"Il cronista passa - è il suo mestiere - dal Transatlantico di Montecitorio a una fabbrica occupata, dall'intervista a un segretario di partito alla partecipazione a una manifestazione di donne a difesa della legge 194. Il cronista - è il suo mestiere - registra o cerca di registrare non solo gli eventi politici, ma anche gli umori, i sentimenti, le speranze di coloro che saranno i destinatari (o le vittime, in alcuni casi) di quelle scelte. Questo 'diario' che inizia il 14 gennaio del 1976 e arriva quasi fino a oggi, non ha la pretesa di rappresentare un compendio della vita politica di questi anni. Si propone di offrire al lettore una raccolta d immagini, fotografie di uomini e donne che in modi diversi sono stati, magari per un giorno soltanto, protagonisti della storia o della cronaca. Pagine di diario, dunque, che registrano, sia pure con la rapidità e l'approssimazione di una istantanea, trent'anni della nostra vita. Sempre con la fretta imposta dal nostro lavoro ma sempre, mi sembra di poter dire, con onestà."
Divenuta la seconda potenza economica del pianeta tra la fine della Seconda guerra mondiale e l'ultimo scorcio del Novecento, il Giappone è una realtà culturale apparentemente misteriosa e distante che sfida la nostra conoscenza e le nostre categorie interpretative di osservatori occidentali. Con una metodologia storiografica innovativa, questa libro colma la lacuna raccontando a grandi linee le vicende storiche del Paese, nei suoi aspetti economici, sociali, politici e culturali dalle origini sino ai giorni nostri.
Per gli studiosi che affrontano il problema della storia italiana esiste un problema cronologico. Occorre cominciare dalla caduta dell'Impero romano? È preferibile assumere come punto di partenza la formazione, in epoca medioevale, delle libere città e delle repubbliche marinare? O addirittura iniziare dagli anni, nella seconda metà del Settecento, in cui i primi segni di un nascente sentimento nazionale lasciano intravedere la grande stagione del Risorgimento. Fu quest'ultima, quando si aprì un grande dibattito sul tema negli anni Venti, la tesi prevalente. Pierre Milza, invece, ha deliberatamente adottato la prospettiva del lungo periodo e ha deciso che la protagonista della sua storia sarebbe stata la penisola dalle sue vicende più antiche agli avvenimenti degli ultimi decenni. Ma questa scelta (dagli etruschi a oggi) è possibile soltanto se la prospettiva dello storico si allarga sino a comprendere, accanto agli eventi politici e militari, tutto ciò che concorre a definire la vita di un territorio nell'arco di tremila anni: i costumi domestici e civili, i conflitti intestini, le credenze religiose, l'organizzazione sociale, le tendenze demografiche, le condizioni sanitarie, le scoperte scientifiche, l'agricoltura, l'industria, l'artigianato, il pensiero filosofico, le influenze straniere, l'arte nobile e quella popolare, insomma la cultura nel suo significato più largo.
Atti delle III Giornate di Studi Medievali
Castiglione delle Stiviere, 25-27 settembre 2003
Il volume raccoglie i risultati di un convegno interdisciplinare di studio che ha visto coinvolti storici e archeologi di università e istituti di ricerca dell'Italia settentrionale intorno al tema della committenza di edifici religiosi dall'età carolingia al Mille. È diviso in tre parti: la prima è dedicata al legame fra committenti (laici, soggetti ecclesiastici secolari, monasteri) e territorio; la seconda è dedicata agli edifici e la terza presenta una serie di rassegne regionali su scavi tutt' ora in corso o di recente realizzazione. Il saggio di Nicolangelo D'Acunto tratta il tema della committenza edilizia dei vescovi nel Regno Italico, quello di Renata Salvarani esamina il caso della struttura territoriale della diocesi di Mantova, strutturata in età carolingia. Cristina La Rocca ha esaminato il rapporto fra aristocrazie laiche e l'edificazione di chiese private fra VIII e IX secolo. GianPietro Brogiolo ha trattato le architetture e i simboli del potere, Aurora Cagnana le tecniche murarie prima del romanico, Marco Sannazaro l'epigrafia all'interno delle chiese. Tra gli studi regionali, Renato Perinetti ha presentato alcuni casi in Valle d'Aosta, Alberto Crosetto la produzione scultorea della piena età carolingia in Piemonte; Alessandra Frondoni ha esaminato la Liguria, Paolo De Vingo alcune fondazioni religiose a Genova e nel territorio suburbano tra X e XI secolo; Sauro Gelichi, Mauro Librenti, Claudio Negrelli, Rossana Gabrielli hanno indagato situazioni dell'Emilia Romagna, Cristina Felici e Fabio Gabbrielli tracciano un panorama degli scavi in Toscana. Il volume è corredato di fotografie, rilievi, plamimetrie e dell'indice dei toponimi e degli antroponimi.
Il panorama completo di un’epoca di grande trasformazione che ha segnato la storia dei nostri giorni.
