Nell'aprile del 1911, il matematico e storico della scienza Federigo Enriques presiede a Bologna il IV Congresso Internazionale di Filosofia. Nel discorso di apertura, che qui viene ripubblicato e che suscitò un'aspra polemica con Benedetto Croce, Enriques elogia lo spirito aperto e non dogmatico della scienza, caratterizzata da una ricerca continua di una teoria che possa dare un senso complessivo alla realtà. Sebbene sia legato all'osservazione empirica, lo scienziato non rinuncia allo scopo ideale di soddisfare le esigenze razionali, estetiche e morali innate nell'essere umano. In questo senso, la scienza non perde mai lo spirito di religiosità che anima ogni sforzo conoscitivo intrapreso dall'uomo nella comprensione del mondo che lo circonda.
In quel preciso momento, un centesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang, si è deciso il nostro destino. In un universo in cui materia e antimateria si equivalevano, e che quindi avrebbe potuto, in ogni istante, tornare a essere pura energia, può essere bastata una leggerissima preferenza del bosone di Higgs per la materia anziché per l'antimateria ed ecco che si è prodotto il mondo che abbiamo sotto gli occhi. "Ecco qua il minuscolo difetto, la sottile imperfezione da cui è nato tutto. Un'anomalia che dà origine a un universo che può evolvere per miliardi di anni." Se tutto nasce da lì, dobbiamo capire in ogni dettaglio quel momento cruciale, ricostruirlo fotogramma per fotogramma, al rallentatore e da diverse angolature. Per questo al Cern di Ginevra è stato realizzato Lhc, l'acceleratore di particelle più potente del mondo, il posto più simile al primo istante di vita dell'universo che l'uomo sia stato in grado di costruire. Per questo da anni i migliori fisici del mondo lavorano giorno e notte, ai quattro angoli del pianeta. È così che è stata catturata la "particella di Dio". Ed è per questo che si studia ancora, per capire di più su come tutto questo è nato e su come andrà a finire la nostra storia: se nel freddo e nel buio o in una catastrofe cosmica, che ci darebbe il privilegio di un'uscita di scena assai più spettacolare.
Il design, l'architettura e l'arte fanno parte della nostra vita quotidiana: ne vediamo degli esempi negli oggetti che ci circondano, per le strade della città in cui abitiamo, nelle nostre passioni e abitudini. Quello che forse non abbiamo mai notato è come l'universo artistico sia profondamente legato a quello matematico: vi siete mai domandati, ad esempio, da quale posizione sia meglio osservare una statua? O perché abbiamo l'impressione che le ballerine di danza classica sconfiggano la forza di gravità? O ancora, vi siete mai chiesti che rumore fa il silenzio? Con la consueta abilità nell'analizzare la realtà che ci circonda nei suoi aspetti apparentemente più incomprensibili, il grande matematico John D. Barrow dimostra come numeri e arte non siano poi così distanti tra loro, e lo fa attraverso una serie di esempi divertenti, formule, aneddoti bizzarri e curiosità per guidarci alla scoperta dei legami tra queste discipline: un tour di cento tappe che ci introduce ai misteri delle più disparate forme d'arte, dalla scultura alla letteratura, dall'architettura alla danza, dalla pittura al design, spiegandoci come la matematica ne possa svelare le segrete dinamiche. Capiremo così perché i diamanti brillano, perché un soprano può spaccare un bicchiere di cristallo senza toccarlo e perché la cabina doccia è il posto in cui si canta meglio. Rivisitando il quotidiano con un'ottica inedita, questo saggio arricchisce la nostra comprensione sia degli oggetti matematici sia degli oggetti artistici.
Nel 1921 la figlia del matematico Federigo Enriques, Adriana, andò ad accogliere Einstein alla stazione di Bologna. Non conoscendone l'aspetto, cercò di individuarlo tra i viaggiatori di prima e di seconda classe. Quando, da un vagone di terza classe, vide scendere un signore imponente, con un cappello da artista a larghe falde e i capelli che ricadevano sulle orecchie, non ebbe dubbi. "Era lui, non poteva che essere lui. L'impronta del genio era scritta sulla sua fronte". La letteratura su Einstein è sterminata, ma è composta perlopiù da testimonianze classiche, corpose biografie e studi sull'opera scientifica. A cento anni dalla formulazione della teoria generale della relatività, questo libro unisce il racconto della vita del grande fisico all'esposizione della sua scienza e delle sue idee, combinando stile narrativo, fedeltà storica e rigore scientifico.
