca di Monza? E come finì il suo amante? Era lecito il matrimonio di sorpresa nel Seicento? Perché compaiono più osterie che chiese nel romanzo? A tante altre domande cerca di dare risposta Giovanni Fighera accompagnandoci alla scoperta dell'attualità e della modernità di un'opera che sa parlare al lettore di ogni tempo.
"Dio fra le righe" è una vera e propria incursione nella letteratura contemporanea tesa a individuare come la domanda religiosa sia presente in tanta letteratura insospettabile. Indagando scrittori come Cormac McCarthy, Colum McCann, Chaim Potok, Wendell Berry, Eric-Emmanuel Schmitt... si scoprono riflessioni sagaci sulla fede e la grazia, l'incarnazione e l'amore, la resurrezione e il perdono. In queste pagine è possibile rintracciare come la questione spirituale venga affrontata da numerosi narratori di oggi, atei e non, capaci di indagare il mistero della fede con uno sguardo intriso di poesia e di sapienza: le tematiche religiose non vengono sottaciute né eliminate dai maggiori autori di best seller. Postfazione di Nicola Lagioia.
«Dal Timeo di Platone viene quasi tutto ciò che vale la pena ricordare». Così afferma Piero Boitani fin dalle prime pagine, in procinto di incamminarsi nel percorso interpretativo di uno dei dialoghi platonici più letti e più fecondi, che qui compare in appendice nella nuova traduzione di Federico M. Petrucci. Del resto, cosa avrebbero potuto scrivere, senza il Timeo, Aristotele e Filone d'Alessandria, Agostino e Boezio, Dante e tanti altri sino all'epoca moderna? L'idea è quella di percorrere i sentieri del linguaggio figurato che da Platone portano a Dante, conducendo il Timeo, appunto, fino in Paradiso. Sentieri spesso obliqui, nascosti, mimetizzati, che arrivano all'epoca cristiana, nella quale il linguaggio «per miti verosimili» del dialogo continua ad avere fortuna, ma deve trovare una diversa giustificazione. Leggere la Scrittura con Platone si può, ma occorre cercare i modi giusti, tanto più che il Timeo affronta i nodi capitali della Creazione e della Bellezza. Boezio e la Scuola di Chartres sono gli eredi diretti di questa tradizione, con esiti sorprendenti dal punto di vista poetico e filosofico. Ma esistono anche discendenze indirette, che qui Boitani ricostruisce con maestria: Plotino, con la sua devozione al Bello; Agostino, che lotta con il problema della Creazione e fonda la nuova visione della Scrittura come umile e sublime a un tempo; Gregorio, il Papa narratore, esegeta e poeta, Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e poi Dante, che si avvicina sempre più al platonismo man mano che si addentra nel Paradiso. Pagina dopo pagina prende forma l'albero genealogico dell'unico dialogo platonico conosciuto nel medioevo, con l'origine verso il basso, ma con un occhio puntato verso il tronco biblico e i rami frondosi del Bello e del Sublime. Boitani racconta questa vicenda cruciale della cultura occidentale con tutto l'entusiasmo - Platone direbbe la mania - di cui è capace, ricostruendo un'avventura intellettuale unica nella storia.
Nell'Ottocento e nel primo Novecento in Italia la produzione letteraria femminile ha conosciuto una grande vivacità, confrontandosi con la totalità dei generi: la narrativa, le scritture personali (lettere e diari), la saggistica, la poesia, le narrazioni di viaggio, il teatro, le biografie, il giornalismo. Questa raccolta propone, per la prima volta nell'editoria italiana, testi di quasi cento autrici, alcune più note, altre sconosciute. Ci sono le donne del Risorgimento, come Cristina Trivulzio di Belgiojoso, che hanno colto le opportunità offerte da una vita di trasferimenti e sradicamenti come ispirazione per la loro scrittura e quelle della generazione successiva, dell'Italia unita, pronte a dare un respiro universale a realtà locali (la Napoli di Matilde Serao, la Sardegna di Grazia Deledda...) descritte con uno sguardo che abbina indagine esistenziale e interpretazione sociale e storica. Le scrittrici del primo Novecento, poi, vivono spesso il peso di forti condizionamenti in una società in mutamento: Sibilla Aleramo ce ne offre un esempio nella dimensione asfissiante del piccolo paese che mortifica l'esistenza della protagonista di Una donna. La prima parte del volume ospita due saggi: il primo, di Silvia Tatti, affronta le costanti, le specificità e le sfasature della scrittura delle donne nel lungo arco cronologico preso in considerazione; il secondo, di Chiara Licameli, ricostruisce il lavoro d'archivio e documentazione necessario per restituire la memoria dell'importante produzione del periodo. La ricca raccolta di brani presenta, per ognuno, una breve presentazione biografica dell'autrice e un'analisi critica del testo, per consentire al lettore di coglierne gli aspetti più significativi.
Una specie di Dizionario delle opere che si presenta come un Dizionario degli autori: così l'autore presentava la prima edizione delle sue Letture. Questa nuova edizione aggiorna la prima e aggiunge al valutazioni critiche che arrivano fino al 2022. L'attenzione ad alcuni autori come Montale, Kundera, Pound, Raboni assume dimensioni monografiche, ma non mancano libri di autori minori. Un libro venato da uno stile che non fa sconti e denota una curiosità intellettuale che sfocia in personalissime valutazioni critiche.