Inaudita e ingannevole è la presenza di Dioniso, il nemico dei tessitori, il dio che scioglie e dissolve, «la cui manifestazione trascina gli umani alla pazzia». Attraverso pagine dense e affascinanti, Otto ci conduce alla scoperta di un dio straordinario, e, come già Nietzsche prima di lui, si fa esegeta della complessità dionisiaca per cristallizzare quell'irriducibile singolarità che è stata la forma greca del divino. Da semplice opposto della ragione, l'irrazionale assume nella lettura di Otto l'aspetto di Dioniso stesso, in cui la contraddizione è duplicità sensibile e piena di senso. E in quella che emerge come tesi portante, fra le più sorprendenti, del libro, Dioniso si rivela un dio genuinamente greco - non proveniente dall'Asia Minore come spesso ipotizzato -, dunque piena espressione di quel «divino grecamente sperimentato» che, secondo Otto, rappresenta «un'eccezione nella storia dell'umanità».
La vita del parroco-maestro di Barbiana (1923-1967): in quella zona impervia del Mugello "inventò" una scuola seria, libera, popolare, onesta, destinata a tutti, ma specialmente ai figli dei poveri. Questa scuola farà ben presto conoscere la minuscola Barbiana in tutto il mondo.
Durante l'allestimento del presepe, una statuina inizialmente trascurata viene riscoperta nel suo vero significato e collocata accanto alla capanna, diventando un simbolo di stupore e contemplazione. Con l'aiuto del nonno, tre fratellini imparano che il vero spirito del Natale non risiede nei doni materiali, ma nella meraviglia per la nascita di Gesù e nella capacità di fermarsi a riscoprire l'amore nascosto nelle relazioni e nei piccoli gesti quotidiani.
Monaco 1938: una data entrata nell'immaginario collettivo come sinonimo della capitolazione delle democrazie europee di fronte al totalitarismo nazista. Sperando di salvare la pace, Gran Bretagna e Francia, con la mediazione di Mussolini, cedettero a Hitler i Sudeti, non accorgendosi di compiere il passo decisivo verso l'abisso della Seconda guerra mondiale. L'unico a comprendere la vera natura dell'accordo fu Churchill, che dichiarò: «Hanno scelto il disonore per evitare la guerra, avranno il disonore e la guerra». L'invasione russa dell'Ucraina ha riportato di estrema attualità la Conferenza di Monaco, anche se il racconto e l'interpretazione seguono l'onda dell'emozione e dimenticano il reale contesto storico. Maurizio Serra, al termine di una lunga indagine negli archivi di tutt'Europa, ci restituisce la storia autentica dell'evento che ha cambiato il mondo, chiarendo, alla luce di nuovi documenti, il ruolo di Mussolini, che a quel tempo non era ancora appiattito sulle posizioni del Terzo Reich. Consapevole delle debolezze del suo esercito e che le ambizioni naziste non corrispondessero agli interessi italiani, il duce voleva evitare il conflitto, sondare le reazioni delle democrazie e, al tempo stesso, concedere spazio al progetto tedesco enunciato, che Hitler però smentirà entrando a Praga nel marzo 1939. Interessante notare come si mossero Roosevelt e Stalin, assenti alla conferenza: Monaco stava anche preparando il futuro patto tedesco-sovietico per la spartizione della Polonia. Una storia ricca di aneddoti e rivelazioni, a partire dalle origini, il 1918, e fino alle catastrofiche conseguenze. Serra tratteggia, con la maestria che lo contraddistingue, i ritratti dei quattro attori principali (Hitler, Mussolini, Chamberlain, Daladier) e dei protagonisti dietro le quinte.
“Lo tenga a casa al caldo, non lo faccia affaticare”, è la frase che tante volte genitori di bambini disabili si sono sentiti rivolgere quando cinquanta/sessant’anni fa chiedevano di poter iscrivere i loro figli alla scuola pubblica. Certo il progresso, non solo scientifico e tecnico, ma anche quello nei valori, ha bisogno di adeguati tempi di riflessione per concretizzarsi. Se pensiamo al trattamento riservato ai bambini disabili nell’antica Grecia o in tempi più recenti alla Germania nazista, dobbiamo constatare che progressi ne sono stati fatti, ma in Italia prima che si arrivasse a stabilirne il diritto all’integrazione scolastica, la strada è sempre stata disseminata di ostacoli, pregiudizi ed atteggiamenti che pur non decretando la morte fisica dei piccoli, ne facilitavano la morte civile. Ecco quindi che di fronte a una situazione di notevole arretratezza nella legislazione nazionale, spicca l’esempio trainante di una semplice maestra che antepone il senso del dovere alla comoda tranquillità della sua vita, fa la differenza e propaga “il contagio” accettando nella sua classe una ragazza disabile. Le storie silenziose, ma avvincenti della maestra Elena e della sua allieva Francesca fanno pensare che in un mondo in cui si dice che nulla mai cambierà, vale la pena lottare perché qualcosa in meglio prima o poi muti. In questa prospettiva ci conforta una massima di sant’Agostino che affermava: “La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio, lo sdegno per le cose come sono e il coraggio per cambiarle”.
