Che lingua parlavano Adamo ed Eva tra loro due, e con il Creatore, quando vivevano nell'Eden? Impossibile rispondere a una simile domanda, eppure è una domanda vertiginosa, portentosa, perché basta porsela con attenzione ed ecco dischiudersi davanti a noi come un antico canto delle delizie, che tanto più interpella il nostro tempo, attirato invece dalle seduzioni di una lingua negativa: un gergo dell'odio, un turpiloquio della malvagità.
Chi è Giobbe? È veramente così paziente come si dice? Come è possibile parlare di un suo viaggio quando sta fermo in mezzo alla polvere e la cenere? E chi sono i suoi amici? Ma soprattutto, chi è quel Dio contro il quale protesta fino a sfidarlo a duello? Le domande che danno spunto all'approccio narrativo proposto da Maspero parlano a ogni uomo, in ogni tempo. La lettura del libro di Giobbe obbliga sempre a passare dalla terza persona alla prima, per ripensare la nostra concezione del mondo e della storia alla luce della possibilità di relazione personale con il Creatore dischiusa dal Cristo.
Con l'invasione assira e la deportazione a Babilonia cominciò a diffondersi nelle comunità ebraiche l'uso dell'aramaico. Col tempo, soprattutto per motivi di studio, di insegnamento e di preghiera, crebbe la necessità di tradurre i testi ebraici che andavano formando il corpus delle Scritture d'Israele. Tali traduzioni (targumim) cominciarono a essere messe per iscritto in epoca ellenistica. Nell'ebraismo rabbinico, ossia nei primi secoli dopo Cristo, cominciò un nuovo corso: vennero scritti progressivamente i targumim di tutti i libri della Bibbia ebraica e, nel corso dei secoli, quelli dei libri profetici acquisirono una certa autorità. Si offre qui al lettore italiano la possibilità di scoprire la ricchezza del Targum di Zaccaria. Il modo in cui il targumista parla di Dio e della sua azione nella storia si manifesta tramite diversi piani che si intersecano, dal lessico alla teologia. La traduzione aramaica è attenta a rispettare l'alterità divina, fino a porre un'asimmetria nella sua relazione con l'essere umano. I termini usati per parlare di Dio hanno precisamente una duplice valenza: segnalare il suo essere totalmente altro, in termini biblici la sua santità, e, nel contempo, la sua cura nei confronti del mondo.
Tra gli studi veterotestamentari la teologia dell'Antico Testamento è stata a lungo considerata il vertice della disciplina. Tuttavia, negli ultimi decenni è diventato sempre meno chiaro di che cosa una teologia dell'Antico Testamento si debba effettivamente occupare. Konrad Schmid affronta innanzitutto il compito di chiarire storicamente il concetto di teologia applicato alla Bibbia; quindi, discute la diversità delle Bibbie ebraiche e degli Antichi Testamenti esistenti, per poi analizzare il carattere teologico dei libri e delle raccolte dell'Antico Testamento sulla base di testi di particolare rilevanza. Konrad Schmid include anche una descrizione della storia teologica dell'Antico Testamento e un'esposizione tematica e storicamente complessa di importanti temi della teologia dell'Antico Testamento.
Chiunque si rivolga a Dio con le parole dei salmi sa le difficoltà che questa pratica, sia essa occasionale oppure regolare, porta con sé. Spesso si ha la sensazione di avere a che fare con parole sconosciute, come se stessimo usando una lingua che conosciamo "per sentito dire", ma il cui significato ci rimane precluso. Anche se nei salmi si esprimono esperienze universali, la situazione da cui nasce ogni singola composizione non necessariamente è la nostra. La gioia esuberante che sottende l'espressione di lode o la profonda sofferenza che il linguaggio del lamento fa emergere sono legate a esperienze che non sempre possono essere trasferite o riferite a noi. Ecco allora che, nella prima parte, l'autore affronta alcune domande di carattere generale: quali sono le parole della preghiera? Cosa succede in noi quando preghiamo? In che modo la Chiesa primitiva usava e interpretava i salmi? Poi, nella seconda parte, offre riflessioni sui diversi temi toccati nel Salterio - lode e rendimento di grazie; angoscia, sofferenza e lamento; peccato e perdono; morte e vita... -, dedicando a ciascuno una piccola trattazione. È importante conoscere i salmi in modo non superficiale, così che le loro parole trovino risonanza in noi quando proviamo un'esperienza intensa: allora nuove espressioni verranno ad arricchire il nostro dialogo con il Dio di Gesù. Questa introduzione al Salterio è seguita da un "programma a temi" che illustra il senso dei salmi più usati nella liturgia.
Il libro di Daniele è stato scritto in un tempo di persecuzione, e ambientato in un altro tempo tremendo, l'esilio babilonese, perché potesse donare al popolo di Israele parole simili a quelle che lo avevano salvato lungo i fiumi di Babilonia. In questo contesto storico il popolo aveva bisogno di cercare nuovi racconti che dicessero una nuova-antica fede. Nacquero così comunità testimoni di come si possa cambiare questo mondo sognandone un altro, espressione di una forma di resistenza non violenta: non abbracciarono le armi ma presero la penna, pregarono e scrissero. Il libro di Daniele ci dice che visioni, angeli, sogni, numeri e draghi possono diventare altri strumenti per cacciare via i dittatori, per combattere i soprusi e la violenza contro le donne, per difendere una storia e un'identità. Tali narrazioni, arrivate fino a noi, sono sentinelle di un'alba che arriverà, perché non può non arrivare. Un'alba che deve arrivare presto, che deve arrivare oggi. Si può cambiare questo mondo sognandone un altro!
