Chi fu Egidio Foscarari? Per molti oggi il suo nome è quello di un personaggio minore del Cinquecento religioso. In realtà, le questioni che fu chiamato ad affrontare lo videro impegnato, spesso con ruoli di primo piano, su alcuni dei fronti più caldi del momento. Domenicano e teologo, partecipò ai lavori del Sant'Ufficio per la stesura del primo Indice romano e, negli ultimi anni di vita, fu incaricato di compilare il Catechismo tridentino e di riformare il Breviario e il Messale. Principale collaboratore di Giovanni Morone alla chiusura del concilio di Trento, venne riconosciuto da tutti come uno dei più autorevoli membri dell'assemblea. Quando fu destinato come vescovo alla diocesi di Modena, cercò di riassorbire con mitezza il dissenso religioso spendendosi per una riforma della Chiesa incentrata sul rigore morale e la povertà. Ciò nonostante, l'Inquisizione lo processò e continuò a ritenerlo un pericoloso fiancheggiatore di eretici, di cui bisognava in ogni modo cancellare il ricordo.
Atti del Congresso Internazionale di Storia Salesiana
Roma, 19-23 novembre 2014
Il volume contiene il testo delle relazioni, ossia i contributi presentati e discussi nelle sessioni generali del Congresso, strutturate in tre sezioni: 1. Storia dell'opera salesiana; 2. Storia della pedagogia e dell'educazione salesiana; 3. Storia della spiritualità salesiana.
A diciotto mesi di distanza dal volume sesto dell'epistolario di don Bosco, viene ora pubblicato il volume successivo, il settimo, contenente 441 lettere scritte nel biennio 1880-1881, di cui 151 totalmente sconosciute sia alle Memorie Biografiche, sia all'Epistolario di Eugenio Ceria.
Le lettere in francese sono ventinove, otto quelle in latino. Alle 441 lettere elencate in ordine cronologico vanno poi aggiunte le 26 attestate, ma di cui si conosce solo sommariamente il contenuto (Appendice I) e quella scritta da don Bosco, ma firmata da altra persona (Appendice II).
The appraisal of the political dialogue and negotiations with the communist regimes of East Central Europe commenced by the Holy See in the 1960s did not provoke only lively debates among contemporaries, but remains to the present day one of the most debated questions of the twentieth-century history: should it be assessed as a fixed path to which no alternative existed, or was it a flawed initiative which merely served the international legitimacy of the communist totalitarian system?
This volume enriches the results of earlier historiography with new perspectives and confirmes inter alia that a black-and-white reading (often based on a one-sided use of sources) of Ostpolitik is incorrect: just as the critical assessment, which frequently places local considerations at the forefront, requires revision, the at times apologetic outlook defending the Vatican’s Eastern policy is also untenable. Only a nuanced and source-focused analysis of the ambitions of the Roman and Muscovite centers, and of local politics and Churches, as well as dialogue between the various research trends, can help us to gain a more thorough knowledge of (and make us better understand) those fixed paths upon which the Roman and local ecclesiastics of the era were forced to travel and which limited the possibility of success.
Dal primo, indetto da Bonifacio VIII nel 1300, al venticinquesimo, celebrato nel 2000 da Giovanni Paolo II, la storia dei Giubilei, debitamente inquadrata nel contesto storico-culturale e religioso, viene qui raccontata in forma concisa e divulgativa, anche alla luce di una ricca e curiosa aneddotica. Il titolo del volume non ha intenzione ironica o polemica: come ogni pratica religiosa, anche quella giubilare presenta degli aspetti umani, o troppo umani, che a volte, anzi spesso, ne contraddicono la sacralità e la tensione alla santità. Ecco dunque i Giubilei presentati come "anni più o meno santi", a scandire sette secoli di storia non solo della chiesa, ma anche del pensiero, dell'arte e del costume.
