L'infanzia è un periodo breve e fondamentale della vita di ognuno di noi, a un tempo universale e molteplice come lo sono le nostre storie di uomini e donne nati in un contesto o in un altro. In dialogo con studiosi dell'età evolutiva e attraverso chiavi interpretative inedite, l'autore ci fa viaggiare dentro le infinite infanzie d'oggi illuminate da uno sguardo transculturale. E lo fa a partire dall'osservatorio privilegiato del suo ambulatorio di pediatra di periferia, le cui porte sono aperte a bambini italiani e stranieri. Ricco di narrazioni raccolte sul campo, il libro interpella e muove all'azione, consentendo al lettore - che sia operatore o genitore, studente o insegnante, professionista o semplicemente curioso - di immergersi nelle storie di bambini e bambine nati ai margini della società o dall'altra parte del Mediterraneo o del mondo e al contempo di ritrovare le ragioni per rimettere tutti i bambini - anche quelli venuti d'altrove - al centro delle nostre comunità.
Figlie di David e Sydney Freeman-Mitford, baroni Redesdale, le sorelle Mitford hanno scandalizzato l'Inghilterra della prima metà del Novecento con la loro vivacità, esuberanza e, in alcuni casi, con il loro fanatismo politico. Nancy, la maggiore, fu arguta autrice di una serie di romanzi di successo. Pam, la «sorella discreta», dotata di una sorta di bucolica serenità, si dedicò al giardinaggio, all'allevamento degli animali e alla cucina. Diana, la «divina», che a ventidue anni sembrava avere tutto - la bellezza, il denaro, un marito fascinoso e adorante e due bambini sani -, rimase folgorata da Sir Oswald Mosley, fondatore dell'Unione Britannica dei Fascisti, e iniziò una nuova vita con lui. Unity fu preda di una mortale ossessione per Adolf Hitler, che la portò alla rovina. Decca, la ribelle, fuggì in Spagna con il cugino Esmond Romilly, con cui aveva una relazione segreta, per partecipare alla Guerra civile. Debo, nonostante la cattiva reputazione di Diana, Unity e Decca avesse ridotto le sue probabilità di un buon matrimonio, convolò a nozze con Lord Andrew Cavendish, erede del decimo duca di Devonshire. In questa spumeggiante biografia Mary S. Lovell dà vita a un avvincente racconto su sei leggendarie sorelle le cui tragedie e passioni, conquiste e disfatte si sono divise equamente le luci della ribalta, incantando e ammaliando intere generazioni.
A dieci anni dalla scomparsa di Eugenio Corti un viaggio appassionante, e spesso inedito, nella vita dell'autore de "Il Cavallo rosso" e nel suo laboratorio di scrittore. Tutta la sua esistenza fu segnata dall'amore per la verità e la bellezza. «Due colonne», da lui così definite, alla base della sua vocazione letteraria.
È legittimo o anche solo utile pretendere dalla scuola (e dall'università) che curi lacerazioni sociali così profonde? È ragionevole pensare che in una società così divisa e frammentata, la scuola (il frastagliato mondo dell'educazione formale americana) possa taumaturgicamente riconciliare e unire? È possibile che l'educazione cambi la società e, per dirla con Marx, che l'educatore venga egli stesso educato? Le domande sono non semplici, e la linea di demarcazione sottile. In questo appassionatissimo lavoro, non ultimo di una prolifica carriera, Henry Giroux risponde che ciò è possibile, non necessario. Se il dominio della necessità è infatti quello della certezza, dell'assolutezza dell'oggetto e della perentorietà della sua affermazione, per dirla con parole gentiliane, il dominio della possibilità è invece quello della speranza, dell'incertezza, di un ottimismo indebolito. Un "principio-speranza" che infatti fa capolino anche nella tradizione marxista del comunismo "scientifico", proprio quando la certezza dell'oggetto, il destino necessario dell'affermazione della nuova società, si indebolisce, sotto i colpi delle tragedie del Novecento.
Il libro delinea il profilo e il lascito spirituale di Gianfranco Maria Chiti, combattente nella Seconda guerra mondiale, generale dell'esercito repubblicano, infine frate e sacerdote cappuccino che sarà presto Beato. La sua fu un'esistenza condotta al servizio di Dio e del prossimo: senza cedimenti, fedele agli impegni presi, sempre attenta al rispetto, ai bisogni e alla promozione dell'altro, libera da ogni connotazione ideologica. La qualità della vita di Gianfranco Chiti e la pratica delle virtù teologali, cardinali e umane annesse, vissute in maniera eroica, hanno portato la Chiesa a dichiararlo Venerabile il 24 gennaio 2024 e a indicarlo come modello da imitare.
In questo nuovo lavoro gli autori interpretano la storia della Chiesa nella luce della preghiera, convinti che tale storia si consolidi nella santità dei loro protagonisti. A partire dal giorno di Pentecoste, con la discesa dello Spirito Santo sopra tutti i partecipanti, il cammino della Chiesa è stato caratterizzato da numerose vicende ad intra e ad extra. Questo secondo volume raccoglie inni, preghiere e cantici dei grandi santi della Chiesa dal XII al XX secolo, da Francesco d'Assisi a Ignazio di Loyola, da Teresa d'Avila a Giovanni Bosco, da padre Pio da Pietrelcina a Giovanni Paolo lI. Ogni secolo, poi, è presentato alla luce degli eventi storici con cui la Chiesa si è dovuta confrontare. Ogni autore cristiano, infine, è accompagnato da una rica scheda biografica.