Un'articolata ricostruzione - questo è il presente studio - del complesso volto di una realtà urbana, colta, nella sua concretezza di vita quotidiana e nei suoi stretti nessi complementari con il territorio, in un periodo della sua storia decisivo per gli "sviluppi" futuri. La struttura urbana, il territorio, il mercato sono la chiave di lettura, i nodi principali attorno ai quali si snoda la trattazione, in gran parte basata su materiale d'archivio. Alla fine, il risultato vuole essere quello di offrire spunti e riflessioni che permettano di cogliere l'identità di una società le cui vicende, se pur inevitabilmente datate, possono e debbono suscitare opportuni confronti con il nostro vissuto quotidiano.
Questo volume offre per la prima volta una ricognizione globale del fenomeno del commercio degli schiavi, sinora considerato nella sua parte atlantica, cioè nella tratta dall'Africa verso le Americhe, di cui furono artefici essenzialmente gli inglesi fra Sei e Ottocento. L'autore mostra che il fenomeno fu molto più vasto e complesso, e che non fu niente affatto opera esclusiva degli europei. Più cospicua e lunga nel tempo fu la tratta "orientale" verso il Medio Oriente e il Nord Africa e più vasta ancora, nella misura del cinquanta per cento del totale, fu quella all'interno dell'Africa. Guardando ai suoi effetti complessivi, la tratta ebbe un impatto più modesto di quanto si pensi sulla demografia africana, e anche la sua redditività non fu così elevata. Dopo aver tracciato la storia del commercio degli schiavi a partire dall'antichità, Pétré-Grenouilleau descrive l'organizzazione delle diverse tratte, il processo che portò all'abolizione della schiavitù a partire dal secondo Settecento, infine gli effetti economici e sociali che la tratta ebbe nei paesi che la promossero e in Africa.
Tra il 1944 e la fine degli anni Cinquanta, gran parte della comunità italiana dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia abbandona la propria terra. A ondate successive, quasi 300.000 persone, appartenenti a ogni classe sociale, vengono costrette a fuggire dal nuovo regime nazionalcomunista di Tito che confisca le loro proprietà, le reprime con la violenza poliziesca, giungendo talora a un vero e proprio tentativo di "pulizia etnica". Attraverso un'analisi attenta in cui si intrecciano lo scenario locale e quello internazionale, Gianni Oliva ripercorre le tappe di questa vicenda: la complessità etnica nella zona di confine nord-orientale dell'Italia, le contrapposizioni del Ventennio fascista, le stragi delle foibe, la vita nei campi profughi.
Come tanti, anche Ernesto Che Guevara teneva un diario su cui annotava quello che di più significativo avesse letto. Riflessioni sul modo di produzione capitalistico e precapitalistico, sull'imperialismo e lo schiavismo, sul materialismo e il socialismo, il comunismo e la rivoluzione proletaria o dei paesi sottosviluppati, e così via. Vi trascriveva passi, tra gli altri, di Rosa Luxemburg, Lenin, Trotskij, Stalin, Mao Zedong, Lukacs, Hegel, Engels, Castro. Nel volume anche due poesie inedite.
L'autore presenta un panorama complessivo del movimento anarchico dai primordi fino a oggi. Assumendo come prospettiva privilegiata alcuni momenti decisivi nei quali l'anarchia si manifesta come "lievito della storia", fermento rivoluzionario insopprimibile e dirompente, l'autore mostra la natura esorbitante dell'anarchismo, fenomeno che supera la dimensione del "politico", e diviene addirittura contrario alla logica stessa della lotta per la conquista del potere.
DESCRIZIONE: In questo saggio, pubblicato per la prima volta nel 1967, si trova la formulazione di una tesi destinata a divenire famosa: lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non può garantire. Tesi successivamente definita come «il detto», «il paradosso» o «il dilemma» di Böckenförde.
In poche pagine si trovano ripresi, in modo essenziale e in una prospettiva storica, i grandi temi della filosofia politica moderna affrontati da autori come Jean Bodin, Thomas Hobbes, Hegel o Marx. Al tempo stesso sono in esse anticipate molte delle coordinate teoriche della discussione contemporanea sui fondamenti dello Stato liberale e democratico, che hanno animato le riflessioni di autori come John Rawls, Jürgen Habermas, Joseph Ratzinger: dallo sfondo delle guerre civili di religione al problema della libertà di coscienza, dalla neutralità dello Stato alla dimensione formale della pace secolare, dalla relazione tra Stato e società civile al problema del rapporto tra libertà e Stato del benessere. Tutto ciò fa pensare che queste pagine appartenganoa quella serie di testi che consideriamo "classici".
COMMENTO: Il testo che è alla base dell'ormai celebre dibattito Ratzinger-Habermas. L'autore indaga nascita e crisi dello Stato moderno nei suoi rapporti con la religione e la secolarizzazione. È uno dei saggi più importanti (ormai un classico) della filosofia politica contemporanea.