Nella speranza, noi "camminiamo cantando" la bellezza del Vangelo con la nostra vita, divenendo per il mondo autentici testimoni del Signore. In questa nuova raccolta pensata per l'Anno Giubilare, l'autore Marco Frisina ha voluto esprimere e cantare l'amore a Cristo, speranza del mondo, la cui misericordia è salvezza donata a tutti i popoli; l'amore alla Chiesa, che splende come la sposa amata, madre dei credenti e pellegrina di speranza; l'amore per alcuni santi antichi e moderni, la cui testimonianza splende ancora oggi per noi. L'album contiene anche i brani Christ is my hope, l'inno del giubileo dei giovani, e Siamo noi, l'inno della prima Giornata mondiale dei bambini. Brani: Cristo nostra speranza - Gioisci o Madre Chiesa - Tardi t'amai - Rivestiti di luce - Trinità che adoro - Verso l'alto - Custode del Signore - Alzati e va' - Ti farò mia sposa - Giovane luce - O Maria nostra speranza - Christ is my hope - Siamo noi - Fuga sul tema Jesus Christ you are my life
Tratto dall'esperienza della rivista Dossier Catechista, questo libretto tascabile è pensato specialmente per i ragazzi e le ragazze che hanno fatto la Prima Comunione, con riflessioni sul significato dell'incontro con Gesù nel sacramento dell'Eucaristia e suggerimenti per la preghiera personale, al fine di non lasciar passare l'entusiasmo dopo l'"euforia della festa".
Il Credo, nella sua dimensione testuale, non solo è aperto a diverse proposte teologiche, ma tocca ogni esperienza umana. Non è un caso che sia concessa a chiunque la libertà di poter dire «credo» nella propria esistenza, ossia di effettuare la scommessa di fede indipendentemente da qualsiasi condizione di partenza. Quello di cui il Credo fa memoria al singolo non è una risoluzione, ma una garanzia che il credere non contraddice lo sperare.
Vengono qui raccolti e tradotti per la prima volta in lingua italiana una serie di saggi di Frédéric Manns. Sono studi sul vangelo secondo Giovanni e vogliono mostrare come esso si ponga come linea di contatto e di continuità tra la tradizione ebraica e quella cristiana. Questa prospettiva permette così di costruire un commento al quarto vangelo evidenziandone struttura, personaggi, temi e simboli.
I trattati internazionali non riescono più a frenare i crimini di guerra: i conflitti esplosi dalla prima pubblicazione di questo libro, nel 2011, confermano ogni giorno questa amara constatazione di Antonio Cassese. Una dolorosa ammissione, da cui muove una antieroica, indimenticabile e irrinunciabile conversazione sull'«esperienza del male». Come scrive Micaela Frulli nella postfazione, Antonio Cassese ha dedicato la propria vita all'affermazione del diritto, ma in questa ultima conversazione non ha temuto di mettere a nudo le debolezze del proprio credo. Da questo paesaggio umano dolente, da questa indagine sui fondali oscuri della nostra convivenza civile, emerge però con forza una luce: il ruolo decisivo dell'opinione pubblica internazionale, quella che l'autore intende qui risvegliare raccontandoci, con la memoria degli occhi ma anche con la generosità del cuore, la sua esperienza di giudice internazionale.
Scorrendo le pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento, possiamo incontrare uomini e donne che hanno posto la loro speranza nel Signore, divenendo capaci di costruire un nuovo futuro. Qui vengono narrate le loro storie! Il titolo di queste riflessioni è tratto dal profeta Geremia, che fonda tutto su una solenne promessa di Dio: «Io ho progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza» (Ger 29,11). Quando all'uomo tutto sembra finito, per Dio c'è ancora un futuro possibile, come dimostra la risurrezione di Gesù Cristo.
L'esperienza delle madri ci tocca tutti, perché ci conduce all'origine della nostra esistenza ed evoca sentimenti e valori profondi. Eppure è difficile trovare una realtà tanto falsificata da stereotipi e luoghi comuni, per non parlare di vere e proprie devianze, quanto la maternità. Restituire l'esperienza dell'essere madri alle donne che partoriscono e/o crescono qualcuno/a, dare voce ai loro corpi e imparare il loro linguaggio, è l'unica via perché la maternità si liberi da ciò che la mistifica e si dischiuda a significati capaci di raccontarci l'umano, la chiesa, il mondo e Dio, grembo e nutrice di ogni vita.
In questo appassionante viaggio, l'autore suggerisce sentieri concreti che tracciano la strada da percorrere per non vivere di rimpianti, imparare a dire sì alla vita, sempre e nonostante tutto, e valorizzare in pienezza il tempo che ci è dato, qui ed ora. Come vivere, con consapevolezza e compassione, l'amicizia, l'amore, la spiritualità, la vecchiaia, il lutto... Un cammino vasto che affonda le radici nelle antiche tradizioni filosofiche e spirituali dell'Occidente e dell'Oriente e che spazia fino alle più illuminanti scoperte della psicologia contemporanea. Un libro non solo da leggere ma da meditare e da portare con sé per poi aprirlo nelle soste del cammino.
