
"Unite le vostre forze perché siano destinate alla costruzione del futuro". Da queste parole, che chiudono il discorso con il quale l'Imperatore giapponese Hirohito dichiara la resa del Giappone il 15 agosto 1945, prende le mosse il volume, in cui si passano in rassegna le vicende dei principali paesi di quel territorio che normalmente si etichetta come Asia orientale. La sconfitta nipponica nella seconda guerra mondiale, infatti, si ripercuote pesantemente sui destini delle due Coree, di Taiwan, della Cina, oltre che dello stesso Giappone. E' illustrata - cronologicamente fino ai giorni nostri - la complessa evoluzione storica, politica ed economica di questi paesi, di cui sono descritte le trasformazioni radicali che li hanno portati a diventare protagonisti globali.
Antonio Fiori insegna Politica e istituzioni dell'Asia presso l'Università di Bologna.
Perché l'uomo combatte? Che cosa determinò il successo delle legioni romane? E si perverrà mai alla "fine delle guerre"? Il volume offre una sintesi complessiva del ruolo e delle forme della guerra nelle società umane. Adottando una originale prospettiva non eurocentrica ma globale, con particolare attenzione per il mondo islamico e l'Asia orientale, l'autore ripercorre l'evoluzione delle politiche, delle strategie, dei modi di combattere nell'antichità, nel Medioevo, nella prima età delle armi da fuoco e in quella delle rivoluzioni, nell'epoca dell'imperialismo europeo e nell'odierno mondo globalizzato.
Jeremy Black, fra i maggiori esperti di storia militare, insegna Storia nell'Università di Exeter ed è autore di numerosi libri di storia inglese ed europea. Con il Mulino ha pubblicato "Il mondo nel ventesimo secolo" (2004) e "Le guerre nel mondo contemporaneo" (2006).
Buon compleanno, Italia. Centocinquanta di questi anni, verrebbe da dire. Ma qualcosa non torna. I tempi sono quelli che sono, di crisi non soltanto economica ma culturale, di prospettiva. Il passato è un parente alquanto lontano, e il futuro un’equazione a più incognite. Viviamo alla giornata in un permanente equilibrio precario, privo di orizzonti stabili. A dirla tutta, l’impressione è che non si sa bene che cosa celebrare. Un secolo e mezzo dopo, siamo sempre in bilico tra identità nazionale e radici locali, teoria degli insiemi e campanili. Con tutto ciò che ne consegue.
Sergio Romano, Marc Lazar e Michele Canonica ne sono consapevoli, naturalmente, e il loro confronto non esclude il disaccordo, anzi se ne alimenta. Un viaggio che tocca tutte le stazioni nello spazio e nel tempo, e che soprattutto esplora la realtà quotidiana, dello Stato e dei cittadini, in ogni aspetto: sanità, pensioni, giustizia, pubblica amministrazione, trasporti, infrastrutture, forze armate, scuola, cultura, informazione, turismo, spettacolo, sport, gastronomia, moda, design, piccole e medie imprese. Ne risulta, tra domande, risposte e ipotesi, un quadro completo e fedele (anzi, una radiografia) del Bel Paese e del rapporto che gli italiani hanno con la loro memoria storica, più o meno condivisa.
«Donne in procinto di partorire, cani ancora attaccati alla catena… Ecco le memorabili immagini della vita quotidiana di una città romana, improvvisamente interrotta nel suo corso normale. Ce ne sono molte altre: le pagnotte trovate in un forno, abbandonate durante la cottura; la squadra di pittori che scapparono nel bel mezzo del restauro di una stanza, lasciandosi dietro i recipienti del colore e un secchio di calce fresca. Ma andando più in profondità si scopre che la storia di Pompei è più complicata e intrigante di così. La Pompei dell'antichità non equivale affatto al vascello fantasma dell'Ottocento, che misteriosamente abbandonato dal suo equipaggio continua a solcare i mari. Pompei non è una città romana semplicemente congelata dalla colata lavica.»