Quali sono i processi intellettuali e biologici che presiedono alla nascita di un'opera musicale? è possibile capire da un punto di vista scientifico in che modo e per quali ragioni un compositore, un musicista o un direttore d'orchestra scelgano di mettere insieme una nota con l'altra? più in generale, quale relazione sussiste tra le strutture elementari del nostro cervello - le molecole, le sinapsi, i neuroni - e le attività mentali complesse, come la percezione del bello o la creazione artistica? E dunque: che cos'è la musica? che cos'è un'opera d'arte? quali sono i meccanismi della creazione? che cos'è il bello? Due protagonisti assoluti della cultura contemporanea, Pierre Boulez - il grande compositore e direttore d'orchestra - e Jean-Pierre Changeux - il neurobiologo che ha fatto del cervello l'oggetto privilegiato delle sue ricerche - affrontano questi interrogativi, insieme al musicologo Philippe Manoury, in un dialogo che rappresenta un inedito e originale tentativo di fondare una "neuroscienza dell'arte".
La scienza e la tecnologia hanno fornito straordinari contributi al miglioramento della qualità della vita dell'uomo. Ciò nonostante da più parti della nostra società emerge il desiderio di uno stile di vita più naturale e la nostalgia di un passato idealizzato. I bei tempi antichi, i sapori di una volta, i rimedi della nonna, la genuinità di certi prodotti, l'armonia con la natura sono richiami che esercitano un fascino irresistibile su molti individui. L'aggettivo "naturale" è oramai sinonimo di bontà, salute, sicurezza, genuinità ed è spesso associato a diverse attività umane: agricoltura, alimentazione, medicina, cosmesi, sessualità ecc. Ma siamo sicuri che tutto ciò che è naturale sia davvero buono? E ciò che viene chiamato naturale è davvero tale? L'autore analizza in modo critico tutti questi aspetti, al di là delle prese di posizione ideologiche e degli slogan commerciali.
Di che cosa parliamo quando parliamo di innovazione? Massimiano Bucchi ci racconta come dietro questa parola abusata vi siano percorsi concreti, tortuosi e molto affascinanti. Dalla forchetta al kalashnikov, questo libro intreccia le storie delle intuizioni che hanno cambiato le nostre vite, dimostrando la loro natura di processi non lineari e collettivi, che non possono essere ricondotti all'intuizione di un genio isolato ma che nascono da contributi spesso inaspettati. Storie di innovazioni concettuali, come la sequenza QWERTY sulle tastiere che tutti usiamo quotidianamente; di innovazioni nello sport, dal contropiede italiano al salto alla Fosbury; o nell'universo culturale, dal Monopoli allo spaghetti western. Storie di percorsi innovativi sorprendenti, come quello che portò un fisico a inventare il primo videogioco della storia o un regista a introdurre il "conto alla rovescia" che tutti oggi identifichiamo con l'esplorazione spaziale. Dalla cultura alla tecnica, dallo sport al cinema e alla tavola, il racconto curioso e istruttivo di piccole svolte diventate grandi cambiamenti.
Con estrema chiarezza e con una pregevole attenzione alla scrittura, Marco Delmastro racconta i fondamenti teorici, il senso e il fascino del suo lavoro di fisico sperimentale. Incalzato dalle domande della moglie, La Signora delle Lettere, dell’amico Ingegnere, della Zia Omeopatica e soprattutto dagli inesauribili ‘perché?’ della figlia Pulce di cinque anni, il protagonista è costretto a trovare un modo efficace per spiegare il complesso mondo subatomico. Missione completamente riuscita. Bruno Arpaia, “l’Espresso”
Marco Delmastro guida i lettori alla scoperta dello zoo di particelle che compongono l’universo. Pagine molto riuscite, in cui si comincia a prendere confidenza con quark e leptoni, fotoni e gluoni in un caotico gioco serale, in famiglia, con i mattoncini delle costruzioni. Valentina Murelli, “Le Scienze”
Con una scrittura divertente e accurata, Delmastro racconta il funzionamento microscopico dell’universo, come questa conoscenza sia stata costruita dalla comunità scientifica nel tempo, quali siano i punti ancora oscuri sui quali i fisici delle particelle oggi cercano di gettare luce. Alma Toppino, “Tuttolibri”
Come i Lillipuziani davanti a Gulliver, non possiamo non essere affascinati dall'immensità dell'universo. Esistono stelle, le supernovae, che sono 10 miliardi di volte più luminose del Sole. Nel 2012 è stato scoperto un buco nero con una massa pari a 17 miliardi di volte la massa solare. Un airbus che volasse nella Via Lattea impiegherebbe 120 miliardi di anni per attraversarla da un capo all'altro. Ma lo stesso stupore si prova di fronte all'universo dell'infinitamente piccolo: il mondo dei microbi, delle molecole e delle particelle elementari come i fotoni o l'ormai celeberrimo bosone di Higgs, fino al vuoto, che in realtà è pieno di attività energetica. Werner Kinnebrock stuzzica e alimenta nel lettore la curiosità e il piacere della scoperta, guidandolo fra le meraviglie del micro e del macrocosmo.
