Le modalità in cui uomini e donne vivono il proprio essere coppia o genitori e la forma che danno alla loro vita in comune sono destinate a modificarsi con il tempo. I modelli ecclesiali di matrimonio e di famiglia, di uomo e donna, di amore e sessualità sono invece tipicamente inamovibili, "fuori dal tempo": provengono da un mondo e una cultura premoderni. Eppure anch'essi non sono fatti per durare all'infi nito, come hanno dimostrato le controversie e i dibattiti sviluppatisi attorno all'esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco (2018). Quali sono le risorse - derivanti dalla Bibbia e dalla tradizione cristiana, dalla dottrina e dalla vita, dalla liturgia e dall'ecumenismo - che contribuiscono a una comprensione moderna delle forme di relazione oggi? Quali sviluppi teologici sono necessari, oltre che adeguati, alle dinamiche del nostro tempo? Julia Knop riunisce analisi su matrimonio e famiglia espresse da diverse prospettive teologiche, mostrando come si possa parlare responsabilmente delle modalità di relazione umana, nella loro riuscita e nel loro fallimento. In questo volume si annuncia una nuova teologia del matrimonio, dell'unione fra partner e della famiglia, percorrendo una molteplicità di prospettive e inaugurando una riflessione molto profonda: quella che si attendeva da tempo.
Il volto è un luogo unico nel corpo dell'uomo, è l'espressione della sua identità. Anche nella relazione con Dio si cerca un volto. L'uomo non può pensare all'Altro, a Dio, se non pensando che egli abbia un volto. Questo volto, però, nell'interazione tra la riflessione filosofica dell'antichità e il portato della rivelazione biblica, assume tratti differenti e, talora, contraddittori: pur impassibile, si indigna per il male e minaccia castighi, ma al contempo è benevolo e misericordioso. I contributi qui raccolti affrontano il tema nella trattazione che ad esso hanno riservato gli autori dell'età patristica, con riferimento a diversi ambiti di ricerca: l'esegesi, le influenze esercitate dalle diverse prospettive filosofiche sulla riflessione patristica, le eventuali e diverse immagini proposte da correnti eterodosse, le rappresentazioni dell'arte, la storia del diritto, la religiosità popolare.
Rafael Luciani, illustrando il rinnovamento ecclesiologico in atto, mette sotto i riflettori la centralità del sensus fidei nella Chiesa come comunità sinodale: è quel «senso soprannaturale della fede» di tutto il popolo di Dio che «esprime il suo universale consenso» (LG 12). Grazie a una solida base teologica e un'accurata rilettura dei documenti conciliari e del magistero recente, Luciani in particolare evidenzia il legame tra sensus fidei, sinodalità e corresponsabilità ecclesiale, ponendo l'accento sul necessario dialogo tra pastori e fedeli. L'autore delinea insomma un modello ecclesiale in cui la sinodalità non è un semplice metodo, per di più opzionale, bensì un elemento costitutivo dell'identità della Chiesa: tutti i battezzati sono soggetti attivi, per mettere costantemente in dialogo il vangelo con la storia. Nella seconda parte, poi, Luciani fornisce una guida pratica per migliorare le dinamiche relazionali e comunicative - consultazione, ascolto reciproco, discernimento comunitario, corresponsabilità nelle decisioni - che rendono possibile una Chiesa partecipativa, sul fondamento del sensus fidei, superando modelli rigidi e piramidali, a vantaggio di modi sempre più relazionali: una comunità che vive della complementarietà dei carismi e dei ministeri.
Il libro propone una riflessione esegetica, teologica e spirituale sulle quattordici stazioni della Via Crucis. Si apre con un denso testo storico che inquadra il pio esercizio della Via Crucis dalle origini ai giorni nostri; prosegue con una introduzione che spiega il senso e le caratteristiche della Via Crucis a partire dai racconti evangelici della Passione; dopo una preghiera e meditazione d'ingresso, entra nel vivo della meditazione di ciascuna stazione; si chiude con una preghiera di conclusione.