"Il passato è davanti, il futuro alle spalle". Da questa frase paradossale parte il saggio di Tim Ingold. Nel suo nuovo, provocatorio e coinvolgente volume, l'antropologo inglese cerca di rispondere a una domanda con cui ognuno di noi finisce prima o poi per confrontarsi: perché il futuro ci fa così paura? Ingold sostiene che la radice della nostra difficoltà nell'affrontare il futuro risiede soprattutto nel modo in cui pensiamo alle generazioni. Esse sono spesso immaginate a strati una sull'altra come fogli in una pila. Cosa accadrebbe, invece, se considerassimo le generazioni come fibre di una corda tra loro intrecciate? Adottare l'idea secondo cui la vita si forma nella collaborazione tra generazioni potrebbe non solo ridurre l'ansia che caratterizza l'età presente, ma anche offrire una solida base per la coesistenza futura. Ciò implicherebbe l'abbandono di una cieca fede nel progresso e quindi nella Scienza e nella tecnologia come uniche risposte ai problemi dell'umanità. Ingold mostra che c'è ancora speranza, e questa si trova nelle generazioni del passato, per le generazioni a venire. A cura e con un saggio introduttivo di Nicola Perullo.
Il volume presenta per la prima volta al lettore italiano due testi appartenenti all'ultima parte della produzione di Jean Baudrillard: Carnevale e Cannibale, ovvero il gioco dell'antagonismo globale (2004) e Il Male ventriloquo (2006). Scritti in uno stile rapido e graffiante, i due saggi si caratterizzano per un taglio polemico e provocatorio di perdurante attualità. L'analisi impietosa della società globale dei consumi e dello spettacolo, giunta allo stadio estremo e simulacrale, e la critica serrata al conformismo intellettuale e politico di ogni colore, soprattutto di sinistra - vere e proprie cifre dell'opera di Baudrillard -, si condensano nella brevità icastica di questi due folgoranti interventi, gettati come sassi nelle acque falsamente rassicuranti del dominio politico e tecnoscientifico di un Occidente in fase terminale.
Terrorismo internazionale, sconvolgimenti climatici, nuove malattie, sfruttamento dei popoli, crisi della fede e delle religioni, perdita dei valori... In questi tempi di grande incertezza e di paure collettive, la guerra nel cielo pare essersi trasferita sulla terra.
Di fronte a tutto questo, il messaggio di santa Ildegarda di Bingen è sempre vivo e attuale e può essere fonte di chiarezza per capire dove sta andando il mondo nel terzo millennio.
Il Cristo nascente dimora in ogni interiorità umana. Ci sono semi di divinità disseminati ovunque. Gesù di Nazaret venne a svegliarci e da allora sta albeggiando, nonostante il nostro intorpidimento.
«Siate teneri, siate coraggiosi»: con questo invito Papa Francesco si rivolse nel febbraio 2022 a un gruppo di gesuiti incontrati nella Repubblica Democratica del Congo, lanciando in poche, penetranti parole un messaggio d'amore che è anche una dichiarazione d'impegno. Del resto, proprio nel dialogo privato con i membri della Compagnia di Gesù durante i suoi viaggi apostolici nel mondo, il pontefice è spesso riuscito a esprimere il senso più profondo della propria missione. Padre Antonio Spadaro, viaggiando con lui, è stato testimone di questi incontri, e raccoglie per la prima volta in questo volume le diciotto conversazioni avvenute fino a oggi. Esse comunicano e ravvivano i valori fondanti del pontificato di Francesco: dalla grazia alla consolazione, dalla libertà alla speranza, fino alla disponibilità ad aprirsi senza timore al rinnovamento - nella fede, così come nel diritto e nella morale -, e soprattutto a dimostrare nei confronti del prossimo la vicinanza e la compassione che sono la cifra dello «stile di Dio».