Mai come oggi architettura e natura appaiono in conflitto insanabile. Per quanto si sforzi di diventare sostenibile, l'architettura continua a essere la più umana tra le arti, quella che più afferma il possesso umano sulla natura. Il libro sovverte questa idea, sostenendo che, se pensata filosoficamente, l'architettura è invece la più inumana fra le arti, quella maggiormente consegnata all'altro dall'umano, la natura. Anzi, l'architettura può mettere in opera la natura e aprire a un nuovo epos del non-umano. Il volume argomenta questa tesi intrecciando differenti tradizioni di pensiero: lo spazio in Platone con lo zimzum nella qabbalah ebraica, la concinnitas in Alberti con lo spazio indicibile di Le Corbusier, il non-altro in Cusano con lo spazio potenziale di Winnicott, il pensiero della rovina in Simmel con la natura di città di Stig L Andersson. In ogni capitolo la teoria dialoga con singole opere artistiche e architettoniche, dalla cui lettura emergono elementi inediti, ribaltando talvolta interpretazioni consolidate. "L'umano e l'inumano" propone una nuova e paradossale teoria dell'architettura che si fonda sul ritrarsi per donare spazio, e trova il suo compimento in una filosofia del gioco. È nel gioco che infine l'umano si salda all'inumano, la filosofia dell'architettura alla filosofia della natura.
In "Chiamami adulto", libro che conclude la trilogia iniziata nel 2021 con "L'età tradita", Matteo Lancini esplora i molteplici contesti e le modalità in cui gli adolescenti costruiscono relazioni: dalla famiglia alla scuola, dagli ambienti digitali alle stanze di psicoterapia, dal gruppo dei pari al rapporto di coppia. Partendo da alcuni spunti già introdotti in "Sii te stesso a modo mio", come l'assenza di prospettive future e la fragilità adulta che spesso ostacola un dialogo autentico, l'autore scava in profondità, rivelando che cosa serve davvero per avvicinarsi ai giovani: l'ascolto e una presenza empatica. Attraverso esempi concreti, storie personali e riflessioni incisive, il libro offre a genitori, insegnanti e psicologi gli strumenti per superare l'urgenza del fare e per imparare finalmente a stare nella relazione, aiutando i ragazzi a non sentirsi più soli in mezzo agli altri, ma compresi e sostenuti.
I gesti di disagio e di violenza giovanile riportati quotidianamente dalla cronaca mostrano una crescente emergenza emotiva che si manifesta in diversi ambiti e con differenti modalità. L'indagine su un campione di 800 adolescenti del nostro Paese, di cui il volume riporta i principali risultati, focalizza l'attenzione sulla rabbia, l'empatia, il timore di fallire provati nelle relazioni con le altre persone, l'empowerment e il mattering (la sensazione di 'contare') che questa generazione sperimenta nella vita quotidiana. Si propongono, infine, un approfondimento sulle ricadute operative della ricerca e alcune riflessioni sulle caratteristiche specifiche degli e delle adolescenti, sempre in equilibrio precario tra potenzialità e fragilità. Giunti all'ottavo anno di rilevazione dell'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo su questa fascia d'età, si è approdati a un punto di snodo: la Generazione Z è in uscita dall'adolescenza, mentre vi compie i primi passi la Generazione Alpha, con tutte le sue peculiarità.
Damiano e Margherita sono due fratelli che hanno molte cose in comune: la voglia di mettersi in gioco, la caparbietà e la tenacia nel voler inseguire i propri sogni, e l'autismo. Insieme si sono esibiti in televisione e, mano nella mano sul palcoscenico, sembrano finalmente aver trovato il loro posto nel mondo. Già dalla mattina successiva, però, i due sono obbligati a tornare alla realtà. Damiano vive a Rimini e ha le idee molto chiare sul futuro: una moglie - "l'altra metà della mela" - con cui avere dai dodici ai venti figli, milioni di dischi venduti, concerti in tutto il mondo e interviste sui giornali più importanti, ma deve ancora imparare a vivere quando i riflettori si spengono. Margherita, nonostante gli studi eccellenti, è costretta a un lavoro che di certo non è quello dei suoi sogni (per quanto possano essere appassionanti caldaie e scaldabagni). Perlomeno, ora non è più da sola: ha incontrato Philipp, e tra i due è stato un colpo di fulmine. Insieme, decidono di affrontare la sfida più grande per Damiano: diventare autonomo e vivere da solo. Inizia così, per questo trio fuori dal comune, un corso accelerato, fatto di poca teoria e molta pratica, per diventare adulti. Affrontare la vita da grandi significa crescere e fronteggiare con coraggio le ansie e le paure del domani, ma anche imparare che la pasta non si cuoce per trenta minuti, che le finestre si possono persino aprire e che i sacchetti della spazzatura non sono oggetti di arredo. Tra gioia e tristezza, lacrime e risate, ventilatori e interruttori, frenetici studi sulla donna ideale - e sul suo cognome - e avventure clandestine per fotografare antichi aspiratori, il trio scoprirà che anche una vita originale e "imperfetta" può nascondere infinite possibilità, e che invece di guardare le crepe dovremmo tutti iniziare a vedere la luce che vi passa attraverso.