La vita monastica ha un messaggio da offrire al mondo di oggi, così spesso disorientato e travagliato. Essa dimostra che vale la pena di dare la vita per il Signore nell'ascolto della sua Parola, nella preghiera, nella fraternità e nella carità. È quindi un forte richiamo ad andare oltre, una freccia che indica il valore dell'Assoluto, una testimonianza credibile della possibilità di una vita in comune attuata quotidianamente, nella ricchezza delle diversità, in conformità al desiderio di Dio che vuol fare di noi un cuor solo e un'anima sola.
La continua esortazione alla preghiera e alla meditazione personale è il miracolo autentico che perdura. Perché Padre Pio da Pietrelcina è ancora vivo tra i viventi, è un santo e un protettore, è un maestro ed è un amico. Come faro nell'oscurità, luce che rischiara la notte della vita, indica la strada al pellegrino e al figlio spirituale. I suoi insegnamenti sono all'origine del percorso di Mario Santonastaso, che dal racconto dell'esperienza personale ci accompagna fino al cantico e alla preghiera. In quel lembo di terra sospeso tra cielo e mare, il convento del Gargano li custodisce ancora: sono ciò che si rivela davanti alla fede dei semplici. Come considera mons. Giancarlo Setti nella sua introduzione al volume, il sangue di Padre Pio non è conservato nelle reliquie, in quelle povere pezze di stoffa rimaste. "Il suo sangue è tutto ciò che ci ha lasciato, tutto ciò che ha offerto, ad imitazione di Colui che, versando il suo per primo, ha redento il mondo".
Scrivere la vita di un santo di cui s'è scritto già molto, può essere paragonato all'interpretazione che dà il direttore d'orchestra di una sinfonia famosa, notissima. L'opera musicale è la stessa, l'esecuzione può essere originale. Quella che hai tra le mani non è la solita biografia, spesso noiosa e scontata, ma un "botta e risposta" veloce e incalzante tra un giovane curioso di sapere e un monaco saggio. La giovinezza è il tempo delle scelte decisive della vita; è bene perciò che i giovani abbiano, come esempio, dei testimoni credibili per santità di vita. Ecco quindi uno scritto rivolto a tutti, ma soprattutto ai giovani, affinché possano trovare in san Benedetto un punto di riferimento per superare le varie difficoltà della vita e una guida per crescere nell'amore verso Cristo Gesù, modello supremo di amore.
Gli interventi - per la maggior parte inediti - che il cardinale Carlo Maria Martini ha rivolto all'Ordine delle vergini documentano la notevole attenzione che egli ha riservato all'Ordo virginum negli anni in cui è stato arcivescovo di Milano.Quando ancora in molte diocesi italiane si muovevano i primi passi per iniziare questa nuova esperienza vocazionale, il suo pensiero e la sua pratica pastorale hanno costituito un prezioso punto di riferimento per tanti vescovi.Le riflessioni di Martini tracciano un itinerario orientato a una totale consacrazione, inserita pienamente nel vivere sociale ed ecclesiale, secondo una specificità femminile che dispiega e descrive la vocazione verginale. Essa è patrimonio della Chiesa, e della Chiesa locale, secondo l'ecclesiologia dei primi secoli della cristianità - in cui questa vocazione è nata - felicemente ripresa dal Concilio Vaticano II e valorizzata dal magistero e dalla prassi di papa Francesco.
In questo affascinante excursus scorre la vita amorosa, erotica, coniugale tra Settecento e fine Ottocento.Nel Settecento le donne delle famiglie aristocratiche e delle corti godevano di una libertà sessuale che le loro nipoti ottocentesche nemmeno si sognavano. Conclusione dell’autore: la disuguaglianza di genere non è – ancora oggi – il lontano residuo di tempi antichi bensì un elemento essenziale delle concezioni che fondano l’Occidente. Da qui la difficoltà di rimediarvi. Corrado Augias, “Il Venerdì di Repubblica”
Interi mondi simbolici si aprono dentro lo spazio di una rappresentazione visiva. Nei grandi quadri di Watteau e di Manet, di Sargent, di Millais e di Velázquez, Banti scopre, da storico, il modo in cui le élites sociali e culturali concepiscono i rapporti di genere, l’amore, la sessualità.
"Fin dal titolo questa labirintica, concentrata raccolta di Maria Clelia Cardona coglie il lettore sulla soglia, ambigua e incerta, in cui l'inverno sembra toccare il culmine del gelo e della desolazione, e insieme annunciare l'avvento di una nuova primavera, quando «conflagrano/ i semi della vita», e noi sentiamo di appartenere a una «forza ignota» che scompiglia ogni nostro pensiero, e ci immette nel grande flusso delle cose del mondo. Maria Clelia Cardona ci ha abituato fin dal libro dell'esordio, che fu prefato da Mario Luzi, a una scrittura limpida e colta in cui un lessico di fiammante e nobile proprietà si alterna con neologismi contemporanei e improvvise dissonanze espressive, slanci lirici convivono con poemetti narrativi, il verso libero si alimenta della memoria metrica della nostra grande tradizione, la libertà del pensiero di un confronto continuo, serrato con i grandi maestri della letteratura di ogni tempo, che costituiscono spesso come una soglia immaginativa, un motto, una nota su cui va a modularsi la poesia. Ma in questo libro di «pensieri stellari», di meditazioni intime, di riflessioni civili, è soprattutto il mondo della natura a costituire come un archivio privilegiato di figure e di immagini, a volte veri e propri apologhi, in cui si rispecchiano le vicende umane: ed ecco l'acacia nel vaso, o la gatta tartaruga Santippe, «monacata a forza», o il topo che «viveva di interrogativi», ma anche i «cento bulbi di iris» ordinati on line, «che altri affideranno/ alla terra, che per altri fioriranno». Perché Maria Clelia Cardona sa bene come le parole siano quasi inevitabilmente condannate a ritrarsi «di fronte alla vita», e come spesso ci appaiano «chiuse da sbarre, filo spinato», nel quale gli stessi ricordi si impigliano, inaridendo come foglie secche: nondimeno, è proprio della poesia questo improvviso fulgore di un'immagine, di un suono, «un tremolio d'oro fino, polvere di un nulla pregiato/ sulle dita» in cui qualcosa sembra poter restare, proprio quando tutto pareva ormai perduto." (G.P.)
