
Senza avere la pretesa di fare una storia del partito popolare, l'autore ricostruisce il percorso del nuovo soggetto politico voluto da don Luigi Sturzo, come soggetto con programma progressista e aconfessionale. Tale punto di vista non era però condiviso dalla destra cattolica che, all'interno del Partito Popolare, su ciò diede battaglia fin dal primo congresso di Bologna del 1919. Il terzo elemento che viene preso in esame è l'atteggiamento di papa Benedetto XV che, inizialmente preoccupato dello sbilanciamento a sinistra, se da un lato favorì l'ala destra del partito, dall'altro non volle mai dar vita ad una formazione confessionale e conservatrice.
Questa è la relazione richiesta dall'imperatore di Spagna Carlo V, dopo le ampie esposizioni orali fatte dal domenicano Bartolomé De Las Casas, sulle distruzioni operate dalle armate spagnole nelle Indie (Antille, Messico, Guatemala, Venezuela, Florida, Rio della Plata). "Io ho deciso, per non essere reo, tacendo, di mettere a stampa..." le ingiustizie e le devastazioni, le rovine e le distruzioni... le opere inique, tiranniche, condannate... esecrabili e abominevoli fatte dagli spagnoli alle genti delle Indie "pacifiche, umili e mansuete". La denuncia più dura e documentata della conquista delle Americhe scritta nel 1542 e tuttora considerata uno dei libri classici per conoscere il massacro dei popoli indios.
Alla fine del Novecento, fu annunciata in Italia la 'morte della patria'. Oggi assistiamo alla rinascita del culto della nazione, mentre molti temono tuttora una perdita dell'identità nazionale. Gli italiani, in realtà, non hanno mai avuto una comune idea di nazione, anche se fin dal Risorgimento il mito di una Grande Italia ha influito sulla loro esistenza. Sono state molte le Italie degli italiani, divisi da ideologie antagoniste, sfociate talvolta in guerra civile. Emilio Gentile narra la storia del mito nazionale nelle sue varie versioni fino a spiegare le ragioni per le quali la nazione è scomparsa dalla vita degli italiani per riapparire nell'Italia d'oggi, con un incerto futuro.
Donne, vecchi e bambini, provenienti prevalentemente da città come Udine, Treviso e Venezia: dopo la rotta di Caporetto dell'ottobre 1917, seicentomila civili furono costretti ad abbandonare improvvisamente il territorio invaso o minacciato da vicino dall'esercito austro-ungarico, dando vita alla più grande tragedia collettiva che interessò la popolazione durante la grande guerra. Anche l'Italia conobbe così, come gli altri paesi coinvolti nel conflitto, il fenomeno dei profughi di guerra, divisi dal dilemma se fuggire di fronte al nemico o subirne l'occupazione. Il libro ricostruisce le dinamiche di questa fuga di massa parallela alla ritirata dell'esercito e le condizioni di vita, le immagini, le autorappresentazioni degli 'esuli in patria'.
Gli storici di Roma contemporanei datano la sua fondazione ancora prevalentemente alla fine del VII secolo, ma la tradizione antica la fa risalire alla metà dell'VIII. Secondo Tacito, Romolo eresse intorno al Palatino il muro fondante. La corrispondenza fra questo «avvenimento» della saga romulea e la scoperta fatta da Carandini di un edificio proprio nel luogo indicato dal mito è singolare e rimette in questione l'idea che i miti siano sempre e soltanto favole affermando, piuttosto, che i miti possono a volte servire a fondare la realtà.
La resistenza di cui parla Luigi Pedrazzi è un atteggiamento interiore: è il restare fermi sui principi in cui crediamo e sull'insegnamento delle grandi figure che li incarnano e li rinnovano. Ne è una testimonianza questo libro in cui sono raccolti alcuni interventi che l'autore ha pubblicato tra il 2004 e il 2005 sul quotidiano bolognese "Il Domani". Il materiale è ordinato in tre sezioni seguite da tre piccoli saggi scritti ad hoc, in cui la riflessione va oltre la cronaca per affrontare problemi tutt'ora aperti o di portata più generale.
L'autrice di questo volume, già edito, non solo ricostruisce la storia delle grandi acquisizioni artistiche e intellettuali, ma è anche attenta al complesso intreccio di motivi commerciali e materiali che fanno di questa straordinaria stagione della storia europea un vero e proprio "miracolo economico". Accanto alle opere del genio di Leonardo e Raffaello, di Masaccio e Piero della Francesca, ritroviamo così la frenetica attività di mercanti e uomini d'affari, nobili e diplomatici, collezionisti e stampatori, in una narrazione attenta anche al lettore non specialista.
In questo volume l'autore descrive origine e funzionamento di Auschwitz, da campo di prigionia per i dissidenti politici polacchi a macchina di sterminio in cui trovarono la morte un milione di ebrei. Da qui parte per esaminare l'Olocausto nazista più in generale, le motivazioni e la mentalità dei maggiori gerarchi, facendo ricorso ai resoconti delle SS stesse e a documenti recentemente resi disponibili dagli archivi russi. Il risultato è un saggio che non esita ad affrontare anche questioni "scomode", come la corruzione diffusa nei campi tra i prigionieri stessi, la presenza di bordelli, le complici mancanze dei governi subordinati ai tedeschi occupanti o all'imbarazzante silenzio degli Alleati, che pure conoscevano la situazione.
Intorno al 1913 Mussolini, direttore del quotidiano socialista "L'Avanti!", conosce Ida Dalser, una giovane donna originaria del Trentino con cui intreccia una relazione. Ma nello stesso periodo il giovane Benito sposa Donna Rachele, che gli sta dando il primo figlio. Anche Ida è incinta, il bambino si chiamerà Benito Albino Mussolini e verrà riconosciuto dal padre. Con la guerra e l'ascesa al potere nella vita di Mussolini non c'è più spazio né per Ida né per il bimbo, che vengono rinchiusi in manicomio. Lei morirà nel 1937, dopo una autentica persecuzione, a Venezia. Suo figlio morirà nei pressi di Milano, nell'agosto del 1942, dopo sette anni di internamento, probabilmente in seguito a una terapia shock a base di insulina.
Questo saggio sotto forma di lungo racconto affronta la realtà complessa e variegata di una Germania tagliata in due da un punto di vista economico. Straordinariamente moderno, il Paese soffre infatti dei molti retaggi del passato. I tedeschi vivono le contraddizioni di un'unificazione desiderata, ma non ancora del tutto compiuta. E avvertono la complessità del sentirsi cittadini europei nel ritrovarsi dai primi agli ultimi posti in settori determinanti come la ricerca e l'università. Corrispondente da Francoforte per il "Sole 24 Ore", Beda Romano offre in questo libro un resoconto di respiro internazionale.