Questo libro vuole essere un invito alla meraviglia e alla gratitudine per la straordinaria avventura che è la vita e per lo sconfinato mistero di cui facciamo parte. Ripercorrendo brevemente il cammino della fisica nel corso del XX secolo, partendo dalla iniziale assunzione di un mondo oggettivamente dato, andiamo scoprendo come questa premessa sia entrata in crisi e come la dimensione della coscienza sia rientrata prepotentemente nel campo dell'indagine. Interpretare in maniera coerente i dati oggi disponibili ci porta a riesaminare le premesse filosofiche dell'impresa scientifica, recuperando il primato dell'esperienza e il ruolo della coscienza. Il fatto che la coscienza si dia sempre come coscienza di un mondo ci porta a credere in un mondo di materia oggettivamente esistente "là fuori" e in un osservatore localizzato "qui dentro" (nella mia testa?). Ma la fisica quantistica è incompatibile con questa rappresentazione e suggerisce piuttosto una concezione della materia come forma del processo della coscienza. Il mondo non è dunque un mondo di cose, di oggetti, che un'astratta coscienza manipola a suo piacimento. Il mondo e noi siamo espressione della stessa creatività della coscienza, onde nell'oceano dell'esperienza. Cessare di identificarci con una singola onda e comprendere la nostra natura oceanica è la pace. A questa pace aspira il mondo intero.
Il cuore elettronico dei congegni ultramoderni che usiamo tutti i giorni - dal computer all'automobile, dagli elettrodomestici al cellulare -è governato da una teoria matematica, l'algebra booleana, che risale al XIX secolo. Ma in che modo un principio logico-scientifico (di una raffinatezza e un fascino straordinari) definito due secoli fa ha gettato le basi della tecnologia odierna, che somiglia più alla fantascienza che non alla storia della matematica? Paul Nahin accompagna il lettore nella vita del matematico di epoca vittoriana George Boole, e in quella di Claude Shannon, ingegnere e pioniere della teoria dell'informazione, e ci racconta come due uomini vissuti a cent'anni di distanza l'uno dall'altro siano diventati i padri fondatori dell'era digitale.
Nella scienza i capolavori sono rari come nelle arti. Per essere tali, in loro la perfezione deve uguagliare la dirompenza. Perché rivoluzionano il mondo, alla lettera. John Gribbin non esita a spendere la parola "capolavoro" per la teoria generale della relatività, che lo stesso Albert Einstein definì "la scoperta più preziosa della mia vita... una teoria di incomparabile bellezza". Quando la elaborò nella forma che conosciamo era trascorso un decennio dal 1905, ritenuto concordemente dagli studiosi il suo annus mirabilis: pochi mesi leggendari durante i quali, in un impeto di creatività scientifica che non si era più registrato dai tempi di Newton, aveva concepito anche la teoria ristretta della relatività e scoperto la legge dell'effetto fotoelettrico, che gli avrebbe poi valso il premio Nobel nel 1921. Gribbin tuttavia rivede l'opinione comune, posticipando il vero miracolo dal 1905 al 1915, quindi alla generalizzazione della teoria, questa sì in sconvolgente anticipo sui tempi della ricerca. L'estensione della relatività dagli oggetti che si muovono a velocità costante in linea retta al moto accelerato e alla gravità compie il prodigio di descrivere il nostro Universo e tutto lo spaziotempo che contiene. Nel secolo trascorso da allora, ciò che suscitò sconcerto si è via via consolidato, soprattutto durante gli ultimi cinquant'anni, come una delle teorie più comprovate dell'intera storia della scienza.