«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi» (Lc 22,15). È da qui che papa Francesco parte per condividere con presbiteri e diaconi, persone consacrate e fedeli laici una riflessione sulla Liturgia nella vita della Chiesa e di ogni singolo credente. Pur nella consapevolezza di quanto sia vasto il tema, il Pontefice offre alcuni spunti per aiutare il popolo di Dio a maturare nella consapevolezza del celebrare cristiano e nel contemplare la sua bellezza e verità. Una particolare attenzione è rivolta proprio alla formazione liturgica di tutto il popolo di Dio, come percorso necessario perché ognuno recuperi la capacità di vivere in pienezza l'azione liturgica, luogo dell'incontro reale con Cristo.
Non è possibile presentare in modo esaustivo in poche pagine la complessa attività di padre Virgilio Fantuzzi (1937-2019) come critico cinematografico de «La Civiltà Cattolica» in oltre quarant'anni di lavoro. Siamo davanti a un voluminoso impegno non limitabile agli articoli scritti: il cuore della sua attività può essere considerata la relazione personale e di amicizia con i più grandi maestri del cinema italiano. L'idea di queste pagine è dunque piuttosto quella di evocare, a partire da alcuni dei suoi articoli, due delle dimensioni centrali della pluridecennale missione di padre Virgilio come critico-gesuita. Da una parte, il tentativo di cogliere l'uomo dietro il regista, le sue intenzioni profonde, il suo afflato spirituale; dall'altra l'identificazione di frammenti di trascendenza nei film presentati, a prima vista nascosti da apparenti contraddizioni e tragicità. Sono tre le sezioni in cui sono stati suddivisi i sei articoli selezionati, rappresentativi del suo personalissimo modo di fare critica cinematografica: Virgilio e i grandi del cinema italiano presenta un articolo su Pier Paolo Pasolini e un'intervista a Roberto Rossellini; in Visioni d'oltralpe: incontri francesi vi è un testo estratto da un articolo dedicato ad André Bazin, critico cinematografico francese e fondatore della rivista «Cahiers du cinéma», e alcuni estratti di un lungo pezzo dedicato al regista francese Éric Rohmer; Uno sguardo ai registi di oggi raccoglie due articoli dedicati rispettivamente al film Le Onde del destino di Lars Von Trier e ad alcune opere di Steve McQueen. Questa è solo una incompleta presentazione del lavoro di un gesuita artefice di feconde connessioni tra spiritualità, teologia e cinema. Perché non lasciarsi ispirare per rinnovare il proprio sguardo nella visione dei grandi film di ieri, oggi e domani?
Simone, il pescatore ribelle. Matteo, l'esattore delle tasse disprezzato. Maria, l'anima tormentata. Gesù chiamò tutti loro per nome, trasformandone l'esistenza per sempre. Come sarà stato incontrarlo faccia a faccia? Quale impatto produceva conoscerlo personalmente? Attraverso una scrittura accurata e immediata, i lettori si immergeranno in un modo nuovo e potente nella più grande storia che sia mai stata raccontata, la vita di Gesù di Nazaret. Un'esperienza coinvolgente, emozionante, imperdibile.
È il 1968, uno degli anni più inquieti dello scorso secolo. Pier Paolo Pasolini lavora alla sceneggiatura di un film dedicato a Paolo di Tarso. La pellicola, commissionata dalla San Paolo Film, non vedrà mai la luce, nonostante la stesura di due versioni del soggetto. La storia del cinema ha dovuto così rinunciare a un'opera che si annunciava audace e visionaria, in cui la vicenda di Paolo veniva trasportata a metà degli anni Sessanta, tra Parigi, New York e Londra, ma in cui le parole dell'Apostolo delle genti - come già per il Vangelo secondo Matteo - sarebbero state fedeli allo scritto neotestamentario. Carlotta Ciarrapica e Andrea Bizzozero ricostruiscono in queste pagine la vicenda del film mai realizzato, raccontandone genesi, sviluppo e abbandono, intrecciando la storia di tre diversi Paolo: il santo, il regista e il papa, Paolo VI, che ebbe anch'egli un suo ruolo nella storia. Il volume riporta inoltre, in versione integrale, le due stesure del soggetto scritte da Pier Paolo Pasolini.