Chi è papa Francesco? Un Pontefice con i fiocchi. È lo stesso prete, vescovo, cardinale, però umilmente abbigliato di bianca autorità. È ormai entrato nel guinness dei primati: primo gesuita, primo extraeuropeo, primo con il nome di Francesco, primo a non abitare negli appartamenti pontifici, primo con una croce pettorale d'argento e, per giunta, primo a principiare la recente enciclica con le iniziali in lingua italiana, Laudato si' di San Francesco. Quarantacinque personaggi, tra cui undici cardinali di varia nazionalità, parlano di lui in questo libro, apprezzando la personalità di un grande Papa che sta coinvolgendo con la sua umanità e la sua spiritualità masse sempre più ampie sia di religiosi che di laici, i quali lo seguono con entusiasmo e si riconoscono in lui.
La grande biografia di Jedin dedicata a Girolamo Seripando, tra i protagonisti del Concilio di Trento, per la sua portata teologico-filosofica si può considerare una pietra miliare per comprendere, al di là di chiusure ideologiche, la storia della Chiesa, la dottrina e la storiografia successive. Illuminanti in tal senso le parole di Benedetto Croce, che nel 1937 recensì su "La critica" il primo volume allora uscito: "Con questa monografia del Jedin, la vita e l'opera di Girolamo Seripando ottiene finalmente la trattazione esatta e piena che da molto tempo si desiderava. Il Seripando ebbe una sua parte nel configurare la vita morale e religiosa d'Europa mercè dell'atteggiamento che egli prese e l'azione che esercitò nel Concilio di Trento, nei dibattiti intorno alla dottrina della giustificazione per la fede, punto capitale della divisione dei protestanti dai cattolici. [...] Altri (come il Gothein) notò già che alla formola nata da quelle obiezioni e proposte del Seripando si dovette la possibilità nella Chiesa stessa cattolica di un movimento come il giansenismo, che non fu mai possibile dimostrare eretico. Ora del modo in cui si formò il pensiero del Seripando su questo proposito, e di tutte le particolarità delle discussioni che egli sostenne in Trento, il Jedin offre preciso ragguaglio, che se ha, come è naturale, un interesse precipuamente teologico, non manca neppure di qualche interesse filosofico".
Il volume, primo di una collana dedicata alla Storia della Chiesa trapanese, è frutto dei lavori di una Giornata di Studio che si è svolta a Trapani nell'ottobre del 2014 in occasione del 170° anniversario della fondazione della Diocesi. Un primo passo che delinea il contesto in cui è stata eretta la Diocesi e le sue origini ma anche il metodo del Progetto che qui prende le mosse: un percorso di ricerca scientifico e sistematico che con la guida sicura di specialisti sostenga la passione per la coscienza della storia e sappia trasmetterla ai giovani, protagonisti veri di questo progetto, essenzialmente pedagogico e non accademico. "In un mondo sempre più globalizzato - spiega il vescovo Pietro Maria Fragnelli - Trapani avverte la necessità di risalire le proprie origini ecclesiali e sociali. È un lavoro non scontato, perché si può essere tentati di accontentarsi di cose spendibili più facilmente sul piano spettacolare o su operazioni di facciata. Siamo chiamati ad entrare e trascendere, desiderosi di arrivare ad un registro comune e condiviso per offrire alla gente del nostro territorio quelle "ragioni più alte" che dicono il cammino del popolo cristiano nel trapanese". Contributi di: Filippo Burgarella, Pietro Maria Fragnelli, Stefania La Via, Cettina Militello, Liborio Palmeri, Pietro Pisciotta, Santina Sambito, Gaetano Zito.