Nell'ambito della ricerca scientifica è doveroso anche l'atteggiamento di riconoscenza per chi ha operato in ambiti i cui esiti permettono di portare avanti la ricerca stessa. Il riunire insieme il frutto del lavoro di studiosi e offrirlo come segno di gratitudine è un dovere e insieme un esempio che può incoraggiare per tante altre occasioni. Il titolo della collana "Veritatem inquirere" - un'espressione dedotta da una Lettera di Niccolò Copernico al papa Paolo III - costituisce un invito a indagare nella ricerca della verità attraverso la conoscenza di tutto ciò che possa permettere un simile traguardo. Questo invita a conoscere più a fondo cosa è racchiuso in una formula liturgica, o in una descrizione circa lo svolgimento o i contenuti di una celebrazione. Il volume presenta 24 contributi che spaziano nei più diversi ambiti della scienza liturgica. Disposti secondo l'ordine alfabetico degli Autori, i contenuti trovano una linea di lettura nella Introduzione dove nel punto 3.2. si individuano i temi evidenziati attraverso sette percorsi. Unitamente all'Indice generale dettagliato è così possibile valorizzare i contenuti secondo le attese dello studoso. Nella Veritatis gaudium papa Francesco invita ad assumere una formazione accademica garantita da un «impegno generoso e convergente verso un radicale cambio di paradigma, anzi ... verso una coraggiosa rivoluzione culturale». E questa potrà avvenire qualora si attivi «una vera ermeneutica evangelica per capire meglio la vita, il mondo, gli uomini». Si tratta in definitiva «non di una sintesi, ma di una atmosfera spirituale di ricerca e certezza basata sulle verità di ragione e di fede». Sono parole quanto mai augurali che invitano a continuare con coraggio e ampiezza di orizzonti culturali nell'impegno del veritatem inquirere. E la conoscenza più approfondita del culto cristiano può donare un contributo peculiare all'approfondimento di questa «atmosfera spirituale». Presentazione di Sua Ecc. Mons. Enrico dal Covolo. Postfazione di Wojciech Cichosz.
Come e perché si è passati dallo stile epistolare di Paolo al genere letterario dell'Apocalisse di Giovanni di Patmos? Come si è passati dalla chiesa di Paolo che accoglie l'ellenismo nel cristianesimo alla posizione audace della chiesa di Giovanni di Patmos che vuole restaurare il giudaismo nel cristianesimo ellenizzato? Come spiegare l'impatto enorme che l'Apocalisse ha avuto nell'impero romano e nelle comunità ecclesiali di allora e nella vita della chiesa di tutti i tempi? Quale contributo antropologico ed ecclesiologico ha dato Ignazio di Antiochia nella leadership pastorale della chiesa? Le risposte si possono intravvedere nel presente volume. L'Apocalisse continua oggi la sua vocazione universale di annunciare il vangelo eterno.
Divenuto vescovo, Joseph Ratzinger scelse come proprio motto "Cooperatores Veritatis" e una volta eletto papa con il nome di Benedetto XVI mantenne quest'espressione paolina quale stile di vita e modo di vivere la missione ricevuta da Dio a servizio della verità del Vangelo. A un anno dalla sua scomparsa la sua vita, la sua riflessione teologica e il suo magistero continuano a interpellare pastori, studiosi, artisti e chiunque sia alla ricerca sincera della verità. A questa chiamata, lasciata in consegna da papa Benedetto XVI, prova a rispondere questo volume che raccoglie i contributi di diversi studiosi e che mette a tema soltanto alcuni dei frangenti nei quali si è spesa la sua vita: lo studio della Sacra Scrittura e della Tradizione, le sfide etiche e il dialogo interreligioso, il rapporto tra fede e scienza e tra fede e cultura laica, l'amore per l'arte e la passione per la musica.
