
La storia d'Italia è legata a doppio filo a quella del ruolo giocato dalle classi dirigenti che l'hanno guidata. Interrogarsi su quel ruolo è tanto più urgente oggi, quando quelle classi si dimostrano incapaci di porre fine a una transizione che si prolunga ormai da un quindicennio, e rischia di innescare un vero e proprio declino. Questo volume, frutto della collaborazione di studiosi diversi tra loro per studi e provenienza, non si interessa tanto alle 'filosofie' sottese all'azione delle classi dirigenti nella storia italiana, quanto alle questioni concrete che non hanno potuto o voluto risolvere.
L'istruttoria, le perizie mediche, il dibattimento davanti alla corte, alla giuria popolare e al pubblico avido: un caso giudiziario segnato, fra i primi, dall'intervento della stampa e degli esperti. Di certi crimini, non basta più accertare chi è stato. La gente vuole sapere perché. Attraverso una ricerca minuziosa su fonti ricche, con sapienza narrativa Patrizia Guarnieri mette a confronto voci diverse: i testimoni del paese, le madri delle vittime e i magistrati, i giornalisti, l'imputato, persino alcuni commentatori politici. Ricostruisce la cronaca dei delitti e il processo a Carlino Grandi, che sconvolse l'opinione pubblica e funzionò da banco di prova per le teorie del positivismo, della psichiatria e della nascente antropologia criminale.
Siamo a Mosca nei primi anni Trenta. All'ombra del Cremlino vive una numerosa comunità di emigrati politici italiani con le loro famiglie. Altri si sono stabiliti in diverse città dell'Urss. Accusati di spionaggio, usati come ostaggi per ricattare il governo della madrepatria, spesso semplicemente vittime di un clima di sospetto e malinteso, su di loro si abbatte la repressione del regime di Stalin: complessivamente sono più di mille gli italiani fucilati, internari nei campi di concentramento, confinati, deportati, privati dei diritti civili e del lavoro, emarginati. Questo volume racconta le loro vite, frammenti di storia silenziosa, volutamente ignorata o poco nota.
Che cosa fa di Venezia Venezia? Qual è l'intenzione artistica, la forma che concede a Domenico Theotocopuli di Candia o ad Antonio Vassilachis di Milo, Giorgione di Castelfranco, Tiziano di Pieve di Cadore di sentirsi perfettamente veneziani e di parlare artisticamente in veneziano? Ritenuto il capolavoro di Sergio Bettini, "Venezia. Nascita di una città" costituisce certamente un unicum nella cultura italiana, oltre che il compendio dell'opera di uno studioso che appare oggi, nel centenario della nascita, come uno dei più originali pensatori del nostro Novecento. Mostrando come Venezia obbedisca attraverso i secoli a un suo Kunstwollen, a una sua propria intenzione artistica, Bettini illumina la città come una sola, coerente opera d'arte.
Non vi fu una sola Anne Frank. Nella più vasta operazione di sterminio che la storia contemporanea abbia mai visto, l'autrice del Diario è il nome più noto, la prima vittima che ci sia stato dato di conoscere. Ma non fu certo la sola. Con rigore e passione documentale, Roberto Malini ci fa scoprire i diari non scritti di cento donne e bambine sterminate nella Shoah, volti e voci di cui spesso non resta che un nome, il luogo in cui furono trucidate.
In questo volume, l'autrice ricostruisce i fatti salienti della vita di Alessandra: la morte precoce della madre, la lunga battaglia per sposare Nicola, che amava nonostante la debolezza e le scarse capacità di governo, la grave emofilia del figlio Alessio, le crescenti eccentricità che accompagnarono il suo cammino di fede e la sempre maggiore dipendenza da una serie di santoni di dubbia fama, tra cui il famigerato Rasputin. Alla storia personale di Alessandra fa da sfondo un affresco storico della Russia prima della Rivoluzione: l'industrializzazione del paese e l'arretratezza delle campagne, i lussi e la guerra con il Giappone, le bombe dei terroristi e la repressione zarista del 1905, l'estendersi dei fermenti rivoluzionari.
Tra il 1900 e il 1993 sono state censite 54 guerre, l'autore rilegge questo secolo di orrori incentrando la sua analisi a partire dalle vittime. I corpi diventano la principale fonte storiografica e avvicinano lo storico alla comprensione più compiuta della realtà della guerra, di cui i morti rappresentano il concreto prodotto finale. Dalle teste mozzate dei boxer in Cina alla guerra in Iraq, l'autore si sofferma sulle guerre principali e più sanguinose, mettendo in evidenza tratti comuni e vicende storico-militari anche molto distanti l'una dall'altra, ma accomunate dal grado di violenza sui corpi.
Alla luce dei risultati più significativi e certi del grande dibattito culturale degli ultimi decenni, l'autore approfondisce le più scottanti e meno note questioni del Risorgimento: dalle insorgenze alle sètte, dal ruolo delle potenze straniere ai metodi «poco leciti» dei protagonisti dell'unificazione, dalla repressione della rivolta meridionale fino ad esaminare le conseguenze di tutto ciò nella tragica storia del XX secolo.
Come ormai tanti storici hanno dimostrato, gli artefici del movimento unitario hanno voluto creare lo Stato nazionale non sulla base della tradizionale società italiana come realmente si presentava in quei giorni, ma sul tentativo forzato e utopico di creare una nuova «nazione» italiana («fare gli italiani»). In tal maniera, esso si è evoluto conducendo una dura guerra contro la religione nazionale degli italiani e contro le loro secolari strutture regionali e locali, ottenendo l'unificazione geopolitica, ma non l'unità degli italiani. Il Risorgimento fu insomma molto più che un semplice processo unitario: fu la «Rivoluzione Italiana».
Ne esce un quadro di ricostruzione storico e storiografico unico sinora per completezza di visione, prezioso per la necessaria revisione dei libri di testo, passo fondamentale per una riscoperta della profonda ma veritiera consapevolezza della identità civile e morale del nostro popolo (pp. 280).
A quanto la storia insegna, non esiste posto meno erotico e sensuale della camera da letto "ufficiale" di un re. Costretti spesso dalla ragion di stato a sposare donne che non amavano, è facile immaginare che sotto le reali lenzuola ben poco accadesse oltre le operazioni necessarie per dare al regno l'agognato erede. È altrove, verso letti più caldi e braccia più amorevoli, che i sovrani trovavano soddisfazione. Si trattava a volte di prostitute "di alto bordo", vere e proprie maestre nell'arte dell'erotismo, ma più spesso di amanti, di donne intelligenti che sapevano legare a sé per anni il cuore del re. Eleanor Herman, che si interessa da tempo di storia delle donne, ha raccolto diari, lettere e dispacci per raccontare cinquecento anni di potere al femminile.