Nel volume vengono esposte in modo sintetico, con un linguaggio chiaro e comprensibile, la metafisica di san Tommaso d'Aquino e quella di Karl Rahner, dalla quale si deduce direttamente un'etica di carattere relativistico. In particolare, l'affermazione della teoria dell'"opzione fondamentale" formulata dal gesuita, è stata considerata immorale da san Giovanni Paolo II perché «l'uomo potrebbe, in virtù di un'opzione fondamentale, restare fedele a Dio, indipendentemente dalla conformità o meno di alcune sue scelte e dei suoi atti determinati alle norme o regole morali specifiche». San Tommaso affermava che i filosofi si valutano in rapporto alla verità o falsità delle loro argomentazioni; dal confronto tra le tesi della filosofia tomista e di quella rahneriana emerge con evidenza che mentre il tomismo è una filosofia realista, il cui oggetto di indagine è l'analisi della realtà come è in se stessa, quella di Rahner è una filosofia antirealista, di origine cartesiana, che ha posto al centro della riflessione l'io umano e il suo pensiero.
Meister Eckhart (1260-1328) porta a compimento quella sintesi tra filosofia greca ed esperienza evangelica che costituisce forse l'espressione più alta della spiritualità cristiana. I Sermoni, con i quali ha inizio la lingua letteraria tedesca, contengono l'essenziale del suo insegnamento. L'opera raccoglie 104 sermoni, costituendosi come fonte di approfondimento spirituale e, al contempo, di conoscenza filosofica. Come infatti viene precisato nell'ampia introduzione di Marco Vannini, uno dei massimi esperti di Eckhart in Italia, non si può nettamente distinguere nell'insegnamento del religioso tedesco tra mistica e filosofia: l'inizio della fede è qui anche l'inizio della sapienza.
In questi ultimi tempi, e particolarmente in questi ultimi due anni, nei quali è stata e continua ad essere messa a rischio la stessa sopravvivenza umana sulla terra per fattori in parte dipendenti dall'uomo, come la guerra in Ucraina, e in parte indipendenti ma in qualche modo gestibili dall'uomo, come il diffondersi della pandemia del coronavirus, l'autore intende condividere delle riflessioni sul bene e sulla politica, sulla verità e sulla giustizia, sul bene privato e sul bene della comunità di tutti gli uomini. L'esito sperato è che l'uomo prenda finalmente coscienza delle sue responsabilità etico-politiche nella gestione delle problematiche sia socio-economiche di portata nazionale, sia geopolitiche e fisico-ambientali di portata transnazionale.
La selezione dei testi, ricavata con sapiente intuito dalle numerossime opere di sant'Agostino, l'ampia introduzione, i commenti che precedono i singoli capitoli, tutto il corredo d'informazioni che aprono e chiudono la raccolta, sono opera di un appassionato e profondo conoscitore del vescovo d'Ippona, padre Agostino Trapè. È stato anche il suo "canto del cigno": quando si spense improvvisamente, il 14 giugno 1987, padre Trapè aveva appena concluso quest'ultima fatica, corollario amoroso d'una intensa attività intellettuale. Questo libro è anche un omaggio alla sua memoria.
Il "Commento al Cantico dei Cantici" di Nilo di Ancira è il più antico commento greco completo a questo libro biblico, mentre gli altri commenti giunti fino a noi si fermano prima della fine. Eredita le prestigiose tradizioni esegetiche di Origene, Gregorio di Nissa e Evagrio Pontico. Nella sua esegesi Nilo fa una sorta di romanzo la cui eroina è una prostituta che sceglie di cambiare vita per diventare degna delle nozze con il re. Essa è figura metaforica dell'anima umana e dei suoi moti interiori. Composto tra la fine del IV secolo e l'inizio del V secolo, tratta diversi temi della vita spirituale la cui mira è la comunione di vita con Dio. Il Cantico è una profezia dell'unione del Verbo eterno con l'anima umana, che si realizza nella storia della salvezza mediante la morte e risurrezione di Gesù Cristo ed è resa a noi contemporanea attraverso la liturgia della Pasqua e del battesimo. Nelle ultime pagine Nilo presenta la persona umana completamente partecipe della luce e della gioia di Cristo glorioso asceso alla destra del Padre. Testo critico di Marie-Gabrielle Guérard. Introduzione, traduzione e note di Maria Benedetta Artioli.
Il carme escatologico più enigmatico della tarda antichità. Il libro propone un affascinante viaggio nel mondo dell'escatologia cristiana tardo-antica, attraverso la lettura dell'anonimo carme a Flavio Felice sulla resurrezione dei morti e sul giudizio del signore, testo latino di incerta collocazione geografica databile tra v e vi secolo. Il carme traccia un percorso singolare dalle domande filosofico-religiose sulle origini della vita a quelle sulle realtà ultraterrene definitive, rappresentate con una vividezza di immagini e di percezioni sensoriali che anticipano la visionarietà icastica delle opere medievali.
