La poesia impregna la vita, perché corre sul filo delle emozioni e dello stupore conseguente, diventa consapevolezza e sublima con intuizioni che altrimenti andrebbero perdute. Ho sentito, perciò, la necessità di comporre queste catene di parole per fermare alcuni istanti e mi sono ritrovato a guardare in alto, da un punto di vista nuovo. In seguito, ho deciso di cucire i vari pezzi tracciando un percorso, accidentato e tortuoso, ma pregno di gioia e certezze, superiori alla mia capacità di comprensione. (L’Autore)
La teologia degli stati di vita non è un tema periferico della scienza teologica. Essa è fondamentale per comprendere l'essenza della Chiesa, le sue strutture dinamiche e il suo sviluppo futuro. Molte delle questioni che agitano l'ecclesiologia, la sacramentaria e la teologia spirituale contemporanee hanno un collegamento diretto con il tema degli stati di vita. Se vita laicale, vita consacrata e vita sacerdotale - prese singolarmente - sono state oggetto di una lunga tradizione di studi, nel panorama editoriale mancava ancora una riflessione che approfondisse la logica teologica che le distingue, ordina e gerarchizza. Da questo punto di vista, il presente libro cerca di compensare una dimensione poco esplorata e lacunosa della teologia contemporanea.
La richiesta di un parroco di presentare "il santo del mese" sul bollettino parrocchiale è la prima "causa" di questo libro, che presenta santi ben noti e umili «operai della vigna» del Signore. Leggendo queste biografie colpisce l'unicità di ogni storia. I tratti propri di ciascuno - temperamento, talenti, limiti compresi - sono afferrati e resi parte di un disegno che compie la loro umanità e porta frutto nel popolo in mezzo al quale vivono. La seconda parte del libro è dedicata alla evangelizzazione del Giappone e ai cristiani giapponesi. Un interesse nato nell'Autrice dall'incontro con la vita del medico giapponese Takashi Nagai e della moglie Midori, figure così straordinarie da far nascere un comitato per rendere nota al mondo la loro testimonianza. «Nel contesto delle sfide epocali in cui ci troviamo a vivere, nelle quali diffidenza e cinismo sembrano spesso essere l'unica lettura possibile della realtà, la storia di Takashi e Midori ci mostra come la fede sia in grado di far fiorire gioia e vita là dove odio, distruzione e morte sembrano dominare ineluttabilmente.»
A centocinquant’anni dalla nascita del poeta, vede nuovamente le stampe questo libro dettato medianicamente dallo stesso Trilussa negli anni Ottanta del Novecento a un’anziana quasi cieca, Fernanda De Marco, una trasteverina “doc” con un passato da soprano lirico che cantò in tutto il mondo. Trecento pagine dall’origine senza dubbio misteriosa, ma ricche di umanità, commoventi e spiritose, smaliziate e ingenue: l’autobiografia di uno scrittore navigato, scritta con la freschezza di un fanciullo.
"Nell'esortazione di Francesco sulla santità Gaudete et exsultate, il papa invita i cristiani, soprattutto in famiglia e in comunità, a fare attenzione - come faceva Gesù con i discepoli - ai «piccoli particolari dell'amore». Partendo da sette riferimenti evangelici (il vino di Cana, la casa di Giairo, il gregge del pastore, le monetine della vedova, l'olio delle vergini, il pane condiviso e la «piccola colazione» sul lago di Tiberiade) l'autore, aprendo il cuore anche con esperienze personali, ci conduce alla riscoperta di quei «dettagli» che possono essere un «di più» nella vita familiare e comunitaria. Dopo la pandemia, è ancor più importante cogliere queste «piccole cose» che possono rendere più felice il prossimo, ricordando che Dio privilegia i piccoli e ama rivelarsi nella semplicità. Ricordiamo come Gesù invitava i suoi discepoli a fare attenzione ai particolari. Il piccolo particolare che si stava esaurendo il vino in una festa; [...] che mancava una pecora; [...] della vedova che offrì le sue due monetine; [...] di avere olio di riserva per le lampade se lo sposo ritarda; [...] di chiedere ai discepoli di vedere quanti pani avevano; [...] di avere un fuocherello pronto e del pesce sulla griglia mentre aspettava i discepoli all'alba". (Papa Francesco)
