Gesù, oggi, avrebbe utilizzato la rete? Probabilmente sì, perché luogo frequentato quotidianamente da folle innumerevoli, nuovo agorà in cui poter manifestare le proprie idee.
Ceto: i limiti di tale strumento sono evidenti e non sostituiscono in alcun modo l'esperienza personale di un cammino di fede comunitario, ma non abitare la rete diffondendo la Parola sarebbe davvero una imperdonabile trascuratezza da parte della comunità cristiana.
Oggi l’annuncio del Vangelo richiede di guardare nuovamente la realtà con occhi innamorati dell’umanità, che soffrono e patiscono insieme a chi soffre, per costruire un percorso in due tappe: dapprima farsi prossimo, per provare a rispondere – nella comunione – alla domanda di senso di fronte alle provocazioni che scaturiscono dalla dura realtà della malattia, della disabilità e della morte, nei diversi contesti (domanda che può traslucere in uno sguardo più che in mille parole); poi, per guardare insieme, come l’apostolo Giovanni, al di là di una tomba vuota, e intercettare con lo sguardo una prospettiva diversa, la pienezza della vita umana in Dio, anticipata e conosciuta nella fede. È uno sguardo aperto alla trascendenza quello capace di vedere il volto di Cristo nella carne sofferente del malato, e quindi capace non solo di entrare nella storia, e possibilmente di cambiarne le storture, ma di farla diventare anche storia di salvezza per ciascuno.
I testi qui presentati sono uno strumento per il diacono permanente che intenda ampliare il suo percorso formativo, approfondire la vocazione e rinvigorire la sua presenza - con il mandato che il Vescovo potrà assegnargli - nella pastorale della salute. Una pastorale chiamata ad essere sempre meno "ospedaliera" e sempre più territoriale, in una comunità cristiana che si riveli vera comunità sanante, capace di farsi carico delle maggiori fragilità e vulnerabilità dei fratelli e delle sorelle sofferenti.
"La Bibbia considera la famiglia anche come la sede della catechesi dei figli", scrive papa Francesco in "Amoris laetitia". Ma per diverse ragioni nell'attuale realtà socio-culturale europea ogni processo di trasmissione da una generazione all'altra è entrato in crisi. Sul tema ha voluto riflettere anche l'Équipe Europea di Catechesi nel suo congresso del 2017 a Madrid, i cui atti sono pubblicati in questo volume. La riflessione è sviluppata in chiave biblica, socio-culturale e magisteriale, mentre l'analisi teorica è completata dal racconto critico di alcune esperienze che in diversi Paesi europei, nonostante le difficoltà, intendono rilanciare il ruolo della famiglia nella trasmissione della fede.
Il testo raccoglie 3 lettere pastorali di Mons. Semeraro in cui affronta il tema del discernimento spirituale nella vita del sacerdote, sia a livello personale che nell'esercizio del suo ministero. Si rivela così un testo allo stesso tempo utile per custodire la vitalità della vocazione sacerdotale e per crescere nel proprio servizio alla Chiesa di Dio. Papa Francesco è autore della prefazione. Un testo che potrà essere un ottimo supporto per la formazione del clero al discernimento nelle diocesi e nei seminari.
Il gesuita francese Christoph Theobald, noto anche in Italia per i suoi studi sul Concilio Vaticano II e per la sua proposta teologica di un «cristianesimo come stile», esamina in questo libro quelle che definisce «urgenze pastorali» del cattolicesimo occidentale. In una prospettiva ecclesiale e spirituale torna con forza l'interrogativo che anima la sua riflessione: come ripensare il cristianesimo e il ruolo delle Chiese nelle società europee, profondamente segnate dalla crisi di fiducia sulle forme di convivialità sociale, afflitte da inediti problemi ecologici e affascinate dalle bio-tecno-scienze? Un libro in grado di orientare il dibattito e i tentativi di riorganizzazione territoriale delle comunità cristiane che stanno impegnando anche le diocesi italiane.
Preparati con delicatezza e sapienza, attuati con gradualità e senza rigidità, nuovi itinerari di evangelizzazione potranno trovare assenso se verranno compresi non solo nella loro verità oggettiva, ma anche come occasione buona offerta a chiunque cerchi autenticità di formazione e di crescita. Un tale lavoro pastorale esige competenza non improvvisata e disponibilità non solo teorica. Ed è su questo piano - dei criteri di verifica e della modulazione degli itinerari di evangelizzazione - che si muove questo contributo del professor Armando Sannino. Ci auguriamo che questa pubblicazione sia solo l'inizio non tanto di una collezione di libri, ma della continuazione di un cammino che possa illuminare quanti affrontano i nodi che l'azione pastorale oggi si trova a dover sciogliere.
