Nessuno quanto Henry Bergson ha influito tanto sul pensiero di Deleuze e sulla sua idea di filosofia, intesa come creazione di valori e concetti. Per questo così rilvanti appaiono le sue considerazioni sul pensatore dello "slancio vitale". Il testo dal titolo "Il bergsonismo", per esempio, è una precisa, chiara e pregnante introduzione al pensiero di Bergson, una divulgazione di alto livello che mostra con originalità non il Bergson scolastico, ottocentesco e un po' sbiadito, cui molta critica ci ha abituato, bensì il pensatore geniale che sempre più si pone come interlocutore nelle riflessioni sulla scienza.
La violenza ha sempre svolto un ruolo importante negli affari umani. In questo breve saggio la Arendt dà ragione della sua affermazione ripercorrendo i fatti della nostra storia recente: dal Black Power americano alle manifestazioni studentesche degli anni Sessanta. Il rapporto fra violenza, potere, forza e autorità; i limiti della violenza; la differenza tra violenza collettiva e individuale; le sue cause e le sue origini. Questi sono solo alcuni degli argomenti trattati. Una radiografia del fenomeno in tutte le sue espressioni, variazioni e implicazioni, alla quale non mancano il tono di una passione politica e morale.
La riflessione sulla felicità è una componente strategica di fondo della tradizione filosofica occidentale, che nasce dalla domanda socratica sulla virtù. I filosofi hanno preso sul serio due problemi cruciali; la fugacità e la casualità nella distribuzione dei momenti felici, interrogandosi sulla scelta del modello di vita da seguire per garantirsi dai colpi della mutevole fortuna, per dare bella forma alla propria esistenza, per meritare il sorriso del destino agli occhi di Dio. Il libro si propone di rimanere all'interno di coordinate precise: dalla sfida tragica dei greci, allo smarrimento romantico di fronte al sublime, fino al momento in cui l'idea di felicità ha perso la sua centralità sulla scena filosofica.
"L'essere che viene: né individuale né universale, ma qualunque. Singolare, ma senza identità. Definito, ma solo nello spazio vuoto dell'esempio. E, tuttavia, non generico né indifferente". Così veniva presentata nel 1990 la prima edizione di questo libro. Nella "Postilla 2001" aggiunta a questa edizione, l'autore non può che constatare che ciò che all'inizio era solo un'ipotesi - l'assenza d'opera, la singolarità qualunque, il "bloom" - è diventato realtà.