I quaderni spirituali di Gaston Courtois, dei quali è qua presentata una selezione a cura di Agnès Richomme, sono la materializzazione del suo ininterrotto ascolto del Signore; e rispondono al preciso impegno di offrire, dopo la sua scomparsa, a quanti lo avrebbero accolto, qualcosa dei segreti della sua vita. Ora l’eredità di questo grande sacerdote, instancabilmente teso nella donazione totale di sé al servizio della Chiesa, delle missioni e delle anime bisognose di un concreto aiuto fraterno, è nelle nostre mani. Tocca a noi, nutrendocene, imparare a pregare, ad ascoltare e, soprattutto, ad amare, stimolati dal suo esempio di vita.
L'Autore
Gaston Courtois nacque a Parigi nel 1897. Qui compì gli studi superiori alla Sorbonne e presso l’Institut catholique. Come ufficiale prese parte alla guerra del 1914-1918, fu gravemente ferito e in seguito insignito della Légion d’honneur. Nel 1921 si fece religioso tra i Figli della Carità, congregazione fondata nel 1918 da padre Jean- Emile Anizan, dedita all’evangelizzazione dei poveri e degli operai, e nel 1925 fu ordinato sacerdote. Il suo apostolato fu intenso: fondò insieme a Joseph-Léon Cardijn la Jeunesse Ouvrière Chrétienne (JOC), animò associazioni sacerdotali e religiose, promosse opere caritative e missionarie, suscitò movimenti vivacissimi di vita cristiana, soprattutto tra i giovani (Coeurs Vaillants). Nel 1960 fu nominato segretario generale della Pontificia Unione Missionaria del Clero. Morì a Roma nel 1970.
Ci sono momenti in cui ci troviamo costretti a camminare per strade buie e siamo così stanchi da non riuscire a vedere davanti a noi un orizzonte, un indizio, qualcosa che possa aiutarci. La vita ci pone spesso davanti a difficoltà che paiono insormontabili, a livello personale, familiare o collettivo, e quando si presentano siamo principianti impacciati, mai preparati in modo adeguato. La recente pandemia che abbiamo dovuto affrontare rappresenta un esempio drammatico, ha infranto d'un colpo le nostre certezze e ci ha fatto scoprire improvvisamente vulnerabili. Eppure, come scrive don Luigi Maria Epicoco, "Assumerci la responsabilità della nostra vita, anche quando essa non ci ha domandato il permesso, è ciò che trasforma l'esperienza dell'essere vittima in opportunità di tornare a essere protagonisti". Ecco quindi che le riflessioni semplici, chiare e di immediata lettura che compongono questo volume ribaltano la prospettiva, aprono squarci, ci consentono di mettere a fuoco il lascito positivo di ogni momento doloroso. Perché se è vero che ogni passaggio ci consegna tante domande e ci segna incisivamente, è anche vero che c'è sempre una Verità in fondo per cui vale la pena vivere.
L'autore che ha una grande esperienza circa il ministero di guarigione, avendo trascorso oltre 15 anni con P. Emiliano Tardif, uno dei più grandi carismatici a livello mondiale, avendo constatato la moltitudine di errori che alcuni fratelli commettono quando pregano per le guarigioni, vuole dare dei consigli e delle direttive sane affinché questo ministero sia ben esercitato e produca frutti abbondanti per la gloria di Dio e per la santificazione sia dei fratelli che della persona che prega.
Una raccolta di detti, storie e parabole tramandate dai Padri del Deserto, gli eremiti cristiani che, tra il III e il VI secolo, scelsero la solitudine del deserto per dedicarsi alla ricerca di Dio. Attraverso aneddoti incisivi e aforismi profondi, il volume offre una guida essenziale alla spiritualità , resa accessibile anche ai principianti. Con uno stile semplice, ma ricco di saggezza, le parole dei Padri insegnano l'umiltà , la pazienza e la capacità di guardarsi dentro, ispirando un percorso di crescita interiore che, pur nato nel deserto, risuona ancora oggi nella vita quotidiana.
"L'ultimo posto, la fraternità, l'abbandono: sono questi, ai miei occhi, caratteri cui Charles de Foucauld ha preparato la Chiesa a capire un po' meglio la sua vocazione alla cattolicità" Jean-Marc Aveline
La speranza, virtù teologale di cui oggi siamo particolarmente carenti, non è come l'ottimismo o il pessimismo un dato legato a condizionamenti ambientali o culturali, o alla biografia personale: a imparare a sperare bisogna piuttosto educarsi, esercitandosi con pazienza e fiducia. Questa è la convinzione profonda dell'Autore, sulla scia di Charles Péguy che affermava "È sperare la cosa più difficile. La cosa più facile è disperare". Il libro, suddiviso in tre passaggi, accompagna il lettore a riscoprire il ruolo, non secondario, della speranza nel racconto biblico; il fenomeno attuale della crisi di fiducia nel cosiddetto aldilà, caso serio del cristianesimo e cuore delle sue speranze; infine, alcuni caratteri di uno sperare credibile per l'oggi, nell'attuale cambiamento d'epoca.
Le ventotto lettere presentate in questo volume coprono un arco che va dalla primavera del 1976 all'inverno del 1979, un periodo significativo per la storia della Piccola Famiglia dell'Annunziata - a venti anni ormai dai primi voti pronunciati dai sette membri iniziali - e, allo stesso tempo, un momento complesso e contraddittorio per il nostro Paese e per la vita della Chiesa italiana. Ma il 1978 è anche un anno di grandi speranze per la Chiesa, che vede nell'elezione di papa Giovanni Paolo II - primo papa straniero dopo cinquecento anni - l'affermarsi di una svolta culturale per l'intero mondo cattolico, che corrisponde all'attesa di un rinnovamento e di una riforma ecclesiale.
Un viaggio tra le porte aperte le porte chiuse della nostra vita di famiglie cristiane, imparando dallo stile di Dio che apre passaggi nel mare e strade nuove nel deserto, dallo stile di Gesù che apre gli occhi del cieco, la tomba di Lazzaro, la comprensione delle Scritture e il cuore dei discepoli in fuga verso Emmaus. È la nostra identità, la nostra missione, il senso, il lievito, l'orizzonte che possiamo essere, come famiglie cristiane, per il mondo, per ogni donna e ogni uomo, per chi si è smarrito e per chi cammina sicuro, per chi sa ancora tenere il cuore aperto agli altri e per chi l'ha chiuso a doppia mandata.