Quali furono i fattori che determinarono una nuova percezione dei Bagaudi - i contadini responsabili delle violente rivolte divampate nelle campagne galliche e iberiche tra III e V secolo -, descritti dalle fonti, prima, come nemici dell'Impero e "briganti", poi come "cultori della fede cristiana" e martiri? Per rispondere a questo interrogativo l'indagine ripercorre gli snodi attraverso i quali, tra Tarda Antichità e Alto Medioevo, prese lentamente forma l'idea di una "Bagaudia martirologica". Senza trascurare l'esame delle presunte affinità tra i ribelli e i movimenti dell'"eversione religiosa" tardoantica (soprattutto i Circoncellioni d'Africa), l'autore ricostruisce le tappe fondamentali di un tragitto di "lungo periodo", durante il quale i cristianesimi occidentali fornirono soluzioni discordanti a problematiche come il valore da attribuire al martirio "cum et sine cruore", al culto dei santi e al sacrificio dei martiri militari. La cristianizzazione della Bagaudia rappresenta, dunque, un fenomeno paradigmatico, il cui studio può facilitare il vaglio delle trasformazioni che caratterizzarono il pensiero cristiano durante un'età inquieta, permettendo, al contempo, di isolare e valutare sia le persistenze, sia le cesure rispetto alla riflessione teologica dei secoli precedenti.
Angelo Cesi fu uno dei vescovi nominati immediatamente dopo la fine del Concilio di Trento. Ad essi veniva affidato l’impegno prioritario di una riorganizzazione spirituale e materiale delle chiese locali. Il volume di Alessandro Fortunati è un doveroso omaggio al vescovo Cesi, un lavoro che a tutt’oggi mancava nel panorama della bibliografia umbra e che adesso, finalmente, vede la luce andando a colmare una grande lacuna. La pubblicazione coglie a pieno il modus operandi del Cesi ossia la sua strategia pastorale, la sua visione di riforma, il concreto intervento nell’adattare la sua diocesi ai dettami conciliari.
Scrive p. Serafino Tognetti nella introduzione di questo testo: "Finalmente un libro che parla bene dei preti". Abbiamo anche noi i nostri eroi. Come possono questi uomini di Dio stare ore ed ore in confessionale, spendersi dalla mattina alla sera, donarsi senza risparmiarsi un attimo senza ricevere nulla in cambio, se non li spingesse uno sconsiderato amore per Dio e per le anime? Questi sono i nostri eroi, i nostri santi e amati sacerdoti. L'autrice ne ha incontrati tre, ed è rimasta folgorata. I tre sacerdoti che le hanno dato Dio, ossia la vita vera, non potevano rimanere mute realtà rattrappite da chiudere nel cassetto dei ricordi. No: essi sono la Chiesa viva che pulsa e che è presente nelle nostre strade, checché se ne dica e benché si tenti di offuscarla ostentando in continuazione solo la parte oscura. Don Rodolfo, don Luigi, don Divo, sono tre giganti che hanno segnato l'anima di Mariadele Orioli. Di due di loro si sta occupando anche la Chiesa per vagliarne le virtù, al fine di proporli come santi da canonizzare. Non possiamo che ringraziare commossi l'autrice, che ci fa conoscere lati dei tre che non conoscevamo: l'umiltà potente di don Rodolfo, l'identificazione col Cristo di don Luigi nel ministero della confessione, l'epistolario personale e straordinario di lei con don Divo Barsotti, grande mistico contemporaneo. Sono perle che escono dall'esperienza puramente personale di Mariadele Orioli e divengono ricchezza per tutta la Chiesa.
Cosa significa ricostruire oggi la storia della Chiesa con un'ottica di genere? Il volume utilizza una metodologia inclusiva per interpretare le dinamiche del mondo cattolico. Attraverso una differenziata periodizzazione, che va da Gesù di Nazareth ai giorni nostri, raffronta le esperienze maschili e femminili, quasi come in un gioco di specchi, in un molteplice intreccio di livelli e di circolarità all'interno della fitta trama del tessuto spirituale, culturale e politico. Ne emerge un affresco inedito che contrappone gli aspetti legati all'esercizio del potere nella Chiesa con la presenza viva e combattiva delle donne impegnate nei tanti cammini di fede. Lo sguardo retrospettivo su queste vicende interroga il presente e, allo stesso tempo, apre a più coraggiose indicazioni di cambiamento per il futuro.