Capolavoro di Aelredo di Rievaulx sull'amicizia spirituale, che nasce dal bisogno di amare e di essere amati, esperienza centrale nella vita che matura e cresce alla scuola di Gesù. Il genere letterario scelto dall'autore è quello del dialogo, suddiviso in tre "libri": il primo tratta della natura e dell'origine dell'amicizia, il secondo presenta i suoi vantaggi e i suoi limiti, l'ultimo illustra la scelta degli amici e la pratica dell'amicizia."Non appena lo si è letto viene voglia di rileggerlo", era scritto sulla tomba di Aelredo. Tutti coloro che hanno compreso come la relazione interpersonale sia il centro della vita, della morale e dell'esperienza spirituale, troveranno di che nutrirsi abbondantemente e con gioia in queste pagine del XII secolo, che nulla hanno perduto della loro freschezza.
Facilmente si arriva a toccare una esacerbata, continua violenza dentro e fuori la Chiesa. Violenza dovuta all'uso improprio o semplicemente eccessivo dei mezzi di comunicazione iper-veloci; violenza nell'incapacità di un ascolto sereno e oggettivo in diverse sedi, accompagnata, spesse volte, da assenza di spirito critico. Violenza nel continuo parlar male di tutti. Mettendoci alla scuola di Cipriano di Cartagine ci rendiamo conto di quanto siano belle e preziose Unità e Concordia nella comunità ecclesiale. Leggendo pagine lontane nel tempo desideriamo apprendere la passione per la comunione, e così stupirci nel vedere come Cipriano non sia solamente un uomo del passato: la ricchezza della dottrina, la profondità spirituale, gli appelli etico-operativi che presenta possono interrogare anche la Chiesa di oggi, costituendo per essa un grande patrimonio.
Opera, in due volumi, di ampio respiro e di altissimo valore esegetico, l'unica dedicata dal vescovo di Milano a un libro del Nuovo Testamento. Edizione bilingue latino-italiano.
Tommaso da Olera (1563-1631), bergamasco, frate cappuccino questuante per quarantasei anni (Verona, Vicenza, Rovereto e Innsbruck). In cambio di quanto riceveva, regalava consigli e preghiere. Dotato di doni profetici, fu direttore di anime (pur non essendo sacerdote), anche attraverso lettere, e ricercato da vescovi e principi. Per obbedienza scrisse le sue considerazioni mistiche pubblicate postume nel 1682. Papa Giovanni XXIII, suo conterraneo, sul letto di morte (giugno 1963) si faceva leggere dal segretario, monsignor Loris Capovilla, qualche pagina di questi scritti, e ne parlava con i visitatori. Beatificato a Bergamo nel 2013. I suoi Scritti sono stati recentemente ristampati in edizione critica in quattro volumi (ed. Morcelliana). Il presente libro, dopo una breve cronologia del beato Tommaso, ne raccoglie il pensiero in 850 voci, accompagnate da una breve riflessione, per meglio conoscere il suo modo di considerare la vita, talora assai diverso da quello dei nostri giorni.
"I maestri cristiani del deserto fiorirono, esplosero in un attimo che durò tre secoli, dal III al VI dopo Cristo. Da poco Costantino aveva restituito ai cristiani il diritto di esistere, spezzando il dogma di Commodo, e sottratto con dolcezza la giovane religione al terreno meravigliosamente umido del martirio, alla stagionatura incomparabile delle catacombe. Questo significava, evidentemente, consegnarla a quel mortale pericolo che rimase tale per diciotto secoli: l'accordo col mondo. Mentre i cristiani di Alessandria, di Costantinopoli, di Roma, rientravano nella normalità dei giorni e dei diritti, alcuni asceti, atterriti da quel possibile accordo, ne uscivano correndo, affondavano nei deserti di Scete e di Nitria, di Palestina e di Siria. Affondavano nel radicale silenzio che solo alcuni loro detti avrebbero solcato, bolidi infuocati in un cielo insondabile. In realtà, la maggior parte di quei detti fu pronunciata per non rivelar nulla, così come la vita di quegli uomini volle essere tutta quanta la vita di «un uomo che non esiste». I detti e i fatti dei Padri furono raccolti in ogni tempo con estrema pietà perché, appunto, erano quasi sempre noci durissime, inscalfibili, da portare su di sé tutta la vita, da schiacciare tra i denti, come nelle fiabe, nell'attimo dell'estremo pericolo, e inoltre i Padri rifiutavano, per lo più, recisamente di scrivere. Furono raccolti in pergamene: greche, copte, armene, siriache. In quelle pergamene non furono perpetuati soltanto gli oracoli e i portenti dei Padri e dei loro discepoli, ma anche quelli di certi incogniti secolari che praticavano segretamente i loro precetti e, nascosti in quelle metropoli che i Padri abominavano, furono qualche volta maestri ai loro maestri." (dallo scritto di Cristina Campo)
Raccolta di testimonianze scritturistiche a dimostrazione che la storia della salvezza e la realizzazione progressiva di una serie ininterrotta di profezie divine.