Francesco Faà di Bruno (1825-1888), ufficiale, poi matematico e astronomo, voluto da Vittorio Emanuele II come precettore dei suoi figli, infine sacerdote, beatificato nel 1988 da Giovanni Paolo II, emerge nel panorama ottocentesco come figura ricca di ingegno, di cultura e di pietà. Nel contesto risorgimentale delle durissime persecuzioni contro la Chiesa, quasi a smentire il luogo comune secondo cui i cattolici formino un'entità a sé, carente di senso civico e delle istituzioni, Faà di Bruno mostra invece come l'esperienza di fede esalti il senso di appartenenza a un popolo e a una nazione, consentendo al tempo stesso che la libertà di iniziativa personale e sociale non sia subordinata all'autorizzazione dello Stato. Il beato è infatti ricordato per le sue grandiose opere di carità a favore degli anziani, dei poveri, dei malati, delle cameriere, delle prostitute...
Nel racconto della sua vita, sant'Ignazio ignora gli avvenimenti anteriori al 1521, anno della sua conversione. Come in altre grandi autobiografie religiose, ci viene così presentata l'immagine di una esistenza spezzata in un prima e in un dopo incommensurabili e discontinui, e il percorso fra questi due termini si compie attraverso una storia tortuosa e virulenta che ci rivela progressivamente l'eccezionale complessità della figura di sant'Ignazio. In lui sono congiunte in un nodo strettissimo personalità apparentemente incompatibili: il visionario e il tattico, il politico e l'estatico. Egli è il «contemplativo nell'azione» secondo la perfetta definizione del suo compagno Jerónimo Nadal. Ma sant'Ignazio, nella sua autobiografia, sceglierà per sé un altro nome, il Pellegrino: vorrà cioè apparire, innanzitutto, come un essere votato a seguire fino in fondo un percorso già tracciato. Non si fa differenza tra fatti e introspezione: i casi e gli incidenti, le visioni, le grazie e le disgrazie vi assumono l'identica natura di segni coinvolti nello scambio continuo che c'è fra il Pellegrino e Dio: ogni dato è una mossa, in un gioco nell'assoluto fra due parti infinitamente sbilanciate.
La prima famiglia santa della storia, la famiglia Ulma, vissuta in Polonia nei duri anni della persecuzione tedesca. Non è sicuramente la prima famiglia santa della storia: chissà quante, prima, dopo o assieme a loro hanno incarnato il Vangelo, portando luce intorno. Però si tratta della prima famiglia che la Chiesa Cattolica ha canonizzato dal primo all’ultimo membro, compreso un bimbo non ancora nato, il quale, come vedremo, si trovava nel grembo della madre al momento del martirio.
Il libro racconta la storia di questa famiglia polacca trucidata dai nazisti nella seconda guerra mondiale. La loro colpa: aver dato rifugio a otto ebrei in fuga dalle atrocità naziste. Jozef e Wiktoria Ulma sono stati uccisi insieme ai loro 7 bambini, uno dei quali ancora nel grembo della madre. La mattina del 24 marzo 1944, la polizia tedesca irruppe nella loro abitazione e, dopo aver ucciso gli ebrei ospitati, passò ai padroni di casa. Anche i bambini di Józef e Wiktoria furono sterminati dopo i genitori: erano Stanisława (detta Stasia), di 8 anni; Barbara (Basia), di 6; Władysław (Wladzio), di 5; Franciszek (Franuś), di 4; Antoni (Antoś), di 3; Maria (Marysia), di un anno e mezzo. La coppia stava aspettando un settimo figlio. Per la prima volta nella storia della Chiesa viene riconosciuto il martirio di un bimbo già concepito ma non ancora nato. La beatificazione della famiglia Ulma è stata celebrata il 10 settembre 2023 in Polonia.
Autore: Cecilia Galatolo Nata in Ancona il 17 aprile 1992. Diplomatasi al Liceo Classico Vittorio Emanuele II di Jesi (AN), ha proseguito gli studi nella facoltà di Comunicazione Istituzionale della Chiesa, presso la Pontificia Università della Santa Croce (Roma), dove si è laureata.