La funzione degli angeli nei riguardi dell'uomo è di guidarlo e assisterlo nella realizzazione del progetto divino, ma gli angeli sono anche di grande auto per combattere l'azione diabolica. Il vangelo di Giovanni, per esempio, descrive in modo drammatico la lotta che san Michele e gli altri angeli ingaggiano contro gli angeli ribelli che muovono guerra all'umanità.
I soldati del cielo, nella loro fondamentale missione di contrasto alle forze del male, sono anche un modello per quelli sulla terra. L'esempio degli angeli, infatti, può e deve costituire per ogni buon "soldato" la ragione della sua missione, perché solo nella comunione con l'amore del Padre saprà vivere affrontare le più rischiose situazioni in spirito di solidarietà con tutti i fratelli.
Nel 2024 ricorderemo il mistero delle stimmate a 800 anni dall'apparizione del Serafino sul monte della Verna.
Sr. Chiara Amata, con le sue tavole simpatiche e colorate, vorrebbe aiutarci a riflettere sul vero amore di Cristo che trasforma l'amante nell'amato.
«Ad un primo sguardo, parrebbero non rinvenirsi novità significative o particolari degni di nota circa il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica in seguito alla promulgazione della costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Tuttavia, proprio nell'analisi attenta delle competenze attuali di questo Organismo di giustizia emergono profili interessanti che apportano qualche modifica, oppure che aprono la strada ad ulteriori approfondimenti o specificazioni, o - ancora - si evincono questioni che necessitano, de iure condendo, di miglioramenti o di decisioni chiarificatrici o definitive da parte del Supremo Legislatore. Il nucleo basilare e fondante di tutto il ragionamento è che anche nella Chiesa - anzi, soprattutto nella Chiesa deve risplendere agli occhi del mondo quale speculum iustitiae - deve rispettarsi la giustizia» (dalla Presentazione di Juan Ignacio Arrieta). «Il presente saggio, che sicuramente offre stimolanti riflessioni circa la nuova legge della Curia Romana, entra in dialogo con gli scritti sull'argomento di altri autori che, sui cambiamenti operati dalla Praedicate Evangelium, hanno già fornito i loro commenti; in più, suggerisce risposte alle questioni che possono essere sollevate nell'ambito delle competenze contenzioso-amministrative e amministrative del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica» (dalla Prefazione di Javier Canosa).
«Io vorrei isolare il momento in cui ho visto la crepa e ho preso atto della fine, ma non lo trovo, perché non c'è. L'amore è discreto nel morire, non si lamenta e non fa scenate, non c'informa quando si ammala. Siamo noi a risponderne, e tutto quello che gli capita è colpa nostra». Fosco e Alice si sono amati tanto. E tra poco, senza sapere bene perché, si diranno addio. Per questo, nel vortice di parole più o meno giuste o più o meno sbagliate, abbracci notturni, porte sbattute, avvocati nuovi di zecca e antiche recriminazioni, decidono di raccontare la loro storia a modo loro. Con ostinazione, dolore e persino ironia: tutto quello che nei documenti legali non potrà mai trovare spazio. Diego De Silva lascia riposare il suo personaggio più amato, l'«avvocato d'insuccesso» Vincenzo Malinconico, per consegnarci un grande romanzo sulla fine dell'amore. «L'amore non è una storia, ma due». Per questo Fosco e Alice hanno affidato ai loro rispettivi avvocati le parole che non sanno dirsi, lasciandosi. Alice aspira a una conclusione drammatica, come se un grande amore si misurasse dalle ferite, dal male che è possibile farsi. Vuole enfasi, conflitto, palcoscenico. Fosco è più morbido, quasi passivo, incline ad accettare qualsiasi condizione. E alla fine, come in tutte le separazioni, le loro posizioni si tradurranno in documenti mortificanti, che nulla dicono perché nulla sanno di una vita insieme. Che riassumono il dolore, e anche la gioia, in parole povere. Per riscrivere con una dignità diversa i titoli di coda della loro storia, decidono allora di ritirarsi in una casa amata, tra i fantasmi dal passato e di ciò che è stato tradito, che siano gli anni felici dell'infanzia, quel tempo bello in cui s'impara il mondo, gli amici di sempre o il loro stesso legame. Trovarsi lì, in quella casa, significa anche cercare un fuoco comune: il loro fuoco. Significa attraversare in due i rimpianti fino a esaurire la sofferenza, estrarre dalle macerie del tempo ciò che rimane vivo e trovare la forza di andare addosso alle cose, persino quando fanno paura. Senza rinunciare all'ironia che lo contraddistingue, come modo di illuminare ciò che conta, Diego De Silva riesce a raccontare con forza, attraverso le voci di Fosco e Alice, le speranze, le delusioni, le felicità sepolte, il complicato groviglio di sentimenti che accompagnano da sempre la fine di un amore.
I visitatori celesti sono quattro figure che portano un messaggio: non si scappa dall'invecchiare, dall'ammalarsi, dal morire, ma c'è una Via, opposta all'oblio, che nell'affrontarli trascende il danno e la sofferenza. Per questo sono detti «messaggeri», perché portano notizia bruciante, messaggio che risveglia, e «celesti» perché non si limitano a rivelare l'ineluttabilità delle sfide radicali della vita, ma ci aprono anche la soglia di significati altrimenti ignorati: significati celesti, che vengono da un al di là della condizione rassicurante e confortante in cui di continuo ci rintaniamo, a causa dell'angoscia in cui la finitudine e il dolore ci gettano. Nelle parole incantate di Chandra Candiani: «Queste parole sono il goffo tentativo di tradurre in linguaggio un sorriso. Quel sorriso accoglie tutto, anche i danni più crudeli, senza enfatizzare e personalizzare, e consegna l'altro, senza che nemmeno se ne accorga, alla vocazione della non-violenza».