"Biffi per sempre" è un atto d'amore dei bolognesi e di tanti presuli e fedeli italiani e non. Ma il libro va oltre il Cardinale ed è un omaggio alla Chiesa di Bologna che ha avuto sei Sommi Pontefici, due dei quali, Benedetto XIV (Prospero Lambertini nel XVIII secolo) e Benedetto XV (Giacomo Della Chiesa nel secolo scorso), protagonisti della Cristianità. Dal 1600 tutti gli arcivescovi di Bologna hanno avuto l'onore della porpora, con la sola eccezione di Enrico Manfredini, scomparso quasi subito. Il prestigio, l'autorevolezza, il peso degli arcivescovi hanno sempre fatto della Chiesa di Bologna un unicum. Il cardinale Carlo Oppizzoni (1769- 1855) che riorganizzò la diocesi e restaurò la Cattedrale. Poi Della Chiesa (1854-1922) instancabile apostolo di pace nel primo conflitto mondiale. E Giovanni Battista Nasalli Rocca (1872-1952): la sua opera fu un fattore decisivo dell'incolumità di Bologna nella guerra. E che dire di Giacomo Lercaro (1891-1976), protagonista del Concilio Vaticano II e ispiratore del rilancio in politica dei cattolici. Poi, Antonio Poma (1910- 1985), instancabile e saggio presidente della Cei in un decennio difficile, fedele alla Chiesa con prudenza e fermezza. Dopo Manfredini, l'arrivo di Biffi e la successione di Carlo Caffarra (1938-2017) fino a Matteo Maria Zuppi (insediato il 12 dicembre 2015 e nominato cardinale il 5 ottobre 2019), con un suo crescente e molto apprezzato impegno di presenza e di indirizzo a un Cristianesimo sempre più dialogante, nella scia di papa Francesco.
"...i comandamenti non ci sono stati dati per rovinarci la vita, per complicarcela, o peggio per "castrarla" ma per aiutarci a trovare quella felicità che tutti desideriamo e cerchiamo. A ben pensarci essa si gioca tutta sulle relazioni. Il tema di fondo dei comandamenti sono infatti le tre relazioni fondanti la nostra esistenza: quella con Dio (trattata nei primiere), quella con noi stessi e con gli altri (trattata negli ultimi sette)".
Viviamo tempi di cancellature, riscritture e revisioni, di riconsiderazione degli eventi e dei fenomeni della storia che hanno portato, in anni recenti, a prese di posizione e dichiarazioni epocali: capi di governo che si scusano in nome del proprio Paese per torti od omissioni, per il ruolo svolto dai loro Stati in vicende più o meno lontane. È quindi un elemento di scottante attualità che accende la scintilla di questo libro: accostare nell'aula del «tribunale della storia» le tesi dell'accusa, le arringhe della difesa, i controinterrogatori degli imputati per acquisire nuovi elementi di conoscenza e di giudizio. Tenendo sempre presente che, come scrive Paolo Mieli, «le pubbliche scuse non equivalgono a sentenze definitive. Sono prese d'atto di una modificata percezione delle vicende del passato. Altre ne verranno». Così, da Fidel Castro a Mussolini, passando per Vittorio Emanuele III, Filippo V e perfino Gesù di Nazareth, Mieli riesce, con la brillantezza del grande divulgatore e l'acume dell'attento osservatore dei nostri giorni, a spiegare in cosa consista l'applicazione di un metodo «giudiziario» per una rivisitazione dei fatti e delle figure della storia. «A patto che, beninteso, tale metodo sia utilizzato in modo comprovatamente onesto. In caso contrario, tutto sarà stato inutile.» Il vero processo, dunque, necessario e prezioso, è quello contro ogni tipo di falsificazione. Ed è «il risultato del lavoro del tribunale della storia, tribunale che nell'era dell'informazione diffusa è sempre riunito. In seduta permanente».
