Una completa biografía que recoge las vivencias del creador de El Señor de los Anillos, desde su infancia como huérfano, hasta la guerra mundial y el desarrollo de su asombrosa literatura.
Tras el éxito en el cine de la trilogía El Señor de los Anillos, el mundo recreado por Tolkien ha capturado la atención de millones de lectores en todo el mundo. Pero ¿quién fue realmente ese hombre, capaz de idear semejante universo?
Sus primeros años fueron difíciles: huérfano y pobre, se le prohibió comunicarse con la mujer que amaba, y vivió de cerca los horrores de la Primera Guerra Mundial. Dedicó largos años a desarrollar los personajes e historias de su Tierra Media, su geografía, sus lenguajes y su mitología, manifestando un conocimiento formidable de la historia y de la cultura. Esta accesible biografía ayuda a conocer cómo se gestó este gigante de la literatura.
Età di lettura: da 7 anni.
Promosso nel 1993 da Sabino Cassese, allora ministro della Funzione pubblica, il Codice di stile invitava le pubbliche amministrazioni a riflettere sulla qualità della loro comunicazione e offriva loro strumenti e suggerimenti per renderla meno oscura e più vicina ai cittadini e alle cittadine. Nonostante le molte iniziative portate avanti in questi tre decenni, nel complesso i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Il peggioramento della qualità dei testi legislativi e amministrativi è evidente se, come sottolinea Cassese nella Prefazione, la Corte costituzionale è intervenuta di nuovo, a giugno del 2023, con una sentenza contro la "radicale oscurità" di una legge, sottolineando l'esigenza di una maggiore chiarezza normativa. Gli effetti negativi di questa oscurità si ripercuotono sui testi amministrativi, con pesanti conseguenze sulla vita delle persone e delle amministrazioni stesse. Nel volume alcuni giuristi e linguisti riflettono sulle cause e sugli ostacoli, vecchi e nuovi, che non permettono ai nostri testi legislativi e amministrativi di raggiungere standard di chiarezza vicini a quelli dei paesi più avanzati. L'obiettivo è incoraggiare quanti hanno responsabilità pubbliche a farsi carico anche del "dovere costituzionale di farsi capire", come ci ha ricordato spesso Tullio De Mauro.
La contemporaneità ha riscoperto il valore della cura, come pratica fondamentale per la costruzione di un mondo umano. Questo volume è il primo in Italia ad affrontare il tema con uno studio analitico della letteratura internazionale che, nel secolo scorso, ha portato all'attenzione e formalizzato la riflessione sull'etica della cura. Il testo ricostruisce lo sviluppo del dibattito sulla cura, mettendo in evidenza punti di forza e punti critici. In seguito, partendo dalla constatazione che le argomentazioni teoriche prodotte spesso mancano di riferimenti concreti all'esperienza, la parte centrale presenta una diversa interpretazione dell'etica della cura, definita "etica melaretica", che viene costruita tenendo insieme la ricerca sull'esperienza (ricerca empirica) e l'analisi dei testi della filosofia antica (ricerca teoretica), dove già il concetto di cura era essenziale e dove si trova formulata un'idea esperienziale, situata, dell'etica. Questa sintesi permette di riprendere criticamente temi come la relazione con l'etica delle virtù, l'opposizione con l'etica sistematica o etica delle regole, il ruolo delle emozioni e il valore dell'etica della cura per la politica.
La lettura dei Diari - una miniera di intuizioni folgoranti, pensieri, preghiere, polemiche e spunti argomentativi - restituisce la complessità non sistematica ma edificante del pensiero filosofico e teologico di Søren Kierkegaard. Quest'ultima edizione, di molto ampliata e rivista, riprende la versione del suo maggiore studioso italiano, Cornelio Fabro, svolta sull'integrale danese (20 voll., 1909-1948), pubblicata da Morcelliana nel 1948 e più volte ristampata. Ma l'attento spoglio compiuto dai curatori sulle carte postume, le lettere, i documenti e le opere complete, nel confronto fra la prima e la nuova edizione critica danese, rende quest'opera del tutto originale nella traduzione e nelle note. Un classico, queste pagine dei Diari parlando del mondo si mettono in dialogo con Dio, la morte, l'amore, e toccano tonalità affettive come la noia, l'inquietudine, la pazienza e l'impazienza, l'angoscia... In questo volume - anno 1849 - emergono in particolare i temi dell'immortalità, del Paradiso, dell'Eucaristia, introdotti da un lungo saggio dei curatori, Anna Giannatiempo Quinzio e Gianni Garrera, sulla cristologia kierkegaardiana. Un esercizio di pensiero quotidiano in cui traluce, sotto vari registri, la teoria dei tre stadi dell'esistenza, estetico, etico e religioso.
Come è possibile insegnare religione cattolica nella scuola di oggi, promuovendo la logica di sviluppo delle competenze raccomandata dalle indicazioni ministeriali del 2012, nel rispetto e nello sviluppo della libertà di coscienza degli alunni? E come è possibile farlo nella nostra società multiculturale, in cui gli studenti appartengono a tradizioni culturali e religiose diverse da quella cristiano cattolica? Il testo prova a cimentarsi con questi interrogativi, suggerendo alcune riflessioni di ordine pedagogico-didattico, emergenti dal confronto fra la concreta pratica di insegnamento in aula ed una selezionata letteratura accademica in merito. L'esito complessivo è la proposta di una metodica di insegnamento della religione cattolica (IRC) fondata sul dialogo, inteso come ambiente comunicativo in cui l'apprendimento si costruisce attraverso processi di negoziazione di senso fra gli interlocutori. Si tratta quindi di un testo prevalentemente orientato alla formazione di insegnanti di religione cattolica e degli studenti degli Istituti Superiori di Scienze Religiose (ISSR).
