Mons. Italo Ruffino offre una ricerca che scava nelle vicende di sette secoli di storia dei Canonici Regolari di sant’Antonio del Viennese.
Egli infatti parte dall’Ospedale di Sant’Antonio di Ranverso (To), descrivendone la fondazione e lo sviluppo, per passare ad esaminare tutti gli Ospizi ospedalieri dell’Alta Val di Susa. Descrive poi la diffusione dell’Ordine ospedaliero di Sant’Antonio di Vienne in Francia, per illustrare in seguito le prime fondazioni ospedaliere Antoniane in Alta Italia. Torna sui Canonici Regolari di Sant’Agostino di Vienne, per passare sull’antico Ospedale di S. Antonio di Roma.
È un panorama molto vasto, che il lettore percorre con estremo interesse, perché l’autore giustifica ogni sua affermazione e descrizione con riferimenti storici tratti da altrettanti innumerevoli documenti. Si giunge all’ultima pagina del volume con una profonda meraviglia per quanto è stato realizzato dalla Chiesa, dagli Ordini Religiosi, da semplici cristiani per venire in aiuto agli ammalati ed ai bisognosi.
Si tocca con mano che la motivazione di fondo di tante benefiche iniziative risiedeva nella profonda fede di chi si privava anche dei propri beni per aiutare quanti soffrivano per malattia o per povertà. Le pagine che l’Autore ha scritto non sono quindi solo uno studio storico, ma rappresentano un invito interiore a seguire l’esempio di chi ci ha preceduto con tanto impegno e con tanta fede concreta.
Italo Ruffino, archivista del Capitolo Metropolitano di Torino. Dopo il servizio di cappellano militare sul fronte occidentale e in Russia (1941-43), ha unito alla cura d’anime (1944-1984) l’insegnamento in più Istituti e la ricerca di storia ospedaliera sulla Precettoria di S. Antonio di Ranverso (Torino) e su tutto l’Ordine Antoniano. Ampliato l’interesse alla storia diocesana e monastica, ora dirige con Marisa Reviglio della Venaria una Collana sull’Abbazia di S. Michele della Chiusa.
Qui presenta ai lettori la raccolta di quanto già pubblicato di storia ospedaliera con l’aggiunta delle prospettive offerte da numerosi documenti e testi sui canonici regolari di S. Antonio.
Una Milano, con i suoi condomini giganteschi, le piazzette, certi grovigli di vicoli, che è insieme ritratto della metropoli in un preciso momento storico e simbolo della babele d'ogni tempo. Su questo sfondo si muove il protagonista di "Un amore": un uomo inconsapevole di aver atteso troppo, che è rimasto nell'intimo un giovane e crede che il sentimento possa compiere miracoli. E così il professionista maturo si innamora perdutamente di una donna giovanissima, ma già carica della cinica spregiudicatezza e della stanchezza morale di un'epoca. Unico romanzo erotico di Buzzati, "Un amore" sorprese al suo primo apparire i lettori abituati alle consuete tematiche dello scrittore. Eppure anche queste pagine apparentemente "diverse" continuano l'indagine nelle inquietudini dell'uomo contemporaneo - e dell'uomo tout-court - esplorando la dimensione del sentimento e descrivendo la parabola di un amore vero, di esemplare limpidezza, destinato a smarrirsi nella menzogna come in un labirinto.
La consapevolezza della caducità dell’esistenza è una caratteristica esclusivamente umana, così come la capacità di elaborare strategie che affranchino dal pensiero ossessivo della morte. Quelle concepite sinora – la resurrezione, il paradiso, la reincarnazione –, tuttavia, oggi non ci bastano più, né ci basta il pensiero di continuare a vivere attraverso la nostra discendenza biologica o le opere che lasciamo dietro di noi. Resta un’unica opzione, un’idea folle che si sta trasformando in un preciso disegno: la conquista dell’immortalità grazie alla scienza. Solo nell’ultimo decennio sono apparsi più di trecentomila articoli sull’invecchiamento e l’estensione della vita, e oltre settecento aziende emergenti hanno investito complessivamente decine di miliardi di dollari nell’impresa. Ma quanto è realistico tale mirabolante sogno? Quali sarebbero le implicazioni etiche di trattamenti o manipolazioni volti ad aumentare indefinitamente la durata della vita? E quali le conseguenze sociali, economiche e politiche? Domande incalzanti, e capitali – ora che la risonanza di queste ricerche e le aspettative, spesso illusorie, da esse suscitate sono al culmine –, alle quali Ramakrishnan cerca di rispondere attraverso un’analisi approfondita della fisiologia dell’invecchiamento e delle tecniche allo studio per contrastarlo, gettando luce nel contempo sulla realizzabilità della più avveniristica delle sfide: far sì che «tutti muoiano gio- vani – dopo molto, molto tempo».