Che città fu Pompei? Che cosa ci dice oggi riguardo alla sua vita, dal sesso alla politica, dal cibo alla religione, dalla schiavitù alla sua cultura? Un gran numero di miti sono crollati: la vera data dell'eruzione, avvenuta probabilmente alcuni mesi dopo quella generalmente considerata; o il leggendario numero di postriboli, che probabilmente era uno solo; come l'alto numero dei morti, forse meno del 10 per cento della popolazione. In ogni angolo troviamo prove illuminanti di quanto Pompei fosse una città multiculturale, vivacissima e ben organizzata: il sistema stradale a senso unico svelato dai solchi del selciato, i vasi di colore abbandonati dai decoratori, le 153 tavolette di cera che testimoniano le registrazioni finanziarie di un banchiere e banditore di aste locale; una statuetta d'avorio di una divinità indiana; un tavolo che appartenne a uno degli assassini di Cesare.
Distrutta e messa sottosopra, evacuata e depredata, Pompei serba i segni (e le cicatrici) di storie d'ogni genere, che sono alla base di quello che potremmo chiamare 'il paradosso di Pompei': ovvero che della vita antica che vi si svolgeva sappiamo contemporaneamente molto più e molto meno di ciò che crediamo. È questa la materia dello straordinario racconto di Mary Beard.
Prima del fuoco è la brillante dimostrazione che l'erudizione può essere un'avventura emozionante, da leggere tutta d'un fiato.
"'Fascismo di confine' è la formula di grande pregnanza simbolica con cui il fascismo costruisce la propria identità alla frontiera nord-orientale d'Italia. Il confine orientale è esibito agli occhi della nazione come luogo per eccellenza in cui la patria si riconosce: da quella sorgente, che si veste di sacralità, essa può trarre la sua forza, le sue potenzialità espansive verso l'Europa centro-orientale e i Balcani, i suoi diritti di conquista, la sua tenacia difensiva contro il nemico interno ed esterno. Alla fine della Grande guerra, le 'terre redente' rappresentano un sacrario a cielo aperto per tutti i simboli del passato irredentista e dell'epopea bellica che vi sono inscritti: a essi, durante tutto l'arco del ventennio, il fascismo attinge per costruire la sua storia e le sue ritualità. Qui si tocca con mano la reinvenzione della tradizione e la nascita di una nuova cultura politica di cui il regime si fa portatore." Annamaria Vinci analizza, a partire dal 1918 e fino alle soglie della seconda guerra mondiale, i percorsi politici e sociali di una periferia laboratorio': qui la vicenda fascista elabora in modo esasperato una violenza politica straordinaria, che introietta nelle persone uno stato d'animo di aggressività e bellicosità che si prolunga negli anni. Il nodo cruciale del rapporto tra maggioranza e minoranze nazionali, che in tutta Europa è giocato con estrema difficoltà, ha al confine orientale il suo maggiore 'esempio italiano'.
In queste pagine, divenute un grande classico della storiografia, il lettore troverà tre millenni di storia (3500-500 a.C.) ripercorsi in modo unitario.
Utilizzando tutta la documentazione portata alla luce dalle ultime scoperte archeologiche (fra cui Ebla è solo la più nota), e grazie alle sue personali ricerche nell'arco di oltre venticinque anni, Mario Liverani ha potuto finalmente ricostruire, in chiave storica e non solo prevalentemente filologica, le vicende di popolazioni dai nomi altamente evocativi (Sumeri, Hittiti, Assiri, Babilonesi, ecc.). Il ricco e vario apparato illustrativo per ogni periodo storico propone il materiale più caratteristico e rappresentativo, documentando il livello tecnologico cui era giunta l'attività produttiva dei popoli dell'Antico Oriente.
