Le lettere di Paolo sono i testi più antichi del Nuovo Testamento, così antichi che al momento della loro redazione il cristianesimo non esiste ancora. Ci raccontano di giudei e greci che credono che Gesù di Nazareth, un predicatore galileo morto crocifisso, sia il Messia. La loro non è la fede generica in un dio amorevole che ricompenserà i suoi devoti: il Regno di Dio è il risultato dell'imminente scontro apocalittico in cui Cristo sconfiggerà le forze del male, e il vangelo deve essere annunciato alle nazioni affinché si schierino dalla parte giusta. Se il quadro generale è chiaro, assai meno lo sono i dettagli: Paolo non ha elaborato una teologia coerente e sistematica, né ha fondato un'organizzazione gerarchica dei credenti; l'annuncio del vangelo ha dato vita a una ekklêsia, ma non c'è ancora una chiesa. Questo libro tenta di ricostruire quello che nei testi si trova solo in forma frammentaria e implicita, un "manuale di istruzioni" per prepararsi all'apocalisse: come si fa a vivere in un mondo condannato alla distruzione? come vanno riconfigurati i rapporti sociali? che cosa è lecito e che cosa è proibito? In altre parole: che cosa significa rivestirsi di Cristo e diventare uomini nuovi?
In queste riflessioni spirituali sui racconti di passione l'arcivescovo di Firenze scandisce le varie tappe dei racconti di passione inserendo in filigrana al testo evangelico il contributo dell'esegesi storico-critica. In questa trama appaiono spunti essenziali di taglio teologico e spirituale, perché quelle pagine sono destinate a proporre significati che coinvolgono il lettore provocando una sua scelta esistenziale. Gli scritti evangelici sono un «grande codice» della nostra cultura occidentale. Senza di essi sarebbe indecifrabile un'immensa porzione delle opere artistiche letterarie, musicali. Per questo conoscere quelle pagine è necessario anche a chi ha lasciato alle spalle la sua matrice cristiana.
In questo libro l'autore, partendo dalla sua personale esperienza in uno dei paesi più secolarizzati al mondo, la Svezia, lancia un appello affinché si prenda coscienza delle risorse apologetiche contenute del Nuovo Testamento. L'esempio di Gesù, Paolo e Pietro e il modo in cui hanno interagito con una vasta gamma di interlocutori confermano la convinzione che il vangelo può essere spiegato e difeso, anche oggi. I cristiani, infatti, hanno bisogno di assumersi, oggi più che mai, le proprie responsabilità nel campo dell'apologetica, per spiegare e difendere ciò che credono. Questa è la conclusione e il messaggio di Gustavsson: "è abbastanza chiaro che chiunque vuole comunicare la fede cristiana deve essere in grado di spiegarne il contenuto e di difenderne la verità".
Giuda Iscariota? Certo. San Pietro? Anche. Il re Davide? Pure lui. E, come loro, Esaù, Dalila, Saul e un'altra cinquantina di personaggi biblici. Uomini e donne che per motivi diversi hanno tradito genitori, fratelli, coniuge, figli, amici, il loro popolo e persino Dio. La Bibbia non racconta soltanto vicende ammirevoli, educative, consolanti: conosce l'«impasto» umano. E se riferisce quei fatti, il motivo è un altro: la misericordia, lo sguardo d'amore di Dio trasforma gli errori in occasione per la salvezza (e la santità) personale e degli altri. A conferma che nella vita si può sempre ricominciare da capo. Ogni giorno. Anzi, ogni pomeriggio. Perché proprio un venerdì pomeriggio, a un uomo che aveva sbagliato tutto, Qualcuno ha detto: «Oggi sarai con me nel paradiso». Importante è ricominciare sempre. Ricominciare è credere all'amore. Infatti, se ricominciamo, dimostriamo di credere nella potenza e grandezza dell'amore di Dio più che nella nostra debolezza. (Chiara Lubich)
Sono qui raccolte le ventisette lettere che Pietro Rossano scrisse al "rabbino di Asti" Paolo De Benedetti nell'arco di un ventennio (1968-1988). Traspare l'esperienza di un'amicizia autentica tra due intellettuali di alto calibro, che condividono impressioni, letture e pareri. Si trovano tracce del contesto storico e delle vicende culturali di quegli anni, specialmente di ambito editoriale: De Benedetti ha lavorato in Bompiani, Garzanti e Morcelliana, mentre Rossano è stato direttore editoriale di una collana di Utet e poi di un'altra di Rusconi. è proprio come direttore editoriale e curatore di libri che lo ricorda De Benedetti, in una testimonianza riproposta nel libro. Ma è la sapienza la cifra più sintetica per parlare di questo rapporto: quella della Bibbia, da entrambi studiata e amata, del giudaismo, della filologia che dice cura e passione per la Parola e le parole, del dialogo, unica strada per incontrare se stessi e la pace.
