La teologa Rosanna Virgili ci invita a seguirla in un percorso di antropologia biblica sull'umano nelle sue forme e posture fisiche e affettive. C'è un intimo intreccio tra carne e spirito, corpo e anima, natura e cultura, eros e amore, impossibile da disgiungere. E c'è infine una dimensione preminente dell'umano biblico che è l'esercizio dell'intelligenza e della scienza, l'educazione alla conoscenza e alla sapienza. Sapienza che non manca mai di una parola di promessa, anche di fronte alla desolazione.
I gesti sono il luogo in cui affiora l'identità, e leggere i Vangeli è accostarsi al mistero di Gesù che traspare dai suoi gesti. Tra questi ce ne sono due che riguardano un ambito specifico della vita: la cucina. Il primo mostra il Cristo nell'atto di sfamarsi, vivere la convivialità a tavola, ma anche nutrire chi ha fame, indicando il modo unico con cui egli ha considerato il cibo. Il secondo, quasi mai considerato, lo presenta nell'azione di cucinare. Sulle rive del lago di Tiberiade rivela come preparare da mangiare sia atto umanissimo che raccoglie con attenzione cose e persone, esaltando il sapore del mondo. E dice che tale arte presuppone la cura, la memoria del passato, la creatività e il rispetto.
La vita frenetica contemporanea in ogni suo aspetto assorbe le attenzioni e le priorità di molte persone. Il dominio della prassi, dell'efficienza allontana costantemente il cristiano dalla dimensione spirituale, simbolica e soprannaturale della fede. Viviamo in una società nella quale la percezione comunitaria della Trascendenza divina nel vissuto sociale ed ecclesiale si è affievolita. Diventa fondamentale, pertanto, la riscoperta del concetto teologico e filosofico della vita stessa.
Il volume raccoglie il contributo di diversi autori che, in modo interdisciplinare, hanno approfondito il complesso rapporto tra "autorità" e "partecipazione" nella Chiesa, tema al centro del dibattito dell'odierna riflessione ecclesiale, soprattutto alla luce di quello stile sinodale che la comunità cristiana è sempre più chiamata a fare proprio. Tra l'ordinamento gerarchico della Chiesa (sacramentalità dell'ordine sacro) e la res comunionale di tutto il popolo di Dio (sacramentalità battesimale) c'è una costante oscillazione: si tratta di due aspetti che devono costantemente essere presi in considerazione, rintracciando un possibile paradigma capace di coglierli nella loro contemporaneità. Ciò risulta utile al fine di comprendere il significato più profondo del tema della partecipazione, per non cadere né in una scontata ripetitività, né in qualche ideologia ecclesiologica.
Il diavolo sale in Paradiso, deciso a riprendersi l'umanità utilizzando un nuovo formidabile strumento: il processo. Possibile? Composto nel XIV secolo, tramandato come opera giuridica falsamente attribuita a Bartolo da Sassoferrato, il "Processus Satane" è un processo simulato, in forma di dialogo, fra il diavolo, Cristo e la Madonna. Bollato come opera minore e pressoché ignorato dalla storiografia, il testo costituisce in realtà uno straordinario esempio di sincretismo culturale: il linguaggio della teologia serve al diritto come fonte di legittimazione, e di contro la costruzione escatologica e la stessa teoria della Salvezza sono impiantate su una struttura giuridica. In questa prospettiva, il "Processus Satane" viene qui riproposto come punto di osservazione ideale per cogliere le interazioni di una cultura poliedrica e complessa, insieme di teatro e di letteratura, di diritto e di teologia, di scuola e di piazza.
Come mai un gruppo di ebrei è giunto a cantare le lodi di un uomo, anzi di un crocifisso, come se fosse divino? Quando, di preciso, Gesù è stato apertamente professato divino per la prima volta? Genesi dello scandalo cristiano approfondisce le dinamiche storiche, culturali e teologiche che hanno portato alla confessione della divinità di Gesù. Attraverso un'analisi rigorosa delle fonti antiche e l'integrazione dei più recenti studi sul giudaismo antico e il suo rapporto con la cristologia nascente, il libro offre una sintesi innovativa e comprensiva sulle radici di una delle convinzioni fondamentali del cristianesimo.