È il secondo libro che Anna Maffei dedica al commento di un vangelo a partire dalla propria esperienza: se il Vangelo di Giovanni era stato un dialogo a tu per tu con «l'evangelista del cuore», il dare del tu all'autore del Vangelo secondo Matteo implica un allargamento dell'interlocuzione e del cammino. Così, Massimo Aprile, compagno di vita e di ministero, apre il "noi" di questo libro, nel quale stai per essere collocato anche tu. Prefazione di Cristina Arcidiacono.
Curata da noti biblisti italiani, la collana riprende ex-novo e amplia il coraggioso progetto della Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali. I singoli libri biblici vengono riproposti in una nuova versione che, oltre ad avere i testi antichi a fronte, è accompagnata da un accurato apparato testuale-filologico e da un ampio commento esegetico-teologico. La serie è diretta da Massimo Grilli, Giacomo Perego e Filippo Serafini.
Il libro di Giobbe ha sempre rappresentato una sfida per i lettori e per gli interpreti e lo è sia per i temi che affronta sia per il linguaggio che utilizza. Vogliamo affrontare la sfida e compiere il viaggio attraverso questo testo, paragonabile a una «sacra rappresentazione», per coglierne i molti spunti di perenne attualità: il tema del dolore, il rapporto con Dio e con la creazione...
Madre Anna Maria Cànopi (1931-2019) ha lasciato una ricca miniera di scritti ancora inediti. Questo volume raccoglie le riflessioni dell'autrice su due personaggi biblici sempre attuali: Elia ed Eliseo, che sono alle origini della spiritualità carmelitana, ma che portano un messaggio tuttora di grande rilievo per tutte le diverse famiglie religiose. In questi tempi, avari di padri e maestri di vita spirituale, è un grande conforto lasciarsi guidare a ripercorrere la storia del profeta e padre per eccellenza, Elia, e del suo amabile discepolo, Eliseo. Un aiuto e un invito a stare sulla Parola di Dio per crescere nella sequela dell'unico grande Maestro, Gesù Cristo, attraverso la conoscenza di due suggestive figure di padri che egli stesso ha amato e stimato.
La felicità è il più profondo richiamo del cuore, una forza attrattiva, un desiderio, la spinta che guida le azioni umane. Tuttavia si sperimenta spesso la dialettica tra questa tensione interiore e lo scarto con la crudezza della realtà con cui ci si scontra spesso nella vita di tutti i giorni a tal punto che il linguaggio si percepisce incapace e inadeguato ad esprimersi. Ecco allora il perché della scelta del Salterio e del suo modo di intendere la felicità, non solo per il fatto di essere il libro che più di tutti fra quelli dell'AT abbonda delle espressioni felicitatorie, ma soprattutto perché la rivelazione biblica ha demandato al linguaggio poetico il difficile e arduo compito di raccontare in poesia ciò che per altre forme del linguaggio ordinario risulterebbe un tentativo con esiti fallimentari. Desterà meraviglia, ma non troppo, se alla fine si dovesse scoprire che tra questi componimenti è stato intessuto, un filo unificante col quale il Salterio è stato cucito e ordinato.
I setti 'libri sapienziali' della Bibbia (Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoelet, Cantico dei Cantici, Sapienza, Siracide) sono testi di un'attualità intramontabile. Esprimendo un atteggiamento nuovo, che esorta a non fermarsi alla rigidità della Legge ma a mantenere la Rivelazione vicina alla vita, toccano tutte le sfumature dell'esperienza umana, e mostrano una speciale capacità di aprire spazi d'incontro con le questioni vitali dell'umanità di oggi. In questo suo nuovo libro, Giuliano Zanchi ripercorre le storie, le emozioni, i sentimenti delle donne e degli uomini protagonisti dei libri sapienziali, come in una 'catechesi' leggera nell'esposizione ma acuta nei riferimenti, prendendosi anche la libertà di confronti tra il testo biblico e le più diverse espressioni letterarie del nostro tempo. Tocchiamo così con mano affinità e sintonie in canzoni come Todo cambia, resa indimenticabile da Mercedes Sousa, così vicina al fatalismo di Qoelet, o L'ombra della luce di Franco Battiato, che richiama le gioie dell'incontro amoroso espresse nel Cantico. E ancora, in poeti come Wislawa Szymborska, che si riconosce nelle parole di Qoelet; in scrittori come Joseph Roth o Lev Tolstoj, che danno vita a un moderno Giobbe; in filosofi come Emil Cioran, che sottoscrive il tratto cinico incastonato nel cuore di questi libri straordinari. E alla fine impariamo la bellezza della Sapienza, che è positiva e critica, non fa sconti alla crudezza della 'vita sotto il cielo', ma segnala a ciascuno, qualche secolo prima di Cristo così come oggi, che proprio nelle contraddizioni della quotidianità si lascia incontrare una prossimità originaria che illumina e orienta il cammino degli umani nel mondo.