Luciano Pacomio incontra per la prima volta Carlo Maria Martini nel 1971, quando insieme danno vita al progetto I Libri di Dio. Introduzione generale alla Sacra Scrittura, un primo manuale di introduzione alla Bibbia su cui si sono formate intere generazioni di teologi e biblisti. Fra i due nasce e cresce un'amicizia che dura negli anni e che ci permette oggi, attraverso il racconto intimo, ricco di aneddoti e ricordi, di mons. Pacomio, di scoprire un volto inedito del cardinal Martini, un uomo accogliente verso tutti, desideroso di promuovere le belle intuizioni degli altri, consapevole dei propri limiti, innamorato della Parola di Dio; un grande personaggio con un cuore di fanciullo, la mente di un ricercatore e le braccia di un costruttore. Questo agile volume, già significativo di per sé perché ci permette di conoscere il lato meno noto di uno degli uomini più rappresentativi della Chiesa italiana dell'ultimo secolo, è ulteriormente arricchito da alcuni testi di Martini, importantissimi ma poco noti, che vanno a costituire una sorta di antologia della vita e dell'opera del cardinale.
Questo scritto si rivolge soprattutto a chi è in crisi: e non tanto a chi attraversa una crisi passeggera, come una giornata uggiosa in cui è sufficiente pazientare un po', ma a chi ha visto crollare tutti i suoi progetti, a chi ha perso il senso del suo vivere, a chi è assalito da paure incontenibili, a chi si sente trascinato nel vortice della compulsione, a chi è tentato di dire: basta. A queste persone, Tiziano Ferraroni non risponde con una teoria, ma raccontando un'esistenza, quella di Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù: a lui, infatti, nonostante la distanza temporale da noi, capitò qualcosa che somiglia molto alle nostre crisi di donne e uomini di oggi. Gli accadde di vedere crollare, in un breve istante, ogni certezza che l'aveva fino a quel giorno sorretto. Ebbene, da quel drammatico momento in cui tutto sembrò finire, Ignazio trovò il modo per ricostruire un'avventura umana che avrebbe cambiato non solo la sua vita, ma quella di milioni di persone.
Mentre si espande l'industria dei profumi disimpariamo a percepire la fragranza dei fiori: percorrere il reparto frutta di un supermercato inodore, lasciando da parte il fatto che è cento volte più pratico, non è la stessa cosa che attraversare quella cattedrale di aromi che è un frutteto.
E questo vale anche per gli altri sensi che richiedono prossimità: il gusto e il tatto.
La nostra distanza dalla natura e cosi profonda che non siamo più capaci di fare cose tanto facili come camminare scalzi, chinarci in un bosco e scostare dolcemente le foglie dalla fonte per soffermarci a bere, o accarezzare la vita indifesa che Si avvicina a noi.
Cosi, ci siamo trasformati negli analfabeti emozionali che siamo. (J.T. Mendoza, La mistica dell'istante)
Un lungo viaggio a piedi attraverso umori, storie, muri, miti e paesi, nell'anima segreta delle culture per comprendere somiglianze e diversità, per avvicinarsi al cuore degli uomini, e scoprire i sogni che li accomunano. Un cammino di due anni e 12.000 km attraverso Italia, Slovenia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Turchia, Georgia, Azeirbaijan, Kazakistan, Uzbekistan, Tajikistan, Kirghizistan fino ai margini della Cina. L'avventura straordinaria di un novello Marco Polo che supera confini, conosce persone, impara qualche parola delle lingue dei paesi attraversati, senza mai appoggiarsi ad alberghi o ristoranti ma trovando ospitalità da persone incontrate lungo il cammino o dormendo in luoghi abbandonati o nella propria tenda.
In questo volume sono raccolte le lettere che suor Donata della Congregazione delle Suore di San Giuseppe scrisse tra il 1945 e il 1957 al suo direttore spirituale, padre Giovanni Costa della Compagnia di Gesù, nelle quali gli confidava i sentimenti mistici che sgorgavano nel suo cuore dalla quotidiana contemplazione di Gesù. Sono pagine piene di amore e spiritualità, di arrendevolezza e abbandono alla volontà celeste, come spesso si riscontra in quelle anime privilegiate alle quali Dio sceglie di far sentire la sua voce. Suor Donata, però, volle serbare in quasi assoluta segretezza la sua intima relazione con Dio, rivelando solo al suo direttore spirituale ciò che avveniva nella sua anima ed esprimendo il desiderio che gli scritti fossero pubblicati solo dopo la sua morte. Con il ritrovamento delle lettere originali da parte di Ignazio Bianco, possono finalmente essere fatti conoscere a tutti.
Il lungo ministero di un pastore valdese che ha affiancato la predicazione alla scrittura e all'organizzazione culturale si sviluppa per alcuni decenni e si esprime in diversi ge-neri letterari: sermoni, articoli di attualità, studi biblici, relazioni per incontri giovanili. Ne deriva un itinerario che permette di riconoscere alcuni temi costantemente all'attenzione dell'autore: la necessità di costruire e rafforzare continuamente la chie-sa, e la necessità che ogni individuo formi sé stesso alla luce della Parola biblica, strumento che ci permette di vagliare criticamente ogni intrapresa o schema ideologico con cui giornalmente ci confrontiamo. "Io dico che se non si prega non si diventa uomini e credenti; non perché Dio ti faccia diventare diverso in quel momento, ma perché senza quella disciplina non cresci, non irrobustisci la tua vita, non puoi dare spessore al tuo esistere; resti un foglio di carta, interessante e bello da leggere, ma sottile, che strappi con un colpetto d'unghia. È per te che preghi, non per Dio, e quella verifica, che fai confrontando i tuoi progetti e le tue delusioni, le tue frustrazioni ed i tuoi slanci con l'Evangelo ti fa essere altro. Parli al buio e nel buio, certo, e l'ipotesi che non ci sia nessuno ad ascoltare all'infuori di te stesso è un'ipotesi reale, nessuna voce ha mai risposto alla preghiera di un credente, ma il pregare è costitutivo del mestiere della fede proprio perché è un fare che non è prassi". (Giorgio Tourn) Prefazione di Ermanno Genre. Postfazione di Elena Bein Ricco.
