Oggi nella formazione cristiana, nota l'autore di questo libro, l'esperienza del silenzio, dell'ascolto in solitudine, è passata in secondo piano, tutt'al più confinata a qualche momento di ritiro o di "deserto". Prevale in un certo senso la logica del "gruppo", delle consorterie, come testimonia la litania infinita dei termini che usiamo ogni giorno per parlare della vita cristiana: fraternità, solidarietà, corresponsabilità, accoglienza, condivisione... Parole sante e imprescindibili! Ma senza un'adesione personale allo Spirito, rischiano di diventare vuote e solo gridate come slogan sterili e di maniera. Dobbiamo allora, continua don Giuseppe Forlai, entrare con Gesù nel deserto e in silenzio, con le sole Sante Scritture sotto il braccio e la retta fede nel cuore, per approfondire ognuno le proprie convinzioni personali. Questo volume, attingendo al tesoro della sapienza monastica, vuole essere una guida preziosa in questo cammino. Usando le parole di san Romualdo, grande eremita e figlio della regola di san Benedetto, si tratta, «come una piccola creatura», di svuotarsi di se stessi e di collocarsi «in» Dio, contenti solo della sua grazia. «Perché bisogna tenere ben da conto questo libro? Perché in questo modo o in un altro abbiamo bisogno di una iniziazione alla vita nascosta, per non diventare ancora più insulsi, inconsistenti, irrilevanti e trasparenti di quanto non siamo già». Don Fabio Rosini
Il testo propone la recitazione del Rosario della Vergine Maria meditando i misteri del Vangelo in compagnia di don Bosco. Per ogni mistero viene citato un testo del Vangelo o del Nuovo Testamento, seguito da un aneddoto della vita di don Bosco oppure da una sua riflessione o meditazione in riferimento al mistero del Rosario. Infine viene proposto un "frutto" del mistero per la nostra vita personale sotto forma di riflessione, di preghiera o di insegnamento tratti dagli scritti di don Bosco. In questa proposta, non si deve ricercare una corrispondenza stretta tra i venti misteri evangelici e la vita di don Bosco. Si tratta di semplici suggerimenti destinati soprattutto a favorire la preghiera e la meditazione.
Cosa ha da dire Giovanni della Croce al «giovane che vive sul divano [...] che va in pensione a 20 anni», per usare una forte immagine di papa Francesco? Questo testo confronta la realtà di dipendenza dalla tecnologia e dai social network unitamente all'opinione di una buona fetta di gioventù "atea per delusione", con la spiritualità del dottore mistico Giovanni della Croce. Il testo mette in luce l'attualità del Dottore Mistico che dimostra una profonda conoscenza delle dinamiche del conflitto interiore di fronte alle contraddizioni degli appetiti della natura sensibile che assediano da sempre la spiritualità umana. I suoi consigli sono al contempo sia la base per comprendere l'affettività autentica rivelata dal Cristo sia un tentativo di risposta al modo di pensare e di relazionarsi dei giovani scettici di oggi. Riscoprire la ricchezza dell'incontro concreto è l'augurio di questo libro.
L’imitazione di Cristo, un piccolo gioiello di teologia ascetica e mistica del tardo Medioevo, non è da leggere, ma da meditare e assaporare piano piano. Se si accetta di imitare Gesù, la vita di una persona può cambiare radicalmente. Maturato in ambiente monastico, di questo ambiente conserva la fragranza: tratta della perfezione della vita cristiana... È stato certamente il testo di letteratura religiosa più diffuso per secoli nel popolo cristiano d’occidente. Ha formato schiere di santi (da sant’Ignazio di Loyola a san Carlo Borromeo, da santa Teresa d’Avila a santa Teresa di Lisieux, da san Giuseppe Cottolengo a san Giovanni Bosco e santa Maria Mazzarello) ed è stato sempre raccomandato dai papi, da san Pio V a san Pio X, da san Pio XI a san Giovanni XXIII. L’hanno apprezzato anche uomini di cultura lontani dalla Chiesa e letterati e scienziati insigni, da Corneille a Voltaire, da Ampère a Retté, da Papini a Merton.
Il recupero del valore originario di pratiche devozionali può aversi attraverso la riconsiderazione del loro significato. Con la loro devozione al Sacro Cuore i fedeli si lasciano penetrare dal mistero della salvezza operata da Gesù mediante la sua incarnazione, passione, morte e resurrezione. Cristo, infatti, prolunga la sua incarnazione in ciascun cristiano ("Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi", Gv 20, 21), e noi, afferrando la nostra croce, cerchiamo di realizzare nella nostra esistenza il modello di adesione al Padre che fa da filo conduttore alla vita di Gesù: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv 4, 34). L'autore si propone di fornire uno strumento di riflessione a tutti coloro che vogliono trasformare la "devozione" al Sacro Cuore, spesso malintesa e svalutata da atteggiamenti di comodo e pratiche obsolete, in qualcosa di attuale e sorgente di un'autentica e perenne spiritualità.