Dall’estate del 2018, quando rivelò al mondo il suo memoriale sul caso dell’ex cardinale MacCarrick, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò è diventato il capofila di un movimento di resistenza cattolica a difesa della retta dottrina e della fede nel segno della Tradizione, contro l’apostasia ormai dilagante.
Titolare del popolare blog Duc in altum, nel quale gli interventi dell’arcivescovo compaiono spesso, Aldo Maria Valli raccoglie in questo volume numerosi contributi dell’ex nunzio negli Usa: testi che, spaziando dall’analisi della situazione della Chiesa a temi di spiritualità, compongo un quadro indispensabile per capire he cosa significa oggi essere cattolici.
“Ascoltare, o riascoltare, la voce di monsignor Viganò – scrive Valli – è come salire in cima a una montagna. È come respirare a pieni polmoni dopo essere rimasti troppo a lungo esposti ai miasmi della menzogna, delle mezze verità, delle parole che nascono dall’opportunismo politico e non dall’amore per la Verità”.
Carlo Maria Viganò (Varese, 1941), consacrato arcivescovo da san Giovanni Paolo II nel 1992, ha lavorato nella segreteria di Stato della Santa Sede ed è stato segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America.
Da secoli e millenni e da ogni angolo della terra sale accorato al Cielo il grido che invoca pace. A questo tema – oggi più che mai urgente – è dedicato il presente libretto, che – come gli altri della medesima collana – raccoglie una mirata scelta di brani evangelici, illuminati da brevi commenti e coronati con una preghiera.
La Pace è il dono che Dio Padre ha fatto all’intera umanità inviando il suo Figlio sulla terra: dalla grotta di Betlemme, al monte Calvario e ancora nel Cenacolo dopo la sua risurrezione, tutta la missione terrena di Gesù non aveva altro scopo che ristabilire la pace tra il cielo e la terra, portare pace nei cuori, fare di tutti gli uomini un cuor solo e un’anima sola.
Questa è anche la missione propria dei cristiani. Essi sono chiamati a seguire Gesù sulla via della pace, a diffondere il Vangelo della pace, ad essere testimoni di pace.
Il lavoro è un elemento costante nella vita umana, fonte di soddisfazione e di gioia, ma anche di fatica. È sorgente di sviluppo personale e di miglioramento della società, ma può essere ridotto a mero strumento per soddisfare desideri egoistici. Per i cristiani il lavoro è un mezzo di santità e di apostolato, in quanto lo stesso Figlio di Dio fatto uomo ha lavorato per lunghi anni a Nazareth, «ha santificato il lavoro e gli ha conferito un peculiare valore per la nostra maturazione » (papa Francesco, Laudato si', 98). Alla luce di questa realtà, la santificazione del lavoro costituisce una delle grandi novità del pensiero cristiano contemporaneo, che si traduce in esperienza pratica nella vita di molti fedeli. "Lavoro e santità" è un breve volume che potrà essere utile a chi vorrà riflettere sul significato del lavoro. Fulcro del libro è il colloquio di numerosi professori e studiosi con mons. Fernando Ocáriz sul messaggio di san Josemaría Escrivá, uno dei grandi maestri di spiritualità laicale e secolare, che ha insegnato a santificare il lavoro, a santificarsi nel lavoro e a santificare gli altri con il lavoro. Presentazione di Navarro Luis.
I secoli X-XII sono quelli del massimo splendore e della massima egemonia del monachesimo benedettino. Le esperienze monastiche si moltiplicano e danno origine a esperimenti di lunghissima durata. Cluniacensi, Cassinesi, Camaldolesi, Avellaniti, Vallombrosani e Cistercensi, pur animati dal comune desiderio di conciliare la fuga dal mondo con la presenza nel mondo, percorsero strade tra loro diverse. Questi monaci del pieno medioevo contribuirono al progresso della civiltà europea non solo sul piano culturale e spirituale ma pure per la loro capacità di organizzare la vita religiosa attraverso innovative sperimentazioni che arricchirono la cultura istituzionale dell'Occidente. A tale patrimonio attinsero anche i detentori del potere politico, interlocutori privilegiati di monaci inseriti nel mondo al punto che il loro rapporto con le gerarchie ecclesiastiche e con i sistemi di potere laico finì per condizionare tanto le une quanto gli altri e naturalmente ne fu condizionato. In quei secoli il monachesimo, nelle sue varie forme, fu uno dei grandi motori della civiltà occidentale: le recenti ricerche sulla vita monastica, i suoi spazi, le sue osservanze e i suoi diversi codici linguistici sono i percorsi del libro.
Febronia è venerata in gran parte dell'Oriente cristiano ma anche in Occidente, come testimoniano gli antichi e numerosi manoscritti della sua Passio redatta in varie lingue. Febronia è presentata come una giovane monaca, che vive a Nisibi cioè l'attuale Nusaybin, in provincia di Mardin nella Turchia sud orientale. Durante le persecuzioni di Diocleziano, rifiuta di fuggire assieme alle sue compagne, per cui è arrestata. Condotta in tribunale, è decapitata tra il 286 e il 304 d.C.