«In ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in
ogni diocesi... cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni». Era ciò che papa Francesco auspicava in occasione del Convegno Ecclesiale di Firenze nel 2015, è ciò a cui la Diocesi di Padova, e nello speci co il Centro Missionario, ha risposto, in modo creativo e coinvolgente. Come?
Alla luce di una sfidante riflessione di Ermes Ronchi sono proposti alcuni laboratori sinodali, finalizzati a costruire insieme una nuova pastorale, ad attivare in modo inedito e radicale una concreta conversione missionaria nella propria realtà ecclesiale.
Il cinema – nello speci co alcune sequenze di lm – è lo strumento di cui servirsi per camminare insieme e insieme generare il futuro della Chiesa.
L'immagine di Maria di Nazaret, veicola inevitabilmente una immagine della donna, che può condizionare tanto l'accoglienza quanto il rifiuto della fede e della sua dimensione mariana. Proprio per questo Paolo VI, già negli anni '70, invitava a un deciso rinnovamento dell'immagine di Maria. Il volume presenta i frutti di una ricerca interdisciplinare, realizzata presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium di Roma a partire da tre film italiani che hanno come protagonista la Madre di Dio: Io sono con te; Troppa grazia; Bar Giuseppe. Lo scopo è duplice: dal lato della ricerca, è un invito a riflettere sull'immagine di Maria da essi veicolata e sulla sua attualità; dal punto di vista pastorale, può aiutare insegnanti e operatori pastorali a sfruttare maggiormente il cinema come strumento per la formazione e l'evangelizzazione. Autori coinvolti nell'opera: Giulio Base, Renato Butera, Katia Malatesta, Nicoletta Micheli, Michele Pellegrini, Stefano Pepe, Linda Pocher FMA, Nicolas Steeves SJ, Milena Stevani FMA.
Cinema e pedagogia possono andare a braccetto. La visione di un film può guidare un percorso educativo e portare in superficie visioni del mondo, pensieri e sentimenti capaci di interpretare la realtà, darle forma e sostenere la costruzione di relazioni positive. Con queste premesse, l'autore - docente di scuola secondaria di secondo grado, impegnato nello sviluppo di percorsi di educazione al linguaggio cinematografico e animatore di rassegne cinematografiche - mostra concretamente a educatori e insegnanti come usare efficacemente il testo filmico, senza tradire il cinema ed esaltandone invece la grande forza comunicativa. Non solo riflessioni teoriche ma anche un approccio pratico e sperimentato in contesti scolastici e di comunità offrono al lettore prospettive inedite e affascinanti per gustare e far gustare film di ieri e di oggi.
Il cinema americano fin dalle sue origini ha optato per un racconto coerente e comprensibile che mette al centro della storia un eroe o un'eroina, portatori di determinati valori e visioni del mondo. Ognuno di questo eroi segue un arco narrativo che lo porta ad uscire dal mondo ordinario per affrontare l'ignoto e ritornare al mondo di partenza, profondamente modificato nella sua psicologia e nel suo modo di essere. È quello che viene definito "il viaggio dell'eroe", lo storytelling che, fin da prima della nascita del cinema, caratterizza i grandi racconti che sono stati narrati nel corso della storia dell'umanità. Dal cinema primitivo a quello contemporaneo questo modello narrativo non è sostanzialmente cambiato, ma quello che è cambiato radicalmente è la tipologia di eroi od eroine che vengono raccontate. Come e perché si è passati dall'eroico pompiere raccontato in uno dei primi film del cinema muto americano all'anti-eroe nichilista Joker, dell'omonimo film vincitore dell'Oscar, che non spegne gli incendi ma invece li appicca creando caos e violenza per le strade della città? Il libro, attraverso l'analisi di alcuni film paradigmatici delle varie epoche del cinema (dal muto alla contemporaneità), racconta ed analizza questo mutamento, figlio del cambiamento del contesto socioculturale di cui i film sono uno specchio.