Andrea Aziani nasce ad Abbiategrasso il 16 gennaio 1953. Fin dall'adolescenza rivela una indole appassionata a tutto, segno di quella tensione alla totalità che lo porterà a entrare nei Memores Domini e a dare tutta la vita perché Cristo fosse conosciuto, abbracciato e amato fino ai confini del mondo: a Siena nel tempo della giovinezza, in Perù negli anni della maturità, dove si dedicherà all'insegnamento, aderendo in seguito al progetto di monsignor Lino Panizza, vescovo di Lima-Carabayllo, di aprire l'Università Cattolica Sedes Sapientiae. Attraverso le lettere agli amici e il racconto di quanti lo hanno conosciuto, il libro fa emergere, come in una polifonia, la sua «febbre di vita» che scaturiva dall'immedesimazione con Cristo e dalla commozione per il destino e la felicità degli uomini. Tanti bambini, giovani e famiglie, specie negli anni vissuti in Perù, hanno sperimentato la sua paternità. Dopo aver letto una sua lettera, in un ritiro, don Giussani commentò: «Ditemi chi parla così dell'amore a Cristo». Ad appena otto anni dalla sua morte improvvisa, avvenuta a Lima il 30 luglio 2008, monsignor Panizza ha aperto la causa di beatificazione.
Dalla penna del card. Angelo Comastri, la biografia e uno schema di Veglia di preghiera sulla vita di Benedetta Bianchi Porro, beata della Chiesa Cattolica, con importanti risvolti pastorali sulla tematica della sofferenza e della malattia.
Severino Dianich - tra i grandi protagonisti della Chiesa contemporanea - ha attraversato alcuni dei momenti decisivi della storia recente; scrive infatti: «Tanti sono gli eventi che abbiamo vissuto dagli anni Trenta del secolo scorso agli anni Venti del secolo presente, che mi sembrano troppi per essere contenuti nella manciata di decine di anni da me vissuti». Acuto osservatore del mondo e raffinato teologo, in queste pagine Dianich racconta, attraverso la sua vita, quasi un secolo di storia dell'umanità: «La mia generazione ha avuto la ventura di assaporare due tragiche dittature, quella fascista e quella comunista, una guerra mondiale durata cinque anni, la guerra fredda e il terrore diffuso di un conflitto atomico, l'avvento successivo, nei paesi più fortunati del mondo, di ricchezza e benessere... Data l'altra mia ventura di essere un prete cattolico, parroco, impegnato nella pastorale universitaria e professore di teologia, sarà facile capire con quanta passione abbia vissuto l'evento del Concilio ecumenico Vaticano II». In questa autobiografia riviviamo un mondo che non c'è più, che è passato «dal pennino e il calamaio alla penna stilografica, dalla macchina da scrivere al pc, dal dos al windows e poi ad altri infiniti nuovi marchingegni...»
Un testo ricco di testimonianze, dallo stile emotivo e commovente, in cui l'autore riesce con straordinaria semplicità a restituirci la santità di un ragazzo, ineguagliabile nella grandezza di aver saputo esprimere il meglio della sua generazione e nel poter essere ancora d'aiuto e di modello ai giovani di oggi e di domani. Matteo Farina è modello di fede, di speranza e di positività, in un tempo sempre più complicato e drammatico, e dimostra come la scoperta dell'amore di Dio possa trasformare la quotidianità in occasione e ogni dono terreno in sguardo rivolto verso il cielo, per il bene di tutti coloro che ci circondano.
Il vero volto di Dio è amore misericordioso. L'uomo è vero uomo quando mostra un volto misericordioso. Solo superando la durezza del proprio cuore l'uomo moderno sarà pronto a costruire una nuova civiltà. Madre Speranza ha dato un grande contributo alla costruzione della civiltà dell'amore che sola trasformerà il mondo.
