Le parole possono chiarire o confondere, costruire realtà condivise o generare illusioni tossiche. Occuparsi del linguaggio e della sua qualità non è dunque un lusso da intellettuali o una questione da accademici. È un dovere cruciale dell’etica pubblica. In questo libro Gianrico Carofiglio ci guida dentro l’officina della comunicazione politica e civile, mostrando come slogan, metafore e cornici linguistiche possano diventare strumenti di manipolazione o, al contrario, di liberazione. Partendo da esempi concreti - dai comizi di Trump alle retoriche dell’odio, dalle tecniche della propaganda alle parole oscure del diritto - Carofiglio insegna a riconoscere le trappole del linguaggio e a disinnescarle con chiarezza, rigore e immaginazione. Questa nuova edizione, aggiornata e ampliata, si presenta come un vero e proprio manuale di autodifesa civile: un invito a esercitare il pensiero critico, a scegliere le parole giuste, a non cadere nell’ipnosi della lingua manipolata. Perché la qualità del discorso pubblico è la qualità della nostra democrazia. "Dare il nome giusto alle cose può essere un gesto rivoluzionario." Le parole non sono mai neutre. Saper distinguere quelle che mistificano da quelle che illuminano significa difendere lo spazio comune della verità e della democrazia.
È un cerchio perfetto la vita di István, che si dipana in un’alternanza di successi e disfatte sullo sfondo della storia europea degli ultimi quarant’anni. Dall’Ungheria a Londra e ritorno, dal crollo della Cortina di ferro alla pandemia, passando per la seconda guerra del Golfo e l’ingresso nell’Unione Europea dei Paesi dell’ex blocco sovietico, la sua è la parabola di un uomo in balìa di forze che non è in grado di controllare: non solo quelle all’opera sullo scacchiere politico del Vecchio Continente, che lo manovrano come un fantoccio, ma anche quelle - istintive - che ne governano la carne, spesso imprimendo svolte decisive alla sua esistenza. Tutto - i traumi e i lutti, i traguardi raggiunti e le potenziali soddisfazioni - lo lascia ugualmente impassibile, pronto a fronteggiare ogni accadimento, dal più fortunato al più tragico, con l’arma del suo laconico: «Okay». E forse è davvero questa l’unica ricetta per attraversare incolumi il tempo che ci è concesso in sorte: solcarlo senza illusioni, abbandonandosi alla corrente. Con questo romanzo David Szalay ci consegna un personaggio insieme magnetico e respingente, un discendente ideale della stirpe di Barry Lyndon e Meursault - e si conferma uno dei più singolari e ironici cantori del nostro acuto smarrimento.
Il libro si propone tre obiettivi. Il primo è quello di introdurre agli Esercizi Spirituali di sant'Ignazio chi non ne ha mai sentito parlare, oppure ne ha avuto informazioni frammentarie e insufficienti. Il secondo è fornire uno strumento teologico-pratico a chi - conoscendoli e apprezzandoli - vorrebbe diventarne a sua volta guida. Il terzo è costituire - sempre per chi li ha già fatti - un mezzo pratico per approfondirne i contenuti e continuarne il percorso nella propria vita.
Il libro ripercorre le vicende politiche dell'area che va dal Marocco all'Iran, una regione strategica per la presenza del petrolio e lacerata da molteplici conflitti. Sono tracciati due secoli di storia: dalla spedizione napoleonica in Egitto e dalle riforme dell'impero ottomano fino alla caduta del califfato, dall'espansione coloniale ai processi di decolonizzazione, alle svolte della rivoluzione iraniana e alla crisi irachena; dal conflitto arabo-israeliano fino agli avvenimenti più recenti, segnati dalle primavere arabe, dall'emergere dell'ISIS e dal fallito golpe turco.