Un viaggio in alcune opere cinematografiche (in particolare "gli inizi") alla ricerca di comprensioni sui sentimenti. I film a volte possono ferirci o, invece, diventare balsamo per medicare le nostre ferite sentimentali ed esistenziali. Il cinema è un linguaggio che induce allo "stare di fronte": di fronte allo schermo, di fronte all'amore. E questo stare di fronte diventa una serena chiave interpretativa (o un'amara consapevolezza) delle relazioni che abitano le nostre vite. Stiamo di fronte all'amore con i nostri occhiali (i nostri condizionamenti) e lo viviamo nel modo in cui ne siamo capaci. Ma allo stesso tempo - scrive l'autrice - «nel verbo "amare" risiede la salvezza delle nostre giornate, la possibilità di avvicinarsi alla fine [...] con la beatitudine di chi ha fatto davvero del suo meglio». Una lettura per una riflessione profonda sugli affetti dove, in ogni capitolo, si trovano anche suggestioni offerte da saggi, romanzi e poesie che danno corpo a una bibliografia tanto eclettica quanto preziosa.
Terence Hill, attore famoso in tutto il mondo, ha interpretato diversi ruoli nella sua carriera: da compassati pistoleri a quelli più scanzonati come Trinità, Nessuno e Lucky Luke, da poliziotti integerrimi a tutori dell'ordine sui generis, da sacerdoti immortali come don Camillo a nuovi eroi in talare come don Matteo. Se sono molti i nomi dei personaggi interpretati, neppure "Terence Hill" è il suo vero nome di battesimo, seppur lo sia più di ogni altro in quanto racconta non soltanto la stella del cinema, ma anche l'uomo. Come fosse un lungometraggio, questo libro ripercorre tutta la sua vita, davvero da film, mediante le vicende accadute ai protagonisti delle sue pellicole che hanno lasciato piccoli-grandi insegnamenti nella leggerezza di trame per tutti. Le pagine proposte intendono mostrare ciò che ha valore nell'esistenza di qualsiasi persona attraverso la semplicità e l'entusiasmo trasmesso da Terence Hill con i suoi film.
San Giuseppe, l'uomo del silenzio, immagine di Dio Padre, dice nella sua vita una sola parola: Gesù. Questa "Parola" contiene tutti «i tesori della sapienza e della scienza» (Rm 11, 33), una Sapienza «sconosciuta ai principi di questo mondo» (1 Cor 2, 7-8), che abitò nella sua casa, nascosta per trent'anni. Nella casa di Giuseppe apprendiamo a vivere come figli adottivi, come figli di Dio Padre (Ef 1, 3-14). San Giuseppe continua a custodire tutti coloro che sono disponibili ad entrare in questa bottega fatta casa per scambia-re quattro chiacchere con Lui, come ricordava don Tonino Bello. Questo libro propone una riflessione semplice, efficace che, attraverso cinque cortometraggi (tenerezza, obbedienza, accoglienza, coraggio creativo, paternità), ci consegna l'umanità matura del falegname di Nazaret, ci narra una forma di umanesimo che ha colorato il "vangelo" di Gesù, ci invita a non liquidarlo dal suo ruolo (dalla Prefazione di L. Gaetani).
La collana "Lo Spirito del cinema" che Fondazione Ente dello Spettacolo battezza con questo testo del cardinale Gianfranco Ravasi si propone di indagare la testimonianza cinematografica nel suo rapporto con l'esperienza del Sacro. È una vena ricca e generosa che caratterizza da sempre la produzione filmica: a volte è marcatamente visibile, più spesso - ed è fonte di maggiore interesse - scorre e anima dall'interno un'opera: l'autore la narra con le sue storie e la offre alla risonanza della vita dello spettatore più accorto. È alla sensibilità umana, alla competenza teorica, alla ricchezza di sguardo di teologi, filosofi e maestri di estetica che chiederemo saggi brevi per offrire mappe e percorsi di navigazione per incamminarsi sulle tracce del Sacro nel cinema. Iniziamo l'inedito cammino fondando la condizione di possibilità di questo percorso. «Nelle Scritture cristiane e nella Tradizione - scrive nel libro il Cardinale Gianfranco Ravasi - la domanda di fondo sulla rappresentabilità del sacro è subito evasa in senso favorevole, non solo perché il linguaggio teologico è di sua natura simbolico e analogico, ma anche perché il cristianesimo ha nel suo cuore l'Incarnazione che vede nel volto umano di Gesù di Nazareth una eikôn, un'icona, un'immagine del Dio invisibile». Ogni pubblicazione si interrogherà sullo statuto teologico del cinema proponendo due vie per avvicinare questa alta vetta: il sentiero dell'analisi filmica e quello delle diverse discipline della riflessione credente.