Il libro scaturisce dall'esperienza dell'autore che, trascorrendo molte ore in confessionale attraverso l'ascolto attento, paziente e di continuo discernimento ha potuto toccare con mano delusioni, vuoti interiori, crisi del "sistema religioso". L'autore esprime la convinzione che le crisi (modi di pensare, esperienze, comportamenti), anche le "crisi di religione" non vadano evitate o eluse, ma attraversate e vissute come enormi finestre di opportunità che Dio apre per ciascuno. Invita dunque a non cercare un Dio accomodante, bensì a riscoprire il significato del prendere su di sé la propria croce.
Questo breve scritto vuole essere un semplice strumento per far conoscere le apparizioni mariane che a detta di molti sono avvenute a Gimigliano di Venarotta, piccolo paese a pochi chilometri da Ascoli Piceno, nel lontano 1948. Queste apparizioni furono per l'epoca un evento grandioso, che attirò decine di migliaia di persone e portò l'anonimo paesino alla ribalta nazionale. Nonostante il clamore suscitato all'epoca, presto il tutto decadde nell'abbandono... La presenza della Vergine di Gimigliano fu un inascoltato segno divino. Un appello alla conversione del cuore, a "cambiare direzione", per ritornare a Dio (don Francesco Mangani, parroco di Gimigliano).
"Anche chi non sa niente di lui, ha in qualche modo sentito parlare del suo cattivo carattere, dei giudizi taglienti, dell'ironia feroce delle sue polemiche. L'unica "colpa" di san Girolamo, in realtà, è stata quella di essere più intelligente della media, vivere e parlare senza ipocrisia, avere una natura appassionata che ha mantenuto intatta fino alla fine della sua vita, animata da un unico desiderio: l'amore per Dio e per la sua Parola. Con l'onestà intellettuale che le è propria, suor Beatrice ha voluto proporre ai lettori una breve, agile e fedele biografia, la summa della vita del grande uomo che è stato Girolamo, così com'era, non come la calunnia o il suo contrario, l'agiografia, vorrebbe farci credere. I santi non sono dei "santini". Il vero significato della parola "santo" è fedele: fedele all'amore di Dio, totalmente affidato alla grazia. Come san Girolamo" (dalla prefazione di Flaminia Morandi)
I bisogni spirituali sono sempre più centrali nella vita delle persone e diventano essenziali quando la vita è attraversata dalla malattia o dalla morte. Ma «per potersi manifestare, la spiritualità ha bisogno di una qualche forma di educazione e pedagogia, è qui che diventa chiara la preziosità di questo libro: esso offre una via per capire l'importanza della spiritualità e ci aiuta a diventare consapevoli dell'incredibile potenziale di questo fenomeno. Gli autori tendono la mano e invitano il lettore al proprio sviluppo spirituale, allo stesso tempo un'evoluzione per diventare un essere umano più umano, capace di cura. La spiritualità antropologica qui elaborata, basata su una ricca varietà di fonti e tradizioni, ci riporta alle domande: qual è il nostro posto nel mondo? Come faccio a vivere? Come faccio a prepararmi per la morte? La spiritualità e lo sviluppo spirituale non si si possono apprendere dai libri. Sono realtà viventi che si imparano facendo e imparando da mentori e insegnanti esperti. I testi come questo possono solo espandere la nostra concezione del mondo e accendere il nostro desiderio di esplorare la via di una spiritualità antropologica per la cura integrale».
Questo libro della collana "ascolta e cammina" è dedicato espressamente al Giubileo 2025 indetto da Papa Francesco il 9 maggio 2024 con la bolla "Spes non confundit" - "La speranza non delude". Scrive Papa Francesco: "Dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante. Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l'urgenza". Mauro Giuseppe Lepori con questo saggio offre al lettore un'occasione di riflessione concreta sulla speranza, una opportunità per vivere pienamente il Giubileo 2025.
L'Evangelo ha "parole d'una violenza inaudita: il loro attrito è febbrile, la loro sintesi più breve è pur sempre un invito perpetuo alla rivoluzione. Rivoluzionare me stesso: 'Puoi sempre ricominciare!' mi viene ripetuto una riga sì, l'altra anche". È sconcertante uno sguardo così: "pare che non sia più il figliolo prodigo a chieder perdono al Padre suo; sembra (quasi) che sia il Padre a chieder scusa al figliolo scostumato. Fingendosi dalla parte del torto pur di riciclare la mia vergogna". Il nuovo libro di don Marco Pozza è un'avventura lunga un anno in compagnia della "parola di Dio" che, dalla prima domenica d'Avvento, si ascolta nelle messe festive durante l'anno liturgico A, quello del Vangelo di Matteo (con qualche inserto dal Vangelo di Giovanni). È un libro scritto pensando al dramma di chi ha perso Dio, di chi non lo trova più, di chi non lo ha ancora trovato. Senza fame e sete nessuna pesca inizierà: chi ha il cuore freddo, chi dorme - chi ha il sonno della pancia piena - "non piglia Cristo". È un libro di divagazioni orizzontali, scavi in profondità, ospitalità accoglienti nei Vangeli domenicali. "Condivido le domeniche fuoriporta dell'anima mia" scrive don Marco. "Sono gite, vacanze, escursioni sul sentiero che conduce a Cristo e ai suoi segreti misteri. Quando esco di casa, la mia vita mi appare confusa, intricata, un po' inespressa. Quando rientro dopo averli incontrati, mi pare di vederla in HD, un po' più in alta definizione. Mi conosco un po' meglio, mi accetto un pizzico in più."