A lume di candela o su un prato fiorito, in cucina o - le più fortunate - in una stanza tutta per sé, le donne hanno sempre letto. E fintanto che i loro occhi si posavano su libri scelti dagli uomini, non hanno mai fatto troppa paura. Così, per secoli, le donne hanno conosciuto solo gli scritti dei padri, gli stessi che fin da bambina anche Dacia Maraini ha divorato, e che hanno nutrito la sua fantasia. Poi, da adolescente, con la curiosità ribelle di chi per leggere ha spesso rinunciato a giochi e gite in spiaggia, si è chiesta dove fossero i libri delle madri: perché faticava a trovarli in biblioteca? Perché la critica se ne occupava quasi con condiscendenza? Lo avrebbe scoperto presto, la ragazzina che sarebbe diventata scrittrice: le madri esistevano eccome e non avevano nulla da invidiare ai padri, ma la Storia le aveva dimenticate, censurate, o più spesso ignorate. Tra le pagine di questo libro, Dacia Maraini ce le racconta, disegnando attraverso le loro storie e le loro parole una mappa luminosa e appassionata delle scrittrici che hanno abitato la sua immaginazione, che ha amato, studiato o incontrato: dalle mistiche alle cortigiane, dalle monache disobbedienti alle rivoluzionarie, passando per le romanziere dell'Ottocento, le teoriche del femminismo novecentesco e le vincitrici di Premi Nobel. Un viaggio inaspettato e intimo che attraversa e reinterpreta la storia della letteratura, da Vibia Perpetua a Michela Murgia, intrecciandola alle vite ordinarie o straordinarie delle donne che hanno fatto della scrittura uno strumento di libertà, cambiando il nostro modo di guardare il mondo.
Il libro si divide in otto parti tra di loro interconnesse. La prima parte si concentra sul tema dell'Incarnazione partendo dall'affermazione del Logos giovanneo: «Il Verbo si fece carne». La seconda parte propone una presentazione sintetica della teologia del corpo di Giovanni Paolo II, seguita da una riflessione sull'Humanae vitae, il cui fondamento è il tema del corpo/carne. La terza parte riflette su Eros e Agape, sviluppandosi in rapporto alla Deus caritas est. Nella quarta parte, il riferimento è alle nuove scoperte della tecnoscienza con un excursus sulle neuroscienze. Le parti quinta, sesta, settima e ottava descrivono più analiticamente i fattori costitutivi del mistero nuziale: differenza sessuale; apertura all'altro: matrimonio e famiglia come soggetto di evangelizzazione e partecipazione all'edificazione della vita buona; procreazione e genealogia del figlio. Il libro si conclude con una serie di riflessioni sull'antropologia adeguata al mistero nuziale. Prefazione Michael Konrad.
Attraverso "i luoghi e i tempi abitati dall'amore", il testo affronta il problema del linguaggio affettivo, ricco ma ambivalente e incompiuto: come una promessa che cerca le vie per compiersi, un grido inespresso che chiede voce e ascolto, un sogno di futuro che ha bisogno di disciplina e di lotta per realizzarsi. Il cammino parte dalla persona e sviluppa sette tappe con itinerari di crescita nuovi che valorizzano l'intera dimensione umana e affettiva del fidanzamento. Espressione dell'amore di Dio, il fidanzamento è tempo di responsabilità e grazia in cui il buon annuncio del Vangelo può trovare lo spazio ideale per mettere radici stabili. Si affrontano temi per la condivisione del vissuto, degli ideali, delle fatiche, delle scoperte fatte, sia in coppie costituite da poco, che in quelle con un lungo tratto di strada alle spalle. Il confronto aiuta il discernimento comunitario e l'individuazione delle "forme di vita" per testimoniare la fede oggi.
Il percorso della tecnica è ambiguo e accidentato, proprio perché radicalmente umano. La critica ad essa, tanto intellettuale quanto politica, è la contestazione della sua volontà di dettare l'intera agenda dell'avvenire. È la tecnica che comanda oggi, nell'era del tecnocapitalismo? E a chi serve? A tutti o a pochi? O siamo noi a servire lei? È una sfida al dominio umano del mondo o è una risorsa indispensabile per realizzarlo? Mai neutra, ma da sempre intrecciata con la storia dell'uomo, la tecnica è ambigua per definizione. Essa si esprime nella sua duplice natura di strumento di libertà e di dominio, nella sua capacità di sollevarci dalla fatica e dal bisogno, e nel suo produrre al tempo stesso squilibri, conflitti, rotture. Non è mai puro fabbricare, ma porta in sé l'elemento della decisione e di conseguenza del potere. Lontano sia da miti salvifici sia da condanne apocalittiche, questo libro analizza il fare della tecnica come intreccio di sapere e volere, come radice di disuguaglianze e di trasformazioni, come necessità che nasconde scelte e interessi. E proprio in questo nodo tra coazione e libertà si apre uno spazio decisivo: quello dell'agire politico.