La purezza è ancora una virtù? La parola peccato ha ancora un senso? Martiri della purezza è un testo che ci invita a porci queste domande, riportando alla memoria le storie di tante giovani donne, vissute in epoche e luoghi diversi, che hanno testimoniato, con la loro vita, l’amore alla virtù della purezza e l’odio del peccato. Molte sono state le “seguaci” di sant’Agnese nei primi secoli della Chiesa ma nessun secolo ha visto tante martiri della purezza come il Ventesimo. Ciò significa che nel cuore di tante donne e uomini, l’anelito alla purezza del corpo e dell’anima e il profondo desiderio di una radicale integrità nella professione della fede e della morale non si è spento. È questo lo spirito che ha animato la composizione di un libro dedicato alla purezza, in cui sedici donne ci illustrano la vita e la morte di altrettante martiri della purezza. In un secolo immerso nell’edonismo e nel relativismo, gli esempi di queste donne emanano un profumo di virtù e di bene che ancora si sente nei luoghi dove esse hanno vissuto e versato il loro sangue.
Il libro, a cura di Virginia Coda Nunziante, raccoglie i contributi di: Caterina Maria Vittoria Arrigoni, Katarzyna Bienias, Carla Costa, Marilena D’Addio, Chiara Dolce, Giusy Fiore, Elisa Flamini, Elvezia Larosa, Maria Madise, Agnese Mastroberti, Maria Chiara Mastroberti, Bedrie Perja, Sara Sanna, Anna Maria Serra, Cristina Siccardi, Iolanda Tallarico, Maria Pia Trogu. La scelta iconografica è stata curata da Fabiola Chay.
Una storia raccontata da un bambino di 8 anni, Davide, che ha avuto dal cielo il dono di vedere cosa ci sarà dopo la morte. Un racconto fatto non solo di parole, ma con una vita passata dalla tragedia di una malattia incurabile alla speranza e alla gioia. A Davide sono venuti incontro gli Angeli, la Madonna (due volte al santuario di Cassano delle Murge) e poi Gesù - dal giorno della prima Comunione. Così testimoniano i suoi genitori, Elisa e Salvatore, che il bambino ha condotto sulla strada della fede: «Nelle parole certe di nostro figlio e nei suoi occhi pieni di luce, abbiamo visto che esiste il Paradiso. Davide non vedeva l'ora di andarci e ora ci attende là!».
Il mondo ha bisogno di storie di bene che contrastino le storie di male. Di cuori puri, liberi, misericordiosi e compassionevoli; appassionati nel compiere il bene e che si prendano cura di donare gioia, amore e attenzione al prossimo, con tenerezza. E questi sono come stelle, come astri del cielo e della storia: basta saperli scoprire. Non dissipiamo il tesoro di bontà presente anche nelle nostre case, proprio vicino a noi. Il libro raccoglie in un meraviglioso "coro" le straordinarie storie di piccoli - ma "giganti" - testimoni della fede, della carità e della speranza. Lasciamoci contagiare dalla loro santità, assecondando in noi l'azione dello Spirito Santo il quale, come un Plettro divino, sfiora le corde del nostro cuore perché anche dalla nostra vita scaturisca un meraviglioso cantico di lode, di amore e di gioia.
Il volume si propone di approfondire un aspetto specifico della biografia di Armida Barelli e del ruolo da lei ricoperto nella Chiesa cattolica e nella società italiana nella prima metà del Novecento. L’attenzione si concentra sul contributo dato, con la Gioventù femminile, alla formazione sociale e politica delle donne; contributo che non risulta affatto marginale rispetto a quello spirituale ed ecclesiale: al contrario, costituisce il suo naturale approdo, attraverso la sensibilità culturale che caratterizza l’impegno organizzativo della Barelli. Emerge così non tanto il profilo di una Barelli “politica”, quanto l’importanza dell’azione formativa integrale, tipica dell’Ac, anche per la nascita e lo sviluppo di una coscienza civile.