Berger affronta un'apparente contraddizione: il cristianesimo è una religione della parola. Se si mette a tema il silenzio bisogna essere consapevoli della tensione esistente fra parola e silenzio. Berger raccoglie il guanto della sfida, chiedendosi: Dio parla veramente quando "parla"? Quanto è comprensibile il suo discorso? Egli parla anche nel silenzio, cioè quando tace? Per cercare di rispondere a queste domande, l'esegeta e teologo tedesco sviluppa dapprima una "fenomenologia del silenzio", poi un'indagine ampia ed esauriente sul tacere: dal silenzio dei grandi testimoni biblici, a quello dei cristiani di ogni epoca; dalla quiete silente della creazione, no al silenzio della liturgia (in particolare del Sabato santo); dal silenzio dei mistici a quello ascetico, fatto di riverenza per il Mistero. Da questi passaggi Berger ricava gli elementi di una teologia del silenzio: tacendo Dio si rivela. Dio si rivela quando gli uomini si lasciano raggiungere dal suo silenzio, lo interpretano e lo comprendono, quando nel loro stesso silenzio si fanno simili a Dio, quando si rivolgono a lui senza troppe parole e, così, avvertono la sua volontà.
La teologia deve rinnovarsi? Nell'eventualità lo faccia, in che direzione? A domande così impegnative risponde l'autore in questo saggio, primo volume di un'intensa riflessione che muove dalla suggestione di Han Urs von Balthasar sulla necessità di una "teologia in ginocchio" che non perda nulla del rigore scientifico e non indulga al pietismo o al devozionismo, ma stia "con la testa in cielo e i piedi per terra", "fedele alla terra" dove scruta i misteri del cielo. Come esemplificazione e inveramento della proposta teologica, l'autore ha messo mano alla redazione di un salterio nuovo, peculiarmente cristiano, di cui questo volume propone i primi 33 componimenti.
Quali sono le ragioni per le quali la Chiesa cattolica non ammette le donne al sacerdozio ministeriale? Le autrici propongono una riflessione seria e rara attraverso le testimonianze dirette di 21 donne che si intrecciano con le riflessioni di 21 uomini (teologi, sacerdoti e laici impegnati). Il volume affronta la questione della vocazione al sacerdozio vissuta in prima persona da non poche donne dal punto di vista biblico, teologico e pastorale. Alcune questioni significative vengono sviluppate con approfondita riflessione, come ad esempio: la formula classica "in persona Christi" - cioè l'agire del ministro come rappresentante di Cristo; la Tradizione - come la si deve intendere; la presenza delle donne del gruppo di Gesù; la necessità urgente di una nuova teologia del ministero ordinato; ed altre ancora.
Il volume presenta la vita e l'opera di San Gaetano Thiene, figura chiave della riforma cattolica del XVI secolo e fondatore dei Chierici Regolari Teatini. Attraverso un'analisi delle sue lettere e delle sue opere sociali, emerge il suo profondo legame con la spiritualità cristiana, centrata sull'amore per Cristo e per i poveri. Viene tracciato un parallelo con il Concilio Vaticano II, mostrando come i princìpi di rinnovamento ecclesiale ispirati da San Gaetano siano ancora attuali. La sua figura è proposta come modello per una Chiesa capace di unire tradizione e slancio innovativo.
La parola escatologia viene generalmente associata alle realtà ultime che attendono l'uomo alla sera della vita. Nella Bibbia, però, essa indica anche il presente dell'era messianica, in quanto tempo ultimo della storia, in cui ha inizio il compimento delle promesse divine. Con un approccio interdisciplinare, questo libro vuole offrire un contributo significativo alla riflessione sulla vocazione futura e ultima dell'umanità, secondo il progetto eterno del Padre. A essa ogni uomo deve poter tendere, nel presente della storia, con una vita permeata dalla grazia e dalla verità di Cristo, per opera dello Spirito Santo, nella Chiesa, con Maria.