Questa nuova edizione, a vent'anni dalla prima, si è resa necessaria dal trascorrere di «un tempo pieno di scoperte nel campo dell'antico Oriente che si susseguono ad un ritmo molto più rapido che in altri settori della storia antica, nonostante gli ostacoli, per le vicende belliche e le condizioni politiche, frapposti all'attività archeologica in vari paesi – cosicché le 'novità' non sono distribuite in misura omogenea su tutta l'area, ma riguardano soprattutto quei paesi in cui è stato possibile lavorare. La grande innovazione dell'ultimo ventennio è l'adozione di un modo di ragionare e di analizzare i problemi di tipo 'sistemico', che dobbiamo alla diffusione dello strumentario elettronico anche in campo storico. Ma si tratta di un'innovazione che riguarda più la tecnica di lavoro che non la valutazione generale».
Ideali e ambizioni, speranze e delusioni, dignità e tragedia di una nazione controversa.
Alla fine del Novecento, fu annunciata in Italia la 'morte della patria'. Oggi assistiamo alla rinascita del culto della nazione, mentre molti temono tuttora una perdita dell'identità nazionale. Gli italiani, in realtà, non hanno mai avuto una comune idea di nazione, anche se fin dal Risorgimento, per oltre un secolo, il mito di una Grande Italia ha influito sulla loro esistenza. Sono state molte le Italie degli italiani, divisi da ideologie antagoniste, sfociate talvolta in guerra civile.
Con un'analisi rigorosa e avvincente, unica nel suo genere, Emilio Gentile narra la storia del mito nazionale nelle sue varie versioni, durante il moto risorgimentale, lo Stato liberale, la Grande Guerra, il fascismo, la Resistenza e la Repubblica, fino a scoprire le ragioni per le quali, dalla metà del secolo scorso, la nazione è scomparsa dalla vita degli italiani per riapparire nell'Italia d'oggi, con un incerto futuro. Una riflessione storica sul passato, per comprendere il presente.
«Qui si fa l’Italia o si muore!» disse Garibaldi a Bixio, secondo i manuali di storia. In realtà, quella frase non fu mai pronunciata, così come molte altre, magari attribuite a personaggi o circostanze sbagliate... In queste pagine Antonello Capurso ripercorre le vicende d'Italia degli ultimi centocinquant'anni attraverso le frasi e i motti celebri che hanno scandito i momenti chiave della storia nazionale, sgombrando il campo da falsi miti ed errori, e offrendo invece una curiosa panoramica sul nostro passato e presente.
I principi chiave del sapere medievale attraverso l'apporto determinante di tutte le forme di riflessione intellettuale: filosofica, scientifica e teologica. Uno strumento utile che introduce alla conoscenza del mondo speculativo del Medioevo cristiano dal VI al XIV secolo. Un quadro unitario e dinamico al tempo stesso che individua i principi chiave del sapere medievale; presenta il pensiero degli autori "di riferimento" - Boezio, Cassiodoro, Isidoro di Siviglia, Gregorio Magno; Anselmo d'Aosta, Tommaso d'Aquino -; mette in luce l'apporto determinante della civiltà e delle scuole monastiche e il fecondo incontro con il pensiero greco-arabo ed ebraico; tiene conto dei reciproci scambi e apporti di tutte le forme di riflessione intellettuale, filosofica (teoretica e pratica), scientifica e teologica.
Nell’ottica storico-critica dei 150 anni dell’Unità d’Italia si situa anche il presente volume, che intende verificare, in analogia a quanto avvenuto a livello nazionale, e nel contesto del Mezzogiorno d’Italia, come si è sviluppato il rapporto dialettico fra Stato e Chiesa nella provincia di Caserta, di certo non privo di tensione, nelle fasi immediatamente precedenti l’Unità d’Italia e nei primi decenni del nuovo Stato.
