I saggi raccolti nel volume esaminano il progetto cosmopolitico di Kant e affrontano il problema della praticabilità del suo modello giuridico, politico ed etico in riferimento sia alla situazione e alle prospettive del processo di unificazione europea sia alle attuali discussioni sui problemi della democrazia, della cooperazione e delle relazioni internazionali.
Quale situazione prefigura e cosa definisce propriamente il sublime? Lo si può ritenere una categoria puramente estetica? O esso suppone una particolare determinazione dell'uomo, la sua dignità e destinazione? Mossa da queste domande, la ricerca analizza le due versioni del sublime (matematico e dinamico), individuando in esse non solo alcuni passaggi essenziali che segnano la rapida evoluzione dal criticismo all'idealismo, ma due filoni di pensiero caratterizzati dal rilievo che assume l'infinità del compito morale o la compassione suscitata dall'arte tragica.
Pronunciata all'Athénée Royal nel 1819, questa conferenza è il testo teorico più noto e discusso di Benjamin Constant. La sua dicotomia fra libertà degli antichi e libertà dei moderni ha suscitato un dibattito sui rapporti fra libertà politica e civile, cittadino e Stato, diritti dell'individuo e soprusi del potere, che dura tuttora. La presente edizione inquadra il testo nell'insieme del pensiero constantiano e del momento storico, nonché il suo posto nel quadro dello sviluppo del pensiero liberale: l'introduzione di Giovanni Paoletti, basata su una disamina dei manoscritti e delle varianti, ne ricostruisce il contesto e la struttura argomentativa; il saggio di Pier Paolo Portinaro ne propone un'attualizzazione.
Un giorno, correva l’anno 1960, il filosofo Augusto Del Noce ospitò nel suo studio di Torino un giovane; i due passeggiarono tra pile di fogli dattiloscritti, sparsi sul pavimento secondo un criterio concettuale: erano le bozze del libro di Del Noce Il problema dell’ateismo. In seguito a quell’incontro, il giovane, che faceva l’operaio tessile in periferia, ebbe conferma della sua vocazione alla filosofia, cioè alla “ricerca della verità attraverso la storia”. Stiamo parlando di Mario Marcolla il quale, pur continuando per tutta la vita a lavorare in fabbrica, verso la fine degli anni Sessanta arrivò a firmare articoli sulle pagine dell’«Osservatore Romano», meritandosi la gratitudine di papa Paolo VI. Poco dopo, fu tra gli animatori della famosa collana editoriale Rusconi, tramite la quale fece conoscere filosofi come Voegelin e Cochin. L’amicizia fu il segno distintivo del suo modo di fare: prima con pensatori del calibro di Samek Lodovici, Principe e Quadrelli; poi collaborando al settimanale «Il Sabato». Fu per merito suo che in Italia si legge la scrittrice statunitense Flannery O’Connor. Marcolla desiderava infatti sapere nella verità: ecco il perché degli appassionati studi di politica, teologia, sociologia. Il titolo di questa raccolta fu deciso da lui nel momento in cui si mise a guardare la propria vita, per offrire un radicamento “filosofico” (cioè pieno di ragione) nel tempo presente. Prefazione di Luigi Negri Postfazione e cura di Andrea Sciffo
Ciò che si propone il libro è questo: dalla tendenza ad ignorare o a colmare o ad esorcizzare il negativo, passare invece a pensare il lavoro che il negativo riesce a fare, come sciogliere legami non liberi, sgombrare la mente da costruzioni inutili, alleggerire la volontà da fardelli insensati. Ci ha orientato una domanda: come possiamo impedire che il negativo che c'è nelle nostre vite "vada a male", si traduca cioè in qualcosa di irrimediabilmente deteriore? Questa domanda viene declinata nel testo in modi diversi. Quando il negativo si lascia introdurre nel discorso, vuol dire che, poco o tanto, è uscito dalla sua assoluta negatività e non pretende di trionfare da solo.
Il libro ricostruisce la storia di un sistema di pratiche filosofiche che si proponeva di formare gli animi piuttosto che informarli, attraverso un lavoro su se stessi che coinvolgeva non solo il pensiero, ma anche l'immaginazione, la sensibilità e la volontà. Così interpretata, la filosofia diviene per gli antichi esercizio attivo, continua rimessa in discussione di se stessi e del proprio rapporto con gli altri, uno stato di liberazione dalle passioni, di lucidità perfetta, una maniera di vivere prima che un sistema di pensiero. Dal dialogo socratico e platonico a Epicuro, da Seneca a Epitteto fino all'età contemporanea, il libro esplora la centralità, il declino e l'intermittente ripresa di una dimensione riflessiva della storia del pensiero.
I testi raccolti in questo volume consentono di accostarsi per la prima volta o di tornare a rileggere gli autori della Scuola di Francoforte. Dalla politica alla sociologia e alla psicoanalisi, dall'economia, all'arte e alla cultura di massa, questo gruppo di intellettuali attraversò i momenti che segnarono il pensiero e la storia del Novecento. In un intreccio di speranza e pessimismo, rigore e passione, la loro critica della società lancia un messaggio in bottiglia a un destinatario che un giorno forse lo raccoglierà.
In questo libro si trovano raccolti e rielaborati nove brevi saggi, scritti nel corso degli ultimi tre anni. Anni in cui la filosofia, e quella politica in particolare, è stata chiamata a confrontarsi con eventi drammatici, quali la guerra, il diritto di intervento, l'idea di democrazia, lo statuto di verità della scienza e l'impatto della tecnica e dell'innovazione. Temi fondamentali, che hanno in comune la tensione tra il piano teorico dell'analisi e le ricadute nella vita pratica. Le riflessioni di Veca si muovono appunto tra questi due piani: procedono nell'analisi filosofica, e quindi logica e consequenziale dei concetti in gioco, ma sono costantemente riportate alla concretezza del vivere e del convivere.
"Uno spettro si aggira per l'Europa: il relativismo, cioè il dogma che non c'è nessun dogma. Chierici e laici hanno stretto una santa alleanza in nome dei nostri valori e delle nostre radici. Forse non sanno che dietro quel fantasma ci sono il corpo dell'individuo, la libertà della ricerca, le garanzie dei diritti e la stessa genuinità della fede. Tutto cancellato, se vince il progetto dei teo-con? Affatto, se il laico ha non solo la volontà di reagire ma anche la forza di attaccare. Non questa o quella chiesa, ma la "presunzione di infallibilità" che può viziare qualsiasi istituzione o comunità. Essere laico vuol dire non solo esercitare l'arte del sospetto ma anche agire per una solidarietà che non ha bisogno di un fondamento religioso."
Sempre più spesso si preferiscono, per lo studio della comunicazione, approcci che privilegiano l'analisi psicologica, sociologica, politica o economica. Il volume curato da Claudia Bianchi e Nicla Vassallo, invece, si concentra sull'approccio filosofico e presenta contributi di esperti autorevoli di diverse discipline filosofiche: sintassi, pragmatica, semiotica, ermeneutica, retorica, epistemiologia. In particolare, raccoglie interventi di Andrea Moro, Eva Picardi, Claudia Bianchi, Ugo Volli, Maurizio Ferraris, Frans van Eemeren e Peter Houtlosser, Nicla Vassallo.