Numerose sono le riflessioni che papa Francesco ha offerto negli anni del suo pontificato sulla speranza. Dalle sue parole emerge forte la convinzione che la speranza sia la risposta offerta al nostro cuore, quando nasce in noi la domanda sull'avvenire. Se i cristiani credono nel futuro, è perché Cristo è morto e risorto e ci ha donato il suo Spirito; la speranza è una virtù teologale: non viene da noi, ma è un regalo che procede direttamente da Dio. Le omelie, i messaggi, le catechesi raccolte in questo libro sono attraversate dall'invito a lasciarci attrarre con fiducia dalla forza della speranza e a permettere che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano.
I libri ufficiali su Carlo Acutis (1991-2006) vogliono aiutare i lettori a conoscere la vita di questo giovane, che sarà proclamato Santo ad aprile 2025, e la sua spiritualità: la sua unione con Cristo, il suo amore per l'Eucaristia, la sua devozione alla Madonna, la carità verso i più poveri e gli ideali che egli ha incarnato e vissuto. Questi valori parlano a tutti, credenti e non credenti: il volontariato, il farsi prossimo, la simpatia, l'amicizia, l'allegria e la genialità nell'uso del computer, messo al servizio degli altri attraverso i suoi lavori sulle mostre. Il volume Spiritual Insight, di Antonia Salzano Acutis con Giovanni Emidio Palaia, propone gli appunti spirituali di Carlo come guida per la preghiera e la contemplazione. Questo libro è una sorta di manuale per imparare a pregare e discernere la volontà di Dio, seguendo l'esperienza del giovane Santo. Attraverso le riflessioni di Carlo sugli esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loyola, il lettore viene aiutato a scoprire la strada per una vita piena e felice, camminando insieme a Cristo.
Illetterato, sprovveduto, sognatore, Francesco d'Assisi è il «santo» per eccellenza. Ma è anche, nell'opinione comune, un personaggio fuori dalla storia, relegato nella sfera del misticismo e dell'utopia. Come mai, allora, la Chiesa decide di innalzarlo agli altari a soli due anni dalla morte, dopo un processo di canonizzazione tra i più brevi nella vicenda millenaria del cristianesimo? Francesco ribelle e antisistema o docile strumento nelle mani del potere ecclesiastico? Giulio Busi passa al vaglio le cronache dell'epoca, s'immerge nel mare sconfinato dell'agiografia, e poi dipinge un Francesco inedito, vigoroso, a tratti mite, più spesso provocatorio e intransigente. Quando è costretto, infatti, sa obbedire e accettare l'autorità. Ma è una scelta che gli costa, e da cui, ogni volta, riparte per inseguire la verità. Mentre attorno a lui la società scopre, e soffre, l'economia del mercato e del profitto, Francesco accoglie i lebbrosi, si unisce ai mendicanti, rivendica per sé un posto tra gli ultimi. Nei primi tempi, i benpensanti lo dileggiano, lo considerano un folle. Intanto, però, il suo carisma attrae sempre più seguaci. Nella primavera del 1212 Chiara d'Assisi, nobile per nascita, lascia i propri beni e la sontuosa casa paterna per seguire l'esempio di Francesco. È l'inizio di una consonanza spirituale che durerà tutta la vita. Ai «fratelli» che hanno cominciato a raccogliersi attorno al Poverello si aggiungono le «sorelle minori», ispirate da Chiara. Nel giro di pochi anni, il successo del movimento è travolgente. E i dubbi del fondatore diventano sempre più angosciosi. La Chiesa ha bisogno di un Ordine francescano forte, efficiente, solido. Ma lui riuscirà a difendere povertà e umiltà, a mantenere la semplicità delle origini? Al termine della sua esistenza, così breve e intensa, Francesco è malato, e deluso. Sembra sconfitto, ma nel momento più buio detta il Cantico di Frate Sole, splendido, gioioso inizio della letteratura italiana. Ringraziamento è l'esordio, inno la conclusione. Francesco lo sa, lo ha sempre saputo. La sorgente è una sola, un unico fine ha il creato. E ora il suo Cantico è libero di percorrere il vasto mondo. Che con lui se ne vada il dolore, assieme a lui si diffonda la lode.
