Fu un uomo di potere egoista e indifferente alla religione oppure il sovrano che illuminato da una visione ("in hoc signo vinces") si pose al servizio di Dio? I giudizi sull'imperatore Costantino (274-337) variano. Come che sia, fu lui a fare la mossa decisiva per la definitiva ascesa del cristianesimo, con la promulgazione dell'Editto di Milano nel 313 che pose fine alle persecuzioni dei cristiani. E fu ancora lui con la fondazione di Costantinopoli a dare origine all'impero bizantino, che durò mille anni: la vita e l'opera di Costantino erano destinate a lasciare un segno decisivo e duraturo.
Esaltata e ricercata per le sue qualità religiose e intellettuali; temuta per la sua intraprendenza; accusata di tramare per la conquista del mondo, la Compagnia di Gesù è tra le espressioni più importanti di quel rinnovamento della Chiesa cattolica che nel Cinquecento seguì la crisi provocata dalla riforma protestante e che portò alla nascita di numerosi ordini religiosi. Espressione della forte personalità di Ignazio di Loyola, seppe interpretare al meglio le esigenze della società di antico regime impegnandosi nei campi più disparati, da quello educativo a quello missionario a quello spirituale, mantenendo d'altra parte uno stretto legame con il potere politico.
Le missioni organizzate dai gesuiti nei territori dell'impero portoghese nella seconda metà del '500 sollevano inedite questioni di carattere morale. Casi di coscienza e interrogativi sull'amministrazione dei sacramenti si inquadrano nel tentativo di stabilire un nuovo ordine in grado di replicare ai Tropici, anche con modalità aggressive e intransigenti, i principali caratteri delle società europee. Attorno al rito del battesimo si elaborano le teorie di legittimazione del colonialismo, al matrimonio si attribuisce il compito di integrare coloni e popolazioni locali, mentre la confessione si dimostra lo spazio privilegiato per colmare la distanza fra codici e norme dell'Europa cristiana e quelli di un mondo che si presenta all'espansionismo lusitano nella sua multiforme, sorprendente differenza.
IL TESTO DI Marie-Dominique Chenu qui presentato, dato alle stampe per la prima volta da Morcelliana nel 1963, nel pieno fermento del Concilio Vaticano II, esprime la presa di distanza del teologo dl modello di Chiesa costantiniana, intesa come complesso mentale, istituzionale e spirituale di lungo periodo. Il tentativo di ritrovare il primato della Parola soprattutto nello stile di vita radicale di Gesù fa di queste pagine un classico in grado di parlare alla Chiesa di oggi. La prospettiva dello storico, Mauro Pesce, mostra l'attualità e la pregnanza della riflessione di Chenu: uno sguardo sulle origini del cristianesimo, al di là delle opposte interpretazioni del Concilio come svolta o sostanziale continuità nella Chiesa.
Il 24 maggio 2012 il Collegio Ghislieri ha organizzato un convegno di studi dedicato al proprio Santo Fondatore, in occasione del terzo centenario della sua canonizzazione. L'intento del collegio è stato quello di celebrare la grande figura storica di San Pio V, le cui opere sono state e sono oggi oggetto di continui dibattiti e di differenti interpretazioni, anche per l'apporto di nuovi documenti d'archivio a disposizione degli studiosi. L'indiscussa grandezza della sua personalità è sottolineata dal fatto che è stato l'unico papa elevato alla santità fra Celestino V (vissuto tre secoli prima) e Pio X (vissuto tre secoli dopo), mentre le controversie nella lettura delle sue opere sono provate dalla particolare accuratezza del lungo processo di canonizzazione.
Gli interventi di papa Ghislieri nel condizionare gli avvenimenti del suo tempo sono stati molteplici: dalla lotta contro gli infedeli e gli eretici all'attuazione della riforma tridentina, dalla vittoria di Lepanto contro i Turchi agli interventi nella politica europea, all'attuazione di riforme sociali alla particolare attenzione per la formazione giovanile. La trattazione di questi argomenti è stata svolta da autorevoli Relatori, che hanno apportato nuovi elementi di riflessione e discussione, e hanno fornito spunti originali per una più precisa definizione del profilo storico di San Pio V.