L'Europa, imbarbarita e senz'anima, ha dimenticato le sue origini e persino il suo nome. Per ritrovarlo, quattro Argonauti occidentali - nomadi incalliti - battono il Mediterraneo su una barca ultracentenaria portatrice di una grande storia. Sulle coste del Libano, prendono a bordo una giovane profuga siriana di nome Europa, che chiede di fuggire con loro verso ovest. Da quel momento, rivive in lei la leggenda della principessa fenicia rapita da Giove-toro, mentre il viaggio attraversa le meraviglie del mare aperto ma anche la deriva di un mondo fuori controllo: naufragi, emigrazioni e turismo di massa, conflitti, pestilenze, incendi e alluvioni. Ingravidata in sogno dal re degli dei, la ragazza si svela come la Grande Madre e, nel vedere per la prima volta la sua nuova terraferma, esprime la propria gioia in modo tale che i compagni, commossi, decidono di dare al continente il nome di lei. La sua epopea li aiuterà a comprendere il senso della loro patria comune: Europa è "il sogno di chi non ce l'ha", di chi viene da lontano, non di chi la abita. Ma soprattutto Europa è femmina, è una figlia dell'Asia, è una donna benedetta dagli dei, e forse la capostipite di tutti i migrati In un trittico ideale con "Il filo infinito" e con i versi dedicati all'eroina de "La cotogna di Istanbul", Paolo Rumiz riscrive al femminile l'epica del nostro continente, mescolando mito, viaggio, storia e mistero alle tragedie dell'attualità. È un libro scritto di notte, questo, come tiene a precisare il suo autore, e non è un dettaglio: nel buio, attorno al fuoco, sono nati i racconti delle nostre radici. Di queste narrazioni fondanti "Canto per Europa" ha il ritmo e il respiro.
In quasi tre millenni di storia Roma ha visto tutto. È stata governata da personalità eccezionali e mediocri imbroglioni. Ha conosciuto il genio e l'imbecillità, solo la presunzione non riesce proprio a tollerarla. Trova sempre il modo di punirla, rivelando un aspetto di sé che non era stato colto. Ecco quindi particolari inattesi come la mano di Cicerone che indicava il prezzo del vino, la Torre Argentina che argentina non è, la statua di Marco Aurelio salva perché lo scambiarono per Costantino, il prezioso ponte romano acquattato sotto la strada per Ostia. Ecco curiosità che cambiano una prospettiva, come sapere che Torpignattara deve il suo nome alla madre dell'imperatore Costantino o ricordare in largo dei Librari, con la sua chiesa ritrovata, l'epoca fiorente dei primi stampatori. Ecco luoghi che collegano passato e presente, come il monastero di San Saba, che da secoli dà ospitalità ai pellegrini. Ecco monumenti che ancora non ci sono, come quello a Ugo Forno morto a dodici anni combattendo per la Resistenza. Ed ecco nomi che la Storia ha cambiato, per esempio piazza Adolf Hitler divenuta piazzale dei Partigiani e il Ponte del Littorio oggi intitolato a Giacomo Matteotti. Percorriamo Roma e ascoltiamo le sue storie: quelle accadute e quelle che sarebbero potute accadere. Scopriremo una città che non è fatta di cartoline ma di scorci di una bellezza insolita, libera e gratuita, che arriva all'anima e per cui non serve il biglietto d'ingresso. Basta allenare la curiosità, il senso critico e la gratitudine.
Al giorno d'oggi anche la storia e la politica avrebbero bisogno di una somministrazione di sana dimenticanza. Per mettere in luce i danni che derivano da un'interpretazione del passato troppo legata a idee preconcette, Paolo Mieli, con la chiarezza del grande divulgatore e l'accuratezza dello storico, analizza decine di eventi ed episodi del nostro passato, dalla storia antica fino a temi moderni come le origini della mafia, l'eredità del fascismo italiano e del nazismo tedesco, il non detto che segna il racconto della Resistenza e il discorso pubblico del nostro presente, tra virus, pandemie, ipotesi cospirazioniste. Secondo Mieli, infatti, la terapia a base di oblio è necessaria, dato che "gli storici avrebbero dovuto far argine in qualche modo al dilagare della memoria". Perché "quando si hanno idee forti sul presente, è pressoché inevitabile che quelle idee si impongano sulle interpretazioni del passato." Eppure, dobbiamo fare di tutto per evitarlo.
Una storia tira l'altra e non riuscirai più a fermarti! Preparati per un viaggio incredibile tra antiche leggende, storie del bosco, storie di tutti i giorni, storie del mondo, gran bei ricordi.