La monografia, collocandosi in un contesto molto ampio di ricerca storiografica nell’ambito del Mezzogiorno d’Italia, e grazie ad un’ampia consultazione dell’Archivio di Stato di Caserta, esplora il rapporto tra il clero e lo Stato unitario nella provincia di Caserta (1860-1878) in cinque capitoli: 1. Il clero dal legittimismo borbonico all’opposizione verso lo Stato unitario; 2. L’opposizione del clero durante il governo della Luogotenenza; 3. Il clero reazionario e il clero liberale; 4. Il clero e i vescovi tra reazione e rinnovamento; 5. Il clero e l’opinione pubblica.
Dalla documentazione esaminata emerge che il rapporto fra clero e Stato unitario ebbe punte di asprezze molto dure, all’interno di tentativi piuttosto fragili di conciliazione. Tuttavia, anche nella provincia di Caserta si manifestò un certo rinnovamento, dopo il 1870, con una maggiore adesione al Papa, con la nomina di nuovi vescovi, con l’attenzione a nuove forme di vita pastorale e religiosa e con la ricerca di nuove vie per l’educazione dei ragazzi.
Pubblicato in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità nazionale, "Ti racconto l'Italia" nasce per dare voce a quelle generazioni di patrioti che, tra sacrifici di ogni genere, dedicarono ogni loro energia, e spesso anche la vita, al sogno di un'Italia unita e libera dalla dominazione straniera. Vero e proprio atto d'amore nei confronti della lunga stagione risorgimentale, "Ti racconto l'Italia", grazie alla competente curatela di Riccardo Reim, è un libro antiretorico, sincero e a volte duro. Una raccolta di scritti e reportage d'epoca in cui, pagina dopo pagina, il tormentato percorso che ha consentito all'Italia di essere una nazione diventa un'avventura grandiosa da rivivere in "presa diretta" grazie alle testimonianze dei suoi protagonisti. In questo modo - e attraverso i contributi di uomini di lettere e d'azione come Giuseppe Mazzini, Silvio Pellico, Carlo Cattaneo, Giuseppe Montanelli, Emilio Dandolo, Edmondo De Amicis, Carlo Pisacane, Giuseppe Cesare Abba, Ippolito Nievo, Felice Cavallotti, Felice Venosta, Cesare Pascarella, Alexandre Dumas, Giuseppe Garibaldi e molti altri - i luoghi-simbolo del Risorgimento, le sanguinose battaglie, gli eroi delle insurrezioni, i luoghi deputati alla repressione antipatriottica e il martirio di chi regalò l'esistenza al sogno di un'Italia unita escono dalle pagine dei tomi di storia in cui sono stati relegati per farsi memoria di una stagione su cui c'è ancora molto da dire e da imparare.
La cucina ebraica è caratterizzata fondamentalmente dalle prescrizioni religiose, che inibiscono il consumo di determinati alimenti e impongono determinate procedure di preparazione perché il cibo sia idoneo, o "kasher". Ma al di là dei divieti, la cucina ebraica ha comunque tradizioni proprie, che queste pagine ripercorrono sulla scorta di una vasta documentazione originale (epistolari, dizionari, manuali, ricette). Toaff ricostruisce il variegato menu della tavola ebraica, dal vino alle carni, ai molti modi di preparare l'oca (il "maiale degli ebrei"), ai formaggi e ai pesci, alle paste e ai dolci. Il discorso si amplia a includere una descrizione degli usi a tavola nelle case degli ebrei, dei pranzi delle occasioni e delle feste, del carnevale di Purim. Questa nuova edizione si arricchisce di un'ampia scelta di ricette ebraiche antiche.
Ariel Toaff è professore emerito della Bar-Ilan University in Israele. Con il Mulino ha pubblicato anche "Il vino e la carne. Una comunità ebraica nel Medioevo" (II ed. 2007), "Mostri giudei" (1996) e "Pasque di sangue" (II ed. 2008). Con Rizzoli: "Ebraismo virtuale" (2008) e "Il prestigiatore di Dio" (2010).