Gregorio il Sinaita, vissuto a cavallo fra il XIII e il XIV secolo, è una tra le più luminose figure di santi della Chiesa ortodossa, colui che iniziò, sulla Santa Montagna dell'Athos in Grecia, la pratica dell'esichia, cioè la preghiera profonda e ininterrotta che Gesù stesso chiede nel Vangelo. I suoi scritti sono ben conosciuti, mentre la Vita rimaneva inedita in italiano. È una testimonianza preziosa, perché giunge dalla viva voce del monaco Callisto, che fu discepolo del santo bizantino, e visse per lunghi anni a strettissimo contatto con lui. Le opere e gli insegnamenti di san Gregorio il Sinaita non perdono nulla della loro freschezza originaria, anzi si rivelano particolarmente attuali, nel presentare una figura di eremita che si sposta da un luogo all'altro, che non disdegna un rapporto sano e fecondo con la società e che propone la preghiera come via privilegiata per attuare in pienezza la Grazia battesimale.
La preghiera dei salmi rende accessibile a tutti quel rapporto intimo con Dio che solo può donarci pace e gioia. Chiunque può immedesimarsi con le parole dei salmi: voce di un’esperienza antica che parla direttamente al nostro cuore, rifugio dove si trova l’aiuto, fonte di salvezza, tesoro di fiducia, sostegno nelle debolezze, porto che salva dalle tentazioni, luce nelle tenebre. Nasce così spontanea la gratitudine per le cose semplici e per le persone che abbiamo attorno, insieme al desiderio di condividere con altri questo cammino. Questo libro, attraverso testimonianze di oggi e di ieri, aiuta a riscoprire la preghiera come il più grande tesoro della vita.
Oggi la felicità la si può comprare: spuntano quasi ovunque consulenti psicologici che ci mostrano la strada per ottenerla e non mancano i corsi a pagamento che ci deliziano con la loro facile "cultura del benessere". Scienziato e maestro zen, il gesuita Bauberger parte dalla sua vasta esperienza e spiega perché è meglio non affannarsi a inseguire la felicità: solo evitando di pensare di accaparrarsela si va incontro a una vita più appagante, a una vita piena e realizzata. Bauberger biasima la vuota spiritualità dei centri benessere - la spiritualità dei manager - e parla di felicità e beatitudine vera. Nel fare questo, attinge alla sua conoscenza della spiritualità cristiana e dell'Estremo Oriente e alla sua pratica da insegnante di meditazione. Ne è nato un libro intelligente e affascinante che manda all'aria i soliti consigli sull'auto-realizzazione e delinea invece un percorso che scende in profondità. Bauberger ci mostra cosa c'è dietro la follia della felicità e perché il dubbio ci è molto più utile di qualsiasi contentezza artificiale.
Questo libro suggerisce un approccio spirituale all'eucaristia, la mensa del Signore. Nel percorso che indica, Klaus Egger, da tempo abituato ad accompagnare singoli e gruppi negli esercizi spirituali, si sofferma sulle varie tappe della celebrazione eucaristica (i suoi momenti chiave), illustra come essa sia una guida fidata e ricca di spunti per la vita, offre stimoli al lettore e alla lettrice per l'approfondimento interiore. Questa introduzione è quindi un invito a riscoprire la liturgia eucaristica - e a riscoprirla con sicurezza, fiducia e forza. È rivolto a tutti coloro che si pongono domande e vogliono comprendere il significato di quel che celebrano nella messa domenicale.
La questione dei "veli/testimonianza della risurrezione", lasciati come memoriale di quei giorni di passione e di gloria, affonda le proprie radici e il proprio senso in ciò che accade al Messia galileo, alla tragedia definitiva che sembrava essersi manifestata, così come la raccontano i discepoli che, mesti e disillusi, se ne vanno da Gerusalemme a Emmaus: «Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute» (Lc 24,21). Il mistero delle Sindoni e delle Veroniche e il loro valore per la fede nascono da questa domanda: che cosa ci è rimasto di Gesù di Nazaret, che ci permetta, oltre i Vangeli, di comprenderlo meglio? Sindoni e veroniche, o sono testimonianze che permettono una migliore comprensione della vicenda del Messia galileo, o non importano.
Quando ascoltiamo la parola "miracolo", il nostro pensiero corre istintivamente a un intervento soprannaturale che porta un beneficio. Ci viene in mente, in primo luogo, una guarigione. Considerate da questo punto di vista, le stimmate sembrano introdurre una nota stonata: qui non si parla della gioia di una guarigione, e quindi di una liberazione, ma della perdita, sebbene parziale, della salute, del benessere, persino della pace. Possibile che un "miracolo" debba "fare male"? Eppure si tratta di uno dei modi scelti dalla Grazia divina per sostenere il cammino dei fedeli in ogni epoca.