TITOLO: «Tu non uccidere»
Mazzolari e il pacifismo del Novecento
DESCRIZIONE: Aprendo Tu non uccidere, don Primo Mazzolari aveva avvertito: «Ci siamo accorti che non basta essere i custodi del verbo di pace, e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri – a loro modo e fosse pure solo a parole – ne siano i soli testimoni».
Più che un manifesto programmatico, il saggio (uscito nel 1955) rappresenta il compendio del pacifismo mazzolariano. L’impegno per la pace del prete cremonese si collegava, infatti, ad un originale percorso, non privo di tortuosità, dentro al quale il “bagno” nella storia aveva sollevato interrogativi brucianti, via via ricomposti in riflessioni destinate a trovare sintesi mai definitivamente compiute. Sotto questa lente interpretativa, la ricerca mazzolariana non rimase chiusa ai fermenti, pur contraddittori, che lacerarono la cristianità, ai quali anche il breve ma denso scritto fu debitore.
Questo volume rappresenta un tentativo per cogliere la “lezione” di un grande testimone della pace del Novecento.
COMMENTO: Una lettura innovativa del rapporto di don Primo Mazzolari e la politica della Pace tra la Prima Guerra Mondiale e il secondo dopoguerra.
SAGGI DI: Alberto Melloni, Guido Formigoni, Luigi Lorenzetti, Paolo Trionfini, Massimo De Giuseppe, Daniela Saresella, Lorenzo Bedeschi.
COLLANA: I Testimoni - Fondazione Don Primo Mazzolari n. 4
Raccolta di riflessioni sul matrimonio cristiano.
Oggi è nata una mamma storie e sfide del centro di aiuto alla vita “Mangiagalli”
di Paola Marozzi Bonzi
Prefazione di Giuliano Ferrara
Il volume, in occasione del 25° di fondazione del Centro di Aiuto alla Vita “Mangiagalli” (uno dei più famosi centri italiani per la ginecologia e la maternità nonché la prima clinica in Italia dove sono stati effettuati aborti “terapeutici”), narra in un tutt’uno la storia della fondatrice del Centro Paola Bonzi, la storia delle opere che via via sono state ideate per sostenere le mamme in difficoltà nonché alcune delle storie delle madri e delle coppie che il Centro ha accolto, ascoltato e sostenuto concretamente.
Un libro che evita i toni celebrativi, ma che porta a comprendere dal di dentro cosa succede attorno all’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria della maternità e quanto poco basterebbe invece per favorire la maternità.
destinatari
Persone interessate al tema della difesa della vita e sostenitori del Centro Aiuto alla Vita
autrice
Paola Marozzi Bonzi, nata il 29 giugno 1943, è madre di due figli e nonna di tre nipoti. È stata per anni insegnante di ragazzi in difficoltà per un ritardo mentale e si occupa, da sempre, di psicologia e pedagogia. La sua vivace curiosità intellettuale l’ha portata a frequentare, all’interno della Facoltà di Teologia, l’Istituto di Scienze Religiose.All’inizio degli anni Ottanta è diventata consulente familiare e nel 1984, presso la Clinica Luigi Mangiagalli di Milano, tra i più famosi istituti italiani che si occupano di maternità, ha fondato il “Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli” con lo scopo di poter aiutare le donne che sono in difficoltà nel portare avanti una gravidanza. Da allora lo dirige con passione, successo e determinazione. nell’autunno 2009 il centro festeggia i suoi venticinque anni di attività.
Un antico maestro della Mishnà, Ben Bag Bag, diceva: "Volgila e rivolgila, tutto vi è in essa [nella Torà]" (Avot 5,22). Tutto è nella Torà, ma bisogna voltarla e rivoltarla: Dio ha parlato, ma l'uomo deve metterci il commento. Intorno a questi due pilastri dell'ebraismo si "aggirano" le pagine che seguono: si aggirano perché non hanno una meta, un punto di arrivo, ma vogliono solo essere momenti di una frequentazione infinita (una ruminatio, direbbero i Padri) della Torà scritta e orale. Ci sono tanti modi di introdurre al giudaismo: infatti il giudaismo è plurale, e questa pluralità nelle idee, nei tempi, nei luoghi, nelle identità - è la sua forza. Perciò molte sono le porte per entrarvi e viverci, o anche solo per conoscerlo. Una porta è quella che anche il Nuovo Testamento indica nel farsi carne, cioè realtà variamente terrena e sensibile, della parola (per Israele la Torà, per i cristiani Gesù). Fuori di questa concreta "vocalità" divina - se così si può dire -, di Dio non sapremmo mai nulla, se non, appunto, chiamarlo Ain, "Nulla", o Mi?, "Chi?", secondo i maestri della qabbalà. Ma Ain è divenuto Anì, "Io", e perciò abbiamo un Tu e non siamo più soli.
