Un ciclista ama allenarsi in gruppo: sentirsi parte di un'unica entità aumenta il livello di sfida, la percezione del dolore è suddivisa tra tutti. Ma è quando si corre da soli che si percepisce ogni parte del corpo, il respiro affannoso, le gambe che spingono sui pedali. Impari a entrare in sintonia con gli elementi: il vento, amico quando è a favore e ti fa sentire un campione, nemico quando è contrario e ti rende vittima. La pioggia, che gocciola dal casco e ti batte il ritmo sulle cosce, la scia delle ruote che taglia le pozzanghere. La bici ti insegna a gestire le emozioni, ad affrontare la lotta con se stessi. Sulla strada sei tu e la tua bici, puoi far conto solo sulla tua tenacia per sopportare il dolore e le salite. E per gustarti il piacere della fatica, sembra un controsenso ma è così, perché come nella vita, dalla fatica di un traguardo irraggiungibile, di una tappa interminabile nasce la soddisfazione. Quando sono partita per fare il giro del mondo in bicicletta, tra i tanti che mi chiedevano: "Ma come farai a fare tutti quei chilometri?", c'ero anch'io. 144 giorni, dalle 12 alle 14 ore quotidiane, al freddo e al caldo, per un totale di quasi 30.000 chilometri. Non sapevo nemmeno io come avrei fatto. Sapevo che volevo inseguire il mio sogno e che il corpo segue la mente. Una cosa che ho imparato dalla bici è che i limiti sono solo mentali. Non sono Wonder Woman e ho avuto anche fortuna, ma ormai ho coniato il mio motto: quando non sai cosa fare, pedala.
II concilio Vaticano Il ha posto irrevocabilmente la Chiesa cattolica nel cammino ecumenico, segnando questo percorso con la Lumen gentium e l'Unitatis redintegratio, il Direttorio del ~993 e l'enciclica di Giovanni Paolo Il Ut unum sint.
Prendendo in esame i dialoghi ufficiali bilaterali tra Chiesa cattolica, comunità ecclesiali (cattoliche e luterane) e Chiese ortodosse, questo volume offre una sintesi del cammino compiuto localizzando l'attenzione sul ministero episcopale e la comunione ecclesiale.
In particolare, il libro approfondisce l'esercizio ecumenico del primato petrino in un contesto di sinodalità e mette in evidenza i risultati e le conseguenze dei dialoghi in merito alla questione ecclesiologica del subsistit in, facendo notare alcune aporie che in passato non sono state attentamente tenute presenti ed esaminate. Per evidenziarle l'autore analizza i documenti emanati dalla Congregazione per la dottrina della fede in merito alla questione ecumenica, mostrando i lati positivi ma anche quelli irrisolti.
PAOLO GAMBERINI, associate professor all'University of San Francisco (California, USA), fa parte del Consiglio di presidenza dell'Associazione teologi italiani ed è rappresentante per l'Italia dell'Associazione europea di teologia cattolica. Collaboratore de La Civiltà Cattolica, dal 2oo8 al 2o14 ha diretto Rassegna di teologia. Per EDB ha pubblicato Questo Gesù (At 2,32). Pensare la singolarità di Gesù Cristo (20o5).
Laicità, distacco del potere spirituale dal potere temporale, separazione del diritto naturale-divino dal diritto positivo, civile e canonico, nascita del dualismo tra la sfera della coscienza e quella della giustizia umana: sono i tratti costitutivi che secondo la fine interpretazione di Prodi connotano la modernità occidentale europea. Una modernità oggi in profonda crisi, economica e politica, ma soprattutto antropologica. È l'uomo europeo a più dimensioni, della coscienza e della legge, che deve misurarsi con la globalizzazione a una dimensione.
Oggi non si studia più. È da predestinati alla sconfitta. Lo studio evoca Leopardi che perde la giovinezza, si rovina la salute e rimane solo come un cane. È Pinocchio che vende i libri per andare a vedere le marionette. È la scuola, l'adolescenza coi brufoli, la fatica, la noia, il dovere. È un'ombra che oscura il mondo, è una crepa sul muro: incrina e abbuia la nostra gaudente e affollata voglia di vivere nel presente. Lo studio è sparito dalle nostre vite. E con lui è sparito il piacere per le cose che si fanno senza pensare a cosa servono. La cosa più incredibile è che non importa a nessuno.
Il testo analizza lo stato attuale delle conoscenze sulla doppia diagnosi: la presenza nello stesso soggetto di un comportamento tossicomanico (spesso con abuso di più sostanze) e di una sintomatologia psichiatrica. Oggi più di ieri, i fenomeni di dipendenza chiamano in causa l'intera complessità psichica della persona, di cui sono solo una parte i differenti sottosistemi di sofferenza, strutturati o meno in una precisa forma psicopatologica. Come già la prima edizione, anche questa offre una visione complessiva di tutte le dipendenze, basata su circuiti che si sviluppano su piani interrelati e si articolano con il contesto familiare e sociale. L'autore presenta un'ipotesi sistemica delle relazioni di dipendenza, delineando la struttura che connette cognizioni, emozioni, relazioni e scelte che sostengono la catena tossicomanica. Alla luce delle novità emerse negli ultimi anni, si evidenzia la diffusione di nuovi oggetti di dipendenza. Vecchi consumi, come quello di alcol, riprendono vigore, mentre aumenta sempre più la dipendenza dal gioco d'azzardo. Inoltre, è stato pubblicato il nuovo DSM-5, che apporta cambiamenti che influenzeranno il pensiero e la prassi clinica di tutti i professionisti della salute mentale. Proprio tenendo conto di tali novità, il testo illustra le strategie interpretative più utili per curare vecchie e nuove dipendenze.