Dopo un devastante conflitto mondiale e le tensioni che hanno caratterizzato l'immediato dopoguerra, la Costituzione della Repubblica italiana entra in vigore il 1° gennaio 1948. Essa si ispira principalmente alla cultura cristiana profondamente radicata in una società animata anche da altre istanze. Tuttavia, i principi fondamentali del Cristianesimo sono stati di fatto condivisi da tutte le forze politiche che hanno concorso alla stesura della nostra Carta fondamentale. Quanto ai diritti e ai doveri fondamentali, siamo di fronte a un pilastro normativo fondato sul diritto naturale, come risulta dal confronto, a distanza, con la legge mosaica. Questa è la tesi, e insieme la sfida, lanciata da Livio Podrecca che, in queste pagine dallo stile semplice, diretto e colloquiale, intende dimostrare come la nostra Costituzione, definita da molti un capolavoro normativo, sia in larga parte frutto del Cristianesimo.
A partire dal Nuovo Testamento e dalle altre fonti più antiche, questo lavoro intende fornire un contributo alla identificazione ed alla conoscenza di una figura solo apparentemente di secondo piano nei Vangeli, ma presente nei momenti cruciali della vita di Gesù, ed appartenente in un qualche modo – ma in quale è ciò che vogliamo scoprire - alla "famiglia" di Gesù. Una donna chiamata "Maria di Cleofa" è presente solo nel quarto Vangelo, ma ora non più "sorella di sua madre": infatti nella lettura liturgica più recente della passione nel Venerdì Santo, dopo la revisione dei testi nel 200, ci si trova davanti non alle "solite" donne, le tre Marie, di cui una è appunto "di Cleofa", ma a quattro donne di cui una sarebbe "madre di Cleofa" distinta dalla "sorella di sua madre". Nella traduzione letterale CEI del 1971 la persona che appare sotto la Croce come discepola di Gesù, nel celebre passo di Giovanni che ha ispirato lo "Stabat Mater" di Jacopone da Todi ed altri innumerevoli testi mariani, era invece identificata come "Maria di Cleofa" e anche come "sorella" di "sua" madre.
Lo studio indaga la pluralità di letture e di interpretazioni che il primo cristianesimo diede del binomio corpo femminile-verginità in area orientale tra II e III secolo. Il dibattito sulla sessualità ha rappresentato un terreno di confronto tra divergenti rappresentazioni del cristianesimo antico e ha inglobato al suo interno questioni più ampie come la concezione del corpo; il valore della riproduzione e del matrimonio; l'accesso ai ministeri per le donne; la coabitazione tra asceti. Attraverso uno sguardoattento alle fonti, l'autrice prova a ricostruire i profili di quelle donne che, scegliendo la verginità, adottarono molteplici e, talvolta, contrapposti modelli ascetici.
Frate Francesco è ancora attuale e conserva una reale "forza di contemporaneità". Un frate Francesco fratello, un frate aperto all'ascolto, che sa predicare con parole povere, con un dire credibile, con un linguaggio semplice di parole asciutte, di cuore. Un frate se vogliamo dalla "personalità complessa", ma che non castiga, che non si sente superiore, che sa farsi piccolo, "prossimo". Uno straordinario e inedito dipinto del ritratto di Francesco d'Assisi. Per farlo, l'autore ha usato tutte le fonti più antiche e le ha confrontate con le più accreditate interpretaioni contemporanee. Ne viene fuori un profilo che attrae e insieme interroga ogni lettore. Lo stesso Francesco si definisce fratello, servo, piccolo, spregevole. Non vi è nessun dubbio: si tratta di un uomo umile. Eppure quest'uomo umile, che ha una bassa considerazione di sé, ha un'ambizione straordinaria: vuole parlare ai reggitori dei popoli, a tutti coloro che hanno il potere. E parla loro con autorità.
Il volume raccoglie la corrispondenza fino ad oggi nota intercorsa fra san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, la Congregazione dei Barnabiti e singoli suoi religiosi, ai quali il santo ricorse dal 1568 al 1584, in pratica dal suo ingresso nell'arcidiocesi ambrosiana alla sua morte. I testi del Carteggio, curati da Mons. Sergio Pagano, barnabita e Prefetto Emerito dell'Archivio Apostolico Vaticano, sono pubblicati in esteso in maniera critica e annotati con l'ausilio della più aggiornata bibliografia e di fonti d'archivio, aprendosi così nel denso apparato di note, squarci e finestre di contesti di vita diocesana milanese, di disciplinamento tridentino, di rapporti del presule con la Curia Romana, di pastorale della vasta diocesi, fino alla Valtellina e ai Grigioni. La ricerca storica condotta dal Curatore, mentre segue ovviamente l'evolversi e il diffondersi della giovane Congregazione dei Barnabiti (fondata nel 1533), cui san Carlo fu sempre e in modo particolare vicino, non trascura figure e temi dell'attività del santo arcivescovo esterni ai Barnabiti e ad essi correlati, anche alla lontana. Abbiamo pertanto un saggio che bene si inserisce nel ricchissimo e sempre crescente interesse storiografico relativo alla figura del Borromeo.