«Sono nato a Calosso, in provincia di Asti, nel 1937. Terminate le elementari sono andato a studiare nel collegio dei Domenicani a Carmagnola: volevo diventare sacerdote. A quindici anni ho ricevuto l'abito di frate... Ma l'anno 1955... Ero abituato che a metà settembre i miei genitori venivano a trovarmi... una piccola festa. Ma quell'anno, anziché la loro visita, arrivò verso fine settembre una lettera di mio padre, con due parole sibilline terribili: è destino che la mamma non possa venire. Più tardi venne lui, da solo, a portarmi la realtà, tremenda: la mamma ha un cancro allo stomaco. Aveva quarantacinque anni. Di mia madre mi rimanevano le lettere, poche: quelle di quell'anno, e le successive. Il contenuto delle pagine che seguono è costituito principalmente da queste lettere e dalla vicenda che esse scandiscono. Vicenda che a sua volta racconta come è possibile e cosa significa soffrire con amore». (dalla presentazione di Pier Paolo Ruffinengo) «Parole sussurrate. Parole di pianto urlate, oppure taciute; pronunciate o scritte, contro le quali nessun transito estremo nulla potrà. Forse ancora segrete; o smarrite. Esse custodiscono: sempre. Ritrovarle. Donarle a mani aperte. Conobbero. Hanno il sapore della terra. La nudità della terra che le nutriva le rivestì della sua forza. Questa terra dai colori dell'uva moscato, bella, che sembra un mezzogiorno d'agosto». (dall'Invito di Fernardo Bibollet)
Un clásico sobre el amor humano entendido como plenitud de las relaciones interpersonales del hombre y la mujer.
Juan Pablo II fue un enamorado del amor humano. Amor y responsabilidad es el fruto de su reflexión a partir de su trato con los jóvenes ´que me planteaban no tanto cuestiones sobre la existencia de Dios, como preguntas concretas sobre cómo vivir, sobre el modo de afrontar y resolver los problemas del amor y del matrimonio´. Por eso, responde a cuestiones como: ¿Qué es el amor? ¿Qué relación hay entre afectividad y sexualidad? ¿La castidad es una virtud positiva o un comportamiento represivo? ¿Qué es el pudor? ¿Tienen sentido las relaciones sexuales antes del matrimonio?
Al mismo tiempo es un libro de gran originalidad y profundidad filosófica. Karol Wojtyla establece un nuevo paradigma para entender la sexualidad: integrarla en el marco de las relaciones interpersonales del hombre y de la mujer, regidas por la norma personalista, que establece que la única actitud adecuada ante la persona es el amor. La unión de un brillante planteamiento con una ejecución sólida ha convertido a esta obra en un clásico de la reflexión antropológica sobre el amor, imprescindible para quien desee entender los porqués de esa realidad tan exaltadora y existencial.
La edición definitiva en español traducida directamente del polaco.
La percezione attraverso i sensi è la condizione necessaria per riconoscere la realtà. Ogni percezione è una comunicazione o comune-unione con sé, con gli altri, con ciò che ci circonda. In un mondo in cui tutto è sempre più virtuale (dalla comunicazione al lavoro, all'apprendimento, alla socializzazione, alle relazioni) questo libro afferma come non sia possibile amare senza utilizzare i cinque sensi e senza un corretto uso della corporeità. Un viaggio attraverso la medicina, la psicologia e la teologia alla scoperta di come funzionano i sensi e come attraverso essi sia possibile conoscere e soprattutto amare.
«La critica dev’essere parziale e appassionata, ossia dev’essere fatta da un punto di vista esclusivo, che sappia spalancare gli orizzonti». Il poeta Baudelaire sintetizzava così la vastità dell’esperienza estetica come interiorizzazione di un sentimento che solo col tempo si cristallizza in giudizio.
Paolo De Marchi invita il lettore a seguirlo in un viaggio affascinante attraverso cinque secoli di storia dell’arte, da Tiziano ad Arnaldo Pomodoro, da Manet a Warhol, passando per Van Gogh, Boccioni, De Chirico e Kandinsky. Una riflessione slegata dagli stereotipi della critica ufficiale, alla ricerca dei lampi di quella luce che promana dalla grandezza dell’uomo e del suo genio.
Nell'ultimo anno della sua vita Pasolini condusse, dalle colonne del "Corriere della Sera" e del "Mondo", una rovente requisitoria contro l'Italia che vedeva intorno, "distrutta esattamente come l'Italia del 1945". Partendo dall'analisi delle mutazioni culturali, Pasolini rintracciava i segni di un inarrestabile degrado: la crisi dei valori umanistici e popolari; le lusinghe del consumismo, più forte e corruttore di qualsiasi altro potere; le distruzioni operate dalla classe politica; una invincibile e generalizzata "ansia di conformismo"; le mistificazioni di certi intellettuali autoproclamatisi progressisti. Non è vero che la Storia va sempre avanti: l'individuo e la società possono regredire.
"Psicoanalisi del Cristianesimo" propone un'ipotesi interpretativa relativa ad un fenomeno millenario qual è il Cristianesimo che, oltre a marcare la cosmovisione e la prassi dell'Occidente, coinvolge direttamente un terzo della popolazione mondiale. Numerosi sono gli studi che evidenziano gli aspetti religiosi, storici, politici, sociali ed artistici del Cristianesimo, mentre sono pressoché assenti quelli che ne esplorano le dinamiche "inconsce". Il quesito cui la presente ricerca tenta di dare una risposta può essere così riassunto: qual è la dinamica impercettibile e non riconosciuta che attraversa il Cristianesimo, da Gesù di Nazareth fino ai giorni nostri e che penetra inconsciamente non solo nelle Chiese ma anche nella civiltà occidentale? Quale impatto hanno nel Cristianesimo le prime testimonianze dei Discepoli (Vangeli), l'incontro con il pensiero unico imperiale (Costantino), l'elaborazione della colpa e la risposta persecutoria (Agostino), nella strutturazione dicotomica delle Chiese, persino nel rito fondamentale dell'Eucaristia? È ragionevole l'ipotesi che il Cristianesimo, al di là di innegabili meriti e valori, sia segnato da un "disordine narcisistico"?