Le riflessioni di alcuni dei più significativi teologi della Chiesa Orientale a favore dell'iconografia, l'arte di rappresentare il divino e le realtà celesti.
È possibile rappresentare Dio? Racchiuderlo in un'immagine? Questa è la domanda che si trova alla base dell'iconografia, l'arte di rappresentare l'ineffabile divino. La risposta a questa domanda ha suscitato nei secoli le posizioni più diverse, fino a sfociare in vere e proprie lotte tra iconoclasti, contrari, e iconoduli, fautori delle sacre rappresentazioni. In questo secondo volume ci si sofferma in modo specifico sull'esperienza occidentale che, pur nascendo da quella orientale, ha seguito vie e raggiunto risultati piuttosto diversi. A partire da antichi testi non soltanto teologici, ma anche storici e normativi la riflessione si sviluppa alla ricerca del valore più profondo dell'arte sacra occidentale.
Teresa di Lisieux e Francesco d'Assisi: i nomi di questi due santi risuonano nell'immaginario collettivo come un inno alla vita e all'amore. Cosa differenzia questi due "folli di Dio"? Che cosa li avvicina? Il giovane Francesco si abbandona ai piaceri della vita nella verde Umbria, mentre Teresa, tra le brume normanne, si rifugia in uno spazio di tenerezza, pregando ogni mattina il Bambino Gesù. Entrambi, però, andranno ad attingere alla stessa fonte. Sarà infatti la mistica della fiducia a unirli. Secoli di storia li separano, ma entrambi scoprono nel loro cammino che non è tanto nella ricerca affannosa di Dio che ci si deve impegnare, quanto nella docile disponibilità a lasciarsi trovare da Lui. Nel 150° anniversario della nascita di Teresa di Lisieux, un itinerario attraverso i suoi scritti e le fonti francescane per meditare sui due santi che nella cristianità hanno tracciato più di altri il sentiero del sereno abbandono alla Provvidenza.
In un saggio complesso e affascinante come Dio Ignoto (Agnostos Theos, 1913) divenuto ormai «classico» per gli studi sulla storia stilistica del discorso religioso, a pieno titolo Eduard Norden si pone come figura di spicco al crocevia tra filologia classica e orientalistica, tra storia culturale antica e teologia. Una copiosissima messe di autori ed opere è abbracciata con straordinaria padronanza critica, ed accanto alla minuta sensibilità per i valori fonici e ritmici del discorso si affianca l'interesse per la religione antica e tardoantica, nelle sue valenze cultuali come anche escatologiche e profetiche. Muovendo dalla struttura e dal significato della predica di Paolo, che sull'Areopago annunzia agli Ateniesi la straordinarietà del «Dio ignoto», l'indagine passa a studiare le forme delle preghiere e di altri generi del discorso religioso antico e cristiano. Senza mai scadere nel dogmatismo e nell'apologetica confessionale, il saggio tradisce costantemente un'anima pervasa da forte sentimento per la religiosità in tutte le sue sfumature, ne segue gli sviluppi di alcune forme espressive - presenti in tutte le popolazioni del bacino mediterraneo - e ricrea, sulle tracce di un ipotetico schema di predicazione missionaria tardo-ellenistica, quel quadro di un mondo smarrito ed alla ricerca del divino, che un altro grande critico, E.R. Doods, avrebbe cinquant'anni più tardi definito con la suggestiva immagine di «epoca d'angoscia».
Quando e perché nacque un'"arte" cristiana? Quali erano i caratteri salienti di questo linguaggio figurativo a cui subentrerà, sulla scia della "rivoluzione costantiniana", la nuova stagione dell'icona? Questo ampio saggio di ricerca, nel cercare una risposta a tali importanti quesiti, fa emergere dalla più antica documentazione visuale cristiana una ricca e inaspettata pagina della storia dell'esegesi biblica, svolta per immagini. Attraverso numerosissimi casi di studio, riemergono le origini di questa più antica "arte" cristiana, il suo primo lessico e la geniale strutturazione dei suoi progetti iconografici che resero queste prime composizioni degli autentici manifesti di fede.
Martire ebrea e santa cattolica, esigente intellettuale tedesca e mistica carmelitana, tutto questo è stata Edith Stein. È difficile afferrare e comprendere la biografia di una donna geniale e punto di incontro di mondi spesso ritenuti inconciliabili: ebraismo e cristianesimo, fede e ragione, accademia e monachesimo, tradizione e contemporaneità. La Stein fu donna di conversioni: da un credo a un altro; dall'università alla vita religiosa; dalla filosofia alla mistica; dalla fede alla non-fede e, nuovamente, alla fede. Abbandonò l'ebraismo, abbracciò il cristianesimo cattolico, per poi morire da ebrea nel lager. La sua densissima e drammatica esistenza è stata avvertita da molti cristiani come un modo per avvicinarsi all'ebraismo, condannando l'antisemitismo e l'antigiudaismo; al contempo, la sua conversione e la successiva canonizzazione risultano motivo di inevitabili e ben comprensibili imbarazzi e contrarietà da parte ebraica, temendo ambiguità insidiose e cristianizzazioni indebite della Shoah.