Andrea Vitali ama la frutta e la verdura raccolte in campagna, Licia Colò cucina i passatelli della nonna romagnola per ricordare la sua infanzia, Moni Ovadia non mangia più pesce da quando è diventato amico di un polpo in Grecia... Fra serietà e leggerezza, quattordici protagonisti del mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo ci regalano confidenze e riflessioni sul proprio rapporto con la buona tavola. Un viaggio dove il cibo diventa una chiave di lettura per comprendere la società dei nostri tempi, che riduce tutto a show, competizione, status symbol: possiamo ancora dire di essere quello che mangiamo?
"La pazienza del nulla" è il diario intimo di un uomo immerso nel silenzio del deserto per quattordici mesi. Un libro che parla a credenti e non credenti, giovani e meno giovani. Un libro che mette in discussione chiunque lo legga, che fa da ideale contraltare alla parola più usata e abusata del nostro tempo: "nichilismo". In queste pagine l'esperienza del nulla diventa fatto positivo e addirittura decisivo. È l'occasione di un cambiamento radicale. Un vuoto che è anche pienezza di senso, la rappresentazione più autentica di ciò che Gesù intese con l'espressione "Beati i poveri di spirito".
Comune ai cristiani di tutte le chiese, il battesimo - come l'eucarestia unisce e al contempo divide la cristianità: a partire da un'articolata indagine storica, Paolo Ricca riflette sui diversi argomenti teologici legati al tema e cerca di collocarlo in un orizzonte ecumenico, indicando, inoltre, in che modo potrebbe unire tutti i credenti in Cristo.
La pubblicazione del "Dottor Zivago", nel 1957, è uno degli eventi chiave della storia culturale del ventesimo secolo. Sullo sfondo, l'Europa lacerata dalla Guerra fredda, lo scontro senza esclusione di colpi tra Usa e Urss, il silenzio minaccioso che la Cortina di ferro aveva calato sull'intero blocco sovietico. Sfidando la censura e le ritorsioni del Cremlino, Pasternak riesce ad affidare il suo manoscritto al giovane Giangiacomo Feltrinelli, che aveva appena fondato la casa editrice e che di lì a poco avrebbe dato alle stampe la prima edizione mondiale del romanzo. A sessant'anni di distanza Paolo Mancosu rivela i retroscena di quell'avventura editoriale e culturale, politica e diplomatica, individuale e collettiva, portando alla luce un intrigo internazionale che ha visto coinvolti spie e intellettuali, nonché politici e governi di molti paesi. L'Unione Sovietica non voleva che il libro fosse pubblicato. Il Partito comunista italiano esercitava le sue pressioni allineandosi con Mosca. Giangiacomo Feltrinelli organizzava la sua personale controffensiva mobilitando un gruppo di editori internazionali di primissimo piano a sostegno della propria impresa, una sfida visionaria alla censura sovietica destinata a incontrare un successo di pubblico ineguagliato nella storia dell'editoria di quegli anni. Premessa di Carlo Feltrinelli.
Tutti consultiamo le mappe di Google, interroghiamo il suo motore, condividiamo foto e pensieri su Facebook, ci lusinghiamo della nostra arguzia su Twitter, ci informiamo su Wikipedia, diffondiamo il nostro curriculum su Linkedin. A loro volta, Google, Facebook, Twitter, Linkedin, trasformano ogni nostro gesto in un dato che permette di ricostruire la nostra storia, la nostra identità e i nostri interessi meglio di quanto sapremmo fare noi stessi. I politici che vincono le elezioni (come ha insegnato Obama in America), le società i cui prodotti incontrano un larghissimo favore di pubblico (come Apple o Google), asseriscono di fondare il loro successo sulla raccolta e l'interpretazione di grandi moli di dati: i cosiddetti Big Data. Ma questo non basta. La loro convinzione è che esista un percorso irreversibile nella storia, che guida ad assumere le decisioni corrette. La società, gli uomini, l'economia, sono composti di reti, che si auto-organizzano con meccanismi che possono essere descritti da leggi matematiche. Le reti sono ovunque, plasmano gli organismi viventi, le organizzazioni sociali, gli scambi economici, le strutture urbanistiche, la letteratura scientifica. Ma le regole che le governano sono a loro volta il sintomo di un fenomeno più profondo, da cui sono configurate in filigrana: l'informazione.
Fosco è un paese arroccato su uno scoglio a picco sul mare. Per arrivare alla spiaggia, bisogna avventurarsi lungo una scala di legno e pietra che nessuno si è mai preso la briga di aggiustare. Perché il mare è maledetto e gli abitanti non lo possono avvicinare. La Calabria di Fosco è una terra aspra dove il tempo scorre lento, dove tutti corrispondono ai propri ruoli e ai propri cognomi e, fin dalla nascita, hanno il loro posto nel mondo. Le regole, dettate dalla malavita locale, sono legge per coloro che lì nascono. Per tutti, ma non per Irene. Irene ha quindici anni e un quaderno arancione sul quale disegna il quotidiano, così come se lo immagina. La notte, sui tetti di Fosco, si incontra con Rocco, il figlio di uno sparato, in uno spazio di complicità e tenerezza che permette di fantasticare un altro mondo possibile. Durante l'annuale pellegrinaggio alla Madonna delicata, Irene e Rocco ascoltano una conversazione tra "masculi" che cambia per sempre il corso delle loro vite. Le successive tre notti dell'abbondanza segnano un prima e un poi senza ritorno. E se è vero che le donne di Fosco nutrono il sistema e spingono i figli a vendicare, c'è chi prova a cambiare, nella convinzione che la vita si accetta ma non si subisce. Irene farà la sua scelta. La vita, per lei, è una pennellata di colore su un muro bianco.