Questo saggio presenta i sacramenti dal punto di vista del linguaggio del corpo, un linguaggio che ci apre all’amore fedele e fecondo. In questo modo i sacramenti ci ricordano che il messaggio di Gesù è sempre radicato nelle relazioni concrete che stringiamo nella nostra carne. Grazie ai sacramenti la predicazione di Cristo sul Regno, che contiene l’appello ad una vita grande e bella, si presenta non solo come un orizzonte a cui tendere, ma come un fondamento concreto per edificare la vita in modo che porti frutto abbondante. José Granados, dottore in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, è il Superiore Generale dei Discepoli dei Cuori di Gesù e di Maria. Ha insegnato teologia dogmatica in diverse università. Tra le sue pubblicazioni in italiano: Teologia del tempo: Saggio sulla memoria, la promessa e la fecondità (Dehoniane, Bologna 2014); Una sola carne in un solo Spirito: Teologia del matrimonio (Cantagalli, Siena 2014). I testi della collana Veritas Amoris riconoscono la verità dell’amore come chiave di comprensione del mistero di Dio, dell’uomo e del mondo e come luce per un approccio pastorale integrale e fecondo. La prospettiva della verità dell’amore aiuta a superare sia l’oggettivismo di una verità senza amore, che si limita ad imporre regole esterne alla libertà umana, sia il soggettivismo di un amore senza verità, per cui l’unico criterio per l’azione è l’autenticità delle proprie emozioni. Si tratta di un nuovo paradigma che, in piena fedeltà ai principi sorgivi della tradizione cattolica, propone una riflessione a partire dalla logica dell’amore.
Dio ha scelto non solo di parlare la lingua degli uomini, ma anche di farsi uno di loro. Per rivolgersi all'umanità, ha fatto sua la carne umana, inclusa l'affettività. Il Dio biblico è soggetto di emozioni. Eppure, se un Dio incorporeo risulta inidoneo alle emozioni, un Dio emotivo non potrebbe essere semplicemente una (criticabilissima) proiezione umana? Affrontando il dilemma, quest'opera delinea un itinerario in tre tappe - antropologica, letteraria e teologica - per interpretare le emozioni di Dio. Durand indaga anzitutto il significato delle emozioni e delle passioni umane. Esplora poi gli scenari biblici, cioè il contesto narrativoletterario in cui compaiono le emozioni di Dio. Infine passa in rassegna amore, gioia, speranza, piacere, ira, gelosia, tristezza - interpretandone il senso - non solo come nozioni da delucidare, ma anche come tratti di un Dio-in-azione. Tratti che si svelano in definitiva come indicatori di un suo coinvolgimento totale.
L'esigenza di spiritualità nel mondo occidentale è più forte che mai. Allo stesso tempo le Chiese perdono membri e importanza. La nostra cultura sembra dunque in preda a una profonda crisi di fede. Perché? Perché troppo spesso ci si accontenta di risposte superficiali e concezioni di Dio approssimative, se non addirittura falsate. Eppure il Dio della Bibbia non è un "simpatico bonaccione", men che meno è irrilevante e inoffensivo. Dio smuove e commuove allo stesso tempo. È un Dio che provoca meraviglia: quella meraviglia che molti hanno smarrito. Johannes Hartl spiega come ritrovarla. Il suo messaggio è: dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort spirituale, per tornare ad abitare (e annunciare) una fede piena e appagante. Il suo libro è un rifiuto del cristianesimo "effetto benessere". Lo dichiara in modo netto: se vogliamo prendere sul serio la nostra fede, dobbiamo prendere sul serio Dio. Anche se questo Dio indomito a volte diventa scomodo e scuote le nostre facili certezze. Prefazione di Hermann Gletter.
Quale rilevanza ha l'esperienza e la conoscenza di fede in un mondo post-secolare? Il pensiero del teologo Joseph Ratzinger l'ha individuata nella categoria lógos, mostrando il valore cristologico che esso ha per l'antropologia, nell'intreccio della sua dimensione storica e ontologica. Attraverso un duplice momento di ricognizioni delle fonti dell'autore e di rilettura critica, emerge un pensiero che vuole narrare all'uomo di oggi la possibilità di declinare l'esperienza della fede come «amore» e «verità », ma che può raggiungersi solo se queste categorie abbandonano la pretesa di coincidere con se stesse e si aprono a quell'ulteriorità che le giustifica.
In un'epoca senza maestri ricordiamo Joseph Ratzinger-Benedetto XVI con gli scritti dei cardinali Angelo Bagnasco, Willem Eijk, Gerhard L. Müller, Mauro Piacenza, Pierbattista Pizzaballa, Camillo Ruini, Robert Sarah, George Pell e Matteo Zuppi. Completano il libro le riflessioni di monsignor Giampaolo Crepaldi e di padre Santiago Cantera Montenegro, priore dell'Abbazia benedettina di Santa Cruz del Valle de los Caídos in Spagna. Introduzione di Peter Seewald.