Il rapporto con le Sacre Scritture del grande poeta dell'Infinito dura tutta la sua breve, tormentata vita. Da buona conoscenza biblica del devoto e giovanissimo Giacomo, si fa esercizio di autonoma capacità di interpretazione del testo sacro già dai quindici anni. Per restare legame profondo, palese o segreto, anche quando, poco più che ventenne, Leopardi si stacca definitivamente dalla fede cristiana: un legame fatto di citazioni, consonanze e suggestioni con alcune grandi tematiche e figure della Bibbia, in particolare con Giobbe e Qohelet, affini per i modernissimi temi del male di vivere e dell'infinita vanità del tutto. Un codice che si intreccia con costanza alla palese impronta classicista della sua cultura e scrittura.
Il valore primario della persona, la sua libertà, l’uguaglianza di tutti gli uomini, umili o potenti, famosi o sconosciuti; il valore provvidenziale della storia, la giustizia e la misericordia divina: sono valori che costituiscono l’humus cristiano dell’opus magnum di Dante, che, uniti ai valori della patria, della pace, della famiglia,della lealtà, del rispetto dell’autorità, mutuati dal mondo classico, gettano le basi per il vivere civile che ha caratterizzato per secoli il nostro “Occidente” e che oggi, più che mai, alcuni gruppi di violenti vorrebbero minare con le loro azioni folli. Letta e tradotta in tutto il mondo, la Divina Commedia è uno dei libri più letti dopo la Bibbia. E poiché tanta Bibbia è citata nel “Poema Sacro”, questo lavoro vuole essere una “passeggiata” con Dante pellegrino nei tre Regni ultraterreni, non per obbligo di urgenze scolastiche ma ma nella serena certezza di essere in compagnia di uno tra i più grandi uomini, e uomini credenti, che mai siano stati: Desiderando rendere ragione dell’imponente presenza della Sacra Scrittura nella Divina Commedia, l’Autore augura a tutti coloro che vorranno fare questo e altri cammini con lui, di essere guidati dall’Alighieri, il quale, se da Virgilio, Beatrice e Bernardo di Chiaravalle fu condotto nel suo viaggio immaginario ultraterreno, può ora condurre o continuare a condurre noi nel nostro viaggio reale terreno».
Vincenzo Massimo Majuri (1980), sacerdote della diocesi di Messina, insegna Filosofia teoretica e Antropologia filosofica presso l’Istituto teologico “S. Tommaso” ed è docente di Storia della filosofia e di Filosofia sistematica nell’ISSR di Messina. È autore di diverse pubblicazioni, tra le quali L’amicizia è ancora possibile oggi?, Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma 2013.
ARTICOLI
E. PUECH, Un hymne d'action de grace pour les merveilles se Dieu (4Q427)
C. BALZARETTI, Esdra il coppiere, ovvero la versione siriana del libro di Esdra
L. MONTI, "Credete nel vangelo" (Mc 1,15). Il cammino della fede nel Vangelo secondo Marco
G. ROSSE, "Ebrei" ed "Ellenisti" nella Chiesa di Gerusalemme
OSSERVATORIO BIBLICO
G.J. BROOKE, The Scrolls from Qumran and their Contemporary Context: A Selective Biographical Survey 2000-2014
RECENSION
SEGNALAZIONI
CRONACHE
LIBRI RICEVUTI
INDICI
Martin Hengel, studioso di confessione luterana, ha pubblicato nel 2006 un volume dal titolo "Pietro, il sottovalutato". Egli ritiene che la figura dell'apostolo Pietro sia stata trascurata nella ricerca, nonostante la centralità che il Nuovo Testamento gli riconosce. Di Pietro e della sua "autorità" o, come si usa anche dire, del suo primato. Quest'ultima questione è stata sollevata spesso per stabilire l'eventuale estensione di tale primato ai vescovi di Roma, considerati i suoi "successori". Si è parlato lungo i secoli e continua una discussione vivace nel dialogo ecumenico. Obiettivo del libro è quello di affrontare l'argomento nell'ambito del Vangelo di San Luca, traendo spunto per sondare il motivo che ha spinto Luca (al pari di altri autori neotestamentari) a mettere in risalto la figura di Pietro. Infatti, si parla di lui soltanto per una necessità storica, ossia per riportare i fatti come fedelmente sono avvenuti, oppure anche per trasmettere, attraverso il racconto, un aspetto non secondario della rivelazione. La ricerca intende offrire ai lettori alcuni elementi per riflettere sulla figura dell'apostolo Pietro, il trait-d'union tra l'eccezionale personalità del Maestro e Paolo di Tarso.