Il volume ricostruisce le relazioni intercorse tra la Santa Sede e il fascismo negli anni compresi tra il 1919 e il 1925, concentrandosi sul momento iniziale del loro rapporto, quello finora maggiormente lasciato in ombra dagli studi storici. Ripercorrendo le fonti già edite sul tema, e aggiungendo a esse lo spoglio sistematico delle carte conservate presso gli archivi vaticani relative al pontificato di Pio XI (1922-1939), Guasco esplora l'iniziale atteggiamento di diffidenza della diplomazia vaticana nei confronti delle squadre in camicia nera; i mutamenti intervenuti in San Pietro all'indomani della marcia su Roma e della costituzione del primo governo Mussolini, con il suo doppio volto di attenzione nei confronti dell'autorità romana e di attacco contro il clero e il laicato cattolico; il progressivo abbandono del Partito popolare e la liquidazione politica di don Sturzo; la campagna elettorale del 1924 e la drammatica conclusione della crisi innescata dal delitto Matteotti. Corredano il volume 150 documenti, editi e inediti, fonti ecclesiastiche, politiche e diplomatiche che consentono al lettore l'accesso diretto alla documentazione dell'epoca.
Tra il 1925 e il 1929, nell'indifferenza del mondo cosiddetto civile, il Messico visse una tragedia senza precedenti. Il governo della Repubblica nelle mani di un piccolo gruppo di potere, gli "uomini di Sonora" - inasprì a tal punto la legislazione antireligiosa che già aveva colpito la comunità cattolica, da rendere impossibile qualsiasi manifestazione della fede. Il clero fu espulso, ogni cerimonia e rito cancellati. Tutti i luoghi o gli istituti in qualche modo collegati al culto (chiese, conventi, seminari, scuole, istituti di carità) furono chiusi o confiscati. Di fatto, dopo il 31 luglio 1925 la Chiesa sparì dalla vita del popolo messicano. A quel punto accadde però qualcosa che nessuno aveva previsto: centinaia di migliaia di messicani, appartenenti a tutti gli strati della popolazione, insorsero dandosi alla macchia. I generali dell'Esercito federale pensarono di poterli sconfiggere in breve tempo, ma l'insurrezione di Cristo Re, la "Cristiada", coinvolse presto milioni di cittadini e interi Stati della Federazione caddero sotto il controllo di un esercito "cristero" sempre più potente e benvoluto. La reazione del Governo non si fece attendere e fu di straordinaria durezza: massacri indiscriminati, campi di concentramento, impiccagioni di massa. Ma i "Cristeros" moltiplicavano le forze a ogni sconfitta, mostrandosi pronti al martirio. E infatti non furono le armi a sconfiggerli, ma la diplomazia internazionale con gli Accordi del 1929.
In The Story of Christianity, acclaimed theologian David Bentley Hart provides a sweeping and informative portrait of a faith that has shaped the western world and beyond for over 2,000 years.
From the persecutions of the early church to the papal-imperial conflicts of the Middle Ages, from the religious wars of 16th- and 17th-century Europe to the challenges of science and secularism in the modern era, and from the ancient Christian communities of Africa and Asia to the ‘house churches’ of contemporary China, The Story of Christianity triumphantly captures the complexity and diversity of Christian history.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno organizzato a Perugia dal Circolo Giorgio La Pira sulla persecuzione dei cristiani. Mai, come nel XX secolo, milioni di uomini e donne sono stati massacrati perché di Cristo. Una terribile geografia di massacri, di stragi, di diritti violati. Un fiume di sangue che mai si è arrestato sulla soglia di questo, anzi, insieme alla persecuzione in senso classico, intesa come violazione di diritti umani, tra i quali prima di tutto quelli alla vita e alla libertà religiosa, si aggiunge, specie in Europa, un vero e proprio pregiudizio anticattolico, una sorta di fobia nei confronti dei cristiani, in specie dei cattolici, che coglie in una vertigine di onnipotenza i popoli e le istituzioni della vecchia Europa. I cattolici da tacitare, da isolare, da additare come nemici della libertà là dove essa non sia altro che una sciagurata attualizzazione del sogno prometeico di essere artefici di sé.