Carissimi è bello condividere con voi la bellezza di queste parole che sono il vocabolario essenziale per vivere felici e diffondere felicità attorno a noi, al nostro solo passaggio. Mettono dentro il desiderio di essere protagonisti di felicità, aprono gli orizzonti della vita beata, ci ricordano che siamo fatti per intraprendere un cammino, per condividere la strada verso una meta comune… Condivido dalla A alla Z queste parole: dalla prima <<Accompagnare>> all’ultima <<Zaino>>. In marcia! Insieme accogliamo e mettiamo nello zaino del cuore incontrato da Cristo nella Chiesa ogni parola. Viviamola. Testimoniamola. Contribuiamo a far diventare il mondo un crocevia di bene, di giustizia, di pace. Un paradiso, un giardino di felicità. Certi che è con noi il Signore della Vita, che nella Sua Pasqua, nella Sua morte e risurrezione ha già iniziato il cantiere dei cieli nuovi e della terra nuova e ci ha preso a giornata!
Tra le tante definizioni attribuite ai giovani quella di «sdraiati» ha avuto un certo successo. Ma in quella condizione, oggi, si trova a volte anche la generazione adulta: arresa, scoraggiata, delusa. Tuttavia sorprende il fatto che Gesù nel Vangelo abbia spesso incontrato gente «sdraiata», cioè «a terra», bloccata su una barella, addormentata su un pagliericcio, accovacciata ai piedi di gente che mangia, in un angolo in disparte, paralizzata su un letto di malattia. Sono «gli sdraiati del Vangelo». A tutti costoro Gesù rivolge una parola: «Alzati!», oppure: «Va'!», perché Gesù rimette in piedi gli sdraiati, giovani o adulti che siano, nel tempo della loro formazione o in quello della testimonianza.
La parrocchia è chiamata ad essere una realtà viva, perché composta da tante persone, volti e risorse che se messe insieme, portano a grandi risultati. Certo, non mancano le situazioni imbarazzanti, più prettamente “umane”, dettate dal troppo attivismo, spesso misto a vanagloria e secondi fini. La parrocchia, come realtà viva, è anche in continua purificazione, con un sano senso di autocritica, secondo l’idea che tutti siamo utili ma nessuno indispensabile: ciò vale anche e soprattutto nelle cose di Dio. Questo opuscolo desidera essere un elogio ai ministeri nella Chiesa, con il desiderio che possiamo agire sempre più per la ricerca della gloria di Dio e non nostra.
"Con questo libro, frutto di un personale impegno catechistico che mi ha visto all'opera fin dagli anni in cui ero studente universitario, desidero dire a tutti: "Amate anche voi sempre e senza riserve Gesù e la Chiesa. Ne vale la pena e non ve ne pentirete mai". Si tratta, infatti, di un'esperienza capace di illuminare l'intera vita di ogni persona così da renderla, a sua volta, rilucente a vantaggio degli altri. Esso, dunque, è un atto di fede e di amore, frutto non solo di studio attento e prolungato, ma anche della mia ininterrotta esperienza di catechista, vissuta sia da laico che da presbitero, un'attività alla quale non ho voluto mai rinunciare e della quale mi sento soddisfatto."
Vivere il senso del limite, accettare di sbagliare, saper convivere con le proprie imperfezioni ci rende meno assoluti, più umani e anche più capaci di relazionarci con gli altri, perché animati dal sentimento liberante della misericordia e della compassione. Gesù non è venuto per i giusti, ma per i peccatori e molte parabole ed episodi del Vangelo aiutano ad entrare in questa nuova logica. L’uomo sviluppa le proprie potenzialità vivendo più il senso del limite e dell’imperfezione che tendendo ansiosamente alla perfezione; «liberarsi dalla perfezione» non significa, infatti, indulgere all’indolenza e al disimpegno, ma valorizzare il proprio potenziale umano.
La crescita non avviene inseguendo un’immagine ideale di sé o coltivando obiettivi sproporzionati, ma vivendo quello che ciascuno è, senza competizioni esasperanti e senza dover rincorrere traguardi o mete al di fuori o al di sopra delle proprie capacità e delle proprie originali possibilità. Diventare se stessi, senza sottostare a schemi, accettando i propri limiti e anche gli errori e le sconfitte, è il contenuto dell’etica dell’imperfezione.
Sommario
Prefazione. Introduzione. I. L’uomo è un essere itinerante: analogia del viaggio. II. Invece della perfezione promuovere l’umano: Gesù e l’«inconsistenza». III. La parabola del figlio prodigo (Lc 15,11-32) nella prospettiva dell’etica dell’imperfezione. IV. L’indulgenza non è indolenza: Gesù di fronte agli erranti.
Note sull'autore
Battista Borsato, presbitero e teologo della diocesi di Vicenza, è direttore di Casa Mamre, un centro diocesano di educazione all’amore e all’affettività e di consulenza matrimoniale. Condivide il servizio pastorale nell’Unità Pastorale di Schiavon e di Longa (Vicenza). Docente all’Istituto teologico di Monte Berico, è membro della redazione della rivista Matrimonio. Per EDB ha pubblicato di recente: Il sapore della fede. Accendere il desiderio (³2012); Credere fa bene (²2014); Un Dio umano. Per un cristianesimo non religioso (⁵2017); Il coraggio di essere felici. Beatitudini per il nostro tempo (2018) e Non maestri ma discepoli (2018).