Nel terzo volume dei suoi diari, l'autrice abbandona in parte il resoconto di episodi di vita personale per far spazio ad approfondimenti più teorici. Non manca il racconto del rapporto intimo con Gesù, che si esprime soprattutto attraverso il dialogo e la preghiera contemplativa del cuore, ma si alterna a riflessioni di carattere generale. Queste nascono dal desiderio di sviluppare l'insegnamento di alcuni particolari argomenti, come il saper vivere la messa, l'affacciarsi alla preghiera silenziosa del cuore, il bisogno di chiedere e ricevere il perdono, la necessità di liberarsi dai propri peccati. Tutto questo, naturalmente, senza nessuna pretesa teologica, ma nella consapevolezza di condividere lo stesso cammino.
Sussidio per la formazione e l'accompagnamento delle famiglie dei catecumeni che si preparano a ricevere i Sacramenti. Il percorso si struttura in sei tappe: la comunità cristiana e la domenica; la chiamata alla vita; la famiglia di Nàzaret; il primo dei comandamenti; il cieco nato e una corretta visione di Dio; le opere di misericordia. Ogni tappa parte da un brano biblico, segue poi una interpretazione storico critica tesa a consentire una migliore comprensione del brano. Il commento in coda alla lettura esegetica riprende i temi espressi con una sottolineatura morale. Un apposito focus In famiglia offre spunti per comprendere il testo e metterlo in pratica nella quotidianità della vita familiare. A conclusione di ogni capitolo una preghiera tratta dai Salmi.
Il tema della giustizia è quanto mai attuale, ma è utile uno sguardo di misericordia e redenzione sulla vita di quanti hanno commesso gravi errori tanto da finire in carcere. Mazzolari è maestro di umanità e cerca di leggere il cuore, non si ferma all'apparenza o al pregiudizio. Egli anticipa il principio della fraternità di papa Francesco. Pur senza affermarla in modo esplicito, la prospettiva di don Primo è la stessa che sostiene la giustizia riparativa: bisogna educare più che condannare, dare opportunità più che chiudere porte, perché «chi non crede alla redimibilità di una creatura umana non è cristiano».
Questo volume offre una disamina completa delle psicopatologie proprie del periodo evolutivo dell'adolescenza e dei relativi modelli teorici interpretativi di riferimento, con particolare attenzione all'approccio psicodinamico. Dopo una prima definizione di adolescenza nell'ottica dei compiti di sviluppo e delle traiettorie evolutive, vengono affrontati i diversi disturbi suddivisi in quattro principali aree: area dello sviluppo a espressione somatica, area dello sviluppo relazionale, area dello sviluppo affettivo, area dello sviluppo del comportamento reattivo. In ogni capitolo vengono presentati casi clinici utili per l'analisi e l'intervento. Il volume si chiude inoltre con un capitolo dedicato all'assessment clinico di cui vengono descritti i percorsi diagnostici e vengono proposte esercitazioni pratiche.
La trama culturale intessuta dal Grand Tour ha collegato per oltre due secoli i paesi del continente dando vita a un'idea germinale di Europa, a una condivisione di valori che è sopravvissuta ai nazionalismi più esasperati e a due conflitti mondiali. Il viaggio di cultura, ma anche di piacere e di svago attraverso il continente, è stata una pratica assai diffusa presso le classi aristocratiche e alto borghesi europee, un vero e proprio rito iniziatico di formazione e accrescimento culturale. Mettersi sulle tracce dei protagonisti del Grand tour, calcando le loro strade in Europa, significa anche ricostruire le vie attraverso le quali si è irradiata la cultura fra Seicento e primo Ottocento. Le molteplici esperienze nei paesi transalpini o mediterranei, oscurate dal rilievo solitamente riservato all'Italia come meta esclusiva, vengono ricostruite qui ripercorrendone le tratte, sostando nelle città, frequentandone i salotti e visitando università, collegi e accademie. Dalle vie di terra alle rotte marittime, passando per i valichi alpini, un ritratto inedito di un fenomeno tanto celebrato, ma poco conosciuto nella sua completa dimensione continentale.
Questo volume, primo di due, raccoglie la corrispondenza tra Benedetto Croce e Franco Laterza a partire dal settembre del 1943 sino alla fine del 1948. Lo scambio di lettere inizia all'indomani della scomparsa di Giovanni Laterza, fondatore della casa editrice e protagonista, insieme allo stesso Croce, di un monumentale carteggio svoltosi ininterrottamente dal 1901 al 1943 (già edito da Laterza in 4 volumi). Questa seconda parte, nella quale subentra il figlio di Giovanni, costituisce dunque il naturale completamento e la necessaria integrazione di quella precedente. La corrispondenza si sviluppa nel contesto dei difficili anni del secondo dopoguerra. Dopo l'8 settembre del 1943, con l'insediamento degli angloamericani a Bari, la città diventa un centro nevralgico nelle vicende politiche e militari dell'Italia liberata. Su questo sfondo si afferma con tenacia la volontà di Franco Laterza di continuare con ogni mezzo l'opera paterna. Il ruolo di guida e consigliere da parte di Croce non verrà mai meno e sia pure con toni differenti, più sfumati e meno confidenziali di quelli che avevano caratterizzato il rapporto con l'amico Giovanni, il dialogo prosegue ininterrotto.