Nei mesi immediatamente precedenti la morte della giovane carmelitana di Lisieux, Madre Agnese di Gesù (sua sorella Paolina) e le altre sorelle che vivevano nel medesimo monastero raccolsero quotidianamente le parole che Teresa lasciava cadere nei colloqui con loro. Si tratta di parole che, naturalmente, sono in parte rielaborate dalle stesse sorelle, ma che lasciano intendere come la mistica di Lisieux visse gli ultimi giorni e le ultime ore della sua vita, offerta all'Amore misericordioso e conclusa in una sofferenza che rende Teresa ancora oggi la santa più vicina a coloro che faticano a trovare la propria strada nella fragilità, nel dolore e nelle tenebre della ricerca di Dio. La santa che, per sua stessa volontà, decise di sedere "alla mensa dei peccatori", ci ricorda che tutti possiamo salvarci, perché ciò che ci salva è l'amore.
Il "De vera religione", all'interno dell'ampio e contrastato dibattito sul pensiero agostiniano delle origini, occupa un posto di tutto rilievo. Questa traduzione integrale, con testo a fronte e commento, rende finalmente accessibile una fonte essenziale. L'opera, scritta da Agostino circa tre anni dopo aver ricevuto il battesimo, ma prima dell'ordinazione presbiterale (391), affronta un tema quanto mai centrale per stabilire quale fosse l'idea che l'autore aveva del cristianesimo e quale fosse il suo atteggiamento nei confronti del neoplatonismo. Non è un'opera polemica né apologetica, ma di esortazione alla "vera religione" che passa attraverso la ricostruzione della sua concreta esperienza religiosa di conversione. Un testo che riletto ora, alla luce del dibattito storiografico, chiarisce l'autonomia dell'elaborazione suo pensiero cristiano dalla filosofia pagana neoplatonica.
Dopo la legalizzazione del cristianesimo nel 313, alcuni asceti, si rifugiarono nei deserti di Scete e Nitria, di Palestina e Siria, "a lottare per tutte le morti": la morte del corpo, la morte della stessa mente per "diventare costantemente viventi con Dio nel silenzio". Un silenzio radicale rotto solo da alcuni loro detti, raccolti da discepoli e pervenuti a noi. Le loro parole, massime di vita radicali e paradossali, diventano i Detti e fatti dei Padri del deserto. Il libro rappresenta un classico della spiritualità cristiana e un documento storico del monachesimo sviluppatosi nel deserto egiziano fin dai primi secoli del cristianesimo. L'anonimo compilatore del V secolo raccolse in modo organico gli apoftegmi circolanti al suo tempo in due serie, di cui la principale è quella alfabetica (Alphabeticon).
Questo volume è dedicato agli scritti del primo cristianesimo che sono stati considerati apocrifi, cioè non entrati a far parte del canone del Nuovo Testamento e che sono stati a lungo considerati di scarso valore o addirittura eretici. La prima parte del volume è dedicata ai «testi recuperati», in particolare a quelli trovati a Nag Hammadi. I saggi che se ne occupano restituiscono da una parte figure di donne destinatarie della rivelazione e interlocutrici di Gesù; dall’altra, nei testi gnostici, figure femminili portatrici della conoscenza divina agli esseri umani. I saggi della seconda parte si occupano di testi che hanno goduto di una trasmissione continua, come il Protovangelo di Giacomo, in cui è centrale la figura di Maria la madre. I saggi sugli Atti degli apostoli apocrifi offrono una riflessione sul concetto di autorità apostolica e sull’ideale ascetico e le sue conseguenze nella vita delle donne. L'ultima parte di questo volume raccoglie testi cristiani scritti probabilmente da donne, fra cui il racconto del martirio di Perpetua, la poesia centonaria di Proba ed Eudocia, il Diario di viaggio di Egeria e altri. Alcuni esempi di iscrizioni funerarie di e per diaconesse testimoniano inedite strategie di ricezione dei testi più noti del Nuovo Testamento.
I sermoni tedeschi sono testimonianza d'un intento: rinnovare il modo d'esser cristiani. In primo luogo aborrendo ogni pratica mercantilistica che veda il rapporto tra uomo e Dio basato sulla trattativa del do ut des: mi comporto in un certo modo per ottenere un qualche ausilio/conforto dalla divinità. Semplificando alquanto, la tematica basilare affrontata in questi sermoni sta nel proporre una condotta all'insegna dell’abnegazione e del "distacco" (abegescheidenheit) da ogni attaccamento mondano quali prerequisiti indispensabili a un approccio esperienziale di tipo mistico; ciò onde ottenere la generazione del Logos nell'anima. Presentazione di Marco Vannini.
Molti sono i motivi per riscoprire oggi, a cinque secoli dalla sua composizione, la Via spirituale di Mariano da Firenze. Anzitutto la personalità sfaccettata del suo prolifico anello di congiunzione tra i cronisti e agiografi: medievali e l'erudizione moderna, di cui qui possiamo comprendere le tecniche di lavoro quasi spiando il suo scrittoio.
Poi un testo ricchissimo di storie, che congiunge un'ampia tradizione memoriale con informazioni inedite, di prima e di seconda mano, sui tempi più recenti e che, con un interessante esperimento letterario, incanala i contenuti agiografici nel reticolo della trattatistica spirituale. Infine la sua copista, la volterrana suor Dorotea Broccardi, esempio di quella scrittura femminile claustrale di cui abbiamo imparato a riconoscere la ricchezza. Lasciata inedita e forse incompiuta per la prematura morte dell’autore, l' opera viene ora pubblicata per la prima volta, in edizione critica, a cura del Laboratorio di agiografia tenutosi presso la Scuola superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum, con un'introduzione, che ne illustra gli aspetti letterari e la genesi compositiva e con la prefazione di Carlo Delcorno.