Nel terzo millennio a.C. l’Egitto era un paese ben organizzato, guidato da un governo centralizzato. Tutte le attività erano dirette dalla corte del faraone, e la loro influenza si faceva sentire ben oltre i confini del regno. Univa la popolazione un’unica lingua, l’egiziano, utilizzata ovunque senza grandi differenze locali. Di questa lingua e di questa cultura è pervenuta una documentazione di interesse storico eccezionale. Vi si narra di re e principi, di dignitari e viaggiatori, di medici e giovani ai quali non si lesinano consigli e direttive morali, a illustrazione di come un potere pervasivo regolamentasse la vita dei sudditi di un grande impero. Gli scritti raccolti da Alessandro Roccati sono preceduti da brevi introduzioni che ne delineano il contesto e sono accompagnati da note che ne giustificano e approfondiscono il testo. Arricchisce l’opera un indice analitico nutrito e ben articolato.
Il turismo legato alla cultura è diventato una leva fondamentale per promuovere l’identità territoriale, rafforzare le reti sociali e generare crescita economica. Eventi come festival, concerti e spettacoli dal vivo non arricchiscono soltanto l’offerta culturale di una città, ma agiscono come catalizzatori di sviluppo, attirando visitatori, promuovendo i consumi locali e trasformando territori in destinazioni iconiche, anche a livello internazionale. Attraverso le voci di oltre quindici esperti del mondo culturale, universitario e imprenditoriale, questo libro vuole essere un riferimento essenziale per chi opera nel campo della gestione culturale e turistica, per affrontare le sfide legate allo sviluppo sostenibile delle ‘nuove mete’ del nostro Paese. Prefazione di Carlo Sangalli.
Questo non è un manuale di sceneggiatura come gli altri: è il primo volume italiano dedicato al mestiere dello Story Editor. Perché, dopo la scrittura, arriva sempre il momento della critica e del ripensamento, della riscrittura. L'autrice propone un viaggio all'interno dei principali errori in cui si incappa tessendo trame, dando vita a personaggi e cercando di dare un senso al tutto attraverso i temi. A chiudere il volume, un elenco dei più frequenti errori di scrittura dei testi, mezzi di trasporto delle nostre storie, dal pitch al moodboard, dai soggetti alle sceneggiature. Una prospettiva diversa e inedita sul mestiere dello sceneggiatore, un volume pieno di preziosi consigli su come affrontare la scrittura e, soprattutto, la riscrittura per il cinema e per la televisione.
Il patriarca Marco, donato dal Signore alla Diocesi di Venezia, ha lasciato un segno nella vita delle persone che ha incontrato. Uomo di grande umanità, di una fede radicata nella Parola di Dio, ha guidato la Chiesa di Venezia dal 1978 al 2002. Poi, da patriarca emerito, si è dedicato alla cura delle persone, a suggerire risposte a chi cercava Dio nella propria vita. La sua residenza di San Barnaba era diventata un punto di riferimento per chi cercava un sostegno per la propria fede o una voce amica nei momenti difficili della vita. Don Valerio Comin, che lo ha sempre affiancato e sostenuto dal suo arrivo a Venezia fino alla sua morte, è diventato l’amico fedele, il suggeritore di rapporti buoni con le persone, il sostegno nei momenti di fatica legati alla vecchiaia. In questa intervista è lui, don Valerio, che ci racconta l’uomo patriarca Marco, nei suoi aspetti di vita più intimi, quelli meno conosciuti, ma che lo hanno reso grande e molto amato. Prefazione di Giulio Giuliani.