È difficile sfuggire al fascino delle parole che Giovanni di Salisbury, nel XII secolo, attribuisce a Bernardo di Chartres, suo maestro: "Siamo come nani assisi sulle spalle di giganti, cosicché possiamo vedere più cose e più lontano non per l'acume della nostra vista o per l’altezza del nostro corpo, ma poiché siamo sollevati più in alto dalla loro statura". L'aforisma evoca ancora oggi la questione del debito dei moderni verso gli antichi, il riconoscimento della grandezza di quanti ci hanno preceduto, il rapporto fra maestri e discepoli, e tra le diverse generazioni, ma anche la capacità e la possibilità dei moderni di vedere più lontano se sanno fare buon uso della grande opportunità loro offerta.
Contribuiti di: Massimo de Giuseppe, Luciano Caimi, Gianni di Santo, Giuseppe Riconda, Davide Barazzoni, Fabrizio Mandreoli, Guido Innocenzo Gargano, Daniele Piccini, Marco Roncalli, Guido Formigoni, Marcello Brunini, Maria Cristina Bartolomei, Giovanni Ferretti, Gian Carlo Perego, Mariangela Maraviglia, Adelina Bartolomei, Fulvio de Giorgi, Daniela Mazzucconi, Bruna Bocchini, Alessandro Andreini, Gianfranco Brunelli, Luca Rolandi, Piero Coda, Pier Giorgio Grassi, Luigi Accattoli, Angelo Bertani, Beppe Tognon, Marco Vergottini, Rosy Bindi, Claudio Ciancio, Piero Stefani, Mariella Carpinello, Marco Garzonio, Fabio Ciardi, Marinella Perroni, Vito Angiuli, Domenico Mogavero, Franco Giulio Brambilla, Sergio Tanzarella.
Quando il nuovo Papa si è affacciato alla loggia delle benedizioni, ha suscitato emozioni e attese. Da allora molto si è detto e commentato, paragonando lo stile di Francesco e quello di Leone. Al di là dell'ovvia osservazione che un Papa succede sempre a un altro e ne prende a carico l'eredità, pochi hanno cercato di approfondire il legame tra i due pontefici. Spadaro lo ritrova nel tema dell'inquietudine, come marca dell'umano contemporaneo. Questione agostiniana e pure profondamente ignaziana, l'inquietudine permette di avere una traccia per annunciare il vangelo oggi. La riflessione è arricchita da tre testi: una introduzione di Bergoglio a un libro su Agostino, la sua omelia al capitolo generale dell'ordine agostiniano e un'ampia intervista nella quale Prevost parla della sua visione della chiesa e dei suoi rapporti con Francesco.
Bratislava, 12 settembre 2021, ore 17.30. Papa Francesco, in visita pastorale in Slovacchia, incontra i gesuiti della regione. La prima domanda è un semplice "Come sta?". Ma la risposta di Bergoglio è tutt'altro che banale: "Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene...". Il riferimento del papa riguarda il suo intervento al colon, all'inizio del luglio precedente, al Policlinico Gemelli. Durante il ricovero era anche rimbalzata la "notizia- circa la possibilità di sue dimissioni perché gravemente ammalato... rispedita al mittente dallo stesso pontefice. "Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l'ho anche detto ad alcuni di loro", aggiunge il papa, che lamenta pure maldicenze e accuse in molti circoli cattolici. Gavino Pala ha deciso di vederci chiaro: quali sono i "problemi" che, secondo alcuni, il papa procurerebbe alla Chiesa? Come si è manifestato in questi anni il dissenso nei suoi confronti, sia nei modi leciti sia in quelli meno leciti? Quali caratteristiche del magistero e dell'azione pastorale di papa Francesco rimarranno nel ricordo di tutti e saranno un'eredità, anche scomoda, per il suo successore?