Che cos'è il timor di Dio? Spesso questo atteggiamento è recepito alla stregua di un sentimento di riguardo, legato alla soggezione provata di fronte a qualcosa - a Qualcuno - di più grande, verso il quale non è possibile altro che stupore, devozione e riconoscenza; altre volte viene assimilato all'inquietudine generata dall'antico monito "Dio ti vede!", che porta in sé qualcosa di misterioso e più strettamente minaccioso. Oltre il rispetto e senza paura, accompagnati da Qohelet - acuto e sensibile sapiente dell'Antico Testamento - in questo testo cerchiamo invece di individuare una possibile rilettura e applicazione del timor di Dio, lasciandoci guidare da ciò che egli osserva e descrive nel suo lungo e attento meditare, fino alla sintesi con cui afferma che «Chi teme Dio riesce bene in tutto» (Qo 7,18).
Il Dio rivelato da Gesù Cristo è molto diverso da quella specie di idolo che ogni essere umano è tentato di fabbricarsi. Ha dell'inaudito, e le parabole sono una porta d'accesso privilegiata per cogliere l'originalità del messaggio evangelico riguardo a tutto ciò che si può immaginare di Dio. Queste storie narrate da Gesù non si rivolgono solo a dei credenti "praticanti"; esse possono ancora raggiungere e toccare uomini e donne che, pur trovandosi sulla soglia o alla periferia della chiesa, restano aperti al dono di un Dio sempre sorprendente. L'autore lo mostra rileggendo otto parabole a partire da uno sguardo diverso, che aiuta ad allargare gli orizzonti della nostra fede e della nostra umanità.
Il discorso biblico sulla paternità evidenzia la complessità del tema e gli interrogativi che solleva. Partendo dalle grandi figure bibliche e dalle loro vicende umane, questo testo ne mette a fuoco i tratti essenziali e percorre le principali tappe della vita di un padre: dare un nome, circoncidere i maschi, educare, lasciar andare. Allo stesso tempo, esplora le insidie in cui egli può cadere: assenza, violenza, comportamenti che rendono difficili i rapporti fra generazioni. I figli fanno parte di una discendenza e da questa appartenenza alla famiglia ricavano un'eredità, che insieme è peso e grazia. Per questa ragione, ubbidire al precetto che richiama ad onorare il padre può apparire a volte un'impresa delicata.
Commenti ai Vangeli dell'Anno B dell'autore padre Ubaldo Terrinoni. I Vangeli sono commentati con uno stile sobrio, legato all'esegesi della pagina evangelica, attualizzata in stile francescano.
In quest'opera a quattro mani di due massimi protagonisti del nuovo corso preso dall'ermeneutica dopo la filosofia di Martin Heidegger e la teologia di Karl Barth nonché nell'esegesi d'ispirazione esistenzialistica di Rudolf Bultmann, viene ricostruita la storia della ricerca che nei primi decenni del Novecento ha radicalmente mutato lo scenario degli studi non soltanto biblici ma anche teologici in generale. Al centro della nuova prospettiva ermeneutica sta il linguaggio e la questione di come il Nuovo Testamento ponga e affronti il problema della parola. E qui sta la novità di quest'ottica di pensiero che nel Nuovo Testamento mette in luce come la questione del linguaggio faccia tutt'uno col problema dell'ascolto. Il Nuovo Testamento parla il linguaggio dell'ascolto, esso vuole condurre ad apprendere a distinguere rettamente tra l'ascoltare e il vedere, tra il dato della nostra percezione positiva e la realtà linguistica, e a cogliere come il nostro vedere, la nostra "vita spirituale" debba sempre essere anche un ascolto, un ascolto della parola che conduce alla verità.
Siamo pecore smarrite fra grano e zizzania, chiamati ad essere samaritani, "prossimi" tanto dell'uno quanto dell'altra. Germogli soffocati fra le spine, corriamo il rischio di uccidere e gettare fuori dalla vigna il Figlio. Più che un libro, questo è un viaggio di meditazione scandito da dipinti e brani letterari, che costituiscono un'introduzione all'orizzonte delle parabole e alla riflessione personale. Perché pittura e letteratura, anche quando affrontano temi che apparentemente nulla hanno a che vedere con la fede, si fanno intermediarie di domande profonde che scaturiscono dall'uomo e dalla donna, creati a immagine di Dio.
Uno volume illustrato, ricchissimo di notizie su tutti gli aspetti di vita nella Palestina agli inizi dell'era cristiana. I testi si ispirano a documenti storici dell'epoca su usi, mestieri, vita civile e religiosa. I disegni vivaci e originali, le carte geografiche, le fotografie della Terra Santa e delle scoperte archeologiche più significative degli ultimi cinquant'anni fanno di questo libro un'opera davvero per tutti.