Le grandi distopie immaginate da Orwell o da Huxley esprimevano la propria visione degli orrori del mondo solido-moderno abitato da produttori e soldati irreggimentati e ossessionati dall'ordine. Essi credevano nei sarti su misura, cioè nella possibilità di confezionare un futuro su ordinazione. Temevano gli errori di misurazione, i tagli scadenti o la corruzione dei sarti, ma non pensavano certo che le sartorie potessero fallire e scomparire. Le distopie del presente rappresentano un mondo in cui i sarti non ci sono più, in cui ci si crea da sé il proprio futuro che nessuno controlla, né vuole o sa controllare. In un mondo come questo non può che crescere lo scoramento e il disfattismo, l'incapacità di agire e la sensazione di essere condannati a soccombere. Eppure, secondo Bauman, questa è soltanto la descrizione di quello che stiamo vivendo. Non è vero che è «sempre la stessa storia»: il futuro non si deduce dal presente, il futuro non è un destino. Ancora una volta Zygmunt Bauman illumina, legge, interpreta e traduce ogni piega del tempo che viviamo.
Scott Hahn nos invita a mirar al sacerdote como padre y protector de la gran familia cristiana.
Scott Hahn, teólogo católico y padre de familia numerosa, nos invita a mirar al sacerdote como padre y protector de la gran familia cristiana. Cuando los hombres comprenden de veras qué es el sacerdocio, se sienten instintivamente atraídos hacia él.
Quienes son ordenados reciben el poder de realizar acciones totalmente divinas, y son muchos los llamados a esa tarea en servicio de todo el pueblo cristiano. Scott Hahn ofrece aquí un libro de la máxima actualidad, útil también para los momentos de discernimiento.
La prelatura nullius di Yauyos è stata affidata dalla Santa Sede ai sacerdoti dell'Opus Dei nel 1957. Evangelizzazione e promozione umana a 4.000 metri d'altezza. Un'avventura apostolica che si legge d'un fiato (pp. 184).
La escuela no tiene que tratar solo de ser una buena escuela, ni siquiera la mejor. Debe tener el coraje de salir de sí misma y comprometerse con la construcción de un mundo mejor.
Una escuela o una familia que desea educar con sentido cristiano es, en sí, una comunidad creativa y abierta. Su fe se hace cultura, y arraiga en escenarios muy diversos.
La escuela no puede tener un horizonte autorreferencial, ni tratar solo de ser una buena escuela, ni siquiera la mejor. No puede vivir para su propia autopreservación, sino para responder con valentía a los desafíos del presente y del futuro. Debe tener el coraje de salir de sí misma y comprometerse con la construcción de un mundo mejor.
Este libro se dirige a todo aquel que, para educar, desee inspirarse en los grandes principios de convivencia que la fe cristiana ha traído a nuestra civilización.
Nella memoria collettiva dei Romani la nascita della repubblica, sullo scorcio finale del VI secolo a.C., è legata allo stupro commesso dal figlio del re Tarquinio il Superbo ai danni della castissima Lucrezia: furono quella violenza e il conseguente suicidio della matrona ad accendere la miccia della rivolta popolare e a determinare il crollo della monarchia e l'avvento di un nuovo regime politico, che avrà in Bruto il suo padre fondatore e nel rifiuto del regno il suo mito di fondazione. Nel libro, per la prima volta tre studiosi di letterature antiche e altrettanti specialisti di diritto romano incrociano i loro sguardi su un episodio chiave della leggenda di Roma, a partire dal resoconto che ne fornisce in età augustea lo storico Tito Livio, allo scopo di metterne in luce gli aspetti letterari, antropologici, retorici, giuridici e di storia delle istituzioni. Ne risulta una prospettiva a più voci che esplora il racconto in tutta la ricchezza delle sue sfumature e restituisce lo spessore di una storia nella quale un'intera cultura ha riconosciuto la matrice della propria identità.