Si è soliti ripetere la celebre affermazione di Raymond Queneau che «i popoli felici non hanno storia». Questo sentire comune non solo è storicamente falso ma è il vero risultato del genio elvetico, capace di convincere il mondo di essere un popolo senza storia, giustificando così la propria esistenza come eccezionale, al di sopra delle parti e al di fuori del tempo. In realtà, la Svizzera ha, forse più di molti Stati, un'appassionante storia europea fatta di violenti conflitti che si manifestano nell'attuale eterogeneità del paese. Proprio queste lacerazioni hanno portato nei secoli all'invenzione di una tradizione e di un'identità comuni, di cui la neutralità permanente è progressivamente divenuta il collante. Così un popolo aggressivo e brutale, 'armatissimo' (come scrive Machiavelli) e bravo come nessun altro in Europa a fare la guerra, muta pelle e si immagina come una placida isola di pace. Posta di fronte a decisioni capitali per la sua stessa esistenza, la Svizzera conosce un conflitto per il controllo del passato che diventa il campo di battaglia privilegiato e la posta in gioco essenziale per ipotecare le scelte future. La Svizzera attuale non pare infatti più in grado di uscire dall'immaginario eterno che lei stessa ha creato.
Giudicare: un compito necessario e impossibile. Necessario perché una società non può lasciare senza conseguenze comportamenti incompatibili con la sua ordinata sopravvivenza. Impossibile perché non possiamo mai avere la certezza di riuscire a conseguire la verità. Da questa contraddizione nasce l'esigenza di stabilire un itinerario conoscitivo, il 'processo', ritenuto il metodo meno imperfetto per pronunciare una decisione giusta, che siamo disposti ad accettare pro veritate. Una preziosa e aggiornata riflessione sul processo penale che ne analizza l'irrinunciabile funzione sociale, le scelte epistemologiche qualificanti, gli snodi fondamentali, le distorsioni della sua rappresentazione mediatica.
Un quadro chiaro ed esauriente delle principali correnti della linguistica moderna e dei problemi fondamentali che ne hanno segnato lo sviluppo in un libro diventato un classico. Senza seguire un'esposizione rigidamente cronologica, ma ordinando la materia in modo da far meglio risaltare le tendenze di fondo, l'autore mette in luce i momenti di svolta della storia linguistica, insistendo soprattutto sulle intuizioni teoriche e sui principi metodologici che hanno promosso o guidato l'indagine sul linguaggio tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento. Accuratamente dosato nell'esposizione tecnica e nell'analisi concettuale, il libro fornisce un indispensabile mezzo di orientamento non solo ai linguisti ma a chiunque si interessi di problemi del linguaggio.
Joseph è metà senegalese e metà nigeriano, un minore non accompagnato che sopravvive di furtarelli. È arrivato in Italia passando dalla ex Jugoslavia. Un veterinario, un gruppo di carabinieri e un'assistente sociale di buon cuore si chinano con tenerezza su di lui. In realtà Joseph è l'unico sopravvissuto al massacro di Dogo Nahava, ha visto la sua famiglia sterminata, è straziato dal senso di colpa di essere sopravvissuto. La presenza di coetanei e il calcio sembrano fare il miracolo di riportarlo verso la vita. Attraverso i film di Clint Eastwood il veterinario ricostruisce linee etiche infrante e Joseph diventa un guerriero per la giustizia: denuncia la banda di sfruttatori di bambini che lo ha portato in Italia; rischia di essere ucciso, ma c'è il lieto fine...
Una popolarità che non accenna a calare a tanti anni dalla sua morte e una lunga serie di luoghi comuni fanno di Giovannino Guareschi un illustre conosciuto. Imprigionato dentro schemi che lo dipingono come reazionario, ma anche come profeta del compromesso storico, in realtà è stato ben altro: un grande scrittore e, prima ancora, un grande uomo. Grazie alla lunga frequentazione della sua opera e di documenti di archivio spesso inediti, uno dei suoi maggiori studiosi rimette al centro dell'attenzione il letterato dalle invenzioni geniali, di cui il mondo di don Camillo e Peppone è solo un esempio, e il personaggio che ha segnato la storia e la cultura italiane nei decenni a cavallo della Seconda guerra mondiale.
Ricordate i silenzi eterni di Adriano Celentano a Fantastico? La parodia dei Promessi sposi del trio Lopez-Marchesini-Solenghi? Il Sanremo con Pippo Baudo e la protesta degli operai che minacciano di bloccare l'Ariston? Dietro queste e moltissime altre vicende c'è un dirigente Rai, straordinario scopritore di talenti, responsabile di programmi indimenticabili che hanno fatto la storia della televisione italiana. In queste pagine Mario Maffucci si racconta per la prima volta, restituendoci non solo la storia sorprendente cucita nel tessuto di una vita piena di incontri eccezionali e colpi di scena, ma anche la fotografia di chi siamo stati, di un'Italia in quel tornante denso di eventi e stravolgimenti tra la Prima e la Seconda Repubblica. Lo fa in forma d'intervista, accompagnato da un fuoriclasse del genere, Andrea Scarpa, che declina in conversazione l'arte del racconto e della narrazione, costruendo un libro trascinante che si legge tutto d'un fiato. Maffucci ha lavorato in Rai dal 1968 ai primi anni 2000, un'azienda forte e presente, fatta di professionisti concreti e visionari. Ha attraversato in prima persona l'entrata in scena di Berlusconi e la nascita delle tv private, la seduzione dei talenti del servizio pubblico seguita poi da montagne di soldi a chiudere la partita, le reazioni nelle segrete stanze di Viale Mazzini e dei palazzi del potere, che ha vissuto sul campo, incrociando una classe politica diversa da quella di oggi eppure allo stesso modo famelica rispetto alla Rai. Un libro che fotografa un'Italia che non esiste più ma che ci portiamo dentro. Una testimonianza che ci aiuta a leggere il destino del servizio pubblico, a cui Maffucci dedica pagine conclusive di grande forza e visione.