L'idea di voler investigare le competenze esegetiche di cui Luca rende capace Gesù Cristo nel suo vangelo nasce dalla critica che i nostri fratelli ebrei fanno ai cristiani circa l'uso dell'AT soprattutto per ciò che concerne la messianicità di Gesù: i brani biblici in base ai quali noi consideriamo Gesù il Messia non sono profezie messianiche. Il Messia sofferente e crocifisso non esiste nell'AT. La mia curiosità intellettuale nasce dalla seguente domanda: come mai Luca in 24,46 pone sulle labbra del Risorto la seguente affermazione: "Cosí è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto..."?
L'edizione quadriforme del libro della Genesi, utile per recepire il testo biblico in lingua originale e affrontare le difficoltà delle lingue antiche, propone: il testo ebraico masoretico (TM) della Biblia Hebraica Stuttgartensia, basata prevalentemente sul Codex Leningradensis B19A, datato circa 1008; il testo greco nella versione dei Settanta (LXX) di Rahlfs, basata prevalentemente sul Codex Vaticanus (B) risalente al IV secolo dopo Cristo; il testo latino della Nova Vulgata, redatta nel post-concilio e normativa per la liturgia cattolica; il testo della Bibbia CEI 2008, normativa per la liturgia italiana, con paralleli essenziali a margine e segnalazione dei termini difformi dall'ebraico; la traduzione interlineare italiana di ebraico e greco, eseguita a calco e orientata a privilegiare gli aspetti morfologico-sintattici del testo originale.
Il Trattato teologico-politico è notoriamente una pietra miliare della teoria politica democratica come anche della storia dell'interpretazione della Bibbia. E questo perché nel Trattato, per la prima volta nella cultura occidentale, la Bibbia e con essa la religione e la teologia non fungono più da criterio d'indagine ma rientrano fra i dati da spiegare: il passo compiuto da Baruch Spinoza segna la nascita del metodo storico-critico. Illustrando tutta una serie di interessantissimi testi contemporanei al Trattato, al pari di questo animati dalla problematica di chi o che cosa sia l'"interprete" della Scrittura, Samuel Preus mostra in che cosa consista l'originalità e il significato dell'opera di Spinoza per lo studio dei testi biblici. Alla luce del suo contesto, il modo di argomentare di Spinoza si rivela un potente ed efficace antidoto speculativo alla teocrazia, e lo studio storico sia degli scritti sia dei contenuti della Bibbia consente di cogliere le implicazioni politiche della conoscenza del passato, anche biblico.
A oltre quindici anni dalla scomparsa, la figura di Fabrizio De André continua a essere al centro di un'amplissima fioritura di iniziative, tanto da far pensare che il cantautore genovese sia riuscito a intercettare, soprattutto post-mortem, un grande bisogno di poesia e di legami sociali. Brunetto Salvarani ripercorre le domande sulla religione e le tracce della Bibbia affioranti a più riprese nella produzione del Bob Dylan italiano, l'agnostico Faber, di cui racconta la vita corsara e i temi chiave, intrecciando strettamente biografia e scelte artistiche.