La storia dell'archeologia dalle origini ai nostri giorni, raccontata attraverso le vite di alcuni tra i più importanti studiosi: uomini e donne che hanno dato forma e sostanza alla disciplina, nel corso del tempo e in modi diversi. Da Johann Winckelmann, che getta le basi dell'archeologia come storia dell'arte, a Mortimer Wheeler, a cui si deve uno dei primi manuali di scavo; da Gertrude Bell, instancabile studiosa dell'Oriente, a Thomas Lawrence, militare e spia, ma anche archeologo con la passione del Medioevo e dei castelli dei crociati. E poi Rodolfo Lanciani, autore di una straordinaria mappa di Roma antica, Mary Leakey e le sue grandi scoperte sui nostri antenati, e molti altri ancora. Un viaggio nell'evoluzione del pensiero archeologico, nelle vicende, nelle menti e nelle emozioni dei personaggi che grazie al loro lavoro hanno scritto pagine fondamentali della storia. La scrittura chiara e scorrevole, assieme alle immagini degli scavi, degli oggetti e dei taccuini di appunti, permette al lettore di tuffarsi nel passato, per scoprire la meraviglia di un mestiere davvero affascinante.
La filosofia è utile per capire le cose, per orientarci nel mondo. Ciò vale ancor di più oggi, nell'epoca dell'intelligenza artificiale. È proprio adottando una prospettiva filosofica che il libro vuole aiutarci a vivere meglio e a fare le scelte giuste negli ambienti tecnologici in cui siamo immersi. Lo fa anzitutto chiarendo il significato di alcune parole che usiamo quotidianamente e che, riferendosi sia agli esseri umani che a entità artificiali, vengono spesso travisate: basti pensare al termine intelligenza. Chiarisce poi i presupposti impliciti nel gioco dell'imitazione di Alan Turing, mostrando come sia possibile il recupero della verità nell'era delle fake news. Presenta infine un'etica dell'intelligenza artificiale e ne giustifica i principi di riferimento. Emerge così la questione cruciale, con tutte le conseguenze del caso: vogliamo farci affiancare o farci sostituire dai prodotti tecnologici?
Questo libro segna l'ingresso in una regione dai confini oscuri dove il principio del terzo escluso perde la sua sovranità e, in forme e opere, si delinea l'idea di un universo come rete, composta da fibre infinite, innervata da una trama di rapporti impercettibilmente prossimi l'un l'altro, da nessuno intessuta, universale modello senza Creatore e senza Legislatore o Mente che lo regoli, ma organismo che opera secondo un ordine proprio, da nessuno impartito.
Mentre da ogni parte vengono a cadere, o per lo meno oscillano pericolosamente, i presupposti di ogni legge, il pensiero tende sempre più a concentrarsi, in ogni ambito, sulla Legge stessa. È questa una condizione al tempo stesso originaria e cronica del Moderno: qualcosa che sembra sempre succedere per l'ultima volta e invece continua a succedere ogni giorno.
Massimo Cacciari ha posto al centro di questo libro tale situazione paradossale e sfuggente, all'interno della quale tuttora viviamo. E, all'interno del nostro secolo, ha isolato, negli ambiti più diversi, dalla riflessione matematica (Brouwer) a quella giuridica (Schmitt), dalla pratica letteraria (Kafka) a quella pittorica (Malevic, Mondrian, Klee), dal pensiero artistico (Florenskij sull'icona) a quello religioso (Rosenzweig), alcuni casi esemplari di quell'ostinato cozzare contro la stessa parola: Legge. Ma non si tratta qui di scoprire influenze nascoste o contatti.
L'ambizione è ben più radicale: ogni volta si individuano sconcertanti isomorfismi fra gesti di pensiero che appartengono a regioni lontane. E così anche repliche e opposizioni trasversali. Si comincerà dal contrasto irriducibile fra il Nomos di Carl Schmitt, legato a un territorio e radicato in esso, e la Legge di Franz Rosenzweig, che impone un perpetuo esodo ed esilio da tutto ciò che è ancorato a una terra. In quel contrasto si danno già i termini che risuoneranno poi in tutto il libro. Ma il centro non può che essere Kafka. E qui, sottoponendo a un'analisi serratissima i testi (e soprattutto l'impianto stesso del Processo e del Castello), Cacciari è riuscito in un'impresa davvero improbabile: dire qualcosa di nuovo su Kafka. Da questo centro si irraggiano le fila di altri capitoli, tesi ogni volta a mostrare di quali ordini, di quali straordinarie decisioni sia capace una condizione, come quella nostra, sottratta a ogni presenza e affermabilità della Legge.