Sono molti i “primati”, forse poco noti, del pontificato di Paolo VI, con iniziative che anticipano e prefigurano quelle compiute dai suoi successori: il primo Papa a recarsi pellegrino nella Terra di Gesù; il primo a parlare dal podio delle Nazioni Unite e del Consiglio ecumenico delle Chiese; il primo a lasciare il Vaticano per visitare i poveri del mondo. Fu il Papa di gesti singolari e innovativi, come la rinuncia alla tiara per sensibilizzare Chiesa e mondo nei confronti dei Paesi poveri; la ritrattazione delle millenarie scomuniche tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, siglata dagli storici abbracci con il patriarca Atenagora; le celebrazioni della notte di Natale tra gli operai dell’Italsider di Taranto e gli alluvionati di Firenze. In questo saggio dal taglio divulgativo l’autore ripercorre i più significativi gesti profetici con cui Paolo VI cercò di mostrare il nuovo volto della Chiesa disegnato dal Concilio Vaticano II.
Hitler è al potere da meno di sei mesi quando il 20 luglio 1933 la Santa Sede stipula il Concordato con il Reich. In quello stesso anno si apre anche il primo grave dibattito teologico all'interno della Chiesa evangelica tedesca di fronte alle pressioni esercitate dal Partito nazionalsocialista per imporsi nella sfera religiosa. Al centro del confronto - che coinvolge figure come Paul Tillich, Dietrich Bonhoeffer e Karl Barth - vi è il cosiddetto «paragrafo ariano», che pone limiti all'assunzione di personale di ascendenza ebraica per le funzioni di pastore e di impiegato nell'amministrazione ecclesiastica. Il tema è in realtà più ampio e riguarda, tra l'altro, l'impianto di un cristianesimo razzista e l'istituzione di comunità separate per i battezzati di origine ebraica. Secondo un costume invalso da secoli, le facoltà teologiche di Marburg e di Erlangen vengono interpellate per responsi dottrinali - qui tradotti per la prima volta in italiano - che sull'ammissibilità del «paragrafo ariano» nella Chiesa esprimono posizioni diametralmente opposte.
Sommario
Premessa. 1. Politica ecclesiastica. 2. Sensibilità teologiche. 3. Manovre legislative. DOCUMENTI. 1. Responso della facoltà teologia dell'Università di Marburg circa il «paragrafo ariano» nella chiesa. 2. Responso teologico circa l'ammissione di cristiani di origine ebraica alle cariche della chiesa evangelica tedesca (Responso di Erlangen). Note.
Note sull'autore
GIANFRANCO BONOLA è docente di Storia delle religioni all'Università di Roma Tre. Ha tradotto in italiano L'essenza del Cristianesimo di Adolf von Harnack (Queriniana 1992) e La stella della redenzione di Franz Rosenzweig (Marietti 1985). Ha inoltre curato Sul concetto di storia di Walter Benjamin (con Michele Ranchetti, Einaudi 1997).
Il volume offre un panorama assai ampio e innovativo su cosa abbia significato e come si sia sviluppata la politica internazionale del papato in età moderna. Oltre a precisare le istituzioni e gli uomini che ne furono i protagonisti, i saggi qui riuniti mettono a fuoco gli obiettivi che il papato si propose rispetto al mondo cattolico, al mondo riformato, ai cristiani delle zone di frontiere con il mondo russo-ortodosso e in Medio Oriente e rispetto agli “infedeli” in Asia e in America.
Tutta la complessità del rapporto papato/politica internazionale è qui fotografata, esaminata, spiegata, compreso il suo essere determinata tanto dal carattere multiplo della sovranità papale e dall’evoluzione dei dibattiti intorno ad essa, quanto dal mutare della concezione della sovranità degli Stati e dalla trasformazione dei rapporti di forza internazionali.