La forma di vita capitalista ha radicalmente trasformato le relazioni sociali, messe a dura prova da un'insensibilità generalizzata alla sofferenza altrui che colpisce tutti coloro che vi sono esposti. Anche le attività di cura non sono state risparmiate da questa «freddezza borghese», come la definì Adorno. La filosofa francese Estelle Ferrarese analizza la fragilità dei caregiver spostando l'attenzione dalla persona assistita a chi se ne prende cura, in maggioranza donne coinvolte loro malgrado nel vortice dell'«espansione infinita del capitale». Intrecciando la filosofia morale di Adorno con l'etica della cura, Ferrarese sviscera il concetto di care e i sottostanti meccanismi sociali che impediscono agli agenti morali di conoscere la sofferenza prodotta dal sistema. Emerge così un'originale prospettiva materialista che intende sottrarre le relazioni affettive alle logiche di mercato e ripensare il potenziale politico dei rapporti di cura, riformulando la teoria critica attraverso il femminismo.
La rivista Script, fondata nel 1992, era nata da un gruppo di sceneggiatori con l'ambizione di innovare e modernizzare il cinema italiano. Un cinema la cui presunta parte migliore - autori, critica, università - era ancora immersa nelle acque della Nouvelle Vague. Quella Nuova Onda, su cui avevano surfato i ragazzi degli anni Sessanta, spentasi nel resto del mondo, dopo trent'anni si era trasformata nel nostro paese in una palude. Quello che presentiamo è il primo di tre volumetti che antologizzano un'esperienza - durata quasi vent'anni - che ha influenzato una generazione non solo di scrittori ma, più in generale, di giovani professionisti del cinema. E ci piace pensare abbia fatto venire dubbi e ripensamenti a chi ha gestito la fallimentare politica culturale e industriale del nostro comparto audiovisivo. Scrive Andrea Minuz nella sua Introduzione: «Sfogliando la raccolta di articoli, saggi, interventi che avete tra le mani vi renderete subito conto, sin dalle prime pagine, perché Script è "una rivista che viene dal futuro". Se il primo volume si intitola Per una diversa idea di cinema è perché le idee che circolavano dentro Script erano davvero diverse rispetto a tutto quello che si leggeva e diceva nel mondo del cinema italiano di quegli anni. [...] Ci trovo dentro cose mai lette prima: l'idea che la regia è un iceberg e la parte importante sta sotto, la convinzione che gli sceneggiatori sono i veri creatori del film [...] che il cinema è uno sport di squadra e il film un prodotto pensato in funzione di un investimento e di un mercato, non il trastullo narcisistico di registi presuntuosi che giocano a fare Cassavetes con i fondi pubblici e così via. Sarebbe però riduttivo pensare a Script come a una rivista di critica cinematografica. In quelle pagine prendeva forma una precisa idea di politica culturale. C'erano diverse proposte concrete che ahimè all'epoca restarono lettera morta, salvo vederle messe in pratica poi un po' ovunque, e ora inseguite anche qui, tra mille difficoltà e vecchie resistenze ancora fortissime, col solito, tipico ritardo italiano, che non di rado diventa poi fatale».
Ammettiamolo, ognuno di noi deve affrontare delle paure: la paura della malattia, la paura del futuro, la paura del giudizio degli altri, le paure che creiamo nella nostra testa, a volte del tutto irrazionali.
Condividendo storie e battaglie vere, l'autrice ha realizzato uno strumento edificante ed estremamente utile per superare le nostre più grandi paure, portandoci per mano verso il posto dove la paura svanisce e regna la vita abbondante.
Scritto con la sensibilità che può avere solo chi ha affrontato battaglie e paure, questo libro aiuta i lettori ad affrontare la paura a testa alta e ad attingere alle infinite risorse che troviamo in Cristo per giungere alla pace interiore.
In questa lunga intervista di Günther Anders, rilasciata nel 1979 al giornalista Mathias Greffrath, il filosofo passa in rassegna alcuni dei punti salienti del proprio pensiero. Un flusso spontaneo di riflessioni filosofico-politiche e di aneddoti personali: l'infanzia trascorsa in un ambiente familiare stimolante e lontano da ogni dogmatismo; l'incontro con Heidegger; l'amicizia con Bloch e Brecht; Husserl, suo maestro nel periodo universitario; il matrimonio con Hannah Arendt. Le continue peregrinazioni di Anders - dalla Germania alle migrazioni in Francia e negli Stati Uniti a causa della guerra, sino al ritorno in Europa, a Vienna, da dove condusse le sue battaglie antinucleari e pacifiste - tracciano l'itinerario esistenziale di un grande uomo che non si è limitato alla speculazione intellettuale, dedicandosi all'applicazione del proprio pensiero all'attivismo. La presente edizione di Opinioni di un eretico è arricchita da una preziosa intervista di Fritz Raddatz del 1985, in cui Anders difende il diritto alla critica e rievoca il proprio rapporto con Brecht e gli anni di esilio americano.