Perché, al pari di antichi e moderni esempi, il racconto biblico non adotta la narrazione in disordine? È capace di farlo, ne dà prova all'interno degli episodi. Al livello della macro-narrazione, tuttavia, la Bibbia sceglie di narrare la storia seguendo l'ordine cronologico. La narrazione è costruita sul passaggio ordinato dai tempi primordiali ai tempi dei patriarchi, da questi alla nascita del popolo e alla sua prima storia sulla terra di Israele; si passa da una nascita a una morte, da un padre a un figlio, da una promessa a un compimento. Sullo sfondo di questa opzione di base, lo stesso racconto riesce inoltre a scavalcare i tempi grazie a ingegnosi bianchi o lacune narrative, a intrecciare la simultaneità di storie parallele, a farci esitare fra successione e simultaneità delle cose. Questa è la grande cronologia su cui si interroga Meir Sternberg, teorico della letteratura israeliano. Con impareggiabile maestria e rispetto del testo fa scoprire come la storiografia biblica sia al tempo stesso arte e teologia narrativa. Finalmente, anche in ambito italiano si può cominciare a conoscere l'opera di uno dei più importanti esponenti della Scuola di Tel Aviv.
Il primo angelo della Bibbia viene inviato a consolare una serva, Agar, cacciata dalla sua padrona. La prima volta che compare la parola "mercato" è quando Abramo compra dagli Ittiti una tomba per la moglie Sara. Il "profitto" fa il suo esordio nell'episodio in cui Giuseppe viene venduto dai fratelli. E il primo riferimento a un salario riguarda Giacobbe, che lavora sette anni per avere in sposa Rachele "bella di aspetto", ma sarà ingannato e dovrà prima sposare la sorella Lia "dagli occhi smorti". Il libro della Genesi, con cui si apre la Bibbia degli ebrei e dei cristiani, è un testo sorprendente per chi cerca nuove parole e nuove riflessioni da affidare all'economia di oggi, che ha impoverito i beni soffocandoli con le merci e ha tolto dall'orizzonte tutto ciò che non è in vendita. Le prassi contrattuali dell'antica cultura mediorientale, le cui tracce non sono del tutto scomparse dai suq di Damasco o di Teheran, ci ricordano che gli scambi economici sono primariamente incontri tra persone. Che il denaro e il profitto confinano con l'amore e la vita, ma anche con l'odio e la morte. Che la terra promessa va amata e arricchita, ma non occupata, perché la si abita provvisoriamente, ma non la si possiede. E, infine, che le imprese - siano esse avventure, sogni o concretissime aziende possono risultare vane e ingannevoli, ma anche responsabili e pregevoli.
La rivista annuale Liber Annuus pubblica studi nelle discipline bibliche, linguistiche e archeologiche. Comprende anche relazioni preliminari sulle campagne di scavo condotte dai professori dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e dai loro collaboratori in Israele e in altre istituzioni di ricerca. La rivista fu fondata tra il 1950 e il 1951 da un professore dello Studium Biblicum Franciscanum, ente di cui costituisce la pubblicazione annuale e dei cui professori, nei rispettivi ambiti di ricerca, propone i contributi scientifici, integrati da quelli di studiosi di altri istituti ed accademie. Oltre a contributi di carattere esegetico, linguistico e letterario sull'Antico e il Nuovo Testamento, il Liber Annuus pubblica studi sulla storia e l'archeologia del mondo biblico in generale, e del Giudaismo e della prima età cristiana in particolare. Ogni anno gli archeologi dello Studium Biblicum Franciscanum pubblicano qui le prime relazioni relative agli scavi effettuati in Israele, Palestina, Giordania, Siria ed Egitto. La rivista contiene contributi in più lingue, con abstract in inglese.
"Il più grande missionario", "il vero fondatore del cristianesimo", "l'enfant terrible delle origini cristiane": sono alcune delle definizioni che sono state date di Paolo, una delle figure più affascinanti della cristianità. Ma chi era veramente Paolo di Tarso? Il libro ne ripercorre la formazione culturale, le esperienze e le traversie, i viaggi missionari, illustrando la forza rivoluzionaria del suo pensiero.